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Gli aiuti militari statunitensi all’Ucraina al 10 novembre 2022

Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, in occasione dell’annuncio del nuovo pacchetto di aiuti militari del valore di 400 milioni di dollari, ha comunicato anche la lista dei materiali fin qui inviati all’Ucraina dall’inizio delle ostilità tra Mosca e Kiev.

Settore aeronautico ed aerospaziale

Nel primo rientra la fornitura di oltre 700 loitering munitions Switchblade Tactical Unmanned Aerial Systems, approssimativamente 1.800 Phoenix Ghost Tactical Unmanned Aerial Systems (TUAS), Puma Unmanned Aerial Systems (quantità non dichiarata), 15 Scan Eagle Unmanned Aerial Systems (UAS) e 20 elicotteri multiruolo Mi-17.

Gli Stati Uniti hanno fornito anche missili aria-superficie anti radar AGM-88 Harm, dieci radar di sorveglianza aerea, oltre 1.600 missili portatili antiaerei per la protezione ravvicinata (MANPADS VSHORAD) FIM-92 Stinger, 8 sistemi da difesa aerea a medio raggio National Advanced Surface-to-Air Missile Systems (NASAMS), missili HAWK per i relativi sistemi di difesa aerea (messi a disposizione dagli Spagnoli con anche i primi missili), quattro sistemi mobili di difesa aerea a corto raggio Avenger, due radar per la scoperta ed il tracciamento di Tactical Unmanned Aerial Systems, venti radar multi-missione e Counter-Unmanned Aerial Systems.

Nel secondo settore accesso ai servizi commerciali di telerilevamento spaziale e la fornitura di quattro antenne per comunicazioni protette satellitari.

Settore navale

Fin qui all’Ucraina sono stati forniti due sistemi di difesa costiera con missili anti nave AGM-84 Harpoon, 58 unità per pattugliamenti costieri e fluviali nonché una quantità non rivelata di Unmanned Coastal Defense Vessels.

Non è stata chiarita la questione relativa la consegna delle unità di pattuglia del tipo Mark V.

Settore terrestre

Ovviamente, data la natura della guerra in corso, è il settore terrestre quello maggiormente interessato dalle forniture statunitensi.

L’artiglieria ucraina è stata dotata di 142 obici/cannoni M777 da 155/39 mm con circa 924.000 proiettili da 155 mm, 4.000 munizioni guidate per attacchi di precisione XM982 Excalibur, 9.000 proiettili da 155 mm per il rilascio a distanza di mine anticarro o Remote Anti-Armor Mine (RAAM), 36 obici/cannoni calibro 105 mm con 180.000 proiettili calibro 105 mm, 38 lanciarazzi multipli 38 High Mobility Artillery Rocket Systems (HIMARS) con relativi razzi da 227 mm, 20 mortai pesanti calibro 120 mm con 125.000 proiettili, razzi a guida laser per attacchi di precisione, oltre 50 radar contro batteria e 4 radar contro mortai.

Come mezzi da combattimento, gli USA hanno messo a disposizione 45 carri armati T-72B, 200 veicoli blindati trasporto truppe M113, 250 veicoli blindati M1117, 440 MaxxPro Mine Resistant Ambush Protected Vehicles (MRAP), oltre 1.000 High Mobility Multipurpose Wheeled Vehicles (HMMWV), 22 veicoli per recupero e riparazione, 44 automezzi per il trasporto dei carichi pesanti e 88 rimorchi, 4 posti comando.

Per le armi anticarro ed anti materiale gli Stati Uniti hanno fornito oltre 8.500 missili anticarro FGM-148 Javelin, 1.500 lanciatori per missili anticarro TOW, 276 HMMWV con lanciatore TOW ed oltre 38.000 sistemi d’arma anticarro/anti materiali.

Nel computo dei materiali trasferiti vi sono anche oltre 11.000 lanciagranate ed armi leggere con ottiche e munizionamento compreso (circa 84 milioni di proiettili).

