Gruppo Intervento Speciale Carabinieri
Studio ordinamentale e dottrinale
sul Reparto dell’Arma dei Carabinieri operante
come Forza Speciale militare e Unità Tattica di polizia
di Angelo TIBERI
Ufficiale (in cong.) del Corpo dei Granatieri
Cultore di Ordinamento dell’Esercito Italiano e delle Politiche di Difesa e Sicurezza
Sommario: 1. Introduzione. – 2. Origini, vicende organiche ed evoluzione. – 3. Competenze, attribuzioni “nazionali” e impieghi operativi “fuori area”. – 4. Il motto del Reparto. – 5. L’inserimento del G.I.S. nel C.O.F.S. – 6. La proposta “Tiberi” per il riordinamento del G.I.S. – 7. Conclusioni.
1. INTRODUZIONE
Questa ampia trattazione, redatta a mo’ di studio conoscitivo, non ha lo scopo di narrare le capacità operative del Gruppo d’Intervento Speciale dei Carabinieri già molto note e apprezzate in Italia e all’estero, ma in un modo esplorativo diverso vuole contribuire a documentare il suo processo evolutivo approfondendo l’organizzazione o meglio l’ordinamento e le attribuzioni operative.
Concentrandomi, infatti, su quegli elementi dottrinali insiti e/o sussistenti come “Reparto Speciale” vado ad affrontare contestualmente la sua posizione ordinamentale connessa all’ambito della Difesa, suo preciso settore di collocazione; tracciando forse, per la prima volta, in questa marcata e incisiva forma un quadro d’insieme, poiché nella maggior parte dei casi e nella letteratura specializzata il G.I.S. si continua prevalentemente a considerarlo e specchiarlo soltanto ad una forza di polizia “d’élite”, purtroppo, tralasciando o non evidenziando nel giusto modo quelle sue caratteristiche di “Reparto di Forza Armata” – facente parte delle “Forze Armate italiane” – e, quindi, quei suoi aspetti prettamente “militari” risultanti, tra l’altro, in esso di natura primaria e valoriale per “istituzione e continuità di vita operativa”.
Come ho riportato esattamente anche nel sottotitolo, invece, tale Gruppo è un Reparto operativo di manovra “bivalente”, vale a dire che può essere impiegato sia come Forza Speciale “militare” (“nazionale” e di “proiezione”) sia come Unità Speciale di “polizia antiterrorismo” (nazionale).
Nella mia disamina, affronto la discussione iniziando dalle origini organiche del G.I.S. per proseguire attraverso il suo ricco, variegato e complesso percorso di crescita e sviluppo, senza dubbio assai entusiasmante e molto avvincente; cercando, comunque, di fornire in un profilo chiaro, diretto e penetrante notizie e percezioni che potrebbero costituire interesse e utilità sia per gli stessi addetti ai lavori come “militari e studiosi di affari della Difesa” sia per il comune lettore che semplicemente ha voglia di apprendere e accrescere il proprio bagaglio culturale (come motivo di orgoglio, vivo rispetto e apprezzamento nei confronti della “Benemerita” per il senso di altruismo e il qualificato impegno che profonde, costantemente e senza risparmio, a favore della sicurezza nazionale e internazionale).
Non escludo poi, come altro scopo di questa dissertazione, quello di essere da stimolo per generare “idee istituzionali” finalizzate a ulteriori e possibili miglioramenti “ordinamentali” del G.I.S. – a riguardo ho provveduto ad includere anche una mia “proposta di riordino” – e perché no attenzionare adeguamenti rivolti anche verso il profilo economico dei “Carabinieri Incursori”, andando a considerare per esempio l’aumento retributivo con la “rivalutazione percentuale” delle loro indennità “operative” (da riconoscere ed applicare pure ai militari appartenenti alle altre Forze “Speciali” – FS e per “Operazioni Speciali” – FOS delle nostre Forze Armate) in considerazione della “maggiore esposizione al rischio” che, per grado/tipo di minaccia e morfologia dell’ambiente operativo (spesso difficile, insidioso e ostile), si manifesta acclaratamente e permanentemente negli scenari e nei contesti d’impiego.
Del prestigioso Reparto Speciale dei Carabinieri, pertanto, in questa stesura non ho contemplato segmenti affini o afferenti come le armi, gli equipaggiamenti e le dotazioni oppure le stesse operazioni “antiterrorismo” eseguite prettamente nella funzione di “forza speciale di polizia”, come non ho considerato le “fasi di addestramento” e le “tecniche/tattiche d’impiego operativo” (di ricognizione e sorveglianza, di movimento, di approccio/avvicinamento all’obiettivo, d’infiltrazione, di esfiltrazione, di irruzione/assalto, di bonifica delle infrastrutture, ecc.) perfezionate, principalmente, presso il Centro Addestramento della 2a Brigata Mobile Carabinieri, ma sono rimasto sempre saldamente ancorato ad un focus delle sole caratteristiche “ordinamentali e dottrinali” del G.I.S. come “forza militare speciale”, provvedendo ad integrare il testo con delle accurate note informative, parlanti anche di altri fatti e di Comandi/Reparti “specifici” sia dell’Arma dei Carabinieri sia delle altre Forze Armate italiane (Esercito, Marina e Aeronautica) che per attinenza e relazione credo possano consentire a dare una migliore definizione e completezza all’interessante frame del mio lavoro argomentale tematico.
Composizione grafico-stemmologica: emblema del G.I.S., stemma araldico
dell’Arma dei Carabinieri, stelletta, distintivo 2a Brigata Mobile Carabinieri, fregio
dei Carabinieri “granata con fiamma ventata” (a 13 punte con monogramma “RI”)
2. ORIGINI, VICENDE ORGANICHE ED EVOLUZIONE
Il Gruppo d’Intervento Speciale dei Carabinieri, si inizia a formare idealmente nei primi giorni del 1977, sulla base di un impulso precursore del Capitano Raffaele Petrachi (1) nell’ambito del prestigioso e dinamico 1° “Tuscania” all’epoca costituito come Battaglione Carabinieri Paracadutisti (2), con tessiture di consultazioni e riservatissimi pareri nella sfera del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, del Comando Brigata Paracadutisti “Folgore” – Ufficio O.A.I.O. “Ordinamento Addestramento Informazioni Operazioni” (che fornisce buoni e stimolanti consigli, oltre a dare un qualificato e rilevante sostegno sul piano addestrativo) e del Servizio di Sicurezza contro il Terrorismo (SScT/MINITERNO).
Ricevuti nell’immediato cenni “informali” di consenso e apprezzabilità, questo pensiero “istitutivo”, trova poi maggiore spinta e fervore nel mese di maggio 1977, quando mediante una Squadra di cinque “ardimentosi e desiderosi” Carabinieri (3) qualificati “Sabotatori Paracadutisti”, appartenenti all’Unità aviotrasportabile, con ferma decisione (e con il “benestare-augurale” dell’allora Comandante del Battaglione) si concretizza l’“intento” condiviso e sperato, raggiungendo un primo e sostanziale obiettivo: quello di “conformare” internamente al 1° Battaglione Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” una “Squadra Operativa Speciale”; ma, soprattutto, la cosa più importante e sorprendente, è che questa distintiva “formazione organica”, a cui si dà vita, risulta essere una “realtà ordinamentale” e una “pedina capacitiva” innovativa per quei tempi, poiché destinata ad assicurare in “avanguardia”, per prontezza e finalità, una indispensabile e nuova “concezione tattica d’impiego” inerente l’assolvimento di “funzioni speciali operative” per l’“antiterrorismo” e l’“antiguerriglia”.
La Squadra operativa di Sabotatori Carabinieri (Sq. Sab. CC) nel luglio 1977 formata da circa 10 uomini, con a capo un Sottufficiale, intanto, nel settembre dello stesso anno diventa Nucleo che, con un organico di 18 uomini e comandato da un Ufficiale inferiore dell’Arma, assume la denominazione (riconosciuta solo a livello interno) di “Nucleo Operativo Speciale (Carabinieri Paracadutisti)” (N.O.S.) (4).
Alla selezione del personale per la “speciale Unità” partecipa il Colonnello Romano Marchisio (cofondatore del G.I.S., già Comandante del 1° Btg. CC par. “Tuscania” subentrante il 27 agosto 1974 e successore al Ten.Col. Vincenzo Oresta), che vi destina alcuni Carabinieri formati alla disciplina TCL “Tecnica Caduta Libera” idonei per l’infiltrazione da alta quota nelle “operazioni speciali” e provenienti dalla Sezione Carabinieri “Lanci ad apertura comandata” di Paracadutismo Sportivo, costituita nel 1974 (conosciuta anche come PAC “Pattuglia Acrobatica Carabinieri”); poiché, tengo a riferire che la Brigata Paracadutisti “Folgore” con due specifici Ordini emessi già nell’aprile 1974 autorizza due validi Carabinieri Paracadutisti, il Sottotenente Giorgio Ledda e l’Appuntato Silvano Bartoli, primi componenti della predetta Sezione sportiva dell’Arma ad “effettuare aviolanci ad apertura comandata con il personale del Battaglione Sabotatori Paracadutisti” e primi componenti della Squadra Sabotatori Carabinieri Paracadutisti.
L’autorizzazione concessa, in via esclusiva, da parte del Comando Brigata “Folgore” ai Carabinieri della Sezione di Paracadutismo Sportivo di potersi addestrare con i militari del Battaglione Sabotatori Paracadutisti (trattasi questo di un’Unità d’élite dell’Esercito Italiano che assume tale denominazione dal 1961 – derivante dal Reparto Sabotatori Paracadutisti nato nel 1954 sulla base della trasformazione di una Compagnia Sabotatori ricostituita nel 1953 a Cesano di Roma presso la Scuola di Fanteria per la continuazione dell’ eredità eroica degli “Arditi” in particolare del IX Reparto d’Assalto – per poi nel 1975 diventare 9° Battaglione d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” e nel 1995 Reggimento) è un elemento molto importante e determinante, in quanto esprime essenzialmente il concorso diretto del nostro Esercito per il perfezionamento “tecnico-paracadutistico militare” della Squadra Sabotatori Carabinieri Paracadutisti rappresentante la prima e pregiata semente per la creazione, da lì a poco, del G.I.S.
Nel continuare la narrazione emerge di fatto che le “vicende organiche” cominciano effettivamente a prendere corpo manifestando pulsazione, respiro e vivacità, con la trasformazione da Squadra Sabotatori Carabinieri a Nucleo operativo speciale Carabinieri Paracadutisti, tratteggiato in apertura di questo paragrafo.
Questo preciso passaggio ordinativo da Squadra a Nucleo, unitamente alla Direttiva del 25 ottobre 1977 dell’allora Ministro dell’Interno On. Francesco Cossiga (5) consecutiva all’accoglimento della proposta formulata dal Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri – in funzione della riconosciuta necessità di esprimere in quegli anni di un’Unità altamente addestrata, idonea a rispondere in Italia alle esigenze di controterrorismo e alle minacce eversive (6) – e all’avvio il 17 dicembre 1977, da parte dello stesso Comando Generale, dell’effettivo ciclo addestrativo per il personale da destinare alla istituenda Unità, determina il 6 gennaio 1978 la “nascita” del Reparto speciale dei Carabinieri che, per disposizione dello Stato Maggiore dell’Esercito, si costituisce ufficialmente a Livorno il 6 febbraio 1978 prendendo la denominazione di “Gruppo d’Intervento Speciale” in sigla G.I.S. (allineandosi nell’estensione di “G.I.S. Carabinieri” – G.I.S. CC).
A precisazione ulteriore il G.I.S., comunque riceve già in data 16 gennaio 1978 l’assegnazione di un Comandante di Reparto con la relativa forza organica, i cui militari destinativi tutti di estrazione paracadutista, come sopra accennato, selezionati su rigide procedure, rispondono a questi fissati requisiti: un’età anagrafica di massimo 35 anni, almeno tre anni di servizio nell’Arma con due anni nel 1° Battaglione Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” e una permanenza operativa prevista nel Reparto speciale di minimo cinque anni.
L’istituzione del G.I.S. evidenzio che avviene anche sulla scia degli insegnamenti trasmessi da altri corpi speciali già esistenti in Germania ed in Francia trattasi del “G.S.G. Grenzschutzgruppe – 9” della Polizia tedesca (costituito nel 1972) e del “G.I.G.N. Groupe d’Intervention de la Gendarmerie Nationale” francese (costituito nel 1974), entrambi derivanti dal modello inglese del “S.A.S. Special Air Service” (Servizio Aereo Speciale, Corpo dell’Esercito britannico costituito nel 1941), tant’è che anche la denominazione di G.I.S., in parte, si assimila a quella del G.I.G.N.; la derivazione dal S.A.S. dell’Esercito britannico, in ogni caso, è un aspetto di rilievo in quanto va a puntualizzare che la creazione delle “Unità antiterrorismo”, di qualunque Paese, storicamente non rappresenta altro che l’adattamento dottrinale e operativo di alcuni compiti tipici dei Reparti speciali militari rientranti in quelle tattiche d’impiego proprie del sabotaggio, dell’antisabotaggio e del riconoscimento obiettivi a lungo raggio.
Il G.I.S. dopo essere stato costituito, rimane integrato/incardinato, per breve tempo, nel 1° Battaglione Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” (7) quando da questo alla metà del 1978 si “stacca” diventando un’“unica entità”; in realtà, però, nonostante tutto, si tratta, in quel momento storico, di un processo mutante e maturante ritenuto ancora sommario e incompleto per la “neonata” formazione organica, di fatti è una separazione data soltanto da una “distinzione ordinativa” e non collaborativa, in quanto, da quell’“istante in cui avviene il distacco”, fra i due Reparti si mantiene attivo sempre un “collegamento identitario” (qualche “studioso di forze speciali” lo ha definito un “cordone ombelicale”) poiché il 1° “Tuscania” rappresenta, a tutti gli effetti, il vivaio esclusivo dal quale, il G.I.S., come avviene ancora tutt’oggi, trae i suoi straordinari componenti.
Genesi ed evoluzione del “Gruppo d’Intervento Speciale – Carabinieri”
Nell’aprile 1978 il “Reparto Speciale” assume un notevole cambiamento acquisendo autonomia “funzionale” e definendo la propria e specifica “fisionomia” risultando, al comando di un Ufficiale inferiore dell’Arma, con una struttura formata da due Sezioni Operative (1a e 2a) che nei primi mesi dell’anno 1980 sono incrementate nel loro organico, aumentandolo in totale a circa 30/35 uomini.
Nel successivo mese di giugno, dello stesso anno 1978, viene redatta la prima “Relazione Operativa del G.I.S.” contenente la valutazione delle capacità raggiunte dal Reparto fino a quel momento espressa da dati molto significativi e sopra ogni aspettativa che, indicizzati nel range compreso dal 75% al 100%, dettagliati per tipicizzazione sono: il 75% nella liberazione degli ostaggi (tenendo conto di una “variabile delta” dipendente dai diversi contesti ambientali e strutturali in cui si trova l’ostaggio), l’85% nella bonifica di un corpo di fabbrica, l’80% nelle azioni di neutralizzazione dei terroristi asserragliati in un edificio e, quindi, nella neutralizzazione della minaccia attiva, il 100% nella conduzione di azioni di fuoco di precisione (oggi diremo di tipo “sniper”) raggiungendo una stima generale iniziale di Reparto pari all’85%, “valore percentuale dell’efficienza capacitiva” che nel dicembre 1979 cresce ancora e arriva ad un complessivo del 95%, risultante dal mantenimento del 100% per l’abilità al tiro di precisione e dal raggiungimento del 90% per le azioni rivolte alla liberazione degli ostaggi, alla bonifica di un abitato e alla neutralizzazione di terroristi.
