Lo scorso 1° marzo, il Presidente rumeno Klaus Johannis ha annunciato che Bucarest provvederà ad aumentare la spesa per la Difesa portandola dal 2% al 2,5% del PIL.
Oltre l’aumento delle spese militari, il Presidente Johannis ha dichiarato che saranno presi provvedimenti in campo energetico per aumentare l’indipendenza energetica, puntando al nucleare ed alle rinnovabili.
Per quest’anno la spesa prevista per la Difesa doveva toccare il 2% del PIL, attestandosi su 6 mld di dollari complessivi; dal 2014 anno della prima crisi tra Mosca e Kiev, il bilancio della Difesa di Bucarest è aumentato costantemente; la cifra stanziata nel 2022 è pari ad un aumento del 55% rispetto a quanto stanziato nel 2016.
L’ulteriore aumento della Difesa dovrebbe consentire a Bucarest di avviare il programma per l’acquisizione di nuovi MBT ed IFV per l’Esercito e rinnovare la Marina.
Anche Varsavia ha annunciato di voler aumentare la quota di spesa destinata alla Difesa portandola dall’attuale 2,2% al 3% del PIL e non esclude di portare il budget della Difesa oltre questo livello.
Il deciso aumento consentirà a Varsavia di finanziare i programmi per il nuovo elicottero da combattimento, per il rafforzamento della difesa aerea e per le nuove fregate in primis, oltre aver già lanciato programmi come il nuovo carro armato M1A2 SEPv3 Abrams, F-35A e Patriot PAC-3 MSE.
Nella classifica NATO tra i Paesi “più virtuosi” Romania e Polonia sono ai vertici per aver raggiunto e superato la soglia del 2% richiesta dalla NATO per contribuire alla difesa collettiva dell’Alleanza.
Si è tornati indietro di decine di anni purtroppo. La brama del potere