L’US Army ha ricevuto ufficialmente la prima delle due batterie Iron Dome, a suo tempo, ordinate alla israeliana Rafael Defence.
Peraltro, questi due sistemi rischiano di rimanere senza seguito, perché Israele si è rifiutato di consegnare il codice sorgente sottostante per il potente sistema di difesa di punto. Pertanto, a seguito di questo inatteso sviluppo, l’US Army ha sospeso i programmi di acquisto di ulteriori sistemi Iron Dome. Infatti, la richiesta del codice sorgente è stata posta da Washington perché l’US Army intende integrare tale sistema nel sistema di comando di battaglia integrato entro il 2023.
Gli Stati Uniti e Israele hanno firmato un accordo per l’acquisto delle due batterie – ognuna delle quali include un lanciatore e missili realizzati da Rafael Advanced Systems Ltd., un array radar realizzato dall’appaltatore della difesa ELTA, e un centro di comando e controllo sviluppato dalla società mPrest – lo scorso agosto, con piani iniziali per acquistare entrambe le due unità e di considerare una più profonda integrazione del sistema di difesa aerea israeliano.
Da notare che il 3 agosto scorso Raytheon Missiles & Defense e Rafael Advanced Defense Systems Ltd., hanno firmato una joint venture per costruire un impianto di produzione del sistema d’arma Iron Dome negli Stati Uniti. La nuova partnership, chiamata Raytheon RAFAEL Area Protection Systems, prevede di finalizzare una sede prima della fine dell’anno. Il nuovo impianto produrrà sia l’Iron Dome, che consiste nell’intercettore Tamir e nel lanciatore, ed il missile SkyHunter, un derivato statunitense del Tamir. I due sistemi Tamir e SkyHunter sono in grado di intercettare missili da crociera in arrivo, UAV e obiettivi a corto raggio come razzi, proiettili d’artiglieria, mortai ed altre minacce aeree.