Nel periodo 1982-1983, per razionalità ordinamentale di “demoltiplicazione”, si decide “effettivamente” di collocare l’Unità Speciale alle dipendenze del Comando Generale dei Carabinieri, poiché prima, anche se già si era decisa questa forma di dipendenza diretta, in realtà, si avevano dei riferimenti multipli nella “catena di comando” all’interno dell’Arma, rischiando di accavallare o confondere la priorità nella linea “gerarchica” per l’“impiego operativo” causando interferenze che potevano riflettersi oltre che sulla parte “amministrativa” anche sulle competenze dell’“Organizzazione Territoriale”, per la quale proprio in data 12 settembre 1983 l’Ufficio Operazioni del Comando Generale dei Carabinieri, al fine di disciplinare meglio nell’ambito dei Comandi Territoriali dell’Arma (Legioni, Comandi Provinciali, Compagnie, Tenenze e Stazioni Carabinieri) i “compiti e le attività connesse all’impiego del G.I.S.” emette un preciso “memoriale di istruzioni dottrinali” (8).
Fra il 1984 e il 1985 – probabilmente anche in funzione della “ri”-nascita, il 30 dicembre 1985 nei Reparti Speciali dell’“Esercito Italiano” (nel 9° Btg. ass. par. “Col Moschin”) e della “Marina Militare italiana” (nel COMSUBIN) dei c.d. “G.O.S.” Gruppi Operativi Speciali, con creazione ex-novo in sostituzione delle preesistenti Unità d’Intervento Speciali di Esercito e Marina sciolte nel 1984 – si effettua sul G.I.S. un quadro di revisione “dedicato” (discusso su una duplice “direttrice comunicativa istituzionale militare”, generatasi in due specifici “punti geografici”, localizzati a Livorno fra il 1° “Tuscania” e la Brigata Paracadutisti “Folgore” e a Roma fra il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, il preesistente Comando Divisione Scuole e Unità Speciali Carabinieri “Palidoro” già Ispettorato Scuole e Unità Speciali Carabinieri ed, in parte, con gli allora Reparti II SIOS “Servizio Informazioni Operative e Situazione” e III “Operazioni Addestramento Regolamenti” dello S.M.E. Stato Maggiore dell’Esercito) al quale però anche se apparentemente nell’immediato segue solo una parziale riconfigurazione dell’assetto ordinativo del Reparto, gli permette in ogni caso di ben predisporlo, portandolo ad avere, negli anni a seguire, un suo maggiore sviluppo e caratterizzante completamento.
Tra l’altro, in tale periodo, precisamente il 16 maggio 1984 la Segreteria Speciale del Gabinetto del Ministero dell’Interno con comunicazione epistolare indirizzata direttamente al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, per lo straordinario livello d’impiego, decide categoricamente di riconoscere il G.I.S. come unica Unità d’Intervento Speciale (Un.I.S.) mantenendola per le attività di antiterrorismo.
Il G.I.S. nel 1990 raggiunge l’organico di circa 45/50 uomini “operativi” ed è articolato in: 1a Sezione Operativa; 2a Sezione Operativa; Nucleo Tiratori Scelti e Ricognitori (su Aliquota “Tiratori Scelti” e Aliquota “Ricognitori”, già in servizio nelle Sezioni Operative); Nucleo Addestrativo (9); ogni Sezione Operativa è composta da un’aliquota “assaltatori” e un’aliquota “appoggio”.
Nell’anno 1994, le Sezioni Operative da due diventano tre, così ordinate 1a, 2a e 3a.
Alcuni scatti fotografici che, in un profilo storico, documentano
“momenti addestrativi”, “mezzi” e “azioni operative” del G.I.S. Carabinieri
Nel 1996 l’Unità Speciale dell’Arma continua la fattiva collaborazione con il 1° Carabinieri “Tuscania” – che (da Battaglione) assume il livello di Reggimento – per quanto attiene, come già scritto, la selezione degli aspiranti, i quali, come requisito di base, devono essere in possesso minimo di due anni di permanenza in “servizio” nel predetto Reparto Paracadutisti.
A sottolineare, inoltre, lo strettissimo legame “cooperativo” tra il 1° Reggimento “Tuscania” e il G.I.S., si dà informazione che dal 1996 un’“aliquota di Carabinieri paracadutisti” – della consistenza organica di due Plotoni a “rotazione” – è assegnata al G.I.S. come “rinforzo”, rimanendo a “disposizione” per compiti di cinturazione, anti-cecchino, sorveglianza speciale, ricognizione e pattugliamento a “corto-medio” raggio.
Nel 1998, il G.I.S., posto al comando di un Ufficiale superiore dell’Arma dei Carabinieri con il grado previsto di Tenente Colonnello (o anche Maggiore) e con un organico di circa 75/80 uomini, presenta la seguente struttura ordinamentale: 1a Sezione Operativa; 2a Sezione Operativa; 3a Sezione Operativa; Nucleo Tiratori Scelti e Ricognitori (su Aliquota “Tiratori Scelti” e Aliquota “Ricognitori”); Sezione Addestrativa (nata per elevazione del preesistente Nucleo Addestrativo); ogni Sezione Operativa mantiene la composizione sulle aliquote “assaltatori” e “appoggio” organizzate in Squadre Operative (queste considerate anche “Team operativi” esprimono effettivamente le sue più piccole e potenziali “unità militari speciali” di “manovra operativa” o, qualora impiegate in funzioni di “polizia”, le sue “unità elementari tattiche antiterrorismo”).
Giungendo all’anno 2000 quando l’Arma dei Carabinieri assume il rango di Forza Armata (10), il “Reparto Speciale” è interessato da ulteriori e sostanziali cambiamenti e nel biennio successivo con la nascita della 2a Brigata Mobile Carabinieri trova la giusta sistemazione e idonea collocazione, a livello ordinamentale, infatti, pur avendo una forma di “incardinamento-relazionale” con il 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” fino al 2001, in questo anno il G.I.S. entra a far parte dei reparti della 2a Brigata Mobile Carabinieri (11) transitando alle dipendenze di questa non solo sotto l’aspetto “organizzativo, d’impiego, addestrativo e disciplinare” ma anche per la “parte amministrativa e logistica”, si tratta di una puntualizzazione molto importante, in quanto, riferisco che quest’ultime due competenze, nei periodi temporali precedenti, per il G.I.S. erano esercitate da un “comando territoriale dell’Arma” ovvero dalla preesistente Legione Carabinieri “Toscana” (12) poi Regione Carabinieri “Toscana” .
Il G.I.S., nell’anno sopra precisato, ristruttura la propria fisionomia di Reparto Speciale, in virtù sia di una più idonea aderenza e rispondenza ai peculiari compiti sia in riflesso all’evoluzione del proprio ordinamento cambia alcune nomenclature e configurazioni, ovvero le “Sezioni Operative” diventano “Sezioni Assaltatori” e il Nucleo Tiratori Scelti e Ricognitori si trasforma in Sezione Tiratori Scelti e Ricognitori, invece, la Sezione Addestrativa viene ridenominata in 4a Sezione Addestrativa Assaltatori.
E’ opportuno evidenziare ulteriormente che il G.I.S., a livello nazionale, fa parte anche del C.O.F.S. (13) essendo qualificato Forza Speciale (FS) “TIER1” (14) e, a livello internazionale, aderisce al Progetto europeo ATLAS (15).
Attualmente, il Gruppo Intervento Speciale dei Carabinieri, sempre con sede a Livorno nella Caserma “S.Ten. f. cpl. M.O.V.M. Paolo Vannucci” (16) e inquadrato nella 2a Brigata Mobile Carabinieri, per quanto riguarda l’“impiego operativo” risulta – in un processamento sequenziale delle Autorità di vertice di riferimento – contestualizzarsi in due principali aree specifiche:
1) – sotto il profilo militare, come Reparto Speciale dal Ministero della Difesa (MD), nel cui ambito si sviluppano altre tre diverse “linee di comando”: a) a “livello funzionale (ordinario)” dallo Stato Maggiore della Difesa (S.M.D.); b) a “livello operativo speciale”, per quanto attiene gli impieghi in missione all’estero come Unità di “alta Prontezza e Proiezione” dal Comando Operativo di vertice Interforze (C.O.I.) con il coordinamento del Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali (C.O.F.S.); c) per diretta dipendenza di Forza Armata, in via ordinaria di “comando” dalla “linea” 2a Brigata Mobile Carabinieri/Divisione Unità Mobili/Comando Unità Mobili e Specializzate Carabinieri “Palidoro” (17) e per gli “aspetti di indirizzo correlati” dal II Reparto “Impiego delle Forze” (18) dello Stato Maggiore del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri; per quanto concerne gli interventi ad alto rischio nelle sedi diplomatiche all’estero (Ambasciate e Consolati) è coinvolto in un rapporto di sinergia con il Comando Carabinieri del Ministero degli Affari Esteri e con l’Unità di Crisi del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI o MAE);
2) – sotto il profilo di polizia, come Reparto Tattico Antiterrorismo dal Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri (SM – II RIF), dalla 2a Brigata Mobile Carabinieri/Divisione Unità Mobili/Comando Unità Mobili e Specializzate Carabinieri “Palidoro” e dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza (19) del Ministero dell’Interno per la disponibilità permanente all’attività di emergenza sul territorio nazionale, con la “procedura operativa” (P.O.) di attivazione alla richiesta d’intervento da parte dei Comandi Provinciali Carabinieri (su input dei Comandi Compagnia e Stazione) per il tramite informativo del Comando Legione Carabinieri territoriale di riferimento.
Il G.I.S. nel primo decennio degli anni 2000 – retto da un Comandante di Reparto scelto fra gli Ufficiali Superiori dell’Arma dei Carabinieri (con esperienze di comando già nel 1° “Tuscania” o in altri Reggimenti operativi Carabinieri) con il grado di Colonnello (o Tenente Colonnello), supportato da un Vice Comandante con il grado di Tenente Colonnello (o Maggiore) – assume una struttura ordinativa che può distinguersi in due “aree organizzative”:
a) area “Comando e tecnico-pianificativa”, comprendente:
– Nucleo Comando, al quale sono attribuite le attività gestionali e amministrative primarie per le funzioni “Segreteria e Personale”, “Amministrazione” e “Logistica”;
– Sezione Pianificazione Operativa, con competenza sulle attività di “manovra” ovvero inerenti le funzioni operative e d’impiego;
– Nucleo Tecnico, indirizzato alle attività di ricerca e sperimentazione dei materiali;
b) area “Operativa”, comprendente:
– Nucleo Negoziatori, preposto alla funzione “relazionale-comunicativa”, essendo specializzato nell’assunzione di informazioni per la ricerca della possibile soluzione pacifica nelle situazioni destabilizzanti o definite “di crisi”, con un maggiore orientamento dal 2004 a capacità connesse anche alle c.d. “operazioni psicologiche” (Psy Ops) di utilità tattica nei “teatri operativi fuori area”;
– quattro Sezioni Assaltatori: 1a Sezione Assaltatori; 2a Sezione Assaltatori; 3a Sezione Assaltatori; 4a Sezione Addestrativa “Assaltatori” (anche con funzioni d’impiego); ogni Sezione Operativa, mantenendo la composizione su aliquote “assaltatori” e “appoggio”, è organizzata e suddivisa in Distaccamenti Operativi (DD.OO.) che rappresentano le “squadre operative”;
– Sezione Tiratori Scelti e Ricognitori (20) (su Aliquota “Tiratori Scelti – TS/Sniper” e Aliquota “Ricognitori – TA Target Acquisition”), assolve alle capacità di “tiro di precisione” con la copertura di fuoco e il controllo dei settori di protezione, nonché a quelle di “riconoscimento e acquisizione obiettivi”;
a tale articolazione, si aggiunge un un’Armeria specialistica, un poligono interno (21) e un’Autosezione “staccata” (responsabile del Parco automezzi) (22) incardinata nella 2a Brigata Mobile Carabinieri.
Una congiunzione fra il G.I.S. Carabinieri di ieri e di oggi con l’emblema iniziale
del 1978 (a sinistra) e quello attuale (a destra), a completare lo stemma araldico
dell’Arma dei Carabinieri e la foto di una “formazione” marciante in sfilamento
Nel 2004 è designato come Reparto Speciale dell’Arma dei Carabinieri per il comparto “Operazioni Speciali” della Difesa ed entra a far parte del Comando Interforze per le Operazioni delle Forze Speciali (C.O.F.S.) dello Stato Maggiore Difesa (S.M.D.), con parificazione agli altri Reparti Incursori dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica Militare; inoltre, dal 2008, ottenendo la piena validazione operativa, è riconosciuto come Unità militare speciale “di proiezione” che può fornire concorso per costituire un TG Task Group a componente “Land” (terrestre) e “Maritime” (marittima) di Forze Speciali, a guida 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” e Gruppo Operativo Incursori del COMSUBIN, con capacità di operare nell’ambito delle operazioni speciali per “azioni dirette” rivolte alla cattura di terroristi e insurgent e alla liberazione e messa in sicurezza di ostaggi.
Nel G.I.S., come all’interno degli altri Reparti operativi dell’Arma, gli appartenenti sono suddivisi nelle categorie degli “Ufficiali”, dei “Sottufficiali” (ruoli “Ispettori e Sovrintendenti” già “Marescialli e Brigadieri”) e del ruolo “Appuntati e Carabinieri” anche se quest’ultimo ruolo esprime la prevalenza dei militari inseriti come “Operatori” dei Team d’intervento.
Un team del G.I.S. in “assetto operativo” come “Unità Tattica di polizia”, pur mantenendo una certa versatilità e flessibilità a seconda delle circostanze, di solito è composto da n. 7 uomini, di cui: n. 4 assaltatori, 2 Tiratori Scelti e un ricognitore.
Invece, per quanto riguarda l’impiego operativo del G.I.S. come “Forza Speciale Militare” troviamo che ogni Sezione di combattimento “Assaltatori” è suddivisa in quattro “Distaccamenti Operativi” (DD.OO.) che sono le c.d. “minori unità speciali di manovra” ed ogni “Distaccamento Operativo” (D.O.) corrispondente a una Squadra, a sua volta, è formato da quattro uomini: un Comandante (con funzioni di “copertura” e anche di “assaltatore”); uno specialista di esplosivi (con funzioni EOD Explosive Ordinance Disposal/BOE bonifica ordigni esplosivi e counter-IED Improvised explosive devices/ordigni esplosivi improvvisati); due “assaltatori” specialisti in articità e verticalità (ovvero in “arrampicata”/ascesa-discesa), i quali sono anche “esperti” in guida “operativa veloce” ed “equipaggiamenti speciali”.
I “Carabinieri Incursori” del G.I.S., a livello operativo militare, sostanzialmente possono essere identificati e considerati come “truppe specializzate leggere” con una connaturazione tipologica che, facendo un’assimilazione con le forze terrestri di Fanteria, pur se oggi essa ha prevalentemente una configurazione “meccanizzata”, li riconduce unicamente alle preesistenti fisionomie di fanteria “motorizzata” e “d’arresto” dell’Esercito Italiano, anche se in diretta convergenza ai “paracadutisti” (specialità sempre dell’Arma di Fanteria e riuniti nella “Folgore”), precisando che quest’ultimi, pur se sono una fanteria scelta “aviotrasportabile e paracadutabile” (da qui la dizione di “aviotruppe”) sul terreno si comportano comunque come i “fucilieri assaltatori” di una “componente di fanteria motorizzata”.
