L’attività diplomatica dell’Arabia Saudita e degli Stati Uniti sembra aver ottenuto un primo importante risultato nel tentativo di risolvere la complicata situazione sudanese.

Infatti, Riad, d’accordo con Washington, ha invitato le delegazioni delle due fazioni militari sudanesi, guidate rispettivamente dal Generale Abdel-Fattah Burhan e dal Generale Mohammed Hamdan Dagalo, a riunirsi in Arabia Saudita per imbastire i colloqui di pace.
I colloqui si svolgeranno nella città costiera di Jeddah e rappresentano i primi passi concreti tra le due fazioni da quando sono scoppiati gli scontri lo scorso mese di aprile.
I colloqui a Gedda giungono in un momento assai critico per il Sudan in preda al caos, con centinaia di morti e migliaia di feriti a seguito dei violenti scontri che hanno insanguinato il Paese, con migliaia di rifugiati che hanno cercato scampo e salvezza nei Paesi limitrofi e con le infrastrutture primarie gravemente danneggiate.
L’intelligence statunitense ha posto sotto osservazione la situazione sudanese; dai dati in suo possesso sembra che le due fazioni non abbiano soverchio interesse a trovare una soluzione concordata; infatti, entrambe sperano di ottenere aiuti da potenze straniere; questo scenario, se dovesse concretizzarsi, secondo i Servizi di Washington prolungherebbe lo stato di guerra, peggiorando ancora di più la situazione interna ed esterna, con effetti che si rifletterebbero sulle regioni limitrofe con gravi conseguenze per la stabilità dell’area tra Sahara e Mar Rosso.
Pertanto, sarà necessaria una laboriosa attività diplomatica per convincere le due fazioni a cessare le ostilità ed a trovare un punto di equilibrio nei rapporti oggi compromessi.