Lo scorso lunedì Rabat, capitale del Marocco, è stata sede di una serie di sottoscrizioni di accordi tra diversi Paesi, avente ad oggetto la costruzione e messa in funzione di una pipeline che, partendo dalla Nigeria, arriverà in Marocco e qui si collegherà con i gasdotti che uniscono l’Africa all’Europa.

L’opera, a dir poco ciclopica, con un budget di circa 25 miliardi di dollari, ha richiesto il consenso di diversi Paesi che hanno sottoscritto accordi separati per la parte di propria competenza.
Il progetto del gasdotto lungo 5.600 chilometri si estenderà su più di 11 Paesi lungo la costa atlantica dell’Africa, con l’ambizione di poter servire oltre 400 milioni di abitanti che si concentrano in quell’area del continente africano.
Gli accordi sono stati siglati da Marocco e Nigeria, Gambia, Guinea Bissau, Guinea, Sierra Leone e Ghana; in precedenza erano stati sottoscritti anche da Mauritania e Senegal.
La nuova pipeline sarà collegata al gasdotto Maghreb-Europa e, pertanto, alla rete europea del gas, permettendo di aumentare la quota di gas proveniente dall’Africa, diversificando le fonti di approvvigionamento.
Anche Liberia, Togo e Benin beneficeranno del gas pompato dalla Nigeria verso il Nord Africa.
Il Marocco considera strategica l’opera ed ha puntato moltissimo sull’attività diplomatica preordinata a raggiungere l’obiettivo di mettere d’accordo tutti i Paesi sul cui suolo passerà il gasdotto. Lo stesso sovrano del Marocco, Mohammed VI, si è speso in prima persona per l’accordo panafricano su questo gasdotto di cui potranno beneficiare i Paesi del Golfo di Guinea, Sahel e Nord Africa, aumentando pari tempo le esportazioni verso l’Europa.
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