Dopo questo interessante inciso “operativo-dottrinale” la nostra narrazione ci conduce quasi al termine del primo ventennio degli anni 2000, quando in data 26 ottobre 2018 il G.I.S. presso la Caserma “V.Brig. M.O.V.M. Salvo D’Acquisto” a Roma (sede della Divisione Unità Mobili e del Comando Unità Mobili e Specializzate Carabinieri “Palidoro”) alla presenza degli allora Ministri della Difesa e dell’Interno, del Capo di Stato Maggiore della Difesa e del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, celebra il suo 40° Anniversario della costituzione e successivamente a tale evento viene avviato, per il tramite della 2a Brigata Mobile Carabinieri, un progetto previsionale di potenziamento della sua forza organica complessiva (stimata in circa 150 uomini) puntando ad aumentare i militari “operativi”, vale a dire gli “Incursori” di alcune unità.
Infine, con Decreto del Presidente della Repubblica del 22 aprile 2020, il Gruppo d’Intervento Speciale a Livorno presso la Caserma “Vannucci” in data 26 ottobre 2020 nella cornice di una solenne cerimonia riceve la Bandiera di Guerra che il 9 dicembre 2020 con un team di cinque “Carabinieri Incursori” (formante il c.d. “gruppo Bandiera”) effettua il primo “aviolancio” (23) da un elicottero multiruolo “AB-412” in dotazione alla linea di volo del 4° Nucleo Elicotteri Carabinieri (24).
A riguardo dell’“aviolancio” della Bandiera di Guerra del G.I.S. desidero aprire una breve e interessante parentesi di osservazione, facendo notare come anche per questa specifica “ritualità militare” i componenti formanti il “Gruppo Bandiera” sono cinque, lo stesso numero dei “Carabinieri Sabotatori” della Squadra iniziale che poi ha dato le origini alla straordinaria storia del Reparto Speciale dell’Arma; tale particolare evidenza, in un’atmosfera di riflessione, scandisce e segna, volutamente o per pura coincidenza, come mediante un preciso fattore numerico o meglio una cifra, il “5”, si possa avere e ripetere nella continuità cronologica della vita operativa del G.I.S., per significative tradizioni militari, anche uno stretto legame tra eventi e accadimenti diversi.
Composizione di fotografie che documentano il momento solenne
della concessione della “Bandiera di Guerra”, le “uniformi operative”
e alcuni “mezzi militari” del G.I.S. Carabinieri
3. COMPETENZE, ATTRIBUZIONI “NAZIONALI” E IMPIEGHI OPERATIVI “FUORI AREA”
Il G.I.S. viene allertato e si attiva quando si ravvisano concrete e particolari condizioni di rilevante rischio e gravità in cui le forze territoriali dei Carabinieri o quelle ordinarie di Polizia non hanno le necessarie capacità per fronteggiare da sole la minaccia che si manifesta o si presenta.
Pertanto, gli Operatori del Reparto Speciale ricevono il mandato di affrontare direttamente la pericolosa forma di disturbo o l’evento destabilizzante mediante azioni “rapide e decisive” ponendo soprattutto la massima importanza per la salvaguardia della vita di eventuali ostaggi alle volte, evitando di sparare alcun colpo d’arma da fuoco anche nei confronti degli stessi terroristi generatori dell’episodio.
Lo stato di approntamento del Gruppo deve essere necessariamente molto elevato al fine di poter operare tempestivamente su tutto il territorio nazionale e all’estero e il personale, anche se fuori dell’orario di servizio, è reperibile sempre in breve tempo.
Un’“aliquota del G.I.S.” è pronta all’impiego “h24” (in grado di lasciare la sede entro 30 minuti dalla chiamata di allerta), un’altra “aliquota operativa” è in stand-by in caserma, mentre una seconda Sezione con funzioni di back-up (reperibilità) è disponibile in un tempo massimo di tre/quattro ore, invece, in una sequenzialità temporale le altre Sezioni sono pronte a muovere entro le 24 ore.
Le Sezioni del G.I.S., attivate per l’impiego, possono raggiungere qualsiasi zona di missione nell’arco di 24 ore (25), anche se il G.I.S. non è mai impiegato interamente/massivamente a livello di “reparto” visto che se ne richiede l’intervento, come sopra già specificato, soltanto per operazioni contestualizzate a situazioni di grave entità ovvero per condurre “azioni risolutive di alto rischio” e “neutralizzare pericolose minacce”.
In ogni caso, di solito, ogni intervento del G.I.S. è condotto impiegando “aliquote” commisurate e calibrate per la risoluzione dell’evento.
Dopo quanto, in parte, già relazionato nel paragrafo 2. Origini, vicende organiche ed evoluzione, riferisco in continuazione e approfondimento che il G.I.S. nasce principalmente con finalità operative “antiterrorismo” e “anticrimine”, in particolare contestualizzate a: interventi risolutivi in caso di dirottamento e sequestro di aerei, autobus, metro, treni, navi; riassunzione del controllo di obiettivi strategici o d’interesse controllati da terroristi come centri direzionali, strutture di ricerca, insediamenti produttivi, zone aeroportuali e portuali (26) oppure di altri “punti ritenuti sensibili”; liberazione di ostaggi; arresto di pericolosi criminali.
Dal mese di dicembre 1988, a seguito della proposta del Comandante del G.I.S. e nel rispetto delle attribuzioni istitutive, si segna per il Reparto Speciale un ampliamento nella gamma dei compiti relativi agli “aspetti di polizia”, vedendolo impiegato anche a sostegno dei Reparti dell’Arma Territoriale per le attività di:
– prevenzione ed antisabotaggio in occasione di eventi rilevanti, come congressi politici, convention e meeting internazionali;
– raccolta di informazioni e conduzione di operazioni antidroga e per la lotta alla criminalità su ordini emessi dall’Autorità Giudiziaria nei territori italiani ritenuti critici e che generano difficoltà d’esecuzione sia per comportamenti locali sia per particolari caratteristiche ambientali.
Pertanto, il G.I.S. fino alla metà degli anni ’90 del 1900, in sostanza, risulta essere impegnato esclusivamente sul territorio nazionale unicamente per interventi di antiterrorismo e di contrasto alla criminalità organizzata, finalizzati all’arresto e alla neutralizzazione di terroristi armati e pericolosi criminali; impegno che, sempre per iniziativa dell’allora Comandante del G.I.S., viene rafforzato nel 1994, prevedendo una maggiore sinergia cooperativa anche con gli Squadroni Carabinieri Eliportati Cacciatori e il Raggruppamento Operativo Speciale (R.O.S.).
Alle competenze appena riportate, si affiancano poi altri impieghi quali: scorta e protezione alle Autorità e personalità italiane in Patria e all’estero soggette a minacce di natura terroristica e a pericoli correlati al crimine organizzato (queste attività sono definite “Servizio di Protezione”), nonché la tutela e scorta a Capi di Stato esteri in visita in Italia; risoluzioni di crisi in sedi diplomatiche; operabilità in situazioni di minaccia N.B.C. (Nucleare Batteriologica e Chimica); attività in missioni “fuori area” come “Unità militare speciale” per azioni di ricognizione e sicurezza o per condurre “operazioni lampo” in aree circoscritte, oltre a fornire addestramento in favore del personale delle locali Forze militari e di polizia destinate a svolgere compiti particolari.
Da dopo la metà degli anni ’90 del 1900 il Gruppo d’Intervento Speciale inizia ad essere impiegato anche nei “teatri operativi” all’estero.
In riscontro a ciò, nel 1998 “aliquote di personale” del G.I.S. le troviamo impegnate unitamente alla MSU Multinational Specialized Unit/Unità Multinazionale Specializzata (27) che i Carabinieri hanno schierato nelle missioni di mantenimento della pace in Bosnia-Herzegovina e, successivamente, in Kosovo, rispettivamente nell’ambito SFOR (Stabilisation Force, Forza Multinazionale di peace-enforcement della NATO incaricata a di difendere gli Accordi di Dayton, preceduta da IFOR Implementation Force, altra Forza NATO di peacekeeping) e KFOR (Kosovo Force, Forza Multinazionale a guida NATO per la stabilizzazione della pace e dell’ordine in Kosovo).
A seguito degli accadimenti dell’11 settembre 2001, il G.I.S. garantisce la protezione all’ultimo Re Afghano Mohammed Zahir Shah (in esilio a Roma per 29 anni e difensore dei “diritti delle donne afghane”) scortandolo durante il suo viaggio nell’aprile 2002 a Kabul.
Con il crescere dell’impegno italiano nella “guerra asimmetrica”, il G.I.S. trova più affermazione fino a quando nel 2004 completa è parte integrante dell’organico del C.O.F.S. di Roma insieme agli altri reparti speciali “Incursori”: dell’Esercito il “9° Col Moschin”, della Marina Militare il “G.O.I./COMSUBIN” e dell’Aeronautica Militare il “17° Stormo”.
Mi preme far notare che tale Reparto deve poter contare su una catena di comando e controllo estremamente rapida, per questo motivo è posto, nei livelli dei Comandi superiori, sia alle dirette dipendenze della 2a Brigata Mobile Carabinieri e del Capo di Stato Maggiore dell’Arma dei Carabinieri sia del C.O.F.S./Stato Maggiore della Difesa.
I Carabinieri del G.I.S., inseriti nell’Unità Militare combattente interforze delle Forze Speciali italiane (FS TIER-1) denominata Task Force 45 (TF-45) (28), hanno svolto diverse azioni (29) nell’Operazione “Sarissa” (2006-2016) nell’ambito della missione NATO in Afghanistan ISAF International Security Assistance Force (periodo 2001-2014) che poi ha lasciato il posto alla Missione NATO Resolute Support Mission (Sostegno risoluto).
Nel 2014 il G.I.S. è impegnato nelle missioni MIADIT “Missione Addestrativa Italiana” in Palestina (a Gerico) e nella Repubblica di Gibuti (in Africa Orientale, tra Eritrea, Etiopia e Somalia).
Nel 2017 una componente del G.I.S. è proiettata nel territorio libanese dove svolge attività di assistenza umanitaria.
Nel 2019-2020 alcuni Carabinieri del G.I.S., partecipano con la Task Force 44 (TF-44) – inserita nel dispositivo militare dell’Operazione nazionale “Prima Parthica” nell’ambito della missione internazionale “Inherent Resolve” in Iraq avviata dal 2014 e operante nel Kurdistan irakeno – per rispondere, in una zona ad alto rischio, ad attività di mentoring quindi capacità di training ed assisting finalizzate a dare formazione “combat” alle Forze Armate e di polizia kurde e irakene.
Nell’aprile 2020 aliquote del G.I.S., sono impegnate anche nella TF-Takuba – Operazione Takuba (30) per fronteggiare la minaccia terroristica nel Sahel nell’area subsahariana.
Non è escluso, che a seguito dei cruenti scontri militari in Ucraina (iniziati il 24 febbraio 2022) per il G.I.S. (unitamente ad alte Forze Speciali italiane ed europee sotto le bandiere NATO, UE e ONU) si potrebbe prospettare, fra non molto, anche un possibile impiego con funzioni di ricognizione e scorta – in zone considerate altamente a rischio di azioni offensive e insidie – per garantire corridoi umanitari e attività di spostamento e movimentazione su “convogli e vettori di grande capacità” di cereali ed altri prodotti agricoli (di sostentamento primario o necessitanti all’industria alimentare) indirizzandoli, in sicurezza, ad aree di stoccaggio (di confine), dalle quali poi permettere ai raccolti l’esportazione senza difficoltà verso le diverse destinazioni prefissate.
In sostanza, tengo a puntualizzare che il G.I.S. è una Forza Speciale militare che nell’impiego tattico negli impegnativi scenari riesce ad operare contemporaneamente nel “full spectrum” con una “fisionomia” sia di Reparto Incursori sia di Reparto Paracadutisti.
Il Gruppo d’Intervento Speciale dei Carabinieri, inoltre, in relazione alla panoramica della sua doppia natura d’impiego ovvero come “Reparto Speciale militare” e come “Unità Tattica di Polizia”, nella distinzione di questa “versatilità e duplicità operativa” può operare:
a) nell’assolvimento dei compiti militari in particolari scenari e contesti “fuori area” – in un concetto di “integrazione e interoperabilità interforze” – insieme ai:
– Reparti delle “Forze Speciali” (FS) come: il 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” dell’Esercito Italiano; il Gruppo Operativo Incursori/COMSUBIN della Marina Militare; il 17° Stormo Incursori dell’Aeronautica Militare;
– Reparti delle “Forze per Operazioni Speciali” (FOS) che sono: per l’Arma, il 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”; per l’Esercito Italiano, il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti, 185° Reggimento Paracadutisti RAO (Ricognizione Acquisizione Obiettivi) “Folgore”, il Reggimento Lagunari “Serenissima”; per la Marina Militare, il 1° Reggimento Fanteria di Marina “San Marco”/Brigata “San Marco”;
– Reparti delle “Forze di Supporto Operativo delle Operazioni Speciali” (SOOS) dell’Esercito Italiano come il 3° Reggimento Elicotteri per Operazioni Speciali “Aldebaran” – R.E.O.S. e 8° Reggimento Genio Guastatori Paracadutisti “Folgore”; non escludendo i Reparti delle “Forze di Coronamento per le Operazioni Speciali” (COS) dell’Esercito Italiano come i Reggimenti Paracadutisti 183°, 186°, 187° della Brigata “Folgore” e il 66° Reggimento Fanteria Aeromobile “Trieste” della Brigata “Friuli”;
– Reparti specifici dell’Arma dei Carabinieri come il 7° Reggimento Carabinieri “Trentino Alto-Adige” e il 13° Reggimento Carabinieri “Friuli-Venezia Giulia”;
b) nell’assolvimento dei compiti di polizia “antiterrorismo e anticrimine” insieme ad altri Reparti specifici dell’Arma come: il 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”; le “unità speciali aviotrasportate (con funzioni di polizia)”, quali gli Squadroni Carabinieri Eliportati Cacciatori (31) “Calabria” (di Vibo Valentia), “Puglia” (di Amendola – FG), “Sardegna” (di Abbasanta – OR), “Sicilia” (di Sigonella – CT); i Reparti e le Sezioni del Raggruppamento Operativo Speciale (R.O.S.); i Reggimenti e i Battaglioni della 1a Brigata Mobile dei Carabinieri; le Unità Carabinieri d’impiego specializzate considerate “minori” (32), identificate nelle Compagnie di Intervento Operativo (C.I.O.), nelle Aliquote di Pronto Intervento “A.P.I.” (33) e nelle Squadre Operative di Supporto (S.O.S.) (34).
4. IL MOTTO DEL REPARTO
Il motto in latino del G.I.S. recita “IN SINGULI VIRTUTE ACIEI VIS” che tradotto in italiano sta a significare: “nel valore del singolo la forza del Gruppo” od anche, aforisticamente, “è nel talento del singolo che trae la forza il Gruppo”.
Da una riflessiva lettura del motto, si può notare subito, senza ombra di dubbio che è abbastanza significativo nel contenuto e catalizzante nella forma espressiva, davvero assai vibrante su un profilo etico, morale ed operativo.
Seppur questo motto, per l’epoca di creazione, è particolarmente recente rispetto agli altri motti dei Reparti militari (specialmente di quelli del nostro Esercito Italiano), esso è certamente singolare per la scelta dei precisi vocaboli utilizzati per comunicare il forte, chiaro, esplicito e inconfutabile “messaggio” che intende e si prefigge di trasmettere: “centralità del valore umano” e “risultato di reparto”.
