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9° Reggimento Alpini: impiego in aree urbanizzate e training nella sua Skill House

9° Reggimento Alpini:

impiego in aree urbanizzate

e training nella sua Skill House

A L’Aquila la struttura modulare addestrativa

per il perfezionamento delle specialistiche

capacità operative di reparto

di Angelo TIBERI

Ufficiale (in cong.) del Corpo dei Granatieri

Cultore di Ordinamento dell’Esercito Italiano e delle Politiche di Difesa e Sicurezza

Sommario: 1. Lineamenti e considerazioni dottrinali sulle operazioni militari nei centri urbani. – 2. L’operatività del Reggimento e l’addestramento nella sua Skill House. – 3. Conclusioni.

1. LINEAMENTI E CONSIDERAZIONI DOTTRINALI SULLE OPERAZIONI MILITARI NEI CENTRI URBANI

Questa interessante mia trattazione nasce e prende forma come comunicazione istituzionale da un punto di osservazione che, in una consistenza di analisi e riflessione, va a soffermarsi su alcuni lineamenti dottrinali “operativi” e “addestrativi” riguardanti il delicato e rischioso “impiego militare in aree urbanizzate”; premetto che per offrire una maggiore chiarezza e completezza, ho provveduto ad integrare il testo con delle note di approfondimento in una duplice valenza documentale, “storica e contemporanea”.

Inizio subito nel dire che lo strumento militare terrestre nei tempi odierni deve necessariamente possedere il più ampio spettro capacitivo (full spectrum capability) per essere in grado di assicurare con tempestività, flessibilità e versatilità tutte le richieste d’impegno nella diversità degli scenari e ambienti operativi in ambito sia nazionale sia all’estero, per tutto ciò gli Alpini non sono più soltanto specialisti per azioni di mountain warfare, ma essendo truppe scelte di fanteria leggera possono essere impiegati anche per interventi in contesti urban warfare (1).

Riallacciandomi proprio alle missioni all’estero in cui partecipa l’Italia si deve tener conto che esse ci mettono costantemente alla prova, poiché i nostri contingenti “terrestri” sono chiamati con maggiore frequenza ad intervenire in contesti urbanizzati (2) e, a volte, anche ad alta densità abitativa, in cui è necessario che le forze proiettate siano in possesso di una specifica e qualificata preparazione per avere, in ogni momento, nella consapevolezza della minaccia e del rischio, la pronta capacità di valutare, localizzare, identificare e neutralizzare l’aggressore o le forze avversarie/ostili; ricordando che il saper discriminare la minaccia è un elemento indispensabile al fine di evitare o contenere i possibili o causabili danni sia in termini di perdite di vite umane (comprese quelle di civili e di eventuali ostaggi) sia connessi a quelli di altra natura.

Ne consegue, che l’addestramento al “combattimento nei centri abitati” delle forze militari da impiegare risulta essere molto complesso, in quanto considera una serie di conoscenze dottrinali e tattiche, esse spaziano dalle tecniche di “trasferimento sui luoghi” (3) e di “interdizione delle vie di accesso”, a quelle di “osservazione” e di “movimento diurno e notturno”, dall’avvicinamento alle infrastrutture o ai corpi di fabbrica allo spostamento al loro interno, all’uso di esplosivi e di dispositivi fumogeni, ma ancora contempla le tecniche di reazione di fronte a minacce in ambienti chiusi, a contatti casuali e ad imboscate (quest’ultime inserite nei c.d. “effetti sorpresa”), include le tecniche CQB (Close Quarter Battle)/CQC (Close Quarter Combat), di bonifica/counter-IEDs (Improvised Explosive Devices/contro ordigni esplosivi improvvisati), le tecniche di assalto, entrata/irruzione, neutralizzazione di postazioni di cecchini (4), di controllo degli edifici e delle zone urbane.

Le operazioni belliche condotte nei centri abitati, possiamo affermare che sono una forma di scontro “ibrido” tra “guerra” e “guerriglia” dove le differenze di queste due tipologie conflittuologiche sono portate a fondersi in un unico esito risultante l’effettiva “battaglia” o, più precisamente la “battaglia in ambiente urbano” dove tutte le sue sfumature, a volte, riescono a vanificare sia la pianificazione tattica sia l’analisi previsionale sulla durata, l’epilogo o il possibile termine.

Le difficoltà nel poter prevedere la fine degli scontri nelle “aree urbanizzate” si generano perché in funzione delle diverse caratteristiche proprie delle città (grandezza, densità di abitanti, pianta urbana, planimetrie degli edifici, rete viaria, aree verdi, corsi d’acqua, ecc.), come altro elemento di studio causante “incertezza”, si presenta la c.d. “dilatazione” o l’“effetto dilatazione”: una variabile correlata a due precisi aspetti “fattoriali-dimensionali”, certamente non secondari, lo “spazio” e il “tempo”.

