Parafrasando il celebre film del 1960 “Affondate la Bismark!” un episodio poco noto della guerra indo-pakistana riguarda la sfortunata sorte del sottomarino PNS Ghazi, inviato da Islamabad per cercare e distruggere l’ammiraglia della flotta indiana, la portaerei Vikrant.
Invia vs Pakistan
India e Pakistan non sono mai stati buoni amici. Dal 1947 i due paesi si sono scontrati in modo aperto almeno quattro volte (1947,1965,1971 e 1999) continuando comunque tra le guerre operazioni di disturbo.
Seppur il teatro”tradizionale” della sfida sia la regione del Kashmir, nel 1971 la guerra scoppiò per tutt’altri motivi.
Il Governo pakistano tentò infatti di reprimere con la forza l’insurrezione della parte orientale del paese su cui gravava una cronica manza di fondi governativi, vi erano differenze politiche inconciliabili e i pakistani consideravano i bengalesi come “non adatti” a ricoprire incarichi militari (solo il 5% dell’Esercito era formato da bengalesi). Insomma, cittadini di serie A e cittadini di serie B.
Alle elezioni del 1970, le prime in Pakistan dall’indipendenza, trionfò la Lega Awami (rappresentante degli interessi del Pakistan orientale) con oltre 13 milioni di voti ottenendo la maggioranza nel Parlamento di Islamabad. Apriti cielo. Il partito popolare pakistano, malgrado avesse ottenuto solo 81 seggi, rifiutò in modo categorico di essere dominato dai “cittadini di serie B”.
I Pakistani ebbero l’infelice idea di occupare militarmente i principali centri del Pakistan Orientale per schiacciare la resistenza bengalese con l’operazione Searchlight.
Il 26 marzo 1971 venne data alla radio la lettura della dichiarazione di indipendenza. A luglio Indira Gandhi, primo ministro indiano, riconobbe ufficialmente il Pakistan Orientale come Bangladesh.
L’occasione per gli indiani era troppo ghiotta. Spezzare in due il Pakistan sarebbe stato un colpo politico e militare di primissimo piano.
Il 3 dicembre 1971 Nuova Delhi intervenne ufficialmente nel conflitto.
Alle operazioni di terra, sostenendo i partigiani bengalesi, si affiancarono operazioni aeronavali.
La Vikrant
L’unità ammiraglia della flotta indiana era la portaerei leggera Vikrant. Varata nel settembre del 1945 come HMS Hercules faceva parte della classe Majestic. A causa della fine del conflitto la costruzione della nave venne interrotta e nel gennaio 1957 venne venduta all’India. I lavori, che coincisero anche con diversi aggiornamenti, finirono nel 1961 e l’unità venne ribattezzata Vikrant (“coraggioso” in sanscrito).
Lunga 212 metri, larga 24 e con un dislocamento di circa 19.000 tonnellate poteva imbarcare un massimo di 23 velivoli. Il sistema di lancio era a catapulta e consentiva il decollo di aerei come l’Hawker Sea Hawk e Breguet Br 1050 Alizé che componevano la componente ad ala fissa della portaerei.
Nel giugno 1970 la Vikrant era ferma a Bombay per una serie di problemi tecnici tra cui diverse rotture a fatica e fessurazioni nei bollitori delle caldaie impiegate per la propulsione. I pezzi di ricambio (gli indiani non avevano la tecnologia per produrli) arrivarono solamente nel marzo 1971 direttamente dall’Inghilterra. Le problematiche non vennero risolte completamente e la Marina indiana decise di limitare la velocità dell’unita a soli 14 nodi rispetto ai 25 nodi “originali”.
Con l’avvicinarsi dello scontro contro il Pakistan la Vikrant iniziò la navigazione verso punti strategici. La preoccupazione dello Stato Maggiore era dimostrare che la portaerei servisse a qualcosa. Nella guerra del 1965 infatti la nave rimase per tutta la durata del conflitto ferma in porto.
