Il governo di Tripoli ha ordinato un cessate il fuoco immediato per tutte le forze militari e le operazioni di combattimento in Libia.
Il “cessate il fuoco” è condizionato alla smilitarizzazione delle regioni di Sirte e Jufra con appositi accordi di sicurezza.

Inoltre, il Governo di Accordo Nazionale (GNA) ha confermato la validità della richiesta di elezioni parlamentari e presidenziali già avanzata nello scorso di marzo ma rigettata dal parlamento di Bengasi.
Peraltro, a seguito della dichiarazione del governo di Tripoli, Aguila Saleh, portavoce del parlamento libico orientale, che sostiene il maresciallo Khalifa Haftar, a sua volta ha chiesto un cessate il fuoco immediato in Libia.
A tal fine, la contesa città di Sirte potrebbe diventare la sede temporanea del nuovo Consiglio presidenziale che sarà sorvegliato da forze di polizia congiunte, come suggerito dallo stesso Saleh.
Le richieste di cessate il fuoco avanzate da entrambe le parti sono state accolte con favore dalla Missione di Sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL); infatti, l’ONU ritiene che questo passo sia in grado di riattivare il processo politico per la soluzione della grave crisi libica.
D’altronde, mercoledì scorso è stato annunciato che Khalid al-Mishri, capo dell’Alto Consiglio di Stato libico (Tripoli), ha accettato di incontrare Saleh in Marocco, al fine di riattivare i colloqui di pace.
Come è noto, la crisi libica è una vera e propria crisi internazionale dove si sono schierati apertamente a favore del governo tripolino la Turchia, il Qatar e Malta, mentre la coalizione che fa capo ad Haftar è sostenuta da Russia, Francia, Egitto, Grecia, Giordania e Emirati Arabi Uniti (EAU). Altri Paesi appoggiano Sarraj o Haftar in modalità meno aperta per non essere direttamente coinvolti nel conflitto iniziato nel lontano 2011, subito dopo la caduta di Gheddafi.
Turchia ed Emirati Arabi Uniti impiegano in loco propri dispositivi militari in appoggio e supporto ai rispettivi alleati GNA e LNA.
Lo scorso mese di luglio, il Ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu ha affermato che Tripoli accetterà un cessate il fuoco solo se il LNA provvederà a sgombrare le regioni centrali e occidentali del Paese, riportando le sue milizie sulle ‘linee’ tenute nel 2015.
Precedentemente a giugno, anche l’Unione Europea aveva invitato tutte le parti coinvolte nel conflitto libico a concludere il conflitto e ad attivare i colloqui di pace in una dichiarazione congiunta firmata dal capo della politica estera dell’UE Josep Borrell e dai Ministri degli Esteri di Francia, Germania e Italia.
Un tavolo di trattative aperto ad Il Cairo non aveva portato ad alcun risultato tangibile, a causa dell’ostilità turca e dalla mancata partecipazione dei rappresentanti del Governo di Tripoli.