Di seguito, attraverso una sequenza ordinata di alcune connotazioni di “reparto”, passo a far conoscere l’operatività del 9° Reggimento Alpini e, in particolare, una delle sue apposite strutture che utilizza per addestrarsi a svolgere le azioni “all’interno o all’esterno” degli edifici e delle opere strutturali presenti (con varie dimensioni e forme architettoniche) in questo tipo di operazioni.

Skill house – vista esterna e fase addestrativa negli ambienti interni

2. L’OPERATIVITA’ DEL REGGIMENTO E L’ADDESTRAMENTO NELLA SUA SKILL HOUSE

Dopo quanto riportato nel quadro dei lineamenti dottrinali e ponendolo direttamente in relazione con un focus di aderenza rivolto al glorioso e prestigioso 9° Reggimento Alpini, proseguo la presente stesura argomentale nel riferire che esso, indiscutibilmente, è un Reparto di punta della Brigata Alpina “Taurinense” (5), io aggiungerei di “élite” del Corpo degli Alpini e del nostro Esercito Italiano.

Non a caso, il Comando delle Truppe Alpine su questo Reggimento sta riservando molta attenzione al fine di migliorare le sue capacità d’impiego, in particolare sul dipendente Battaglione Alpini “L’Aquila” poiché è sempre più connaturato e conformato in un addestramento ad indirizzo “ranger”, per alcune fasi formative assimilabile a quello delle FOS (Forze per Operazioni Speciali), effettiva testimonianza di ciò sono la specialistica preparazione che hanno i suoi “fucilieri assaltatori” e i teamsniper” e che dimostrano con successo nelle varie competizioni “di reparto” e esercitazioni “congiunte/multinazionali” (svolte con eserciti di altri Paesi NATO), oltre alle impegnative missioni “fuori area” (6) di peacekeeping, stabilization, security and assistance, alle quali ha preso parte o partecipa con i suoi assetti.

Il 9° Reggimento Alpini è considerato, infatti, nell’ottica “multi dominio” e “multi funzione” un “reparto di proiezione ad alta prontezza operativa” rientrante in quella concezione strategica dell’Alleanza Atlantica di Rapid Responce Force (RRF) o meglio di Rapide Responce Unit (RRU)/Unità di Risposta Rapida, tenendo conto del fatto che dal 2020 è inserito nella NRI NATO Readiness Initiative/Iniziativa di prontezza della NATO (7).

In realtà, questo Reparto oltre a saper operare per la difesa dei confini montani con azioni di combattimento in ambienti “impervi su roccia” ed “estremi su ghiaccio e campi innevati”, concernenti le peculiari competenze militari per le quali nel 1872 sono state istituite le Truppe Alpine (8), possiede tutte le capacità per operare in qualunque altro terreno o location in cui se ne richiede l’intervento e questo lo spinge ad affinare e sviluppare tecniche anche per condurre le azioni tattiche “esterne ed interne agli edifici” necessarie negli impieghi in aree urbanizzate.

Proprio a riguardo di quest’ultime finalità operative, il 9° Reggimento Alpini per addestrare i propri “Fucilieri assaltatori” dispone al suo interno di una fondamentale e funzionale struttura di perfezionamento denominata con la terminologia inglese di “skill house” (9), della quale vado a fornire qualche interessante notizia.

La “Skill House” intitolata alla memoria del “Maresciallo Emanuele Amoruso” (10), realizzata a L’Aquila presso la Caserma “Cap. a. M.O.V.M. Giuseppe Pasquali” sede del 9° Alpini ed entrata in esercizio dal novembre 2021, contribuisce come particolare “spazio modulare” ad elevare notevolmente le capacità operative delle Compagnie Alpine “Fucilieri” (93a, 108a e 143a, rinforzate dalla 61a) del Battaglione “L’Aquila” inquadrato nell’Unità reggimentale insieme al Battaglione Multifunzionale “Vicenza” (11).

Lo specifico “impianto addestrativo”, nell’arco temporale dall’entrata in utilizzo fino ad oggi assume nella sua totalità il perseguimento dei seguenti scopi, avvicinare i singoli Alpini e i Comandanti di Squadra/Plotone del Battaglione “L’Aquila”/9° Reggimento: sia in una “formazione di base”, facendogli prendere la c.d. “confidenza” con gli ambienti relazionati a infrastrutture e manufatti in funzione di interventi operativi in aree urbanizzate ovvero il sapersi muovere e orientare in questi particolari contesti; sia di perfezionarli in livelli superiori di difficoltà incrementabili, permettendo loro – nell’ottica dell’armonizzazione delle capacità individuali e dell’Unità militare d’impiego – di esercitarsi a tutte quelle tattiche e procedure operative per rispondere con una maggiore efficienza ed efficacia agli impegnativi eventi generati da tali condizioni e ambiti strutturali.