Infatti, andandovi ad effettuare un’attenta e analitica commentazione, a mo’ di esegesi, c’è da dire che esso, in maniera vivace, incarna ed esprime a pieno tutta l’“essenza” del Gruppo d’Intervento Speciale, rafforzandone totalmente l’unione, la prontezza, la compattezza e la saldezza (poiché, i suoi “appartenenti” agiscono nella dinamicità “tattica operativa”, con assoluta e reciproca “intesa” e “fiducia”, in aderenza ad estrema rapidità e silenziosità).
Il pregevole motto da rispettare “obbligatoriamente” da tutti i “Carabinieri Incursori” in organico alla “Forza Speciale” dell’Arma, fa emergere ed evidenzia l’importanza esclusiva che viene ad essere attribuita e riconosciuta al singolo “uomo/militare” del G.I.S. per mantenere vive e alte le virtù, le qualità e i valori di audacia, coraggio, fermezza, fierezza, motivazione, impegno e spirito di corpo che concorrono direttamente a contraddistinguere valenza, capacità operativa e infallibilità dell’intero reparto.
Questo, a riprova ed effettiva testimonianza, per non farci mai dimenticare, neanche per un solo istante, che il “nucleo sostanziale” di ogni Unità militare, di qualunque livello ordinamentale (come di ogni altro tipo di sistema organizzativo) è e rimane sempre il capitale umano ovvero l’“uomo”, essere pensante insostituibile, elemento valutatore e decisore, assoluto e determinante, da cui per mezzo del suo addestramento, della sua costanza, della sua specializzazione, della sua esperienza, della sua rettitudine e del suo senso del dovere, dipendono la continuità, l’efficienza, l’efficacia e il successo della mission assegnata all’Unità stessa.
In definitiva, il motto del G.I.S. è il principio attivo che si materializza in ogni situazione difficile dando effetto ed efficacia al dispositivo/distaccamento operativo impiegato nell’azione d’intervento.
Composizione grafica di simbologie araldiche e stemmologiche
5. L’INSERIMENTO DEL G.I.S. NEL C.O.F.S.
Anche se può sembrare strano, non è notizia nota che il Gruppo Intervento Speciale dei Carabinieri è stato incardinato nel Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali (C.O.F.S.) con non poche vicissitudini generatasi per leggerezze commesse (speriamo in “buona fede”) in ambito Difesa nel periodo 2002-2003 (quando si iniziava a parlare di questo nascente Comando) e la paventata “esclusione” proprio non poteva essere accettata dagli appartenenti del G.I.S., poiché appariva alquanto “mortificante”.
Pertanto, il dubbio iniziale per l’inserimento del G.I.S. nel Comando in questione di livello “interforze” raggruppante e coordinante i Reparti di “Forze Speciali” (FS) delle Forze Armate Italiane – con estensioni di competenze, a seconda dei casi, che possono riflettersi pure sulle “Forze per Operazioni Speciali” (FOS) (35) – presumibilmente è riconducibile al fatto che, come sopra ho appena anticipato, nella fase preparatoria di designazione delle Unità è stato commesso forse un “involontario” errore di valutazione da parte degli esponenti militari considerando, nell’immediato, il G.I.S. unicamente come un Reparto Tattico d’impiego di polizia (seppur a “ordinamento militare”) rivolto in via prioritaria al Ministero dell’Interno e non, invece, come un Reparto Speciale militare di una Forza Armata facente capo al Ministero della Difesa (tratteggiando che il G.I.S. appartiene all’Arma dei Carabinieri svincolatasi nel 2000 dall’Esercito Italiano); con ciò evidenzio anche come, a volte, non si ha la reale ed effettiva conoscenza delle nostre Istituzioni Militari, in particolare dei nostri prestigiosi Reparti.
Rilevo, nel paragonare i periodi passati, che negli anni ’80 del 1900 si aveva, in ambito istituzionale, maggiore attenzione all’organizzazione delle nostre Forze Armate e alla tutela dell’ordinamento delle gloriose Unità militari, facendo più attività di “studio”, di “approfondimento”, di “dibattito e comunicazione” finalizzate alla migliore comprensione delle stesse e delle loro eventuali problematiche; la riprova immediata e tangibile, è testimoniata dalle precise e giuste considerazioni fatte sull’“importanza del G.I.S. per l’antiguerriglia e l’antiterrorismo a livello nazionale” già nel 1984 che, invece, si stavano cercando di smentire o disattendere, chissà per volere di chi diciotto anni dopo, appunto nell’anno 2002, quando poi, in realtà, ci si è resi conto che le capacità operative del G.I.S. potevano essere considerate di indispensabile impiego anche per gli aspetti della Difesa nelle “aree d’operazioni calde” per il “contrasto al terrorismo internazionale”, per la risoluzione di “eventi sovversivi e insurrezionali” e per “azioni di controguerriglia”.
A tal proposito, ho ritenuto opportuno, necessario e valido riportare integralmente di seguito, per completezza contestuale, anche un breve ma significativo passo tratto dal libro intitolato In pace e in guerra. Storia e azioni delle Forze Speciali italiane di Enrico Mannucci, edito da Ed. Longanesi & C., Milano, 2004 che, senz’altro ci invita a riflettere e ci porta a formulare altre domande e aprire discussioni del perché il G.I.S. non doveva ingiustamente essere escluso. Il passo recita testualmente: “Va notato che nel 1984, col diminuire della minaccia rappresentata dal terrorismo nazionale, il Ministero dell’Interno, d’intesa con la Presidenza del Consiglio e il Ministero della Difesa, decretò che il G.I.S. costituiva l’unica UNIS (Unità di Intervento Speciale) del nostro Paese: in pratica restava la sola formazione nell’ambito militare che aveva compiti di intervento rapido antiterrorismo”.
Escludere, quindi, il G.I.S. come ha esternato qualcuno “lasciava amarezza” e riconoscendo che tale decisione era stata presa, in un primo momento, sicuramente con “poca riflessione” a discapito di una elevata capacità operativa, acquisita nel tempo con motivazione, passione, senso del dovere, tanto addestramento e sacrifici personali (individuali e familiari) risultava essere ancora “più umiliante”, pertanto ad ogni costo tale questione doveva essere risolta.
In ogni caso riprendendo la mia discussione dottrinale dal 2002, riferisco che in questo preciso anno si compie un passaggio determinante perché si decide di riconoscere ai militari “operativi” in forza al G.I.S. la tanto meritata qualifica di “Incursore”.
Sull’aspetto in questione riporto, in sintesi e ordinata sequenza, lo svolgimento dei fatti: l’Ufficio Operazioni/II Reparto “Impiego delle Forze” (RIF) del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri in data 30 maggio 2002 emana la c.d. “bozza” (apripista) del Regolamento che avrebbe disciplinato la “qualifica di Incursore” definendo, per i militari del G.I.S., “ruoli, requisiti e quantità numerica ammissibile al Corso” ponendola in visione allo Stato Maggiore della Difesa (S.M.D.), tale Ente di vertice delle Forze Armate dopo aver valutato la proposta concede l’approvazione, così in data 26 novembre 2003 lo stesso Ufficio Operazioni, per l’Arma dei Carabinieri, può considerare il G.I.S. essere, a tutti gli effetti, il Reparto “Incursori” di Forza Armata (annoverato nei quattro Reparti Speciali delle Forze Armate italiane) ed emette, in pari data, una “Nota relativa all’aggiornamento delle competenze del G.I.S”.
A questa breve esposizione cronologica, però per meglio comprendere si deve integrare un’altra annotazione essenziale consistente nella riunione svolta a Roma il 10 marzo 2003 presso lo Stato Maggiore della Difesa dall’apposito G. di L. (Gruppo di Lavoro) che in una forma precursoria, mediante articolate discussioni, stava studiando le modalità istitutive e organizzative per la costituzione del C.O.F.S.; durante tale riunione, il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri già si pronuncia, proponendo di destinare al C.O.F.S. come “capacità FS” due Sezioni del G.I.S. e come “capacità FOS” il 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”.
La messa a disposizione delle due predette Unità speciali dei Carabinieri viene poi ribadita con determinazione sempre dal Comando Generale dell’Arma in data 13 giugno 2003.
Nell’anno 2004, nella summa di tutti questi fatti, quindi, il G.I.S. è inserito a “pieno titolo” nel C.O.F.S. insieme al 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin”, al Gruppo Operativo Incursori del COMSUBIN e al Reparto Incursori Aeronautica Militare (R.I.A.M.), quest’ultimo erede delle tradizioni degli Arditi Distruttori della Regia Aeronautica (A.D.R.A.), l’8 aprile 2008 viene ridenominato in 17° Stormo Incursori.
Nel fornire un quadro informativo d’insieme degli accadimenti a riguardo, risulta importante dire pure che in una riunione svolta a Roma in data 20 maggio 2005 per affrontare alcune tematiche generali sulle Forze Armate, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Ammiraglio Giampaolo Di Paola tiene a riferire, sostanzialmente, che non c’è stata mai nessuna esitazione o alcun fattore ostativo affinché “formazioni del G.I.S.” potessero entrare a far parte del C.O.F.S. come “componente integrante”.
La composizione organica del C.O.F.S. con gli emblemi
dei quattro Reparti Speciali delle Forze Armate italiane
6. LA PROPOSTA “TIBERI” PER IL RIORDINAMENTO DEL G.I.S.
Questo paragrafo, contiene un mio specifico “studio di riordinamento del Gruppo d’Intervento Speciale” generato da una personale visione evolutiva ordinamentale in aderenza alle crescenti funzioni operative che, esponendolo in via esclusiva attraverso questa testata giornalistica specializzata sulla Difesa, ho l’onore di proporlo, come “pensiero istituzione”, al I Reparto “Organizzazione delle Forze” del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri per poterlo eventualmente valutare in occasione del 45° Anniversario della costituzione del Gruppo Intervento Speciale che si celebrerà nell’anno 2023.
Il progetto di riordinamento che ho pensato e del quale ne dò comunicazione e presentazione istituzionale in una forma di “pubblicazione aperta”, è indirizzato nel riconoscere al G.I.S. una più organica e pregnante configurazione in risposta ad una migliore definizione di carattere ordinamentale all’interno della 2a Brigata Mobile Carabinieri e di riflesso anche nella Divisione Unità Mobili (D.U.M)/Comando delle Unità Mobili e Specializzate Carabinieri “Palidoro”, mirante direttamente ad anticipare nell’Arma quel necessario potenziamento “Tattico-operativo” e sviluppo della “funzione di proiezione”, nonché a dare in ambito Forze Armate una rifinitura organizzativa per il settore “Operazioni Speciali”.
Infatti, effettuando un’attenta osservazione “ordinativa militare” sul Reparto speciale emerge che esso, tutt’ora, nella denominazione, assunta nel 1978, è classificato come “Gruppo”, poiché nel momento istitutivo stava a significare e ad indicare non tanto un’Unità strutturata come in realtà, crescendo, poi è diventata, ma questo “appellativo”, nell’immediato, è stato scelto e gli è stato attribuito soltanto per un’unica ragione: per contraddistinguere la formazione “organica”, in relazione ai suoi compiti d’intervento “speciali”, dall’allora 1° Battaglione Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” dal quale è stata creata o meglio generata, oltre che differenziarla dalle altre Unità Mobili dell’epoca.
Documentalmente, certo si è che nel tempo questa “ragionevole spiegazione” o “valida interpretazione” si è incontrata con una grande crescita operativa del G.I.S. che, da quell’“enucleazione” dal 1° “Tuscania” lo hanno portato a caratterizzarsi con più marcatezza, sempre rispettando le sue peculiari competenze, come un’entità di “Unità organica definita” e, quindi, a sé stante rispetto agli altri Reparti dell’Arma dei Carabinieri facenti parte dell’Organizzazione Mobile e Speciale.
A maggior approfondimento e come già accennato nel Paragrafo 2., si riscontra anche che la denominazione del G.I.S., al momento della scelta forse è adottata riprendendola, parzialmente, per suggerimento o derivazione da quella del G.I.G.N. francese, in quanto quest’ultima sigla sta per Groupe d’Intervention de la Gendarmerie Nationale (Gruppo d’Intervento della Gendarmeria Nazionale) esistente dal 1974 e appartenente, in ogni caso, a un modello strutturale di polizia militare con i livelli ordinativi delle Unità diversi da quelli in cui sono suddivise quelle facenti parte dell’“Organizzazione Mobile e Speciale” della nostra Arma dei Carabinieri.
L’orgoglio, l’eccellenza operativa e l’affermazione del G.I.S. come Reparto “autonomo”, insieme all’entusiasmo, al fervore e alla pienezza del senso del dovere, probabilmente, penso però che hanno fatto trascurare agli organi competenti dell’Arma l’idea e il compito di adeguare, nel tempo, la denominazione rapportandola all’assetto organico o, più precisamente, al livello ordinativo dell’Unità, in quanto fino ad oggi è mantenuta ancora come quella di Gruppo, presumibilmente più per un fattore di tradizione storica che per un’effettiva rispondenza ordinamentale.
A tal riguardo, in questa prospettiva credo sia necessario aprire una ulteriore parentesi esplicativa omnicomprensiva, ricordando che nell’ordinamento dell’Esercito Italiano – dove i Carabinieri maturano essendovi inquadrati come prima “Arma” fino al 2000, quando poi con Legge n. 78 del 31 marzo assumono il rango di “Forza Armata” (riconosciuta quale unica “forza militare di polizia a competenza generale”) – per i livelli delle “unità di manovra” (oltre a quello “Reggimentale”, sciolto nel 1975 e ripristinato nel 1991) il “Gruppo” è attribuito per i Reparti dell’Arma di Artiglieria mentre il “Gruppo Squadroni” si riferisce ai Reparti dell’Arma di Cavalleria e della Specialità dell’Aviazione dell’Esercito (AVES, già c.A. Cavalleria dell’Aria e A.L.E. Aviazione Leggera dell’Esercito), invece, per l’Arma di Fanteria, per le Armi del Genio, delle Trasmissioni, TRAMAT Trasporti e Materiali (già Corpo Automobilistico/Servizio della Motorizzazione Militare) e per gli stessi Carabinieri (considerabili, tra l‘altro, sul piano militare operativo “truppe leggere”) come “Unità equivalente e corrispondente” (al Gruppo o al Gruppo Squadroni) è il “Battaglione” e probabilmente, il G.I.S. dopo che si è “separato” dal 1° “Tuscania”, per questa delucidazione, in sintesi di appropriatezza e perfezionamento della linea ordinativa, secondo il mio parere, poteva o doveva già cambiare il “rango e il nome” da “Gruppo (d’Intervento Speciale)” in quello di “Battaglione (d’Intervento Speciale)”.
Proseguendo ancora il discorso che ho intrapreso e conducendolo al contesto temporale attuale, plasmandolo negli importanti eventi-accadimenti di successo ed esperenziali tattici raggiunti dal G.I.S., anche nei “teatri operativi fuori area” (all’estero), evidenzio che lo stesso: posto al comando di un Colonnello, riconosciuto Unità “indipendente” e assegnandogli nel 2020 la Bandiera di Guerra (“simbolo vessillologico assoluto” di valore, storia e tradizioni militari) implicitamente completa e rafforza tutti gli altri suoi imprescindibili elementi che, unificandosi in una risultante complessiva, sostengono come un pilastro portante tutti i requisiti primari per essere considerata addirittura Unità di rango “reggimentale”.
