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Addio Open Skies, gli USA lasciano dopo 18 anni

Dopo 18 anni gli Stati Uniti hanno ufficialmente abbandonato il Trattato Open Skies così come aveva annunciato il Presidente Trump il 21 maggio 2020.

Biden aveva espresso il suo supporto al Trattato ma la rottamazione degli aerei impiegati potrebbe rendere l’eventualità di un “rientro” molto difficile.

L’ufficialità arriva direttamente dal Segretario di Stato Pompeo che chiude quindi la permanenza americana in un organismo che è nato proprio per volere di Washington.

Sebbene sia entrato ufficialmente a pieno regime da partire dal 1 gennaio 2002, il Trattato Open Skies nasce concettualmente nel 1955 con l’idea di Eisenhower di proporre a Bulganin un “controllo reciproco”.

I sovietici declinarono l’invito e la pratica venne ripresa solamente dopo la caduta dell’URSS grazie all’impiego in tal senso di Bush “Senior”.

La prima firma è arrivata ad Helsinki nel 1992 tra il Segretario di Stato James Baker e i Ministri degli Esteri di 23 paesi nel

Con la ratifica dell’accordo da parte di Russia e Bielorussia il trattato diventa ufficialmente “operativo” a partire da gennaio 2020.

Con l’uscita degli USA il numero di paesi che ne fanno parte scende a 34.

Lo scopo

Staff Sgt. Agne Mileviciute, Fort Belvoir, Va., Defense Threat Reduction Agency

Lo scopo dei voli “OS” è di verificare che i mutui trattati di disarmo e controllo della proliferazione siano rispettati.

Le rotte possono coprire l’intero territorio nazionale e possono essere effettuate modifiche solo per ragioni di sicurezza (non per sicurezza nazionale) ed i velivoli possono sorvolare aree proibite, regolamentate o pericolose.

Esistono chiaramente anche alcuni limiti. I punti di partenza “ingresso” sono fissi (Malpensa e Palermo Punta Raisi per l’Italia) dove avviene l’accettazione del velivolo in conformità con il trattato. Nello stesso trattato è stabilita la massima distanza di volo in base all’aeroporto di partenza (1.130 km per Malpensa e 1.400 km per Punta Raisi).

I voli hanno priorità su qualsiasi traffico eccetto i voli in emergenza o Search and Rescue (SAR).

“Open Skies” comprende Active Observation Missions (AOM), che sono i voli che ogni paese ha il diritto di effettuare, e di Passive Observation Missions (POM), che sono il numero di voli che ogni paese ha il dovere di accettare.

Il trattato è studiato per incrementare la reciproca fiducia tra i vari paesi partecipanti indipendentemente dalla loro capacità di intelligence militare e peso politico.

Cosa succede ora?

Russian Col. Aleksey Gridnev, Russian Federation Team Chief, receives a welcome gift from U.S. Air Force Col. John Klein, 60th Air Mobility Wing commander at Travis Air Force Base, Calif., May 15, 2017. The visit is part of the Open Skies Treaty missions. (U.S. Air Force photo by Louis Briscese)

Il ritiro di uno Stato da Open Skies è previsto dall’articolo XV del Trattato che specifica anche le azioni previste in tal caso.

Ogni Stato ha il diritto di recedere dando un preavviso di almeno sei mesi ed infatti Trump ha inviato la notifica il 21 maggio 2020.

Il comma tre specifica che: “[…] i Depositari convocheranno una conferenza degli Stati Parte non prima di 30 giorni e non oltre 60 giorni dopo il ricevimento della notifica, al fine di esaminare le conseguenze del recesso sul presente Trattato.

I russi hanno già espresso diverse remore su come possa funzionare l’intero sistema senza gli Stati Uniti.

Il Ministro degli Esteri di Mosca si è già portato avanti con il lavoro suggerendo che i paesi europei che rimarranno nel Trattato dovrebbero siglare un documento ufficiale dove autorizzano i velivoli russi a sorvolare la base statunitensi nei loro territori e che le informazioni ottenute dai voli sulla Russia non siano passate agli americani.

Possibilità di rientrare?

OC-135B a Offutt
CC BY 2.0, Link

Un futuro presidente potrebbe rientrare nel trattato dato che non ci sono limiti in tal senso. E’ sufficiente presentare la domanda e aspettare il parere della Commissione Consultiva Cieli Aperti che sarebbe pienamente favorevole nei confronti degli USA.

A maggio Biden aveva affermato: “Supporto il trattato Open Skies come senatore perché penso che gli Stati Uniti e i nostri Alleati possano beneficiare dalla possibilità di osservare cosa la Russia e gli altri paesi europei stanno facendo con le loro forze (militari,ndr)”

I velivoli che sono certificati a svolgere tali missioni devono superare estese verifiche da parte degli stati membri del Trattato e sono pressoché piattaforme dedicate. Gli USA impiegato due OC-135B (WC-135B modificati) opportunamente modificati che, data l’uscita dal Trattato, verranno rottamati.

Un alto funzionario del Governo statunitense ha affermato che questi velivoli sono “surplus della difesa” aggiungendo che “la loro liquidazione è iniziata. […] Sono molto vecchi e troppo costosi da mantenere. Non li dobbiamo più usare più”.

Erano già stati stanziati 41,5 milioni di dollari dei 250 milioni di dollari necessari al rimpiazzo dei due OC-135B.

Le nuove macchine fotografiche acquistate saranno girate ad altri reparti dell’U.S. Air Force mentre quelle vecchie, già certificate, potranno essere vendute o cedute a qualche paese europeo per proseguire i voli.

Non solo quindi per rientrare un futuro Presidente dovrà effettuare l’iter burocratico necessario ma sarà necessario anche riconvertire e certificare nuovi velivoli per questa specifica missione.

Italia e Open Skies

Antonov An-30 russo in volo sopra l’Arsenale della Spezia il 17 luglio 2019
(Foto: Giacomo Cavanna)

Nel 2019 sopra l’Italia sono stati effettuati tre diversi voli: 17 luglio (russo), 25 settembre (ucraino) e 7 novembre (russo), tutti operati da AN-30B.

L’Italia ha effettuato nel 2019 un volo congiunto con Ungheria e Finlandia sopra Russia e Bielorussia e con Germania e Greca sopra la Russia.

Questo è pienamente in accordo con il trattato che stabilisce per l’Italia:

La Repubblica Italiana avrà il diritto di effettuare 2 voli d’osservazione sul territorio del gruppo di Stati Parte della Federazione Russa e della Repubblica di Belarus, un volo d’osservazione sul territorio della Repubblica di Ungheria e un volo d’osservazione, congiuntamente con la Repubblica di Turchia, sul territorio dell’Ucraina

Disponibile qui il testo integrale del trattato in lingua italiana.

Foto

C-130J italiano con il pod fotografico per missioni Open Skies.
In primo piano italiani e russi (fonte: qui)
Boeing OC-135B Open Skies dell’USAF (fonte: qui)
Tupolev Tu-154M-Lk-1 RF-85655 (29560203842).jpg
Tupolev Tu-154M Open Skies dell’Aeronautica russa (fonte:qui)
Antonov An-30B ’RF-36052 - 87 black’ (36770942384).jpg
Antonov An-30B dell’Aeronautica russa
An-30B Kiev1.jpg
Antonov An-30B dell’Aeronautica ucraina

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