Più in dettaglio, la struttura addestrativa in questione rientra in quel piano evolutivo di “architetture” consistenti in sistemi, infrastrutture e impianti di addestramento che, tengo a precisare, la Brigata Alpina “Taurinense” (Grande Unità nella quale il 9° Reggimento Alpini è inquadrato) – per il tramite dell’Ufficio Addestramento del COMTA (di Bolzano) su direttive del COMFOTER-COE Comando delle Forze Operative Terrestri e Comando Operativo Esercito (di Roma), le istruzioni impartite dal COMFORDOT Comando per la Formazione, Specializzazione e Dottrina dell’Esercito (di Roma) e in linea di concertazione con il III Reparto PGF Pianificazione Generale e Finanziaria dello SME Stato Maggiore dell’Esercito – ha attuato per accrescere il grado di preparazione operativa dei reparti dipendenti.

Il progetto realizzativo e di allestimento della skill house a L’Aquila, difatti si è concretizzato sulla base di un “training concept” sviluppato dopo il 2015 (12), che riflette agevolazioni logistiche e riduzione di costi come “economicità per l’allestimento”, “semplicità” di allocazione, “rapidità” dispositiva nel montaggio, assicurando allo stesso tempo di avere costantemente un “valore aggiunto” sul profilo addestrativo mediante il quale si riescono a riproporre/replicare, in parte e in dimensioni “ridotte”, quei requisiti propri di un’area addestrativa più estesa (13) – costituita da strutture fisse in muratura e più articolate – destinata alla formazione delle unità per l’impiego operativo nei centri urbani.

Per quanto attiene le caratteristiche principali costruttive, dimensionali e di modulabilità della skill house del 9° Alpini, c’è da dire che essa mediante elementi in legno e pannellature OSB “3 – 4” Oriented Strand Board (ad alta resistenza), disponendosi su un piano e in una metratura di 230 mq, ricrea gli ambienti tipo di una civile abitazione (di un edificio) ed a seconda delle diverse esigenze formative e dei livelli di difficoltà da soddisfare è configurabile in diverse combinazioni (circa 30) nelle quali rientrano lo spostamento e la ridisposizione di separazioni/tramezzature interne, l’apertura di altre vie di accesso o anche la loro inversione; ciò descritto, è completato dalla presenza, come accessorio fisso servente, di una scala/rampa a gradini (sempre in legno) con parapetto che porta a un ripiano/palchetto a mo’ di “ballatoio”/pianerottolo per gestire e armonizzare la totale funzionalità occorrente con tutte le altre parti costruttive dell’“impianto addestrativo”.

Alcune strutture addestrative del 9° Reggimento Alpini (Caserma “G. Pasquali” di L’Aquila): Skill house – CAGSM – Torre di arrampicata

Disporre, quindi, a L’Aquila di una skill house unitamente ai poligoni di zona (fra cui quello “occasionale” di tiro di Monte Stabiata – AQ), al “Circuito di Addestramento Ginnico Sportivo Militare” (CAGSM) e alla “torre di arrampicata artificiale” (14), consente al 9° Reggimento Alpini – l’unico ad essere di stanza nell’area geografica “centro-sud” della nostra penisola – di provvedere, in gran parte, alle fasi della formazione specialistica in “modo proprio” e in “forma autonoma”.

Nell’addestramento militare, poi il 9° Reggimento Alpini utilizza specifici sistemi di simulazione (15) che va ad integrare con l’armamento individuale e di reparto in dotazione e ad implementare “a livello di minore unità”.

3. CONLUSIONI

Dai contenuti che ho avuto modo di esporre in questa mia stesura, dunque, si è potuto comprendere come il 9° Reggimento Alpini alimenti continuamente la sua “multiforme” e speciale preparazione, per poterla esprimere costantemente con efficiente capacità operativa ovunque si renda necessario il suo impiego per le operazioni di difesa e per ripristinare l’ordine e la sicurezza.

Non a caso, il “9°” nel solco della storia passata, forte delle sue tradizioni alpine, è stato con i suoi valorosi uomini protagonista di imprese e gesta eroiche, continuando ad essere nei tempi attuali (e sicuramente anche per quelli futuri), con l’esemplare esperienza militare dei suoi straordinari Alpini (“uomini e donne”), sempre determinante e portatore di certezze sia per l’Italia sia per le “aree di crisi” lontane dalla nostra “madre Patria” in cui viene proiettato.