A tal riguardo, il “concetto” cardine che sto cercando di trasmettere con la presente mia idea e proposta istituzionale, è quello di poter riconfigurare il Reparto nel suo assetto trasformandolo e/o elevandolo a “livello di Reggimento” che gli potrebbe far assumere la denominazione di 2° Reggimento Carabinieri Incursori “Ardenza” (in acronimo/sigla 2° RCI “Ardenza”) dove, in esegesi del predetto nominativo attribuibile, si andrebbe a sostituire la locuzione “d’Intervento Speciale” (derivante dal Gruppo – G.I.S.) con quella di “Carabinieri Incursori” idonea ad esprimere lessicalmente la più corretta e aggiornata nomenclatura per le sue chiare e indiscutibili funzioni “tattico-operative e di sicurezza” (in relazione anche del riconoscimento della qualifica di “Reparto Incursori dell’Arma” concesso nel 2003 da parte dello Stato Maggiore della Difesa):
– il numero ordinativo “2°” riterrei di assegnarlo, oltre che per una corretta sequenza numerale ordinamentale, soprattutto in rispetto alla continuità dello stretto vincolo relazionale con le tradizioni militari del 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” (già 1° Battaglione Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”) dal quale storicamente il “G.I.S.” trae origine rappresentando l’unica e fondamentale “fucina” che gli ha fornito, nel tempo, sostanza e forma identitaria;
– il nome di “Ardenza”, su un profilo di “onomastica militare”, invece, l’ho individuato e lo sceglierei perché effettivamente rappresenta la località geografica italiana, toscana, della Città di Livorno (idealmente anche connubio dei tre elementi degli ambienti naturali operativi del G.I.S. “terra”, “cielo” e “acqua”) dove è nata l’Unità militare speciale e dove tutt’ora è di stanza, pertanto, luogo storico al quale i precedenti “Sabotatori Carabinieri” e gli attuali “Carabinieri Incursori” sono particolarmente legati, insieme ai “fratelli” del 1° “Tuscania” e ai “cugini Incursori” del 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” (reparto speciale dell’Esercito Italiano inquadrato nella Brigata Paracadutisti “Folgore”, già denominato dal 1975 al 1995 come 9° Battaglione d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin”).
Tutte le Compagnie dell’ipotetico 2° “Ardenza”, invece, in funzione delle rispettive attribuzioni, ho scelto di denominarle con i nomi di specifici uccelli rapaci quali “Astori”, “Aquile”, “Falchi”, “Sparvieri”, poiché questi si contraddistinguono per le loro abilità di: forza, rapidità, resistenza, controllo, osservazione e incursioni di caccia; sottolineando per le loro caratteristiche anche assoluta superiorità, infallibilità e ineguagliabilità/impareggiabilità rispetto ad altri tipi di volatili.
Preciso che la mia proposta per il cambio di denominazione del Reparto militare da Gruppo d’Intervento Speciale in 2° Reggimento Carabinieri Incursori “Ardenza”, non sarebbe confinata soltanto ad un semplice mutamento di denominazione fine a sé stesso, ma costituirebbe significativa evidenziazione per caldeggiare altre importantissime motivazioni:
– rendere onore ai “Carabinieri Incursori”, sia a quelli attualmente in servizio per il loro attuale e gravoso impegno che quotidianamente portano avanti, con costanza, dedizione ed eccellente professionalità sia come faro di guida e insegnamento per i militari che entreranno in futuro nei ranghi del Reparto Speciale, senza dimenticare, ovviamente, tutti i militari che già vi hanno appartenuto, destinati ad altri incarichi oppure non più in servizio attivo, che tanto hanno dato e tanto si sono spesi per la crescita del G.I.S., in primis il suo “fondatore” il Generale Petrachi insieme alla Squadra iniziale degli intrepidi “Sabotatori Paracadutisti” costituenti, tra l’altro, inviolabile patrimonio umano di tangibile ammirevolezza e di preziosa memoria e testimonianza storica;
– poter dare o consentire al G.I.S. un sicuro e meritato potenziamento, finalizzato ad una migliore predisposizione “bidirezionale” per gli “impieghi nazionali di polizia” e per gli “impieghi militari di proiezione in campo internazionale”;
– incrementare l’organico della 2a Brigata Mobile Carabinieri nella quale sarebbe inquadrato (al posto dell’attuale G.I.S.);
– rafforzare il C.O.F.S. Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali del quale fa parte e di conseguenza consolidare il comparto delle “Forze Speciali italiane”;
– supportare meglio le operazioni in favore dei Servizi Segreti italiani ovvero dell’A.I.S.E. Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (36) e dell’A.I.S.I. Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna (37).
Cercando, non in ultimo, di affrontare e risolvere anche, in un’ottica dottrinale, quell’“atipicità” di non allineamento fra fisionomia e livello ordinativo avuta, a mio parere, per un lungo periodo dal G.I.S. con il nome di “Gruppo”, tenendo sempre presente che i Carabinieri hanno uno “status militare” e, quindi, rispondenti ad un “ordinamento militare” dove le terminologie-nomenclature e le denominazioni da assegnare ai Comandi e Reparti dipendenti devono mantenere il più possibile e contemporaneamente, adeguatezza in una trilogia che si esprime e caratterizza sui profili sia “tipologici ordinamentali”, sia di “onomastica militare”, sia “in relazione alle funzioni attribuite”.
Pertanto, credo che l’ordinamento del 2° Reggimento Carabinieri Incursori “Ardenza” che ho realizzato, derivante da una mia analisi funzionale e considerativa di quelle necessarie caratteristiche operative di flessibilità, versatilità e proiettabilità da possedere per condurre “operazioni speciali” in contesti “multi dominio” nei conflitti “convenzionali e asimmetrici”, potrebbe essere articolato in:
a) Comando di Reggimento (strutturato su: Ufficio Maggiorità e Personale, Ufficio Amministrazione; Ufficio Logistico, Ufficio Operazioni Addestramento Informazioni; Sezione Sicurezza e Scorte; Area Riservata; Servizio Prevenzione e Protezione dai rischi nei “luoghi di lavoro”; Servizio Sanitario e Infermeria; Assistenza Spirituale/Cappellano militare);
b) Compagnia Comando e Supporto Logistico “Astori” (CCSL), articolata in: Plotone Comando e Servizi; Plotone Movimento e Trasporti (su: Sezione Automezzi; Parco Mezzi; Sezione Natanti, Squadra Manutentiva); Armeria di Reggimento (strutturata in Sezioni Armi, una per Compagnia e Sottosezione “Ottiche e visori” in Area a “temperatura controllata”); Sezione Equipaggiamenti e Attrezzature; Sezione Materiali Trasmissioni;
c) Battaglione Carabinieri Incursori (Btg. CC Inc., derivante dall’ipotetica riconfigurazione del G.I.S. attuale, che sarebbe assorbito dal 2° Reggimento Carabinieri Incursori “Ardenza” e inquadrato alle dipendenze come “Unità operativa” o più precisamente come “Unità Tattica d’Assalto” – UTA) ordinato su:
– 1a Compagnia Carabinieri Incursori “Aquile” (Cp. CC Inc. o CCI, per interventi “interni” ed “esterni” ovvero sul “territorio nazionale” e all’“estero”), articolata in: 1° Plotone Incursori (su n. 4 Squadre, 1a, 2a, 3a e 4a Squadra); 2° Plotone Incursori (su n. 4 Squadre, 1a, 2a, 3a e 4a Squadra); 3° Plotone Incursori (su n. 4 Squadre, 1a, 2a, 3a e 4a Squadra, di cui due Squadre OAM per “Operazioni Anfibie e Marittime”; Plotone Tiratori Scelti (su n. 3 Squadre, 1a, 2a e 3a Squadra TS); Plotone Ricognitori e Acquisitori Obiettivi (RAO) (su: 1a, 2a e 3a Squadra RAO, 4a Squadra Specialisti “Droni”);
– 2a Compagnia Carabinieri Incursori “Falchi” (Cp. CC Inc. o CCI, per interventi “interni” ed “esterni” ovvero sul “territorio nazionale” e all’“estero”), articolata in: 1° Plotone Incursori (su n. 4 Squadre, 1a, 2a, 3a e 4a Squadra); 2° Plotone Incursori (su n. 4 Squadre, 1a, 2a, 3a e 4a Squadra); 3° Plotone Incursori (su n. 4 Squadre, 1a, 2a, 3a e 4a Squadra, di cui due Squadre OAM per “Operazioni Anfibie e Marittime”); Plotone Tiratori Scelti (su n. 3 Squadre, 1a, 2a e 3a Squadra TS); Plotone Ricognitori e Acquisitori Obiettivi (RAO) (su: 1a, 2a e 3a Squadra RAO, 4a Squadra Specialisti “Droni”);
– 3a Compagnia di Supporto Operativo “Sparvieri” (CSO), articolata in: 1° Plotone Assaltatori di “rinforzo” (su n. 4 Squadre assaltatori, 1a, 2a, 3a e 4a Squadra) e 2° Plotone Assaltatori di “rinforzo” (su n. 4 Squadre assaltatori, 1a, 2a, 3a e 4a Squadra) che coinciderebbero con i due Plotoni Allievi Incursori Carabinieri (AIC); 3° Plotone Comunicazioni e Operazioni Psicologiche (COP – Psy Ops) (su: 1a e 2a Squadra Collegamenti C4 “Comando, Controllo, Comunicazioni, Computer”, 1a e 2a Squadra Negoziatori); 4° Plotone Speciale Misto su: Squadra Artificieri; Squadra Specialisti “N.B.C.” (Nucleare Batteriologica Chimica); Squadra “Cinofili” (K9); Squadra “Sanità Aviotrasportabile”; una precisazione: i due Plotoni Assaltatori 1° e 2° considerati di “rinforzo”, sarebbero impiegabili per funzioni operative di “cinturazione, sorveglianza e pattugliamento” (38) e i loro militari appartenenti provenienti esclusivamente dal 1° “Tuscania” – in rapporto alle esigenze o variazioni d’organico dovute al numero dei Carabinieri che dal 2° Incursori “Ardenza” verrebbero assegnati ad altri incarichi all’interno del Reparto, trasferiti in altri Comandi/Reparti dell’Arma (39) o collocati in congedo – man mano, transiterebbero ad alimentare le Compagnie Incursori “1a e 2a” e la 3a Compagnia di Supporto Operativo del Reggimento, in modo tale da mantenere sempre costante la forza organica, evitando così flessioni di “sottorganico” nelle “pedine operative speciali”;
– Centro Formazione Carabinieri Incursori (CeFCI) (40) articolato su una Sezione di Coordinamento, una Sezione Tecnica RSS (con funzioni di “Ricerca e Sperimentazione” dei materiali, nonché di “Sviluppo” delle istruzioni tecniche), un Nucleo Infrastrutture Addestrative (NIA) (41) e una Sezione Addestrativa Incursori Carabinieri (SAIC) quest’ultima esercitante, mediante un Nucleo Istruttori Incursori, l’attività formativa su due Plotoni ACAI “Assaltatori Carabinieri Allievi Incursori” che, inquadrati, organicamente, nella 3a CSO “Sparvieri”, oltre a frequentare il programma formativo previsto per conseguire la specializzazione di “Incursore – INC” (comprendente normalmente “co.CI Corso Combattimento per Incursori” già “co.CFS Corso Combattimento per Forze Speciali”, “co.CAI Corso Combattimento Avanzato per Incursori”, “co.CAC Corso Conduct After Capture”, moduli “ambientali” e “d’integrazione interforze”), contestualmente, assolverebbero anche alle funzioni di “sostegno alla manovra operativa” come 1° e 2° Plotone Assaltatori di “rinforzo”.
Da notare come nella presente mia “proposta di riordino” le Compagnie Carabinieri Incursori 1a e 2a sono omologhe cioè hanno uguale fisionomia “ordinativa”; per l’appunto, ho ritenuto di prevedere e scegliere, nei confronti delle due precisate “minori unità”, tale tipologia di struttura organizzativa, considerando questi motivi: oltre che per soddisfare al meglio gli scopi prettamente operativi in maniera aderente e performante, anche per rispondere ad essi con una funzione di “rotazione dell’impiego”, ovvero per gestire in un modo più adeguato la “turnazione”, migliorando sia la “qualità della vita operativa”, riducendo lo “stress” (42), dei militari “Incursori” sia favorendo, con “alternanza”, le designazioni delle “aliquote di forza organica” del Reggimento occorrenti nelle varie operazioni nazionali o da destinare alle diverse missioni internazionali, per garantire in ogni circostanza la “massima prontezza”, senza andare ad impattare nella continuazione delle programmate attività addestrative del Reparto e nello svolgimento delle esercitazioni congiunte con altre forze speciali italiane e di altri Paesi NATO.
Praticamente, nella c.d. “turnazione ordinaria” si potrebbe adottare per le due Compagnie Carabinieri Incursori (1a e 2a) anche una pianificazione che tende ad avere prevalentemente una Compagnia sempre pronta e totalmente impiegabile a livello “operativo”, mentre l’altra Compagnia è impegnata più a livello “addestrativo”, per poi cambiare, quella in addestramento passare a svolgere funzioni “operative” e quella precedentemente svolgente attività operativa poter tornare ad addestrarsi; questo turnover, stabilito secondo un piano ciclico-periodale dedicato, garantirebbe, senz’altro, anche un “mantenimento-aumento” dell’efficienza operativa dell’intero Reparto Speciale dell’Arma.
Ovviamente, in caso di particolari gravità o esigenze la 1a e la 2a Compagnia Carabinieri Incursori potrebbero concorrere entrambe nel fornire le “aliquote di forze” necessarie.
Inoltre, attraverso la tipologia di ordinamento presentata, in caso di intervento nelle missioni “fuori area”, il 2° Reggimento Carabinieri Incursori “Ardenza” allertato sarebbe facilitato nel designare e fornire le “aliquote di personale” mediante un “Modulo Dispositivo Organizzativo” (MDO) che, trasformandosi in una Special Task Unit (STU) di “pronta disponibilità”, potrebbe subito essere integrato e impiegato in una Task Force (TF) Speciale per operare all’interno di un Comando/Organo Militare superiore interforze, di missione o di area di responsabilità (costituito, per l’esigenza, sotto comando, mandato o egida NATO, UE, ONU del tipo di quello avuto nella “missione ISAF”).
Non in ultimo, altre due considerazioni, con la proposta di trasformazione del Gruppo d’Intervento Speciale in 2° Reggimento Carabinieri Incursori “Ardenza” si avrebbe un notevole potenziamento della “forza operativa” esprimibile che addirittura quasi triplicherebbe, per essere più puntuali nella quantificazione, si potrebbe determinare un aumento pari a “due volte e mezzo, tre” rispetto a quella del Reparto attuale; per di più, con le quattro Squadre OAM già citate nell’ordinamento – suddivise e inquadrate, nel numero di due Squadre, nel 3° Plotone Incursori di ciascuna Compagnia Carabinieri Incursori (1a e 2a) – si riuscirebbe a disporre realmente di un intero “Plotone OAM” da destinare alle richieste d’intervento condotte nei particolari ambienti acquatici (lagunari, costieri e marittimi) e che, sicuramente, andrebbe a costituire e rappresentare per il Reparto Speciale dell’Arma un’innovazione “operativa e ordinativa”, questa prospettiva, tenendo conto dell’“omogeneità di addestramento e formazione (OAM)”, risolverebbe o faciliterebbe di molto l’integrazione in caso di azioni congiunte con le Sezioni del Gruppo Operativo Incursori del COMSUBIN della Marina Militare.
Per quanto concerne il motto del 2° Reggimento Carabinieri Incursori “Ardenza” ho ideato il seguente: “GIUNGO RAPIDO OVUNQUE E RISOLVO”; tale motto, potrebbe essere adottato perché racchiuderebbe in sé gli elementi propri di un “reparto incursori e di sicurezza” – come “prontezza, reazione e straordinaria capacità tattica-operativa” – necessari per portare risoluzione in qualunque ambiente o scenario d’impiego “difficile e ostile”.
