Il Generale Austin Scott Miller, comandante statunitense delle truppe in Afghanistan, ha rivelato che dallo scorso anno le truppe presenti nel teatro sono state ridotte, silenziosamente, di 2.000 unità.
Il numero di truppe scende quindi a 12.000 soldati, comunque sufficienti a garantire il raggiungimento degli obiettivi: combattere contro i terroristi di al-Qaida e ISIS così come addestrare ed assistere le forza afghane contro i ribelli talebani.
La dichiarazione è stata fatta ad un cronista a margine dell’incontro tra il Gen. Miller ed il Segretario alla Difesa Mark Esper a Kabul.
Esper ha dichiarato che questa riduzione non è l’inizio di una manovra per ritirare tutto il contingente americano.
[…] Abbiamo investito miliardi su miliardi di dollari. Sia il popolo afghano che quello americano hanno sacrificato la vita dei propri soldati
Mark Esper, Segretario della Difesa
Nei mesi passati si era aperta la possibilità di raggiungere un accordo tra gli americani ed i talebani per mettere fine, dopo 18 anni, alla Guerra dell’Afghanistan.
Il Presidente Trump ha però interrotto le negoziazioni lo scorso mese quando si era giunti ormai molto vicini alla firma della pace. Lo stop è arrivato dopo l’attentato rivendicato dai Talebani a Kabul dove è morto un soldato americano e 11 civili.
Poco prima della fine delle trattative Khalilzad, capo negoziatore statunitense, aveva affermato che gli Stati Uniti avrebbero ridotto la loro presenza nel paese di 5.000 unità nei cinque mesi successivi alla sigla dell’accordo per raggiungere un totale di 8,600 uomini.
Il Presidente Trump sarebbe impaziente di ritirare il contingente dall’Afghanistan esponendo più volte in pubblico la propria intenzione. Il ritiro potrebbe arrivare addirittura senza la firma di un accordo tra le due parti.