Concludendo, infine, vorrei fornire una mia proposta “istituzionale” al 9° Reggimento Alpini, auspicando che ad ulteriore integrazione delle sue strutture di cui già dispone e che torno a riassumere, quali la skill house, la torre – palestra verticale di arrampicata e il CAGSM, come altra “risorsa addestrativa” possa pensare anche a uno studio di fattibilità che preveda la possibilità di realizzare, in una zona interna alla Caserma “Pasquali”, un’apposita “area formativa” da destinare a un “percorso” definito “silente” (16).

ANGELO TIBERI

NOTE AL TESTO

(1) Con il termine inglese urban warfare che tradotto in italiano assume il significato di “guerra urbana” o la nomenclatura di “guerra in ambiente urbano” sono ricomprese tutte quelle operazioni e azioni militari “dirette e indirette” condotte in aree urbanizzate ovvero all’interno di luoghi abitati, grandi città e centri minori.

Sottolineo subito che i Comandi militari di altri Paesi NATO per questa tipologia di combattimento, hanno iniziato a riservare più attenzione soprattutto dal 2003 sulla base degli insegnamenti o delle “lezioni apprese” che hanno avuto le forze statunitensi impiegate in Irag.

Contrariamente a come si potrebbe pensare, invece, il nostro Esercito Italiano ha cominciato a focalizzare interesse e ad affrontare questo argomento tematico integrandolo nelle trattazioni dottrinali già nel periodo degli anni ’80-‘90 del secolo scorso precisamente nelle “Memorie d’impiego” delle ss.dd. n. 900 e n. 900/A emesse dall’allora Ufficio Regolamenti – III° Reparto/Stato Maggiore dell’Esercito; ma ancora, cosa più interessante e poco nota, è che alcuni studi di “anteprima” in tal senso, sotto forma di dispense e note d’istruzione sono stati redatti direttamente da Comandanti o Ufficiali di alcuni reparti della Forza Armata (concreti esempi precursori di queste “stilature”, ad uso interno, si sono avuti nell’ambito dell’Arma della Fanteria, in particolare nei Corpi dei “Granatieri” e dei “Bersaglieri” e nella Specialità “Paracadutisti”).

In ogni caso, continuando brevemente su un “profilo storico”, vado a ricordare che le prime esperienze di “guerra urbana” si sono avute durante il Secondo Conflitto Mondiale in diversi e cruenti scontri militari, anche se per tutti cito la Battaglia di Stalingrado (Russia) del 1942 poiché è ritenuta dagli studiosi di storia militare la più famosa e rappresentativa combattuta all’interno di una città e, quindi, di diretto riferimento per la nostra argomentazione. Però sempre la storia ci informa che questo tipo di operazioni sono derivanti (in funzione dell’evoluzione dell’arte militare e delle armi) dagli assedi e dagli assalti risalenti ancora a secoli precedenti fino a giungere diacronicamente a un “punto di origine o antesignano” compreso nel periodo 492-479 a.C. in cui si è avuta la palese dimostrazione di un primo “combattimento urbano” o considerabile come tale, vale a dire quando i Persiani combatterono con i Greci per sottomettere le “Città-Stato” concentrandosi con una forte determinazione su Atene la più importante “Pòlis” dell’antica Grecia.

(2) Questa nota, redatta come un utile “richiamo dottrinale” spiega, in una forma molto compendiata, i motivi e le relazioni concettuali per le quali si ricorre al “combattimento nei centri abitati”.

Introducendo l’argomento con una chiave di lettura riferita sempre agli accadimenti dello scorso XX secolo e ad episodi del XXI secolo, emerge che per fronteggiare forze organizzate avversarie/ostili “militari” o “paramilitari” od anche formazioni ribelli “sovversive, insurrezionali e rivoluzionarie”, le città, di ogni grandezza, situate in qualunque area geografica (con prevalenza di quelle posizionate in punti ritenuti strategici) possono diventare potenziali zone di operazioni militari.

Vado ora a suddividere i “presupposti” che generano questi tipi di operazioni in relazione a due finalità obiettive “distinte”, ma allo stesso tempo “correlate”.

