La fine del matrimonio tra Naval Group e l’Australia non è stato certo “un fulmine a ciel sereno” anche se si trattava di una eventualità non così scontata date le cifre in gioco.
L’Australia si avvia dunque a diventare il primo paese al mondo dotato di sottomarini non convenzionali a non avere centrali nucleari.
L’accordo sottoscritto con Naval Group da Canberra nel 2016 poteva essere considerato “too big too fail” dato il valore monstre di 31 miliardi di euro per dodici sottomarini.
Quando avvengono negoziazioni per cifre così alte è frequente inserire anche clausole di salvaguardia per entrambi gli attori in gioco.
L’Australia ha però diversi problemi che possono far passare in secondo piano le penali di pagare: i costi per i sottomarini di Naval Group sono esplosi, il programma è in ritardo, non è certo il raggiungimento delle adeguate compensazioni industriali locali e soprattutto i battelli classe Collins stanno diventando troppo vecchi.
A questo punto è doveroso fare un passo indietro per meglio inquadrare la necessità strategica australiana.
La Royal Australian Navy ha il compito di proteggere l’Australia (isola di 7,6 milioni di chilometri) ed i suoi interessi sparsi nell’oceano geopoliticamente più caldo di tutto il pianeta.
La distanza diventa quindi un concetto molto diverso da quello delle nazioni europee o mediterranee.
I battelli acquistati da Naval Group erano una versione convenzionale dei Suffren della Marine National che nascono, non a caso, con un potente reattore nucleare a poppavia per raggiungere i requisiti dell’Eliseo in materia di deterrenza, persistenza e controllo.
Già a partire dal 2016 diversi esperti australiani avevano posto l’accento sulla necessità di avere una flotta di sottomarini in grado di navigare a migliaia di chilometri di distanza e rimanere immersi per molto tempo.
I costi e la mancanza di know how avevano però diretto Canberra a scegliere un battello convenzionale.
L’evoluzione della minaccia cinese e la presa di coscienza dell’Australia del suo ruolo di potenza regionale (spinta anche dagli USA) assieme a ritardi ed aumenti del costo dei sottomarini francesi hanno portato alla scelta di interrompere il programma con Naval Group.
Innanzitutto mi sembra onesto far notare che sviluppare, costruire, mantenere e successivamente dismettere una flotta di sottomarini nucleari ha costi molto alti nemmeno lontanamente paragonabili a quelli di sottomarini convenzionali.
Il governo australiano ha quindi deciso in base all’esigenza operativa e strategica e non certamente guardando la casse dello stato.
Il Presidente Biden, il Primo Ministro Boris Johnson e il Primo Ministro australiano Scott Morrison hanno annunciato che gli Stati Uniti condivideranno la tecnologia nucleare classificata a vantaggio dell’Australia.
Questo trasferimento di tecnologie è parte di una più ampia partnership che prende il nome di AUKUS.
Il Primo Ministro Scott Morrison ha sottolineato come l’accordo prevede solo sistemi di propulsione non convenzionali e non prevede lo sviluppo di armamento nucleare oppure di centrali nucleati civili.
Morrison ha annunciato che “non verranno violati i trattati di non proliferazione nucleare” che farebbe pensare dunque l’uso di uranio a basso arricchimento (LEU) come a bordo dei Suffren francesi (arricchimento inferiore al 6%).