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C-130 cileno precipitato, le cause dello schianto tra luci ed ombre

Il 9 dicembre del 2019 un C-130 Hercules della Fuerza Aerea del Chile in volo verso l’aeroporto Teniente Rodolfo in Antartide è precipitato nel canale di Drake non lasciando alcuna speranza ai 38 tra passeggeri e membri dell’equipaggio presenti a bordo.

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Il velivolo coinvolto nell’incidente quando volava per l’USMC (fonte: qui)

L’aereo era stato costruito nel 1978 e iniziò la propria vita operativa nel Corpo dei Marines come KC-130R per missioni di rifornimento in volo. Tra il 2009 ed il 2014 l’Hercules è stato stoccato presso l’AMARG in Arizona. Nel 2015 è stato acquistato per 7 milioni di dollari dal Cile.

Il volo

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Tracciato del volo (fonte: FACh)

Il volo decollò da Santiago e per poi fare scalo a Punta Arenas, Patagonia. Alle 19:55 UTC l’Hercules ripartì con destinazione l’aeroporto Teniente Rodolfo situato nell’Isola di Re Giorgio. Lo scopo era trasportare materiale per le basi del Territorio antartico cileno ed alcuni tecnici che avrebbero dovuto ispezionare una oleodotto. Alle 21:13 UTC il contatto radio con l’Hercules venne perso.

Le intense attività di ricerca condotte da varie nazioni portarono all’individuazione, il 12 dicembre, del punto di impatto dell’aereo distante 27 km dall’ultima posizione conosciuta.

Le difficoltà dell’indagine

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Uno dei pochi resti del C-130 recuperati (fonte: FACh)

Il C-130H non era dotato di registratore dei dati di volo (Flight Data Recorder e/o Cockpit Voice Recorder) e l’impatto con la superficie del mare ha distrutto completamente il velivolo. Tenuto conto di questi fattori, il 22 dicembre, il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica cilena ha affermato che le cause dell’incidente potrebbero non venire mai chiarite del tutto.

I nuovi elementi

Una piccola svolta è però giunta il 1° marzo dall’avvocato Cristian Arias, che rappresenta quindici famiglie dei 38 passeggeri deceduti.

Un documento dell’Aeronautica cilena dichiara che l’aereo trasportava “materiale pericoloso” e che sul C-130 erano presenti due anomalie: l’indicatore del livello di carburante di un serbatoio non era funzionante così come lo era il flap che regola il raffreddamento dell’olio di un motore. I guasti sarebbero stati notificati dai piloti al personale tecnico della manutenzione durante lo scalo a Punta Arenas.

In virtù di questi nuovi elementi investigativi il pubblico ministero che conduce l’inchiesta ha cambiato l’imputazione in “omissione o colpa grave”.

Il “materiale pericoloso” è stato descritto dall’Aeronautica come 68 litri di vernice, 223 litri di catalizzatore per vernici, 113 litri di liquido corrosivo, 83 galloni di diluente e 11 litri di smaltatura sintetica. Tutto materiale pronto per essere impiegato in lavori di riparazione della base antartica.

Si è fatta dunque strada la teoria che il C-130 possa avere avuto un incendio a bordo se non addirittura una esplosione. Inizialmente i media avevano riportato un guasto elettrico.

Non resta che aspettare l’evolversi dell’inchiesta.

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