a) Qualora si tratta di forze c.d. “ostili”, le scelte decisionali e le loro ragioni “tattiche-strategiche” attuate per cercare di convogliare, indurre o tendere a spingere le forze militari portandole a combattere dal “campo aperto” all’interno di “aree urbanizzate” può essere sostenuto da diverse motivazioni, come indisponibilità o insufficienza di “forza organica”, di “rifornimenti (compresi armi e munizionamento)” o di “mezzi”, ma in sostanza quella che le racchiude tutte e che “predomina” è data unicamente dal fatto che, comunque, le forze avversarie o insorgenti, per contesto, circostanza e situazione del momento, non sono in grado di condurre azioni di risposta o di tenuta nel combattimento sul campo di battaglia “aperto”. Pertanto, le stesse, al fine di tentare di fiaccare l’efficacia o la superiorità delle forze contrapposte, cercano di attrarle negli abitati, riducendo loro lo spazio di manovra e la possibilità di poter utilizzare o impiegare a pieno l’armamento pesante di reparto che hanno al seguito, con “legge positiva tattica” tentano di aumentare la resistenza traendo vantaggio anche dall’aspetto psicologico dei propri combattenti, poiché gli stessi hanno la possibilità di combattere in zone ben conosciute, dove altro punto a favore è dato dal poter ricevere sostegno da una parte della popolazione civile residente proprio nei luoghi di scontro. Ne consegue, come fattore non secondario che, in queste circostanze di belligeranza, i civili possono rendere più difficoltose le operazioni militari alle forze militari “regolari” impegnate, ostacolandole maggiormente, poiché spesso non si ha la certezza assoluta della persona con la quale ci si imbatte o ci si trova davanti, quale è il suo ceto sociale di appartenenza o la sua professione, ovvero se trattasi di un semplice ragazzo, di un commerciante, di un artista, di un professore oppure di un soldato avversario o di un pericoloso ribelle/guerrigliero.

b) Come altro motivo (di “scelta” e di “diverso” aspetto rispetto al precedente punto a.), per il quale si direziona o si sposta il combattimento nei centri abitati, in relazione a particolari valutazioni e circostanze, può essere pure quello di perseguire una “mossa tattica” ben pianificata al fine di limitare o indebolire l’avversario su qualunque capacità di reazione o resistenza (costringendolo alla resa), colpendolo e attaccandolo proprio nei suoi punti nevralgici ovvero nei principali luoghi di svolgimento del potere in modo tale da interrompere pesantemente o meglio bloccare le sue funzioni politiche, militari, economico-finanziarie, culturali, industriali-produttive e commerciali (con l’eventuale arresto di esponenti politici, alti dirigenti pubblici o manager di banche e aziende strategiche), nonché isolarlo compromettendogli le vie di comunicazione (strade, ferrovie, ponti, gallerie) e le zone di collegamento portuale e aeroportuale.

Le innumerevoli esperienze hanno portato ad avere molto materiale documentale di studio determinando sia per le tipologie di combattimento “convenzionale” e “non convenzionale” nuove revisioni e adeguamenti dottrinali per le tattiche considerate o ritenute più idonee ed efficaci per raggiungere un miglior successo contro un nemico che sfrutta corpi di fabbrica, edifici o altri tipi di installazioni per combattere.

Se vogliamo scansionare ulteriormente il combattimento nei centri abitati, proiettandolo in modo calibrato e sempre su un piano storico, per completezza, possiamo ricondurlo anche ad un parallelismo concettuale in linea con quanto sosteneva Aristotele sulla politica, dal greco “politika”.

Infatti, con il termine “politika”, derivante da “pòlis” si intendevano “gli affari che attiene alla pòlis”, con il sottintendere di “téchnè” (arte/tecnica) che, per estensione di significato, diventa “arte che attiene alla città-stato” – talvolta interpretato o spiegato come “tecnica di governo” (della società) – ovvero i c.d. “affari della città” o meglio ancora gli “affari politici della città”/”interessi della città”.

L’inciso “etimologico-semantico-lessicale” appena riportato, non deve indurre a pensare che siamo usciti dal “seminario” del nostro argomento, ma volutamente ho preferito inserirlo per far capire meglio che nei tempi odierni (come del resto avveniva nei secoli scorsi) le attività “politico-decisionali” trovano luogo e tessitura nei grandi centri urbani, dove hanno sede gli organi di governo centrale, territoriale e locale e, quindi, dove effettivamente viene svolta tutta l’attività amministrativa, legislativa, giudiziaria, economica e finanziaria. Da ciò deriva che se qualcuno vuole usare la forza per imporre la propria volontà, il campo di battaglia di rifermento diventa proprio la città, dove appunto si esercitano i fondamentali poteri di uno Stato, di una Nazione, di un Paese e della stessa città.

Politica, centri urbani e guerra urbana, quindi, è una “trilogia” strettamente collegata ed è per questo motivo che sin dai tempi antichi le forze militari hanno impiegato molta della propria potenza attorno e dentro le città, sia in termini difensivi sviluppando tattiche, costruendo sistemi d’ingegno e opere fortificate, sia di contro ovvero in termini offensivi per cercare di attaccarle, assediarle, espugnarle e conquistarle.