Sono stati forniti anche sistemi ed attrezzature per la rimozione ed il disinnesco di mine, M18A1 Claymore, esplosivi C-4, cariche di demolizione, e cariche per demolizione di ostacoli.

Non mancano sistemi per comunicazioni tattiche, equipaggiamenti per il jamming, migliaia di sistemi di visione notturna, sorveglianza, camere termiche, telemetri laser, materiale sanitario, oltre 75.000 set di giubbetti antiproiettile ed elmetti balistici, protezioni NBCR, materiali da campo e parti di rispetto, carburanti e finanziamenti per la formazione, la manutenzione e il sostegno.

Prime analisi

In generale, si può osservare che Washington ha volutamente deciso di supportare Kiev per contrastare Mosca sul piano militare, finanziario e politico adottando una molteplice linea, quella dei prelievi di autorità del Presidente dalle scorte strategiche del Pentagono, quella dei normali invii decisi dal Pentagono e la c.d. legge lead and lease per l’Ucraina che il Congresso ha deliberato a larghissima maggioranza.

Pertanto, l’impegno statunitense è stato totale e ha interessato non solo l’invio di sistemi d’arma ma soprattutto un forte investimento nella capacità di comando e controllo, di intelligence, sorveglianza e ricognizione (ISR) addestramento, capacità di movimento e combattimento nelle ore notturne, tutti aspetti del conflitto nel ambito del quale le Forze Armate Ucraine hanno dimostrato una netta superiorità rispetto a quelle Russe, rimaste impantanate a tattiche operative ormai datate e superate e a procedure di comando e controllo accentrate totalmente inefficienti con uso di tecnologie moderne decisamente limitato, dimostrando un deficit enorme rispetto non solo le forze di Kiev ma, più in generale, rispetto alla NATO.

Altro aspetto molto interessante è il rapporto tra il Pentagono e l’industria della Difesa, con la seconda che è stata chiamata a sostenere lo sforzo statunitense per supportare l’Ucraina, per ripristinare le scorte strategiche e le dotazioni delle FF.AA. di Washington, per dar corso ai programmi di sostituzione dei mezzi di origine sovietica-russa che i Paesi della NATO hanno (o avevano) in dotazione che, tramite gli Stati Uniti, sono “girati” all’Ucraina che li ha già in inventario al fine di facilitare l’impiego, essendo sistemi già in uso. Questa sorta di permuta consente ai Paesi Alleati soprattutto dell’Europa del Est di ammodernare le loro FF.AA., ottenendo di liberare risorse che servono a contrastare sul campo le forze russe, di immettere in servizio materiali decisamente più moderni migliorando i tassi di efficienza ed operatività, grazie alla possibilità di essere supportati dalle FF.AA. ed industrie statunitensi, per le rispettive Difese nazionali ed a livello collettivo dell’intera Alleanza.

Nel settore aeronautico gli Stati Uniti, finora, non hanno voluto trasferire materiale di loro produzione se non limitatamente ad UAS, TUAS e loitering munitions; per quest’ultime peraltro, le consegne sono state piuttosto limitate; il sospetto è per evitare che tecnologia sensibile potesse cadere nelle mani sbagliate e, comunque, sono state “sostituite” con altri sistemi.

C’è da notare che il Phoenix Ghost Tactical Unmanned Aerial Systems è un programma che l’USAF ha lanciato per far fronte alle esigenze ucraine. Questo è un chiaro esempio della rapidità della risposta statunitense alle vicende ucraine e del rapporto intrinseco tra gli organi di ricerca e sviluppo delle Forze Armate e l’industria.

I missili HARM consegnati, sono di lotti di produzione datata e sono stati adattati per l’impiego dei caccia bombardieri MiG-29 ucraini. Anche qui, si è ottenuta una soluzione a basso rischio ed a basso costo al problema della soppressione delle difese antiaeree russe schierate nei territori occupato, con inventiva e tempi ridotti.