Con l’ipotetico riordino del Gruppo d’Intervento Speciale, da me proposto, la 2a Brigata Mobile Carabinieri poi potrebbe risultare così articolata: Comando Brigata; 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” (Livorno); 2° Reggimento Carabinieri Incursori “Ardenza” (Livorno); 7° Reggimento Carabinieri “Trentino Alto-Adige” (Laives – BZ); 13° Reggimento Carabinieri “Friuli-Venezia Giulia” (Gorizia); Reparto Supporti; Centro Addestramento “di Brigata” (San Piero a Grado – PI).
7. CONCLUSIONI
Come ogni prestigioso reparto militare, da quello che si è potuto leggere e notare in questa mia lunga “relazione ordinamentale e dottrinale”, anche il Gruppo d’Intervento Speciale ha una straordinaria ed interessante storia, il cui merito è da ricondurre senza esitazione alcuna a tutti i suoi soldati (in servizio e in congedo, di ogni ruolo e grado) che nei loro vari anni operativi, densi di imprese e impregnati di valore, hanno dimostrato incessantemente sotto i colori della nostra Bandiera e della nostra Arma dei Carabinieri di adempiere con onore, dignità, disciplina e alta professionalità ai compiti istituzionali assegnati, manifestando in ogni situazione e circostanza anche fra le più difficili e pericolose fulgido esempio di “militari e di uomini” (considerando, ovviamente, nella forza organica il personale di sesso sia maschile sia femminile).
In conclusione, quindi, all’insegna della difesa e della sicurezza nazionale e internazionale ed anteponendo a qualunque evento i valori umani e gli ideali di Patria, il Reparto ha saputo mantenere e rafforzare costantemente la sua preziosa interiorità e unicità attenzionando la valorizzazione di ogni singolo componente, rappresentante l’esclusiva espressione del “capitale umano”, costituente “essenza e sostanza” di quell’inviolabile e insostituibile “spirito di corpo” che con alta caratura sostiene le “tradizioni militari” e la “capacità di continuo rinnovamento” dell’intero G.I.S. per saper guardare e affrontare le nuove sfide operative, sempre più complesse, che ci riserverà il prossimo futuro.
ANGELO TIBERI
“Motivazione, predisposizione, determinazione, intesa, dovere, consapevolezza, riservatezza, fedeltà, addestramento, azione, formano il decalogo che esprime a pieno l’essenza e la sostanza del mistero delle elevate capacità del Gruppo d’Intervento Speciale dei Carabinieri, un’unica e identitaria forza speciale militare che, nelle situazioni più difficili, con folgorante operatività garantisce difesa e sicurezza, ripristinando o mantenendo le necessarie condizioni di stabilità”.
Tenente dei Granatieri Angelo TIBERI, anno 2022
L’emblema del “G.I.S. Carabinieri”
NOTE AL TESTO
(1) Il Capitano dei Carabinieri Raffaele Petrachi, all’epoca Comandante di Compagnia, raggiungendo nella sua brillante carriera militare il grado di Generale di Brigata oltre ad essere considerato a tutti gli effetti il “fondatore” del Gruppo d’Intervento Speciale ne è stato anche il 1° Comandante dal 1978 al 1987.
Il Generale Petrachi dopo una lunga malattia ha terminato la sua vita terrena a Livorno nel 2014, quando è salito in cielo accolto nella gloria eterna con la protezione della “Virgo Fidelis” (Vergine Maria Santissima, Patrona dell’Arma dei Carabinieri) e di San Michele Arcangelo (Patrono dei Paracadutisti).
(2) Il 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”, nonostante i vari cambiamenti organici, in termini storici, deriva dal Reparto Carabinieri Paracadutisti (RCP) di livello “Compagnia” ricostituito a Viterbo il 15 maggio 1951 nell’ambito del Centro Militare di Paracadutismo (CMP) che, a sua volta, riallaccia le tradizioni al I Battaglione Carabinieri Reali Paracadutisti (Btg. CC.RR. par.) iniziatosi a formare il 1° luglio 1940 a Roma nella Caserma “Podgora” sede della Legione Territoriale CC.RR. e costituito ufficialmente a Tarquinia (VT) presso la Scuola di Paracadutismo della Regia Aeronautica, su tre Compagnie, il successivo 12 luglio 1940 (data in cui lo S.M.R.E. Stato Maggiore del Regio Esercito oltre a dare l’effettiva formalizzazione gli concede la numerazione ordinativa di “I” in sostituzione di quella iniziale di “III”), il 31 marzo 1941 concorre – con altri tre Battaglioni Fanteria Paracadutisti (II, III, IV) e una Compagnia Cannoni Controcarro da 47/32 – alla costituzione del 1° Reggimento Paracadutisti del Regio Esercito Italiano.
Il Reparto Carabinieri Paracadutisti il 1° gennaio 1963 con la ricostituzione in pari data della I Brigata Paracadutisti dell’Esercito Italiano (ridenominata il 10 giugno 1967 in Brigata Paracadutisti “Folgore”) viene inquadrato come Compagnia Carabinieri Paracadutisti nel I Reggimento Paracadutisti (insieme al II e al V Battaglione Fanteria Paracadutisti) e il 15 luglio dello stesso anno assume il rango di Battaglione per prendere nel 1975 il nome di 1° Battaglione Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”.
Il 1° Battaglione Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” in data 1° giugno 1996 da Battaglione si trasforma in 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” rimanendo inquadrato nella Brigata “Folgore” fino al 15 marzo 2002 quando – nel quadro dei provvedimenti ordinativi relativi all’elevazione a livello di “Forza Armata” dell’Arma dei Carabinieri – transita nell’organico della 2a Brigata Mobile Carabinieri (vedasi la nota 11).
Attualmente il 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” ha un ordinamento su: Comando; Compagnia Comando e Servizi (CCS); un Battaglione Carabinieri Paracadutisti (Btg. CC par.) formato da tre Compagnie Carabinieri Paracadutisti (cp. CC par.).
I compiti operativi del 1° “Tuscania” si distinguono in due livelli settoriali:
– a livello “militare”, riflettono quelli tipicamente propri delle aviotruppe e truppe paracadutiste, relativi: all’assalto, all’occupazione preventiva di posizioni e alla difesa di caposaldi; all’interdizione e alla controinterdizione d’area con azioni di guerriglia e controguerriglia; a dare sostegno ai contingenti di Forza Armata impegnati nei “teatri operativi” con l’assolvimento pure delle funzioni di Polizia Militare (PM/MP Military Police); all’addestramento (militare e di polizia) dei Carabinieri da destinare ai Reparti Speciali dell’Arma, nonché, nelle operazioni “fuori area” contribuisce anche alla formazione degli appartenenti alle Forze Armate o forze dell’ordine dei Paesi esteri in cui si svolgono le missioni;
– a livello di “polizia” sono: fornire supporto ai Comandi e Reparti facenti parte dell’“Organizzazione Territoriale” dell’Arma dei Carabinieri per interventi antiterrorismo; garantire la sicurezza nelle sedi diplomatiche italiane all’estero situate in Paesi ritenuti particolarmente a rischio; assicurare servizi di scorta a personalità.
(3) Gradi compresi fra Maresciallo, Brigadiere, Appuntato e Carabiniere.
(4) Anticipando di molto i tempi, in luogo delle “Unità Speciali” che agli inizi degli anni ’80 del 1900 si andavano “formando internamente” negli allora 9° Battaglione d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” dell’Esercito Italiano e COMSUBIN Comando Subacquei e Incursori “Teseo Tesei” della Marina Militare; infatti, il personale dei Carabinieri Paracadutisti specializzato nell’“antiterrorismo” ha dato subito vita e “identità” al N.I.S. (Nucleo Intervento Speciale) poi divenuto G.I.S., a differenza dei due sopra citati Reparti militari che all’epoca, sostanzialmente, non hanno formalizzato nell’immediatezza la nascita al loro interno di “nuclei speciali” se non solo in momenti successivi, precisamente in data 30 dicembre 1985 quando su disposizione dell’On. Giovanni Spadolini Ministro della Difesa (in carica dal 1983 al 1987) nacquero i Gruppi Operativi Speciali (G.O.S.) ovvero “aliquote altamente addestrate” da impiegare a partire dal 1986 nelle delicate e rischiose “operazioni del SISMI” (1977-2007 Servizio Informazioni e Sicurezza Militare, vedasi anche la nota 36).
(5) L’Onorevole Cossiga (Ministro dell’Interno dal 12 febbraio 1976 all’11 maggio 1978), infatti, decide di firmare senza esitazione la Direttiva “istitutiva” sia sulla base di una profonda conoscenza personale, come studioso e cultore dei servizi segreti e dei reparti speciali, arricchita da visite effettuate in diversi Paesi dell’ambito europeo (soprattutto in Francia e Germania) sia perché in riscontro ha modo di rendersi conto direttamente assistendo a una complessa dimostrazione che rende inconfutabili le alte capacità operative dell’allora nascente Nucleo operativo speciale dei Carabinieri.
Vengono ora riportati gli estremi degli atti documentali che riguardano la “disposizione” in questione:
– “Direttiva per la costituzione di apposita Unità per l’impiego in operazioni speciali anti-terrorismo e anti-guerriglia” del Ministero dell’Interno – Gabinetto del Ministro – Segreteria Speciale – Prot. N. 2000/69/RR – Uff. GO/5 datata Roma 25 ottobre 1977 (a firma del Ministro Cossiga) indirizzata al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Roma;
– comunicazione successiva avente per oggetto “Direttiva per la costituzione di apposita Unità per l’impiego in operazioni speciali anti-terrorismo e anti-guerriglia” del Ministero dell’Interno – Gabinetto del Ministro – Segreteria Speciale – Prot. N. 2005/8 – “Da” datata Roma 12 gennaio 1978 (rif.to a 7/6 del 30.11.1977 e Allegata alla lettera n. 7/20-2 “RR” 1977 del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri – S.M. – Ufficio Ordinamento) indirizzata al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, Roma;
(6) Il primo “battesimo del fuoco” o meglio il “primo ed effettivo impiego operativo” come “Unità speciale antiterrorismo” per il G.I.S. avviene il 29 dicembre 1980 in Puglia, quando i suoi Carabinieri fanno irruzione nel Supercarcere di Trani (BA) per arrestare una rivolta.
(7) E’ l’unico Reparto dell’Arma dei Carabinieri, anche quando si trasforma in data 1° giugno 1996 in Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”, a continuare ad essere inquadrato fino al 2002 nella Brigata Paracadutisti “Folgore” (con Comando a Livorno), Grande Unità dell’Esercito (vedasi anche la nota 2), quando il 15 marzo dello stesso anno la lascia – dopo che per quasi quarant’anni, in un certo senso, è stata la sua “casa madre” – transitando alle dipendenze della costituita 2a Brigata Mobile Carabinieri sempre a Livorno (vedasi la nota 11).
(8) Questo dettagliato disciplinare, revisionato nel tempo, in ogni caso prevede e determina già inizialmente, in tre fasi salienti, quanto segue:
– 1a fase, nel tempo tecnico-procedurale che intercorre tra la notifica dell’intervento, quindi dell’allerta del G.I.S. e l’arrivo delle Squadre speciali, i Reparti territoriali dell’Arma esplicitati nel Comando Legione Carabinieri competente che interessa il relativo Comando Provinciale Carabinieri di riferimento in relazione al luogo di svolgimento del fatto attraverso il personale in forza al Comando Compagnia Carabinieri e al locale Comando Stazione Carabinieri provvedono ad effettuare l’isolamento dell’obiettivo (obj), acquisendo nel mentre tutte le informazioni possibili reperibili su più direttici circostanziali e assicurare la disponibilità dei servizi c.d. di “complementarietà” necessari e finalizzati alla positiva riuscita dell’intervento;
– 2a fase, al momento dell’arrivo delle Squadre del G.I.S., i Reparti territoriali dell’Arma (espressi sempre nel Comando Provinciale Carabinieri, Comando Compagnia Carabinieri e locale Comando Stazione Carabinieri) assolvono ai compiti di collegamento informativo, puntuale e aggiornato, per tutto il tempo di svolgimento dell’operazione (compreso il periodo di ricognizione e briefing), fra il Comandante dell’Aliquota Speciale impegnata nell’intervento e la Sala Operativa del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri al fine di fornire al Comandante del G.I.S. tutte le relative informazioni inerenti la situazione emergenziale, in modo da poter valutare se mantenere invariati o eventualmente potenziare, con l’integrazione di altri militari, sia il supporto logistico sia i servizi di perimetrazione o di delimitazione perimetrale;
– 3a fase, a conclusione dell’intervento ai Comandi Territoriali dell’Arma sopra richiamati sono attribuiti i compiti di presidio dell’obiettivo (facendo perdurare piantonamenti e posti di blocco per l’interdizione dell’area interessata) e di prendere in consegna gli eventuali ostaggi liberati dal G.I.S. e i terroristi catturati.
Potremmo aggiungere, in ultimo, a operazione terminata, anche una “4a fase” consistente nel debrifing fra il Comandante dell’“Aliquota del G.I.S.” (intervenuta alla risoluzione dell’evento), il Comandante Provinciale e il Comandante di Compagnia Carabinieri, per la redazione del rapporto procedurale di servizio relazionante cronologicamente e puntualmente le informazioni attinenti allo svolgimento dell’azione; tutto poi si conclude con la c.d. “conferenza stampa” tenuta con gli organi d’informazione, testate giornalistiche e radiotelevisive, dove di solito oltre al Comandante Provinciale e al Comandante di Compagnia Carabinieri, in alcuni casi sono presenti anche il Comandante della Legione Carabinieri competente giurisdizionalmente a livello territoriale e il magistrato al quale giuridicamente è affidato il caso.
(9) Tale Nucleo assolve al coordinamento dell’attività formativa e mantiene i rapporti anche con altri enti militari, riguardante particolari esercitazioni, preparazioni e corsi per ricevere le relative “abilitazioni/qualificazioni”: corso roccia; corso sci; corso guida veloce; tiro operativo dinamico; difesa personale/arti marziali; educazione fisica; preparazione subacquea; difesa N.B.C.; impiego materiali, armi e esplosivi; studio infrastrutture; tecniche di irruzione; tattiche di guerriglia e controguerriglia; combattimento nei centri abitati; interventi su aeromobili, automezzi e natanti; tecniche di pronto soccorso.
(10) A seguito della Legge 31 marzo 2000 n. 78 e dei Decreti Legislativi delegati nn. 297 e 298 del 5 ottobre 2000.
(11) Questa Brigata (il cui livello ordinamentale la definisce anche Grande Unità “elementare”) è inquadrata nella Divisione Carabinieri Unità Mobili (Roma) posta, a sua volta, alle dirette dipendenze del Comando Unità Mobili e Specializzate Carabinieri “Palidoro” (Roma).
La 2a Brigata Mobile Carabinieri costituita il 15 settembre 2001, con il Comando Brigata a Livorno e destinata alle capacità “Antiterrorismo, Polizia Militare, Paracadutisti e Operazioni Speciali”, inquadra: 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” (Livorno); 7° Reggimento Carabinieri “Trentino Alto-Adige” (Laives – BZ); 13° Reggimento Carabinieri “Friuli-Venezia Giulia” (Gorizia); Gruppo Intervento Speciale – G.I.S. (Livorno); Reparto Supporti; Centro Addestramento (della Brigata, con sede a San Piero a Grado – Pisa) dove si formano anche le “aliquote di personale” destinate alla MSU Multinational Specialized Unit (vedasi la nota 27).