Questa è anche la ragione per cui dopo aver preso un’area territoriale con i relativi insediamenti urbani, si ha l’immediata rimozione del suo governo “politico” o “amministrativo locale” sostituendolo con un governo militare provvisorio delle forze che ne hanno assunto il controllo.

In un ampliamento notazionale, il discorso trova perfetto inserimento e riflesso anche su quanto scritto dal Generale prussiano Karl von Clausewitz nel suo famoso trattato “Della Guerra” (“Vom Kriege”): “La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”, affermazione sicuramente molto sorprendente per l’epoca in cui è stata pensata e, allo stesso momento, attuale per l’epoca che ci troviamo ad affrontare; non a caso, il “Della Guerra” (scritto nel periodo 1818-1830 e pubblicato come “prime edizioni” nel “1832 in lingua tedesca” mentre nel “1942 in lingua italiana”, oltre a innumerevoli edizioni e altre ristampe), a tutt’oggi, è considerato ancora uno dei più interessanti e studiati testi di “strategia militare”.

(3) Prevalentemente per “via terra” con mezzi terrestri e per “via aerea” con elicotteri.

(4) Le minacce o le azioni offensive dei cecchini di solito provengono da ottime posizioni, defilate ma che soddisfano una buona vista e un buon settore di tiro (più o meno ampio) consistenti in “terrazzi”, “aperture” come finestre, feritoie, fori, fessure (presenti nei muri perimetrali) oppure in altri “appigli tattici strutturali o naturali”.

(5) La “Taurinense” è la Brigata nella quale, a seguito dei provvedimenti di riordinamento dell’Esercito, il 9° Reggimento Alpini è transitato alle dipendenze dalla data del 1° settembre 1997; cessando così di appartenere alla “Julia”, sua storica Brigata Alpina dove, invece, il “Reparto reggimentale” è stato inquadrato dall’inizio, già quando questa “Grande Unità” era denominata 3a Divisione Alpina, poi diventata, in sequenza temporale, 3° Raggruppamento Alpini (nel 1923), 3a Brigata Alpina (nel 1926), III° Comando Superiore Alpino (nell’ottobre 1934), 3° Comando Superiore Alpino “Julio” (nel dicembre 1934), Divisione Alpina “Julia” (IIIa) (nel 1935), 3a Divisione Alpina “Julia” (nel 1939) e, infine, Brigata Alpina “Julia” (dal 1949).

Mi piace ricordare anche in tale contesto che la Brigata Alpina “Taurinense” costituita a Torino il 15 aprile 1952, quest’anno ha compiuto il 70° anniversario della costituzione “1952 – 2022”.

(6) Missioni: Mozambico (1993), Bosnia-Herzegovina (1998), Albania (1999), Kosovo (2000, 2001, 2002, 2007), Afghanistan (2003, 2005, 2006, 2008, 2010, 2012, 2013), Libia (2017, 2018).

(7) La simulazione che ha posto maggiore accento alla validazione per questo tipo di “efficienza operativa” e per l’“inserimento” nella NRI può essere espressa dall’importante Esercitazione denominata “Mjolnir 19” che ha avuto come fondamento tematico quello di affrontare scenari “war fighting” di “alta intensità”. Tale attività addestrativa si è svolta agli inizi del mese di dicembre 2019 a L’Aquila in Località Collebrincioni nel Poligono occasionale “a cielo aperto” di Monte Stabiata che estendendosi per una superficie di circa 3378 ettari e occupante una parte del predetto Monte, è posizionato tra la Frazione aquilana omonima della sopra citata località e i “Coppi di Aragno” (ovvero la montagna a sud di San Pietro della Jenca).

Nella “Mjolnir 19” è stato impiegato un Gruppo Tattico del 9° Reggimento Alpini insieme ad una TF Task Force “pluriarma” (coordinata da un PC Posto Comando “avanzato”) costituita da assetti degli altri reparti della Brigata “Taurinense”, precisamente del Reggimento “Nizza Cavalleria” (1°), del 1° Reggimento Artiglieria Terrestre (da montagna) e del 32° Reggimento Genio Guastatori, supportati dalle unità specialisti del 41° Reggimento “Cordenons” e del 17° Reggimento Artiglieria Controaerei “Sforzesca”, con l’appoggio degli elicotteri dei Reggimenti AVES, 1° “Antares” e 7° “Vega”.

(8) Quest’anno per il Corpo degli Alpini è particolarmente significativo perché ricorre il 150° Anniversario della sua costituzione “1872 – 2022”.