…durante la guerra del 1965 la Vikrant rimase nel porto di Bombay senza fare uscite in mare. Se la stessa cosa fosse accaduta nel 1971 la Vikrant sarebbe stata chiamata “elefante bianco” e l’aviazione navale cancellata. La Vikrant avrebbe dovuto dimostrarsi operativa anche se non avessimo fatto decollare un aereo
Capitano Gulab Mohanlal Hiranandani, Ufficiale per le Operazioni della Flotta
Il gruppo di battaglia della Vikrant era composto dalle fregata classe Leopard Brajmaputra e Beas, da due corvette antisom classe Petya III Kamorta e Kavaratti e dal sottomarino Khanderi.
Nascondersi…
I maggiori pericoli per la Vikrant erano rappresentati dalla componente subacquea pakistana composta da quattro battelli della classe Daphne (francese) e dal sommerigible Ghazi della classe Tench (statunitense).
Inoltre, tra le unità di scorta, la corvetta antisom Kavaratti non aveva il sonar. Per assicurare la copertura necessaria le altre tre navi dovevano quindi rimanere nelle strette vicinanze della portaerei. Senza scorta la nave sarebbe diventata un facile bersaglio.
A luglio la Vikrant iniziò una serie di prove a sistemi di comunicazione e radar ma i problemi per il Comandante, il Capitano S. Prakash, erano solo all’inizio.
La limitazione di velocità della nave non consentiva infatti un impiego sicuro dei mezzi aerei. Gli Alizé, per atterrare, dovevano decelerare quasi alla velocità di stallo.
A novembre, un mese prima delle operazioni militari contro il Pakistan, l’ammiraglia della flotta indiana venne mandata il più lontano possibile dalla zona dei combattimenti. Per confondere ancora di più le “acque” le unità indiane iniziarono ad inviare falsi messaggi sulla posizione della portaerei. Il cacciatorpediniere Rajput iniziò a trasmettere grandi volumi di traffico radio a circa 260 km dalla costa per ingannare l’intelligence pakistana.
Il sottomarino Ghazi
A questo punto entra nella nostra storia il sottomarino pakistano Ghazi.
Come la Vikrant anche il Ghazi ha il passaporto straniero. Venne varato nel 1944 come USS Diablo tra la flotta dell’U.S. Navy e faceva parte della classe di sottomarini veloci d’attacco a lungo raggio Tench. Nel 1964 approdò alla Marina pakistana tramite il Security Assistance Program (SAP) e venne rinominato Ghazi.
Quando nel 1965 scoppiò il secondo conflitto indo-pakistano il Ghazi era l’unico sottomarino impiegato in azioni di combattimento. Oltre a fornire supporto tattico all’artiglieria navale (Operazione Dwarka) iniziò una lunga caccia alla Vikrant, virtualmente lunga quasi sei anni.
Come però detto sopra gli sforzi del Ghazi di trovare la Vikrant erano vani. L’ammiraglia indiana era ancorata a Bombay, lontano dalla zona di combattimento.
Il 17 settembre 1965 il sottomarino pakistano ingaggiò un combattimento con la fregata Brahmaputra della classe Leopard lanciando tre siluri Mark 14. Nessuno di essi colpì la fregata indiana.
Nel 1968 il Ghazi navigò fino ai cantieri turchi di Gölcük per una serie di lavori ai sistemi di bordo e venne aggiunta la capacità di posare mine. A causa della chiusura del canale di Suez per la Guerra dei Sei Giorni il Ghazi dovette circumnavigare in immersione l’Africa facendo alcune soste tecniche e incontrando anche la Marine Nationale.
I lavori costarono al Pakistan circa 1,5 milioni di dollari (11,1 milioni di dollari del 2015) e vennero completati nell’aprile 1970.
Il Ghazi era quindi pronto ad entrare nel campo di battaglia.
Ghazi vs Vikrant
Alla fine del 1971 la Marina Indiana aveva efficientemente imposto un blocco navale davanti al Pakistan Orientale, chiudendo il Golfo del Bengala, e imprigionando diverse navi militari e mercantili pakistane.
L’obiettivo numero uno del Ghazi divenne nuovamente la nave ammiraglia della flotta indiana.
Gli ufficiali pakistani erano però diffidenti circa le reali capacità del sottomarino ritenendo troppo rischioso mandarlo oltre le linee nemiche lontano dalle coste del paese. Poco prima del dispiegamento il Ghazi era infatti afflitto da numerose problematiche e continue rotture.
