ExxonMobil ed il suo partner QatarEnergy hanno iniziato martedì scorso le trivellazioni al largo della costa di Cipro tra le minacce delle navi da guerra turche che rivendicano la sovranità di Ankara su quelle acque.
Il consorzio statunitense-qatariota ha ottenuto la licenza di esplorazione dell’area che verte sul cosiddetto blocco 10 di cui si stima una consistenza di gas tra i 5 e gli 8 trilioni di metri cubi.
Pert tutta risposta, Ankara, stizzita da questa concessione cipriota, ha mobilitato la sua Marina e la Guardia Costiera, inviando nell’area proprie navi, rivendicandone la territorialità.
Peraltro, il consorzio ExxonMobil e QatarEnergy hanno voluto assicurare Ankara affermando che le aree trivellate non appartengono alla piattaforma continentale turca.
La storia del blocco 10 è interessante, perché in origine, allorquando Larnaca decise di voler sfruttare i giacimenti di idrocarburi presenti nelle sua ZEE o Zona Economica Esclusiva, era stato aggiudicato alla compagnia petrolifera Total.
Proprio le attività di ricerca del blocco 10 e degli altri blocchi affidati a Total ed ENI avevano creato più di un problema tra Parigi ed Ankara, con la prima che aveva inviato più volte in zona propri dispositivi aeronavali a supportare l’attività di ricerca, dinanzi alle minacce turche di mandare navi in quelle acque.
Peraltro, nello specifico la Total non ha voluto proseguire lo sfruttamento del blocco 10 perché lo ha ritenuto privo di potenziale capacità di sviluppo.
Gli esiti delle prove di queste trivellazioni sono attese entro la fine del primo trimestre del 2022 per conoscere la reale capienza del giacimento.
Inoltre, allo stesso consorzio statunitense-qatariota è stato assegnata dalle autorità cipriote la concessione di esplorazione del limitrofo blocco 5.
In tutta questa situazione a dir poco complessa, si inseriscono le non troppo velate minacce di sanzioni alla Turchia da parte dell’Unione Europea per l’atteggiamento tenuto da Ankara nei confronti di Cipro, Paese membro dell’Unione Europea, le cui acque territoriali riconosciute a livello internazionale più volte sono state teatro di navigazioni non autorizzate da parte di navi militari e di ricerca turche.
C’è da dire che l’Unione Europea è frenata dall’imporre serie sanzioni alla Turchia perché Ankara riceve e richiede consistenti emolumenti da Bruxelles per gestire il fenomeno dell’immigrazione clandestina alle porte dell’Europa.
IL blocco 10 è stato l’asset più contestato offerto nel terzo round di licenze offshore di Cipro perché confina con la concessione egiziana di Shorouk, dove l’italiana Eni ha scoperto il giacimento di gas Zohr da 850 miliardi di m³ nel 2015, la più grande scoperta fino ad oggi effettuata nel Mediterraneo orientale.
La posizione del blocco 10 si può definire “strategica” perché si trova anche a ovest del giacimento di gas Aphrodite da 113 miliardi-142 miliardi di metri3 sito nel blocco 12 ed è adiacente al blocco 6, dove Eni ha effettuato la scoperta del giacimento Calypso da 170 miliardi di m³ nel febbraio del 2018.
Un ulteriore aspetto interessante della vicenda è rappresentato dal ruolo giocato da QatarEnergy il colosso dell’energia del Emirato del Qatar che è un partner ed Alleato strategico di Ankara. Infatti, tra Turchia e Qatar sono in atto strettissimi rapporti commerciali, finanziari e militari con la presenza di una base militare turca in Qatar e la collaborazione attiva in Libia a sostegno del Governo di Tripoli.
Proprio quest’ultima attività di supporto al Governo di Tripoli contro il Governo di Bengasi nella Cirenaica sostenuto, invece, da Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Russia e Francia, ha creato più di un problema per la sottoscrizione del trattato che a detta di Ankara e Tripoli regolerebbe le rispettive ZEE marittime, sollevando, ovviamente, le proteste di Atene, La Valletta, Cipro, Il Cairo e Roma che non lo riconoscono.
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