Il vero aiuto statunitense in campo aeronautico, come detto in precedenza, è costituito dal trasferimento da parte di Paesi NATO di velivoli di produzione sovietica ancora in uso (MiG-29), che saranno sostituiti con velivoli più avanzati di fabbricazione nord americana F-16V nuovi o, addirittura, F-35 e con F-16A/B MLU provenienti da altri Paesi NATO che hanno ripianato le perdite subite dall’Aeronautica Ucraina.

Nel settore satellitare c’è da dire che gli Stati Uniti hanno sostenuto finanziariamente l’acquisto di servizi da parte di Kiev e non sono mancate questioni, ad esempio quella del supporto economico ai servizi di comunicazione offerti dalla costellazione commerciale Starlink usata dagli Ucraini.

Nel settore dei sistemi missilistici, oltre gli Stinger gli Stati Uniti hanno messo a disposizione batterie di missili a medio raggio NASAMS di nuova produzione. Ora, non volendo inviare in Ucraina i più moderni Patriot ma schierandoli nei Paesi limitrofi per rafforzare le difese NATO, il Pentagono ha deciso di spedire i più datati missili a medio/lungo raggio Hawk, i quali sono stati ritirati dal servizio da diversi anni ed abbisognano di essere rinnovati e ciò sarà reso possibile grazie al fondo per l’acquisto di sistemi d’arma a favore di Kiev. Tali missili saranno poi impiegati dalle batterie Hawk che la Spagna ha deciso di inviare in Ucraina; trattasi di materiale, quello spagnolo, impiegato fino a pochi anni fa, prima di essere sostituito da Patriot e NASAMS nelle fila del Ejèrcito de Tierra, per cui è in condizioni migliori rispetto a quello statunitense.

La novità più recente è rappresentata dalla decisione di inviare anche una prima mezza batteria di sistemi mobili per la difesa antiaerea Avenger; la mossa probabilmente è dovuta al largo impiego fatto da parte dei Russi di uas/loitering munitions di produzione iraniana che hanno colpito anche obiettivi civili.

Il settore navale, fluviale e marittimo, avrebbe dovuto essere secondario vista la natura prettamente terrestre della guerra in corso.

Nonostante ciò, sono state registrate perdite sensibili sia dalla Marina Ucraina, sia dalla Marina Russa che ha perso pure un incrociatore, il Moskva nonché unità del tipo fregata e corvetta messe fuori combattimento da missili antinave, uas e usv che hanno portato attacchi perfino nelle acque della base navale di Sebastopoli.

I materiali più interessanti ceduti dagli Statunitensi sono le due batterie di missili antinave Harpoon che hanno obbligato la Marina Russa ad adottare profili di missione molto più cauti rispetto ai primi mesi di operazione, ed i misteriosi Unmanned Coastal Defense Vessels di cui non sono state rilasciate informazioni ed immagini.

Il settore terrestre è quello che ha registrato i maggiori invii di materiali, tra cui gli HIMARS che hanno confermato di essere sistemi micidiali, altamente operativi ed in grado di modificare sostanzialmente la situazione sul campo. Inoltre, gli Ucraini hanno apprezzato la combinazione M777+M982 Excalibur che ha permesso loro di colpire in modo selettivo gli obiettivi russi dispersi anche in aree urbanizzate, al fine di limitare i danni alle strutture civili.

Nel settore missilistico la consegna di oltre 8.500 missili Javelin ha costretto il Pentagono a rimettere in moto la produzione industriale su larga scala che, fino allo scoppio delle ostilità tra Mosca e Kiev, era a ritmo ridotto, destinata principalmente per coprire le esigenze di esportazione.

E’ interessante notare che il consorzio industriale Raytheon-Lockheed Martin che produce il missile Javelin, insieme all’US Army, ha provato con successo la combinazione di impiego del missile antiaereo Stinger dall’unità di lancio (CLU) del missile Javelin. Tale iniziativa nasce perché sono stati riscontrati problemi per far ripartire la produzione su larga scala dei sistemi antiaerei Stinger, sia per difficoltà a reperire i materiali necessari con le altre linee di produzione sotto pressione (AIM-9X Block II+ che può essere impiegato anche come missile superficie-aria dalle batterie NASAMS 3 e Javelin su tutte) nonché per l’obsolescenza di diverse componenti che non rendono fattibile intervenire su larga scala sul missile e soprattutto sulla sua unità di lancio.

