Elvio Rotondo
Il 19 gennaio scorso, in occasione del 60° anniversario della firma del trattato di sicurezza tra Giappone e Stati Uniti, Washington e Tokyo si sono impegnate a rafforzare la loro alleanza per far fronte ad un ambiente di sicurezza in evoluzione nella regione Asia-Pacifico, soprattutto di fronte al build-up militare della Cina e alla minaccia nucleare della Corea del Nord.
Nell’occasione, il Primo Ministro Shinzo Abe ha dichiarato: “Oggi, più che mai, il trattato di sicurezza Giappone-USA è un pilastro indistruttibile e inamovibile, a salvaguardia della pace in Asia, nell’Indo-Pacifico e nel mondo, garantendo al contempo la prosperità”.
Trump ha definito l’alleanza “solida come una roccia” e ha riconosciuto che è stata “essenziale per la pace, la sicurezza e la prosperità” per entrambi i paesi e la regione negli ultimi sessanta anni. Ma ha criticato ciò che percepisce come la natura “unilaterale” del trattato, sostenendo che Tokyo dovrebbe partecipare con una quota maggiore alle spese per il mantenimento delle forze statunitensi (54.000 soldati).
Attualmente, il Giappone contribuisce con quasi 1,8 miliardi di dollari all’anno.
Lo scorso anno, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump avrebbe chiesto al Giappone di quadruplicare i pagamenti annuali (circa 8 miliardi di dollari) per le forze statunitensi presenti nel paese. L’attuale accordo scadrebbe nel marzo 2021 e i negoziati per rinnovarlo dovrebbero iniziare nella prima metà di quest’anno.
In Giappone l’alleanza ha dovuto affrontare critiche interne. Secondo alcuni il fatto che Tokyo sia protetto dall’ombrello nucleare degli Stati Uniti è in contrasto con gli sforzi del paese di abolire le armi nucleari, essendo stato l’unica vittima al mondo di un bombardamento atomico.
Nel paese, esiste anche una persistente opposizione locale nell’ospitare le forze statunitensi a Okinawa. Il 70 percento dell’area totale è utilizzata esclusivamente dalle strutture militari statunitensi, tra ripetuti incidenti e casi di stupro da parte delle truppe americane. Trentuno delle ottantacinque strutture militari statunitensi in Giappone si trovano a Okinawa, nonostante sia la prefettura più povera e tra le più piccole del Giappone.
Tuttavia, il 18 gennaio scorso, i Ministri degli Esteri e della Difesa di Giappone e Stati Uniti, in una dichiarazione congiunta, hanno riferito che l’alleanza ha svolto e continuerà a svolgere un ruolo fondamentale nel garantire la pace e la sicurezza dei due paesi, realizzando nel contempo la visione condivisa di un Indo-Pacifico libero e aperto.
Il trattato è la base per la permanenza delle truppe americane in Giappone. Oltre alle basi statunitensi, il Giappone ospita anche la portaerei a propulsione nucleare “Ronald Reagan”, della Settima Flotta, nella sua base permanente di Yokosuka. Il loro schieramento ha lo scopo di consentire alle forze statunitensi di rispondere rapidamente alle contingenze nella regione.
Firmato nel 1960 dai governi dell’allora Primo Ministro Nobusuke Kishi (nonno di Abe) e poi dal Presidente Dwight Eisenhower, il Trattato di Mutua Cooperazione e Sicurezza tra Giappone e Stati Uniti ha sostituito l’accordo del 1951 che aveva aiutato a formare la base delle relazioni tra paesi dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Il trattato rivisto rimosse una clausola, della versione precedente, che consentiva agli Stati Uniti di intervenire per reprimere le insurrezioni all’interno del Giappone e reso esplicito l’obbligo di Washington di difendere il Giappone in caso di attacco armato.
Negli ultimi anni, una Cina più assertiva, una Corea del Nord con armi nucleari e altre sfide hanno spinto l’alleanza a fare aggiustamenti storici, tra cui la creazione di un ruolo più ampio per le Forze Armate giapponesi. Nel 2014, Shinzo Abe si è impegnato per rafforzare il ruolo del Giappone nell’alleanza, rimuovendo il divieto assoluto di esportare armi e reinterpretando la Costituzione pacifista per consentire alle Forze di Autodifesa giapponesi (SDF) di proteggere gli alleati in determinate situazioni sotto l’autodifesa collettiva.
(I “tre principi sul trasferimento di attrezzature e tecnologia per la difesa” del 2014 consente alle società giapponesi di vendere tecnologie di difesa all’estero e di partecipare a progetti comuni di ricerca e sviluppo con società straniere.)
In ambito tecnologico, una migliore cooperazione in materia di difesa tra Giappone e Stati Uniti andrebbe a beneficio dell’alleanza dando alle aziende giapponesi la capacità di colmare alcune lacune nelle catene di approvvigionamento della difesa statunitense e nelle sue capacità. Consentirebbe ai contractors della difesa statunitensi e giapponesi di collaborare a progetti di difesa a beneficio di entrambi i paesi.
L’alleanza tra i due paesi è più importante che mai per gli interessi di entrambi in Asia, soprattutto per il Giappone che ha una lunga disputa territoriale con la Cina sulle isole Senkaku / Diaoyu, un gruppo di isolotti disabitati nel Mar Cinese Orientale. Washington ha mantenuto una posizione neutrale sulla sovranità delle isole, ma le recenti amministrazioni le hanno considerate amministrate dal Giappone e quindi coperte dal trattato di sicurezza (applicazione dell’articolo 5 del trattato di sicurezza USA-Giappone).
Entrambi i Paesi, affermano il forte impegno a realizzare un “Indo-Pacifico libero e aperto”. Durante la riunione del Comitato consultivo per la sicurezza USA-Giappone, svoltosi a Washington nel mese di aprile dello scorso anno, i ministri dei rispettivi paesi hanno concordato che la cooperazione nelle operazioni multi-dominio, il potenziamento delle capacità dell’Alleanza e l’aumento della prontezza operativa e della cooperazione dovrebbero essere obiettivi fondamentali per far progredire le relazioni di difesa. Inoltre, nella riunione sono stati messi in evidenza lo spazio, il cyberspazio e lo spettro elettromagnetico come aree prioritarie per preparare meglio l’Alleanza alle operazioni multi-dominio.