
I leader della coalizione di maggioranza sono giunti alla felice decisione di far proseguire l’apporto tedesco al programma europeo “Eurodrone” sorpassando quindi le iniziali perplessità che l’SPD (Partito Socialdemocratico) ha sempre manifestato sui sistemi senza pilota.
Rimangono però i veti circa la possibilità di “armare” l’Eurodrone, almeno da parte tedesca, venendo quindi impiegato solamente per missioni di sorveglianza e ricognizione.
L’SPD si è dimostrato particolarmente intransigente su questo punto tanto che lo scorso anno, malgrado il feroce pressing delle Forze Armate, gli Heron TP non sono stati armati.
Questo accordo è comunque un passo avanti per rimanere entro i tempi dato che a marzo dovrebbe avvenire la firma del contratto per lo sviluppo.
Le altre nazioni partecipanti (Francia, Italia e Spagna) avranno comunque la libertà di poter integrare armi se lo vorranno ma chiaramente lo STOP di Berlino non semplifica di certo le cose.
E’ quindi molto probabile che saranno sviluppate due differenti versioni: una per sorveglianza, ricognizione e intelligence (ISR) ed una seconda armata.
La Germania sarà il primo paese per numero di velivoli con sette “sistemi” seguita dall’Italia a cinque mentre Francia e Spagna ne acquisteranno quattro ciascuno.
Per sistema si intende una stazione di controllo a terra e tre droni.
Il programma
Per il programma, quando raggiungerà la piena attività, verranno creati quasi 7.000 posti di lavoro sparsi in tutto il Vecchio Continente.

L’assemblaggio finale dell’EURODRONE avverrà presso il sito produttivo Airbus di Manching in Germania dove verrà allestita l’unica linea di assemblaggio “finale” in modo da garantire un contenimento dei costi di produzione.
Chiaramente i pezzi arriveranno da altre parti d’Europa in diversi stati di lavorazione. La fusoliera verrà assemblata ed integrata in Spagna prima di essere trasferita in Germania.
Presso Manching in Germania verrà svolto dunque l’assemblaggio finale nonché le prove di natura tecnica prima della consegna al cliente.
Il centro di consegna sarà infatti sempre presso Manching.
Il requisito complessivo è dunque di 60 velivoli senza pilota e 20 stazioni di controllo a terra.
Non è ancora stato rivelato il nome della società che si preoccuperà di fornire i 120 motori turboelica necessari.
Il drone Made in Europe

Il MALE sarà un drone bimotore turboelica specificamente sviluppato per svolgere missioni ISTAR (Intelligence, Surveillance, Target Acquisition and Reconnaissance) in tutte le condizioni meteo di notte e di giorno.
La presenza di 4 piloni subalari può indicare lo sviluppo di pod di missione oppure per armamento anche se su quest’ultima ipotesi non sono state date conferme.
Similmente a quanto già presente sul nuovo SkyGuardian/SeaGuardian anche il drone europeo dovrà essere pienamente in regola con le nuove regole del traffico aereo ottenendo la necessaria certificazione (STANAG 4671).
In linea di massima i paesi partner vogliono un prodotto con costi di acquisto e mantenimento inferiori all’MQ-9B Reaper.