Ieri, la Grecia ha avvertito che farà “tutto il necessario” per difendere i suoi diritti sovrani in risposta ai piani della vicina Turchia di procedere con una missione di ricerca di petrolio e gas a sud delle isole greche nel Mediterraneo orientale.
La disputa sui diritti di esplorazione e ricerca ha portato ad un aumento dello stato di tensione tra Ankara ed Atene. Le due Marine sono state mobilitate, con la Marina di Ankara che ha messo in campo diverse unità a supportare la nave da ricerca Oruc Reis (Barba Rossa), in preparazione per la missione di indagine esplorativa.
Il Governo di Atene condanna la missione turca come una violazione diretta della sovranità greca e di quella di Cipro.
In risposta alla plateale attività turca, Atene ha inviato navi, uomini e mezzi nelle isole del Dodecanneso, le più vicine alla Turchia.
Nei giorni scorsi c’è stata l’intercettazione di un F-16 turco da parte di caccia F-16 greci inviati nelle isole orientali (fatto raro e sintomatico della grave crisi in atto).
In entrambi i Paesi, ovviamente, i media danno il massimo risalto alla questione e non mancano le dichiarazioni bellicose.
Irritazione di Parigi e Washington
Peraltro, le mosse turche hanno suscitato più di una protesta in Occidente con la Francia, per bocca del Presidente Macron richiede alla Unione Europa di varare un pacchetto di sanzioni.
Il Presidente Macron ha affermato che le sanzioni ad Ankara sono ora rese necessarie in quanto non è accettabile che lo spazio marittimo di uno Stato membro dell’Unione Europea sia violato o minacciato.
Anche da parte di Washington la missione turca non è gradita, in quanto gli Stati Uniti aspirano ad un accordo tra tutti gli attori in campo nel Levante del Mediterraneo per la gestione e lo sfruttamento del gas naturale.
Infatti, Washington mira ad eliminare il monopolio russo del gas in Europa, ed il gas del Levante può divenire un tassello importante in questa strategia di contenimento di Mosca.
Gli accordi siglati tra Mosca ed Ankara sia per il gas sia per l’energia nucleare non sono stati ben accolti a Washington.
Una crisi NATO da evitare
Inoltre, essendo Grecia e Turchia entrambe appartenenti alla NATO, una crisi del genere mette in grave difficoltà Washington che ha già bloccato il piano di acquisizione degli F-35 da parte di Ankara (nonostante ciò, a tutt’oggi le industrie turche continuano a partecipare al programma). Contestualmente, Washington ha aumentato la presenza fissa militare in Grecia e sta concedendo aiuti militari ad Atene, per controbilanciare l’espansione turca nell’area. Infatti, sono aumentate le esercitazioni bilaterali tra Statunitensi e Greci.
La Grecia e la Turchia sono in stato di crisi da decenni sui confini del mare. Peraltro, le recenti scoperte di gas naturale e piani di perforazione nel Mediterraneo orientale hanno accentuato la crisi.
Il recente accordo tra Tripoli (governo di Sarray) ed Ankara sui confini marittimi e sulle rispettive Zone Economiche Esclusive è stato immediatamente rigettato da Atene, Cipro ed Il Cairo.
La Turchia sostiene che le isole greche non dovrebbero essere incluse nel calcolo delle Zone Economiche Esclusive. Ovviamente, questa posizione turca secondo Atene costituisce una chiara violazione del diritto internazionale, avendo la Grecia più di seimila tra isole ed isolotti tra Ionio ed Egeo.
Al momento, la nave da ricognizione esplorativa Oruc Reis rimane ancorata al largo del porto di Antalya, nel sud-est della Turchia con la missione turca pianificata fino al 2 agosto.