Con una mossa prevedibile, visto il recente scontro in mondovisione consumatosi pochi giorni fa nello Studio Ovale della Casa Bianca, il presidente Trump ha ordinato la sospensione temporanea degli aiuti militari statunitensi alla Ucraina.

La giustificazione a tale mossa da parte della Casa Bianca è la ricerca di una soluzione che possa portare la pace tra i due contendenti.
E’ chiaro che le motivazioni sono altre e devono essere ricercate nei pessimi rapporti personali tra Zelensky, Trump e Vance, nel mancato accordo per il controllo delle terre rare ucraine da parte statunitense, nella volontà di Trump di recuperare il rapporto con la Russia di Putin e nella guerra commerciale che si appresta a scatenare con l’Europa imponendo dazi alle merci importate dal Vecchio Continente visto come un pericoloso concorrente economico piuttosto che un solido partner, con la strategia di sicurezza collettiva, finora assicurata da oltre settant’anni dalla NATO, che sarà tutta da capire alla luce dei nuovi accadimenti.
In Europa la mossa di Trump non ha sorpreso; era nell’aria, i maggiori Paesi l’avevano intuita e si preparano da tempo; è fissato un nuovo vertice sulla sicurezza con proposte serie per aumentare i bilanci della Difesa, con un fondo comune da 800 mld di euro per espandere e potenziare le Forze Armate; i mercati azionari da giorni premiano i titoli azionari delle maggiori industrie europee del settore della Difesa ritoccando sempre nuovi massimi, mentre negli Stati Uniti succede l’esatto contrario, con crolli dei titoli azionari delle major del comparto industriale della Difesa nord americana, sia per le decisioni di Trump sul nuovo corso ucraino, sia per la volontà di decurtare pesantemente il bilancio della Difesa, nonché a problemi e contenziosi in atto con il Dipartimento della Difesa.
La decisione di Trump è tesa a costringere Zelensky a sedersi ad un tavolo delle trattative al quale in verità nelle intenzioni russe-statunitensi nemmeno era invitato, o, più probabilmente, ad una sorta di resa; l’accordo sulla concessione del controllo e sfruttamento delle terre rare era una sorta di pegno per continuare l’assistenza militare, peraltro offerto a “scartamento ridotto”, di Washington a Kiev; a ben vedere, le condizioni di “pace” ventilate dalla Casa Bianca erano e sono un macigno sui rapporti prossimi venturi di sicurezza tra Ucraina e Russia e tra quest’ultima e l’Europa.
La risposta europea, come detto, non si è fatta attendere; Londra trasferirà cinquemila Lightweight Multiruole Missile di nuova produzione alla Ucraina così come Oslo produrrà sistemi di difesa aerea NASAMS per potenziare le difese antiaeree ed antimissile delle Forze Armate di Kiev; altre decisioni simili si aspettano da Berlino dove si sta formando il nuovo Governo, da Parigi, da Roma e Varsavia che continuano a puntellare l’Ucraina, nonché dagli altri Paesi Scandinavi e Baltici dal febbraio del 2022 in prima linea a supporto di Kiev.
La precedente amm.ne Biden ha concesso aiuti militari all’Ucraina per circa tre anni ma sempre con un occhio a non aggravare più di tanto i rapporti con Mosca, nonostante l’applicazione di sanzioni sempre più severe; era stata fatta una scelta di tenere Mosca invischiata il più possibile nel conflitto, con perdite sempre più elevate e costringere l’economia russa a collassare; allo stesso tempo si era deciso di rafforzare gli Alleati del fianco orientale e la stessa presenza statunitense nel Vecchio Continente.
Con il cambio di amm.ne a Washington apparentemente tutto sembra destinato a cambiare; al disimpegno statunitense annunciato, con riflessi sulla tenuta della NATO, dovrà necessariamente corrispondere un maggior impegno europeo collettivo; tutti ne sono consapevoli (comprese Londra ed Ottawa che gioca tutta una sua partita, pressata dai dazi e che non vuole rimanere schiacciata dalla politica allo stesso tempo isolazionistica ed aggressiva seguita dalla Casa Bianca); altre soluzioni non ve ne sono se non si vogliono ricreare le condizioni che nello scorso secolo innescarono due conflitti mondiali; da sabato scorso i rapporti tra Stati Uniti ed Europa sono cambiati, in meglio o peggio questo si vedrà.