Approfondimento. – Il Corpo degli Alpini è stato istituito con Regio Decreto n. 1056 del 15 ottobre 1872 firmato a Napoli da Vittorio Emanuele II di Savoia (ultimo Re del Regno di Sardegna e primo Re del Regno d’Italia) che è andato a sancire concretamente la grande idea e visione avuta dal Capitano di Fanteria (Corpo di Stato Maggiore) M.A.V.M. Giuseppe Domenico Perrucchetti, derivante da sue dettagliate ricerche “geografico-militari” e dibattiti avviati dal 1866 connesse alla creazione organica di truppe da montagna più adatte e temprate per la protezione avanzata di zone in alta quota della frontiera alpina, differenziate e distinte da quelle di fanteria di “pianura” dell’epoca; in particolare, il suo specifico studio ricco di considerazioni – tratte da una precedente disquisizione del Colonnello Agostino Ricci (poi promosso Generale) – che ha dato origine all’ambizioso progetto è intitolato “Sulla difesa di alcuni valichi alpini e l’ordinamento militare territoriale della zona di frontiera alpina”,

Giuseppe Domenico Perrucchetti (Cassano d’Adda, 13 luglio 1839 – Courgnè, 5 ottobre 1916), uomo di armi e di scienza, considerato (insieme ad Agostino Ricci) il padre fondatore delle Truppe Alpine, diventato in seguito Tenente Generale e senatore, è stato studioso e scrittore militare, autore di numerose pubblicazioni e collaboratore dei quotidiani nazionali Corriere della Sera (Milano), La Stampa (Torino), La Tribuna (Roma); fra i suoi vari incarichi ricoperti, si elencano quelli di: Insegnante di Geografia Militare presso la Scuola Superiore di Guerra di Torino, Vice governatore di S.A.R. il Principe Emanuele Filiberto, esperto per la sistemazione dei confini dello Stato, Membro (su nomina governativa) della Commissione d’Inchiesta per l’Esercito, socio della Società Geografica Italiana e socio del CAI Club Alpino Italiano – Sezione di Torino.

(9) In italiano sta per la “casa delle abilità”, anche se questa semplice traduzione per quanto attiene l’ambito addestrativo militare annovera una molteplicità di attitudini e potenzialità.

(10) Il Maresciallo degli Alpini Emanuele Amoruso è stato un Sottufficiale di “fulgido esempio” in forza al 9° Alpini, deceduto prematuramente nel dicembre 2020 per un malore improvviso sul tratto autostradale A24 “Roma – L’Aquila” ed anche se fisicamente non è più tra i ranghi del Reparto, passato nel “Paradiso di Cantore, è sempre presente”.

Approfondimento. – Gli appartenenti al Corpo degli Alpini sanno benissimo il significato di “Paradiso di Cantore”, in quanto “alla morte di un Alpino” con questa locuzione, in affiancamento alla funzione religiosa, si esprime “idealmente” il passaggio nei ranghi “militari” della “nuova dimensione ultraterrena”.

Questa espressione trova origine dalla penna di Mario Bisi, un giornalista del Corriere della Sera (fondato a Milano nel 1876), quando nel primo dopoguerra 1915-1918, pubblicando un articolo in onore degli Alpini caduti durante il Primo Conflitto Mondiale ebbe, nella straordinaria brillantezza espositiva, l’abilità di immaginare il Generale degli Alpini Antonio Cantore (1860-1915, M.O.V.M. e primo Ufficiale Generale a cadere nella Grande Guerra sulla Tofana di Rozes nel massiccio delle Tofane) che dall’aldilà passasse in rassegna i (suoi) Battaglioni Alpini composti dalle “penne nere” e “penne bianche” cadute in combattimento.

(11) Per approfondimenti vedasi Il Battaglione Multifunzionale “Vicenza” lo speciale reparto alpino per le pubbliche calamità ed emergenze di Angelo Tiberi pubblicato il 19 settembre 2021 in Ares Osservatorio Difesa al link https://aresdifesa.it/il-battaglione-multifunzionale-vicenza-lo-speciale-reparto-alpino-per-le-pubbliche-calamita-ed-emergenze/

(12) Poi ripreso e affrontato con maggiore interesse anche nell’anno 2016 durante l’8° Seminario della Fanteria tenutosi a Cesano di Roma presso la Scuola di Fanteria.

(13) Come quella esistente presso il comprensorio della Caserma “M.O.V.M. S.Ten. Ugo Bartolomei” di Cesano (Roma) sede della Scuola di Fanteria (SCUF o SCUFAN già, fino al 1993, SCUFC Scuola di Fanteria e Cavalleria) oppure, rimanendo esclusivamente a tema nel settore Truppe Alpine, più precisamente in ambito Brigata Alpina “Taurinense” cito le aree militari di quest’ultima dedicate all’addestramento “Urban Warfare/Combattimento in aree urbanizzate” espresse dal “Villaggio” realizzato in scala 1:1 di Baudenasca (TO) e dalla “Zona counter-IED (o C-IED)” di Salmour (CN).

