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Drone Carrier per la Armada Española

Anche in Spagna si è acceso il dibattito sul futuro dell’Aviazione imbarcata e sulle possibilità di impiego di velivoli a pilotaggio remoto ed in futuro autonomi a bordo di unità di superficie.

L’Armada, dopo il ritiro anticipato della portaerei leggera di scorta Principe de Asturias, è rimasta con la BPE Juan Carlos, una LHD, come unica nave dotata di ponte continuo in grado di operare con velivoli (AV-8B Plus) ed elicotteri più UAS/UAV (al momento questi ultimi in fase sperimentale).

I problemi dell’Armada nascono per la sostituzione dell’attuale flotta di AV-8B Plus, ormai in fase declinante e prossima alla uscita definitiva di scena (almeno per USMC e MMI che lo soppiantano con gli F-35B) e per un numero insufficiente di unità dotate di ponte di volo continuo.

Se per la sostituzione dell’attuale flotta di AV-8B Plus Harrier II per l’Armada la strada sembra obbligata con la selezione del F-35B Lightning II sulla scia di quanto già operato da USMC, MMI, RAF e Royal Navy e con le necessarie modifiche ed irrobustimenti da apportare alla BPE Juan Carlos I per consentirne l’impiego, più complessa pare la questione relativa la realizzazione di drone carriers.

Peraltro, la tecnologia sembra aver dato un possibile aiuto alle Marine (studi avanzati di Drone Carrier sono in corso in Portogallo, Regno Unito, Francia, Italia, Turchia, Stati Uniti e Cina per citarne i più noti), poiché gli RPAS si sono evoluti velocemente ed ora sono mezzi usciti dalla fase sperimentale che rappresentano strumenti efficienti per permettere operazioni di ogni genere, comprese quelle aeronavali più impegnative e complesse (ad esempio la lotta anti sommergibile).

In questo quadro le linee evolutive della Armada prevedono l’incorporazione di nuove navi per aumentare la capacità di spedizione ed affrontare con maggior efficacia le future sfide, con l’ammodernamento ed il potenziamento della capacità anfibia (Terçio de Armada) posta in cima alle priorità.

Per affrontare questa problematica l’Armanda prevede di allestire navi dotate di ponte di volo continuo di lunghezza idonea per il lancio ed il recupero di veicoli aerei senza pilota (RPAS) del peso di oltre 600 chilogrammi, di RPAS a decollo/atterraggio verticale nonché di elicotteri; ai droni sarebbero affidati compiti di sorveglianza di vaste aree marittime ed attacco, per il contrasto di superficie (e nel prossimo futuro anche anti sommergibile) e di attacco di precisione a lungo raggio su terraferma.

Le nuove piattaforme, a spiccata connotazione anfibia, dovrebbero avere un dislocamento compreso tra le 10.000 e 30.000 tonnellate (per confronto la Juan Carlos I a pieno carico raggiunge le 29.000 tonnellate), quindi significativamente più grandi rispetto ad esempio alla nuova unità multiruolo che sarà costruita per la Marinha Portuguesa, la  Piattaforma Navale Multifunzionale (PNM), il cui dislocamento è previsto attorno le 7.000 tonnellate, con lunghezza di 100 metri, larghezza di 20 metri e pescaggio di 5,5 metri ed avrà ponte di volo continuo lungo 94 metri con ski jump che saà impiegato per il decollo di UAV/UAS medi-pesanti affiancato da una catapulta mobile per il lancio di droni leggeri, oltre sei spot per il decollo ed appontaggio di elicotteri di cui quello di poppa riservato all’impiego da parte di elicotteri pesanti classe EH 101.

Nei programmi dell’Armada tali navi avrebbero consistenti capacità anfibie per trasportare e proiettare a distanza consistenti unità di fanteria di marina (e del Ejército de Tierra) con i loro materiali ed equipaggiamenti. Al momento, lo Stato Maggiore dell’Armada non ha ancora steso il progetto definitivo che potrebbe ispirarsi alla attuale BPE Juan Carlos I entrata in servizio nel 2010 od esserne una versione derivata, od ancora potrebbe essere un progetto completamente nuovo; c’è da dire che in Spagna (e non solo) si guarda con estremo interesse a quanto sta avvenendo in Turchia, dove la TGC Anadolu, derivata dalla Juan Carlos I, si appresta a divenire la prima drone carrier operativa con gli UAS/UCAV TB-3 di Baykar Technologies, la versione potenziata, ingrandita ed irrobustita (dotata di semi ali ripiegabili per facilitare le manovre di stivaggio nell’hangar) dei TB-2 che già hanno operato su larga scala in Siria, Iraq, Nagorno Karabakh, Libia, Sahel, Somalia ed Ucraina.

Le nuove unità spagnole dotate di ponte di volo continuo dovrebbero essere integrate da unità di dimensioni più contenute, destinate al supporto dei movimenti di trasporto da nave a terra e viceversa, sulla falsariga di quanto avviene nella US Navy che sta pianificando ed acquistando (sia pure non proprio in modo lineare) nuove tipologie di “connettori” di medio tonnellaggio in vista principalmente delle operazioni nell’immenso teatro operativo del Indo-Pacifico.

Ovviamente, per l’Armada le esigenze sono diverse e si tratterebbe di colmare il divario oggi esistente tra le due unità di trasporto ed assalto anfibio Castillia e Galicia da 14.000 tonnellate a pieno carico, entrate in servizio tra il 1998 ed il 2000, e gli LCM-1E, mezzi da trasporto e sbarco da 120 tonnellate a pieno carico, di cui è disponibile una decina di esemplari, unità con capacità marine e di trasporto nonché di proiezione troppo limitate per le esigenze attuali e per quelle prevedibilmente future

Foto @Armada Española

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