E’ giunta la conferma che la corvetta russa “Askold” (802) è rimasta seriamente danneggiata a seguito di un attacco missilistico portato lo scorso quattro novembre dall’Aeronautica Ucraina.
La dinamica dell’attacco
Al momento del riuscito attacco la corvetta si trovava nel cantiere navale Zaliv a Kerch nella penisola di Crimea.
Il video del attacco e la foto apparsi sui social network lasciano pochi dubbi sulla gravità dei danni riportati dall’unità russa; le sovrastrutture sono state completamente distrutte; bisognerà capire se il rogo successivo alle esplosioni si sia propagato nei ponti inferiori investendo la sezione di comando della nave ed anche l’apparato propulsivo, rendendo problematico dal punto di vista tecnico e finanziario l’operazione di ripristino dell’unità.
La nave è stata colpita in sequenza rapida da almeno tre missili da crociera, probabilmente del tipo Storm Shadow lanciati (ironia della storia) da caccia bombardieri Sukhoi Su-24 di origine sovietica-russa modificati per l’impiego di armamenti occidentali.
Caratteristiche della Askold
L’Askold è una delle corvette lanciamissili di crociera classe Karakurt in grado di impiegare i missili da crociera Kalibr; ha un dislocamento di circa 800 tonnellate ed è armata con due lanciatori quadrupli per missili da crociera Kalibr od antinave/crociera Onixs, oltre un impianto da 100 mm, 1 CiIWS 3M89 Palash/ Palma con missili Sosna-R, 2 mitragliatrici da 12,7×108 mm e lanciatore per UAV Orlan-10.
Conseguenze sull’operatività della Marina Russa
La corvetta Askold insieme alla Tsiklon della stessa classe faceva parte del nerbo principale delle forze missilistiche di superficie della 166a Divisione della Flotta del Mar Nero, costituita da altre quattro corvette classe Buyan-M e da due Dergach, di cui una danneggiata nel corso di un attacco di droni ucraini.
Attualmente, sono in costruzione in diverso stato di allestimento altre quattro unità classe Karakurt per la Flotta del Mar Nero; ovviamente, la loro costruzione è pesantemente influenzata dagli eventi bellici per cui è difficoltoso stabilire i tempi di immissione in servizio e se saranno tutte effettivamente completate.
Foto via social network