Al Centro Addestramento della 2a Brigata Carabinieri sono attribuite anche due “Cattedre d’insegnamento”, una presso la Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma e l’altra presso il CoESPU Center of Exellence for Stability Police Units/Centro di Eccellenza per le Unità di Polizia di Stabilità di Vicenza (istituito nel 2005 per la preparazione appunto delle SPU Stability Police Units), dove ha sede pure il QG Quartier Generale/HQ Headquarters della Forza di Gendarmeria Europea/European Gendarmerie Force (EUROGENDFOR o EGF, costituita nel 2004 – da Italia, Francia, Portogallo, Spagna, Romania, Paesi Bassi e Polonia, a seguito del Consiglio Europeo di Nizza del dicembre 2000 – è un “corpo di polizia militare” a disposizione delle Organizzazioni internazionali per la gestione di situazioni di crisi).
(12) La Legione Carabinieri “Toscana” è divenuta nel 1992, al pari delle altre Legioni CC, Regione Carabinieri “Toscana” per poi dal 5 giugno 2009, insieme alle altre Regioni CC, riassumere la denominazione ordinativa “originaria” di Legione Carabinieri “Toscana”.
La Legione Carabinieri sta ad indicare un tipo di Comando, con competenze giurisdizionali regionali o interregionali, facente parte dell’“Organizzazione Territoriale” dell’Arma.
La nomenclatura di Legione tutt’ora in vigore, è adottata nel 1861 quando in data 24 gennaio dello stesso anno sono costituite le Legioni CC.RR. Carabinieri Reali.
(13) Il C.O.F.S. istituito il 1° dicembre 2004 ha sede a Roma presso l’Aeroporto militare “Francesco Baracca” di Centocelle.
(14) Insieme al 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” dell’Esercito Italiano (facente parte anche del COMFOSE Comando delle Forze Speciali dell’Esercito istituito a Pisa il 19 novembre 2013, tra l’altro questo Comando di livello “Brigata” che ha sede nel Comprensorio Militare “Ten. M.O.V.M. Dario Vitali” a con sede a San Piero a Grado – PI, ha costituito nel 2016 pure un Gruppo per Operazioni Speciali Terrestri/Special Operations Land Task Group), al G.O.I. del Comando Raggruppamento Subacquei e Incursori “Teseo Tesei”/COMSUBIN della Marina Militare Italiana e al 17° Stormo Incursori dell’Aeronautica Militare Italiana.
Nonostante le diverse “correnti di pensiero” che si hanno tra gli studiosi della materia, in ogni caso i livelli di classificazione delle “capacità e funzione operativa” assegnati alle Forze Speciali (FS) e alle Forze per Operazioni Speciali (FOS) sono: “FS-TIER 1” per le Forze Speciali (un “reparto speciale” per ogni Forza Armata ovvero 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” per l’Esercito Italiano, Gruppo Operativo Incursori del COMSUBIN per la Marina Militare, 17° Stormo Incursori per l’Aeronautica Militare e appunto il G.I.S. per l’Arma dei Carabinieri); “FOS-TIER 2” per le Forze per le Operazioni Speciali o Forze di Supporto combat per le Operazioni Speciali (vi appartengono: 4° Reggimento Alpini Paracadutisti; 185° Reggimento Paracadutisti RAO Ricognizione Acquisizione Obiettivi “Folgore”, Reggimento Lagunari “Serenissima”, 1° Reggimento Fanteria di Marina “San Marco”, 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”); “SOOS TIER-2” sono le Unità/Forze di Supporto Operativo delle Operazioni Speciali per le “FOS (TIER2) (vi appartengono: i seguenti Reparti dell’Esercito Italiano, 3° Reggimento Elicotteri per Operazioni Speciali “Aldebaran” – R.E.O.S.; 28° Reggimento Comunicazioni Operative “Pavia” – Psychological Operations (PsyOps); 8° Reggimento Genio Guastatori Paracadutisti “Folgore”; 11° Reggimento Trasmissioni; 7° Reggimento Difesa C.B.R.N. Chimica Biologica Radiologica e Nucleare “Cremona”; i seguenti Reparti dell’Aeronautica Militare, 9° Stormo “Francesco Baracca”, 15° Stormo CSAR Combat-Search and Rescue e 16° Stormo “Protezione delle Forze” che, insieme al 17° Stormo Incursori, formano la 1a B.A.O.S. Brigata Aerea Operazioni Speciali); “COOS-TIER 3” Forze di Coronamento per le Operazioni Speciali (vi appartengono: per l’Esercito Italiano, i Reggimenti Paracadutisti 183°, 186°, 187° della Brigata “Folgore” e il 66° Reggimento Fanteria Aeromobile “Trieste” della Brigata Aeromobile “Friuli”; per la Marina Militare, i Reggimenti Fanteria di Marina 2° e 3° della Brigata “San Marco”).
Nell’ambito delle FOS, il Reggimento Lagunari “Serenissima” unitamente alla Brigata di Marina “San Marco” formano dal 2007 anche la Forza di Proiezione dal Mare (Grande Unità “anfibia” interforze italiana a livello di “Brigata” esprimente – mediante una “forza da sbarco” e una “forza navale” – la Capacità Nazionale di Proiezione dal Mare derivante dal Joint Integrating Concept dello S.M.D. Stato Maggiore della Difesa.
Nelle FOS, SOOS e COOS sono ricompresi quei Reparti di cui il C.O.F.S. può avvalersi – in funzione del loro livello di addestramento e delle loro elevate capacità operative – per fornire sostegno alle FS in particolari missioni.
Riepilogando, quindi, la classifica dei livelli di specializzazione delle “Unità d’impiego” designate per le Operazioni Speciali si ha: TIER-1 Forze Speciali (FS); TIER-2 Forze per Operazioni Speciali (FOS) e Forze di Supporto Operativo delle Operazioni Speciali (SOOS) (oppure Supporto Operativo delle Forze per Operazioni Speciali); TIER-3 Unità di Coronamento per Operazioni Speciali (COOS).
Approfondimenti. – L’abbreviazione “FS” (Forze Speciali) si utilizza per traduzione della sigla NATO di SOF (Special Operations Forces).
Le Forze Speciali (FS), per quanto riguarda la lingua inglese sono abbreviate SF (Special Forces) od anche SOC (Special Operations Capable/Capacità di compiere Operazioni Speciali) ovvero Unità capace di compiere Operazioni Speciali.
Aggiungo che la NATO non fa molta differenza/distinzione fra il “livello 2” (TIER-2) e il “livello 3” (TIER-3) ed ecco perché le Unità TIER-3 supportano direttamente le Unità TIER-1 (il “livello 1”).
Fornisco anche un’ulteriore e importante precisazione “dottrinale”: a “livello NATO” le Operazioni Speciali fanno riferimento alla Direttiva APJ 3.5 NATO Special Operation Doctrine ed in ogni caso la dottrina NATO definisce le Forze Speciali come SOF Special Operations Forces, non prevedendo e non parlando di distinzione in TIER (questo, soprattutto, per agevolare maggiormente l’integrabilità – interagibilità e interoperabilità – delle FS dei vari Paesi dell’Alleanza per eventuali impieghi congiunti in ambito NATO); a differenza della “dottrina nazionale per le operazioni speciali” che, invece, considera i c.d. “livelli di specializzazione, denominati TIER o TIERS” in funzione dell’addestramento e delle aliquote di prontezza esprimibili dai reparti ricompresi o di riferimento.
Tuttavia, la “Direttiva per il potenziamento delle Forze Speciali” dell’anno 2018 (e le successive integrazioni dottrinali del 2020 e 2021) per la corrispondenza alle capacità operative, ai livelli di prontezza e agli ambiti di impiego, individua, contempla e distingue espressamente ai livelli “TIER-1 e TIER-2” l’assegnazione di questi compiti:
– “TIER-1”, “DA” Direct Actions, “MA” Military Assitance, “SR” Special Reconnaissanse, nonché altre specificità operative, come “HRO” Hostage Release Operations e Integrazione all’Intelligence di contrasto;
– “TIER-2”, “DA” Direct Actions, “MA” Military Assitance e “SR” Special Reconnaissanse.
(15) Lo scopo primario alla partecipazione al Progetto ATLAS consiste nell’interscambio continuo fra Corpi di Polizia dell’Unione Europea, di informazioni ed esperienze, nonché la sperimentazione di “nuove tecniche” di approccio/raggiungimento dell’obiettivo (via terra, via aerea, via mare) e “settori” specifici riguardanti: equipaggiamenti; armi; esplosivi; studio di edifici (nella parte strutturale, nelle configurazioni esterne e suddivisioni interne); sniper (e helisniping); protezione di personalità; tattiche di elisbarco; negoziazione; metodi di persuasione; pianificazione dell’azione; movimento e agire con rapidità, silenziosità, sorpresa; training system/sistemi innovativi “applicativi” di addestramento); apparati di comunicazione, trasmissione e sorveglianza.
(16) Anche se, a livello informativo, si ricorda che all’inizio del 2022, più precisamente con un Decreto firmato il 14 gennaio 2022 era stato dato avvio da parte del Ministero della Difesa ad un progetto per la realizzazione nella Regione Toscana a Coltano, frazione del Comune di Pisa, di una infrastruttura militare ex-novo da destinare all’Arma per potervi stanziare il 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”, il G.I.S. e il Centro Carabinieri Cinofili (di stanza a Firenze).
La scelta era ricaduta su questa località in quanto, più di altre zone, ritenuta strategicamente idonea per rispondere alle esigenze di alta prontezza operativa essendo posizionata vicino l’Aeroporto Militare di Pisa-S.Giusto (sede della 46a Brigata Aerea dell’Aeronautica Militare).
In ogni caso, a seguito di rimostranze di associazioni e comitati di cittadini avutesi, in forma accentuata, nel periodo marzo-maggio 2022, il Ministero della Difesa ha rivisto la situazione e sembra che la “nuova scelta” ritenuta come soluzione valida e ottimale sia indirizzata su un’area della Regione Toscana denominata “Ospedaletto” (dove sono ubicati Uffici dell’ex Genio Civile), trattasi di un’ampia zona in gran parte inutilizzata, situata sempre a sud di Pisa; il progetto infrastrutturale potrebbe essere presentato già nel quarto trimestre 2022 (finanziabile con i fondi del PNRR “Piano nazionale di Ripresa e Resilienza”), anche se non è del tutto escluso che nella Frazione di Coltano si possano comunque utilizzare degli edifici già esistenti per alcune attività didattiche.
Pertanto, questo “provvedimento di accentramento” comporterebbe il trasferimento dalla Caserma “Vannucci” di Livorno a Coltano del 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” e del Gruppo d’Intervento Speciale, lasciando spazi liberi alla Brigata Paracadutisti “Folgore”/Esercito Italiano e con la collocazione in un’unica sede dei predetti Reparti dell’Arma compreso il Centro Cinofili (per integrare maggiormente anche le Squadre K9 a livello d’impiego) si formerebbe un eccellente ed esclusivo “polo di Unità Speciali Carabinieri” che andrebbe, senza ombra di dubbio, a razionalizzare le risorse infrastrutturali e a migliorare in modo esponenziale gli aspetti logistici, operativi e addestrativi-formativi.
(17) Il Comando Unità Mobili e Specializzate Carabinieri “Palidoro”, con sede a Roma nella Caserma “V.Brig. M.O.V.M. Salvo D’Acquisto”, assume tale denominazione in data 1° gennaio 2001 e la sua storia deriva dalle preesistenti configurazioni dei Comandi/Enti dell’Arma, qui di seguito elencati con un ordine diacronico temporale, in quanto già: dal 1° luglio 1985 Divisione Unità Mobili e Specializzate Carabinieri “Palidoro”, dal 23 settembre 1980 Comando Divisione Scuole e Unità Speciali Carabinieri “Palidoro”, dal 1° settembre 1971 Ispettorato Scuole e Unità Speciali Carabinieri, dal 15 ottobre 1967 Ispettorato dei Reparti Meccanizzati e di Istruzione, dal 7 marzo 1965, data di istituzione, Ispettorato dei Reparti Meccanizzati e Speciali.
Da sottolineare, pertanto, che il Comando Unità Mobili e Specializzate Carabinieri “Palidoro” nasce nel 1965 come Ispettorato dei Reparti Meccanizzati e Speciali, facendo emergere anche come fra le due denominazioni, attuale e di allora, ci sia comunque una stretta somiglianza per le nomenclature adottate, caratterizzanti gli specifici compiti e indicanti su quali reparti dell’Arma è esercitata l’Autorità di comando e controllo.
Il Comando Carabinieri “Palidoro” come Grande Unità complessa a livello di “Corpo d’Armata” inquadra due Grandi Unità “divisionali”, sono la “Divisione Unità Mobili” (D.U.M., costituita a Roma il 1° febbraio 2001, articolata su due Brigate Mobili Carabinieri “1a e 2a”) e la “Divisione Unità Specializzate” (D.U.S., costituita a Roma il 1° febbraio 2001 riunente qualificate Unità per esigenze specifiche) che esercitando su di queste le funzioni di comando e controllo va, contestualmente, ad esprimere la direzione e il coordinamento su tutta l’“Organizzazione Mobile e Speciale” dell’Arma (Articolo 174 del C.O.M. “Codice dell’Ordinamento Militare” – Decreto Legislativo 15 marzo 2010 n. 66 e “successive modificazioni”) comprende tutti quei Reparti dedicati in via prioritaria od esclusiva all’espletamento di particolari compiti sia “operativi” sia di “elevata specializzazione” ad integrazione e a supporto dell’“Organizzazione Territoriale” dei Carabinieri ed anche a sostegno di altri Dicasteri e Amministrazioni centrali dello Stato (come: Ministero della Salute – MS, già “della Sanità”; Ministero della Cultura – MIC, già “per i Beni e le Attività Culturali” – MiBAC, prima ancora “dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo” – MiBACT, “per i Beni e le Attività Culturali”, “per i Beni Culturali e Ambientali” – MiBCA e “per i Beni Culturali e l’Ambiente”; Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – MLPS; Ispettorato Nazionale del Lavoro – INL; Banca d’Italia – BI).
Oltre alle predette due Divisioni Carabinieri si aggiungono per dipendenza: il CoESPU Center of Excellence for Stability Police Units (Centro di Eccellenza per le Unità di Polizia di Stabilità, costituito a Vicenza il 1° marzo 2005), il Raggruppamento Operativo Speciale (R.O.S., costituito il 3 dicembre 1990) e il Comando Carabinieri del Ministero degli Affari Esteri (Cdo CC MAE, costituito a Roma il 15 settembre 1979 come Reparto Carabinieri Ministero degli Affari Esteri – Rep. CC MAE).
(18) L’articolazione del II Reparto “Impiego delle Forze” (RIF) – Stato Maggiore del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri risulta essere su 6 Uffici: Ufficio Operazioni; Ufficio Criminalità Organizzata; Ufficio Sicurezza; Ufficio Piani e Polizia Militare (PPM); Ufficio Cooperazione Internazionale (UCI); Ufficio Servizi Aero e Navale; a loro volta, gli Uffici del II Reparto (come quelli di tutti gli altri Reparti dello SM/Cdo Gen. Arma dei CC) sono strutturati in Sezioni.
(19) Nei tanti impegni derivanti dal vasto scenario delle attribuzioni riconosciute come “forza polizia a competenza generale”, l’Arma apporta il suo fondamentale e insostituibile contributo anche in tutte quelle attività a favore del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, dove i Carabinieri svolgono importanti ruoli operativi e di analisi, inseriti nell’ambito: dell’Ufficio per il Coordinamento e la Pianificazione delle Forze di Polizia (articolato su: Servizio I “Coordinamento e la Pianificazione delle Forze di Polizia”; Servizio II “Relazioni Internazionali”; Servizio III “Servizio Informativo Interforze, Scuola di Perfezionamento); della Direzione Centrale Anticrimine (DAC); della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia Criminale (strutturata su: Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia – SCIP, Servizio di Analisi Criminale – SAC e Servizio Centrale di Protezione – SCP); della Direzione Investigativa Antimafia (DIA); della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga (DCSA); dell’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale (UCIS).