Il 20 novembre, il Ghazi entrò nel Golfo del Bengala sotto il comando di Zafar Muhammad, alla sua prima esperienza al comando di una unità subacquea. Assieme a lui trovavano posto a bordo 9 ufficiali e 82 marinai.
Il Comandante Zafar Muhammad aprì quindi la busta sigillata contenente gli ordini della missione: individuare e affondate la portaerei e nave ammiraglia della flotta indiana la INS Vikrant.
Il 23 novembre il Ghazi iniziò la ricerca nell’ultima zona nella quale la Vikrant era stata avvistata.
La rete di intelligence indiana aveva disseminato l’etere di finti messaggi che indicavano la posizione della Vikrant dentro il porto di Visakhapatnam.
I pakistani abboccarono in pieno alla finta e il 25 novembre lo Stato Maggiore della Marina pakistana inviò al Ghazi il seguente messaggio: “intelligence indica portaerei nel porto di Visakhapatnam”
Il Ghazi non trovò chiaramente nulla e scoraggiato per la delusione il Comandante Zafar iniziò le operazioni per la posa di mine nella speranza di colpire prima o poi la Vikrant oppure un altra nave indiana.
Caccia al Ghazi
Il 1 dicembre il Capitano indiano Inder Singh, a comando del cacciatorpediniere Rajput, venne informato della presenza di un sottomarino dalle parti di Madras o Visakhapatnam.
Secondo il direttore dell’intelligence navale indiana la presenza del Ghazi divenne palese quando venne intercettato un messaggio diretto al porto pakistano di Chittagong (situato nel Pakistan Orientale) con la richiesta di un olio speciale impiegato solo su sottomarini e cacciamine.
Alla mezzanotte tra il 3 ed il 4 dicembre, mentre la Rajput stava uscendo dal porto per cercare il Ghazi, la vedetta di destra avvistò un movimento anomalo sulla superficie del mare.
Secondo la Marina indiana il Capitano Singh ordinò di dirigersi verso quella posizione alla velocità massima possibile per scaricare due bombe di profondità. L’esplosione fu talmente violenta che lo stesso Rajput venne danneggiato ma non venne rilevato alcun rottame o chiazza di carburante/olio da ricondurre ad un sottomarino affondato o danneggiato.
Affondamento del Ghazi
Verso le 00:15 gli abitanti di Visakhapatnam avvertirono una esplosione di grandi dimensioni, tale da essere confusa con una scossa di terremoto.
Il giorno seguente alcuni pescatori e sommozzatori trovarono il relitto del sottomarino pakistano; non c’era nessuna speranza di trovare vivi i 93 uomini a bordo.
Cosa aveva affondato il Ghazi?
Da un lato gli indiani volevano attribuirsi i meriti mentre dall’altro i pakistani spingevano per un problema tecnico, una causa più onorevole.
Le ipotesi formulate sono state quattro:
- il Rajput ha affondato il Ghazi;
- il Ghazi ha colpito una delle mine da lui stesso posate;
- una delle mine che trasportava è esplosa;
- l’accumulo di idrogeno ha provocato l’esplosione del sottomarino;
La questione rimase in bilico almeno fino al 2003 quando la Marina indiana inviò nuovamente dei sommozzatori a scattare foto e fare rilevamenti sul relitto. I rilievi dimostrarono in modo inequivocabile che il sottomarino era affondato a causa di una esplosione interna.
Una delle ipotesi più probabili è la produzione di idrogeno durante il caricamento delle batterie tipo Sargo installate sul Ghazi. Una concentrazione troppo elevata di tale gas all’interno del battello può portare facilmente ad una esplosione.
Secondo alcune fonti il Comandante Zafar aveva già segnalato durante il viaggio alcuni problemi legati all’accumulo di idrogeno.
Gli stessi indiani non considerano più “proprio” l’affondamento del Ghazi.
Fine della Vikrant
La Vikrant, radiata nel 1997, era stata trasformata inizialmente in una nave museo.
A causa della mancanza di fondi la portaerei è stata demolita nel 2014.