Proprio, perché lo Stinger, sia pure ammodernato nel corso degli anni, non rappresenta più lo stato dell’arte, l’US Army ha lanciato in questi ultimi mesi il programma per il suo successore, che peraltro sarà simile nelle dimensioni, che dovrebbe essere disponibile a partire dal 2026. Le prove di compatibilità con le CLU del missile Javelin devono essere pertanto viste come una soluzione tampone per l’impiego dello Stinger fino a quando non sarà operativo il nuovo MANPADS che dovrà essere usato anche dai sistemi di difesa antiaerea MSHORAD su Stryke 8×8 e da parte degli Avenger, nonché da parte degli elicotteri Apache, altri tipi di elicotteri e da parte di UAS. Tali prove hanno dimostrato non solo la piena compatibilità tra i due sistemi ma anche la sostanziale superiorità della CLU del Javelin rispetto al sistema finora impiegato per lanciare i missili Stinger, il che probabilmente permetterà all’US Army di ottenere sostanziali economie di scala e comunanza di addestramento del personale.

Per il resto, il Pentagono ha inviato in Ucraina materiali particolarmente non innovativi e disponibili su larga scala (“a consumazione”), come M113, HMMWV, M117, MRAP, missili TOW e lanciagranate, tutti sistemi che, pur essendo in alcuni casi datati, hanno confermato di essere perfettamente in grado di poter affrontare sul campo i mezzi di origine sovietica e russa anche di generazione più avanzata in un contesto di comando e controllo avanzato che può sfruttare a suo favore i dati ottenuti dagli assetti ISR fin qui dimostratisi nettamente superiori agli omologhi russi.

Primi insegnamenti

Di sicuro interesse è la formula “circolare” di ispirazione tedesca, messa in atto per far pervenire i carri armati T-72B, sostenendo anche le spese di ammodernamento di un pari numero di questi mezzi da combattimento che saranno girati all’Ucraina dalla Repubblica Ceca. Come detto, è una formula che accontenta tutti e che rende disponibili in tempi brevi i sistemi per l’Ucraina ed in tempi un po’ più lunghi i sostituti più avanzati per i Paesi “donatori”

La guerra in corso ormai da quasi nove mesi ha portato in primo piano la necessità di mantenere buoni livelli di scorte di materiali, pronte per qualsiasi esigenza.

L’uso più o meno profondo di queste scorte implica un rapporto con l’industria della Difesa che dovrà essere sempre più incentrato, da un lato sul mantenimento di alti tassi di efficienza dei materiali in uso presso le Forze Armate, sia della gestione dei sistemi non più in uso che possono essere rivenduti all’Estero e/o in parte mantenuti in condizioni di efficienza per essere subito impiegati per far fronte a situazioni come quella ucraina, senza dover intaccare immediatamente le dotazioni e le riserve di materiali in uso.

Ovviamente, il materiale in uso presso le Forze Armate ceduto per far fronte alle esigenze del momento, dovrà essere sostituto con sistemi dello stesso tipo di nuova generazione o sistemi diversi di tipo più avanzato, al fine di non decurtare le capacità complessive.

Da parte dell’industria della Difesa vi dovrà essere un approccio diverso, con possibilità di aumentare i ritmi produttivi a secondo delle necessità, gestendo meglio l’approvvigionamento dei materiali nel lungo periodo e sfruttando al meglio la cooperazione industriale sia in ambito europeo, sia transatlantico.

Foto 1), 4), 5), 9) US Army; 2) Insitu; 3) Boeing; 6) Raytheon/Kongsberg; 7) open source; 8) NSPA; 10) Ministero della Difesa Ucraino

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