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An F-35A Lightning II fighter jet takes off May 30, 2019, at Aviano Air Base, Italy. The F-35s are deployed to Aviano AB to participate in exercises like Astral Knight 2019 and conduct training with other Europe-based aircraft as part of a Theater Security Package. (U.S. Air Force photo by Tech. Sgt. Jim Araos)

F-35, la querelle non è finita, M5S: “rinegoziare” – il nostro fact checking

An F-35A Lightning II fighter jet takes off May 30, 2019, at Aviano Air Base, Italy.

L’incontro del Segretario di Stato Pompeo con il Primo Ministro italiano Giuseppe Conte sembrava chiudere definitivamente ad una possibile riduzione degli F-35 italiani.

Nei mesi passati si è assistiti ad una rimodulazione della spesa ma mai si era parlato di ridurre gli F-35 che dai 131 del 1998 sono stati ridotti a 90 nel 2012.

Oggi il Capogruppo Commissione Esteri M5S al Senato, Gianluca Ferrara, ha affermato:

Leggiamo con stupore le ricostruzioni giornalistiche riguardanti la presunta conferma del programma F-35 che il presidente Conte avrebbe dato a segretario di Stato Usa Pompeo. Il Movimento 5 Stelle ha sempre criticato questo programma militare che, così com’è, ci indebiterebbe per almeno 50 miliardi di euro nei prossimi quarant’anni. Un progetto insostenibile che molti Paesi, Stati Uniti compresi, hanno già tagliato. Una rinegoziazione è doverosa anche da parte dell’Italia. Un ridimensionamento del programma di acquisto consentirebbe di liberare miliardi di euro da investire in scuole, ospedali e trasporti pubblici. I cittadini ci chiedono questo, non bombardieri strategici con capacità nucleare. Confidiamo nel fatto che il nostro presidente del Consiglio farà la scelta giusta.

Fact Checking

“indebitarci per almeno 50 miliardi di euro nei prossimi quarant’anni”

Il prezzo unitario per gli F-35A è sceso a 85 milioni di dollari mentre per l’F-35B si attesta attorno ai 115 milioni di dollari. Tali cifre, all’aumentare dei volumi di produzione, diminuiranno ulteriormente. L’affermazione del Capogruppo si riferisce verosimilmente alla somma di 14 miliardi (fase di acquisto) più 35 miliardi (stima per il supporto operativo e logistico). Due cose distinte e complesse. Non spendere i 14 miliardi per l’acquisto non “sblocca” i 50 miliardi che sarebbero impiegati in altri assetti sostitutivi.

Un progetto insostenibile che molti Paesi, Stati Uniti compresi, hanno già tagliato.

Il Joint Program Office americano sta perfezionando con la Lockheed Martin un contratto da 34 miliardi di dollari per la fornitura di 478 F-35; il contratto più costoso nella storia del Dipartimento della Difesa. A seguito di questo contratto il prezzo per l’F-35A dovrebbe scendere sotto gli 80 milioni.

Gli Stati Uniti intendono acquistare 2.456 F-35 in tutte e tre le versioni (nel 2011 erano 2.443)

Recentemente il Giappone ha affermato che intende acquistare ulteriori 105 F-35, la Polonia è molto vicina a firmare un contratto da 6,5 miliardi di dollari per 32 F-35 ed altre nazioni si sono dimostrate interessate al velivolo.

In Germania i comandi militari avrebbero visto di buon occhio l’acquisto di F-35 per sostituire i Tornado ma si è preferito virare sull’Eurofighter

non bombardieri strategici con capacità nucleare.

La capacità nucleare dell’F-35 ci consente di rimanere nel Nuclear Nato Sharing Program, situazione che imbarazza l’Aeronaurica militare tedesca la quale è ancora incerta su come certificare l’Eurofighter per l’impiego di armamento nucleare.

JSF – in poche parole

E’ doveroso sottolineare che l’F-35 rappresenti un bombardiere di quinta generazione con estese capacità di guerra elettronica ed in grado di colpire obiettivi difesi da batterie missilistiche moderne. La riduzione degli esemplari da 131 a 90 ha già portato un grave nocumento alle nostre aziende data la diminuzione della nostra quota di produzione delle semi-ali come indicato nella relazione redatta dalla Corte dei Conti nel 2017. La FACO di Cameri intanto si presenta al mondo come eccellenza nazionale ricevendo i sinceri complimenti dei Paesi Bassi.

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