In merito a quest’ultima specifica zona di addestramento citata, c’è da dire che gli interventi contro “ordigni esplosivi improvvisati” ovvero “ordigni artigianali di differenti forme e dimensioni, realizzati con materiali non convenzionali (attivati mediante varie modalità)” sono molto usati negli scontri nei centri abitati, in attacchi terroristici e per azioni di guerriglia, poiché essendo di considerevole potenza (possono contenere anche 10-20 Kg. di esplosivo) sono in grado di: provocare gravi lesioni fisiche sia ai combattenti sia ai civili; riuscire a rallentare e/o fermare i veicoli militari (blindati, corazzati, da “trasporto e da ricognizione); distruggere e/o danneggiare pesantemente edifici, infrastrutture strategiche e di collegamento, compromettendone la funzionalità e la stabilità strutturale.

(14) La torre di arrampicata, considerata una palestra strutturale “polivalente” per l’addestramento al superamento di ostacoli non solo tipici degli scenari naturali montani ma anche di edifici (essendo che considera come aspetti primari “articità” e “verticalità”), con elementi aggiuntivi può essere adattata anche all’utilizzo come torre fast rope.

A titolo informativo, si riferisce che il 9° Reggimento Alpini, per scopi addestrativi, permette l’uso della “torre di arrampicata” anche agli Allievi Marescialli della Scuola Ispettori e Sovrintendenti della Guardia di Finanza con sede a L’Aquila (Località Coppito) nella Caserma “Mar.Magg. M.O.V.M. Vincenzo Giudice”.

Con tale Istituto formativo militare il 9° Reggimento Alpini, inoltre, ha avviato importanti forme di collaborazione per l’insegnamento ai Finanzieri discenti di alcune “tecniche” mettendo a disposizione i suoi ottimi Alpini (Ufficiali, Sottufficiali e Volontari) “Istruttori”.

(15) Tali “sistemi di simulazione” consistono nel:

– FATS-SAT Fire Arms Training System – Small Arms Trainer, è un sistema virtuale interattivo che consente la simulazione del tiro sia con armi individuali sia con armi di reparto;

– MILES Multiple Integrated Laser Engagement System, trattasi di un sistema di imitazione laser del combattimento reale che mediante sensori indossati individualmente dagli Alpini permette di effettuare l’addestramento a “partiti contrapposti”;

– VBS Virtual Battle Space, è un sistema tecnologico con software realistici che permette di addestrare un team con esercitazioni in aula a livello di singolo Soldato, Squadra e Plotone; inoltre, offre la possibilità di creare scenari e ambientazioni terrestri appositamente pensate e modellizzate per le attività di addestramento occorrenti alla valutazione della preparazione delle capacità di reazione e decisionali del soldato, nel nostro caso degli Alpini, anche in condizioni fra le più estreme, potendo garantire per di più l’interfaccia anche con altri sistemi.

Le potenzialità di configurazione di questi sistemi sempre crescenti consentono una sempre maggiore verosimiglianza con la realtà e mediante l’utilizzo di ambienti virtuali permettono di addestrare le truppe con un enorme risparmio di tempo e con elevati standard qualitativi.

(16) Il c.d. “percorso silente” è un particolare “percorso percettivo-sensoriale” da allestire all’occorrenza sia in campo aperto sia all’interno di edifici, configurato e basato su attivazioni controllate e temporizzate da una “consolle di comando” di varie sorgenti “sonore” e “luminose” (variabili nella loro intensità, sequenzialità e switchate in diverse modalità di abbinamento), posizionabili a seconda degli vari schemi di disposizione/collocazione realizzati, di volta in volta, in funzione dei “moduli formativi” dei programmi da seguire.

Il c,d, “percorso silente” risulta essere fondamentale specialmente nell’addestramento notturno dei militari, perché in un’atmosfera esperenziale unica di “quiete apparente”, oltre a consentire lo sviluppo sensoriale ovvero le capacità percettive “individuali” permette di aumentare la coesione a livello di “minore Unità” (Squadra/Plotone), stimolando in una forma esponenziale le attitudini di osservazione, ascolto e valutazione (come individuazione, localizzazione/provenienza, riconoscimento) del tipo di sorgente “sonora e/o luminosa” manifestatasi, riuscendo a calibrare i “riflessi comportamentali” (self-control e reazione) in condizioni di minaccia negli impieghi ad alto rischio.

Progetto grafico delle immagini di copertina e di testo ideato e realizzato dall’autore Tenente dei Granatieri (in cong.) Angelo TIBERI

Le didascalie, riportate a corredo, sotto le immagini di testo sono state redatte sempre dall’autore Tenente dei Granatieri (in cong.) Angelo TIBERI

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