(20) Ogni Team Sniper abitualmente è composto da tre elementi: due tiratori scelti e un ricognitore; a seconda delle esigenze, in situazioni o circostanze complesse – per esempio negli impieghi in “teatri operativi” oppure in occasione di eventi e meeting internazionali – le “aliquote” possono avere anche più operatori impegnati con articolazione e dislocazione dei dispositivi operativi, stabilite di volta in volta, dove un Comandante coordina un certo numero di tiratori scelti che, a loro volta, controllano i diversi settori di tiro e di copertura.
I tiratori scelti del G.I.S. sono addestrati anche per azioni “heli-sniping”.
I “tiratori scelti” del G.I.S. si formano presso il poligono in galleria del Centro Addestramento di San Piero a Grado della 2a Brigata Mobile Carabinieri, le aree addestrative a “cielo aperto” ubicate in Toscana utilizzate dalla predetta Brigata CC e dalla Brigata Paracadutisti “Folgore” e presso la Scuola Carabinieri di Perfezionamento al Tiro di Roma istituita il 10 febbraio 2004 per ristrutturazione del preesistente C.P.T. Centro di Perfezionamento al Tiro dell’Arma (nato, a sua volta, il 12 novembre 1973 per evoluzione organica di un “Nucleo Addestrativo” costituitosi a Roma in data 5 agosto1971).
La Scuola Carabinieri di Perfezionamento al Tiro svolge diverse attività formative: Corsi di Qualificazione per “Istruttori di Tiro”; Corsi di Qualificazione per “Tiratori scelti”; Corsi di Specializzazione per “Ufficiali d’Armamento” dei Carabinieri; Corsi di Perfezionamento all’“Impiego di armi individuali (tiro d’emergenza e tiro dinamico)” per Carabinieri (destinati/assegnati ad impieghi particolari, tipo scorte, ecc.).
(21) Si stima che un Incursore del G.I.S. per mantenere alto il grado di efficienza operativa, in poligono coperto e in aree addestrative esterne a “cielo aperto” spara più di 9.000 colpi l’anno fra i vari tipi di armi individuali e di reparto in dotazione.
(22) Da essa dipende la gestione, la manutenzione e l’efficienza operativa dei veloci fuoristrada Station Wagon e dei mezzi speciali i c.d. “Camelot” in dotazione al G.I.S.
Tra i vari modelli di mezzi troviamo “Land Rover Defender”, “Jeep Grand Cherokee”, “Toyota Land Cruiser”, “Isuzu D-Max II serie restyle”, “Ford Patriot – F250 Super Duty” e “Ford F350 Super Duty FX4”, quest’ultimo veicolo, allestito con apposite piattaforme/pedane tattiche-mobili (MARS Mobile Adjustable Ramp System) consistenti in strutture metalliche “brevettate” posizionate sul tetto, sorrette da adeguati sostegni-pilastrini angolari, munite, a loro volta, di ganci, sedi di scorrimento e punti di snodo per il trasporto e l’utilizzo di rampe serventi per gli assalti (manovrabili mediante un sistema meccanico-idraulico filocomandato) che possono assumere, in sicurezza, varie inclinazioni e prolungamenti, fino a sdoppiarsi in due scale scorrevoli indipendenti; le predette rampe, inoltre, consentono di integrare elementi amovibili di protezione laterali “corrimano” oppure frontali a mo’ di “scudo”.
In passato il G.I.S. come mezzi fuoristrada ha avuto in dotazione anche la “Mitsubishi Pajero” e le precedenti versioni delle “Land Rover Range Rover” e “Land Rover Discovery”.
La gran parte dei veicoli che ha una verniciatura con tonalità codificata “blu 438” c.d. “blu Arma” è con targa militare “CC”, mentre altri (senza livrea o contrassegni) con colorazioni blu, grigio metalizzato, nero/black e altre verniciature opera con immatricolazione civile.
Per le operazioni condotte nei teatri operativi “fuori area”, invece, sono utilizzati i mezzi militari con colorazioni “verde oliva, policroma o desertica” (rispondenti alle “Normative Tecniche di verniciatura e mascheramento per veicoli” della Direzione Generale per gli Armamenti Terrestri – TERRARM/M.D. Ministero della Difesa fra cui la Pubblicazione “TER-70-6820-7002-14-00B002”): Autovettura da Ricognizione (AR) “Land Rover Defender 90” in via di sostituzione con le versioni “Jeep Wrangler J8” e Autovettura Tattica “Land Rover Defender 110”, Iveco LMV Light Multirole Vehicle/Veicolo Multiruolo Leggero nelle versioni LMV2 e LMV “Special Forces”, conosciuto anche come VTLM (Veicolo Tattico Leggero Multiruolo) “Lince” (entrato in servizio nel 2004 in assegnazione ad alcune Unità dell’Esercito Italiano, al fine di testarlo in varie condizioni operative).
Il G.I.S., inoltre, dispone di carro “armeria” (una vera e propria armeria speciale mobile) e carri “radio” (trattasi di furgoni del tipo Fiat Ducato e Volkswagen Transporter con allestimenti speciali, chiamati in gergo “balene” in cui sono installati dispositivi di comunicazione, monitorizzazione ambientale e di disturbo elettronico).
Approfondimenti sul trasporto operativo del G.I.S. – Poi essendo che gli “Incursori” del G.I.S. devono essere proiettati in qualunque luogo in cui si ritiene necessario l’impiego, la 46a Aerobrigata dell’Aeronautica Militare mantiene costantemente a disposizione un velivolo per i trasferimenti più lontani. Il supporto dei Gruppi di volo della 46a Brigata Aerea è fondamentale in quanto ha velivoli come i KC-767 A “Tanker/Transport”, gli C-27J “Spartan” e gli C-130J “Hercules II” in grado di imbarcare l’intera gamma di automezzi (compreso armamento e equipaggiamento) in dotazione al G.I.S.
Normalmente, il dispositivo del G.I.S. previsto in caso di allerta immediata presenta questa fisionomia compositiva: “Posto Comando” (PC); “Aliquota Tiratori Scelti e Ricognitori”; “Aliquota Operativa”; “Aliquota di riserva”.
Altro sostegno aereo fondamentale, al G.I.S. è fornito, sul territorio nazionale, dal 4° Nucleo Elicotteri Carabinieri (basato sull’Aeroporto di Pisa-S.Giusto) che mette a disposizione, per gli interventi speciali, gli elicotteri AB-412 “SP-HP” insieme al nuovo elicottero “medio-multiruolo”, in dotazione all’Arma dal 2021, AgustaWestland “AW139”; il 4° N.E.C., rientrante nei 16 N.E.C. dislocati sul territorio nazionale, è inquadrato nel R.A.C. Raggruppamento Aeromobili Carabinieri di Pratica di Mare (Roma) del Servizio Aereo Carabinieri (SA o SAC) dipendente dal Comando Divisione Unità Specializzate Carabinieri.
Il 4° N.E.C. di Pisa – al pari degli altri 15 N.E.C., oltre a soddisfare le esigenze dei Reparti Operativi dell’Arma stanziati nella Toscana, area geografica di competenza, per le missioni interne di penetrazione e di supporto aereo e interventi di osservazione aerea oppure on-call non pianificati su richiesta del Comando Legione Carabinieri “Toscana” e dei vari Comandi Provinciali Carabinieri – opera prevalentemente nel “trasporto tattico” per il 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” e per l’elitrasporto e l’infiltrazione dei Team Incursori del G.I.S..
Il G.I.S., invece per avvicinarsi all’obiettivo via mare, può disporre di diverse tipologie di imbarcazioni, dai piccoli battelli autogonfiabili che ha in dotazione, alle “pilotine” fornite dalla “componente navale” dell’Arma. Per esigenze particolari impiega propri gommoni a chiglia rigida (RIB Rigid Inflatable Boat), tra quest’ultimi, il tipo più recente entrato in servizio è lo “Zodiac Hurricane 920” dotato di 700 cavalli di potenza che gli permettono di superare i 40 nodi di velocità a pieno carico (il suo trasporto via terra/su strada avviene su “carrellone” a traino meccanico per mezzo di un Trattore-Motrice Iveco della Classe “Eurostar”).
(23) L’aviolancio della Bandiera di Guerra è un’usanza e un rito simbolico di grande significato derivante dai Reparti della Specialità Paracadutisti dell’Esercito Italiano.
Estremi degli atti normativi e comunicativi inerenti la concessione della Bandiera di Guerra al G.I.S.:
– Decreto del Presidente della Repubblica 22 aprile 2020 “Concessione della Bandiera di Guerra al Gruppo di Intervento Speciale dell’Arma dei Carabinieri”;
– Comunicazione del Ministero della Difesa – Ufficio Legislativo avente per Oggetto: “Decreto del Presidente della Repubblica 22 aprile 2020 recante Concessione della Bandiera di Guerra al Gruppo di Intervento Speciale dell’Arma dei Carabinieri” a firma del Vice Capo Ufficio Legislativo Brig.Gen. Giovanni Sanzullo e indirizzata allo Stato Maggiore della Difesa – V Reparto “Affari Generali”, Roma e al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri – I Reparto “Organizzazione delle Forze”, Roma;
il D.P.R. di concessione della Bandiera di Guerra al G.I.S. è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 6 maggio 2020 Serie Speciale n. 115.
(24) Vedasi nella nota 22 agli Approfondimenti sul trasporto operativo del G.I.S.
(25) Vedasi nella nota 22 Approfondimenti sul trasporto operativo del G.I.S. quando si parla dei velivoli messi a disposizione dall’Aeronautica Militare Italiana (A.M. o A.M.I.).
(26) Negli interventi su zone aeroportuali o portuali, per la complessità operativa, si possono avere operazioni congiunte condotte rispettivamente con gli Incursori del 17° Stormo dell’Aeronautica Militare o con gli Operatori del G.O.I. Gruppo Operatori Incursori e del G.O.S. Gruppo Operativo Subacquei/Comando Raggruppamento Subacquei e Incursori – COMSUBIN della Marina Militare.
(27) La MSU costituita nel 1998 è un “organismo militare” concepito come “Raggruppamento Tattico-strategico di proiezione” con compiti di polizia, specializzato nel mantenimento dell’ordine, della sicurezza e della stabilità in situazioni delicate a seguito di conflitti.
I compiti primari ai quali la MSU risponde, infatti, sono quelli di: polizia militare; odine pubblico; peacekeeping; humanitarian assistance (assistenza umanitaria).
Questo raggruppamento dotato di autonomia sia di Comando sia logistica e posto sotto la totale responsabilità dell’Arma dei Carabinieri, ha una struttura ordinativa formata da un Comando, uno Stato Maggiore, un Modulo Operativo Multinazionale (MOM) a livello di “Battaglione” per il controllo del territorio a fini informativi e servizi di Ordine Pubblico (O.P.), un Modulo Unità di Manovra (MUM) italiano a livello di “Compagnia” con funzioni di riserva e rinforzo, un Reparto di Supporto Logistico (RSL) e un altro Reparto a livello di “Battaglione” formato da “aliquote di forze” fornite da altri Paesi partecipanti alla missione di riferimento.
(28) L’Afghanistan segna il primo teatro delle operazioni militari per il C.O.F.S. e il G.I.S. – Il C.O.F.S. inizia già le prime ricognizioni in Afghanistan nell’anno 2005, avvalendosi di propri Ufficiali e Sottufficiali e nel giugno 2006 con cooperazione “italo-britannica” coinvolge nell’“Operazione Sarissa” (nome derivante dalle acuminate lance macedoni tipiche delle “falangi”) la TF Task Force 45 “definibile” anche uno JSOTG Joint Special Operations Task Group “land oriented” ovvero un “Raggruppamento nazionale congiunto-interforze per operazioni speciali terrestri” in grado di soddisfare, in quei particolari luoghi, gli speciali compiti operativi richiesti dalla NATO, rivolti a: operazioni contro-terrorismo; liberazione di ostaggi, civili e volontari di organizzazioni umanitarie; scorta ad Autorità diplomatiche; contrasto al traffico illecito di armi destinate a rifornire formazioni ribelli; azioni di prevenzione contro eventuali attentati; attività di Human Intelligence (HUMINT).
La TF-45, anche se non esistente costitutivamente, in quanto non è stata riconosciuta ufficialmente dallo Stato Maggiore della Difesa – addirittura il numero dei suoi componenti non figura neanche nei conteggi della consistenza della forza numerica totale del Contingente italiano impiegato in Afghanistan (di circa 3.900 uomini) – è dislocata su due basi, FOB (Forward Operative Base) a Farah e FSB (Forward Support Base) a Herat e si forma con il concorso di circa 200 militari provenienti per il 75% dall’Esercito (il personale in particolare è fornito dal 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin”, rinforzato da un Plotone Ranger del 4° Reggimento Alpini Paracadutisti e da “Aliquote” del 185° Reggimento Paracadutisti R.A.O. Ricognizione Acquisizione Obiettivi “Folgore”) e per il restante 25% da personale dei Reparti Speciali delle altre tre Forze Armate (uomini del G.O.I. Gruppo Operativo Incursori/COMSUBIN della Marina Militare, del 17° Stormo Incursori dell’Aeronautica Militare e del Gruppo Intervento Speciale dei Carabinieri).
Per il C.O.F.S. e l’Italia questa rappresenta la prima Missione congiunta di Forze Speciali dedicate alle “Special Operations” (SO)/Operazioni Speciali (OS) in teatro “fuori area”; in precedenza un significativo “impiego di forze speciali dell’Esercito” precisamente composte dal 9° “Col Moschin” e da altri Reparti della “Folgore”, compresa un’“aliquota” dell’allora 1° Battaglione Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”, si è avuto solo nel periodo 1992-1995 nelle missioni UNOSOM (United Nations Operation in Somalia) “Ibis” I e II.
La TF-45 è posta sotto la diretta autorità del Comandante ISAF (International Security Assistance Force) che ne ha esercitato il comando per il tramite dell’ISAF SOCCE (Comando di Componente per le Operazioni Speciali di ISAF a “framework” italo-britannico, poi ridimensionato in ISAF SOF Special Operational Forces Command), in coordinamento con l’ISAF-SOTG-“W” ISAF Regional Special Operations Task Group West.
(29) Risulta interessante riportare in nota l’intervento svolto dai Carabinieri Incursori del G.I.S. insieme agli Incursori del G.O.I. (Gruppo Operativo Incursori) del COMSUBIN della Marina Militare per la liberazione di un gruppo di 18 cooperanti sequestrati dai talebani in un aggregato nei pressi dell’Aeroporto di Herat.
(30) La TF-Takuba nasce sulla base della missione francese “Serval” avviata nel 2013 e ridenominata Barkhane nel 2014, composta con elementi del comparto “OS” Operazioni Speciali espressi da una Coalizione Internazionale di Paesi europei sul modello NATO CJSOTF (Combined Joint Special Operations Task Force/Task Force Operazioni Speciali congiunta) per fornire assistenza e mentorship alle Forze armate maliane contro il terrorismo nell’area operativa “Liptako-Gourma” posizionata tra i “tre confini” di Mali, Niger e Burkina Faso.
(31) Gli Squadroni Eliportati Cacciatori sono Unità a livello di “Compagnia” articolati su: Squadra Comando e Servizi; due o tre Plotoni “Cacciatori”; un Nucleo “Cinofili”.
(32) Queste “Unità specializzate Operative”, rappresentate dalle A.P.I. e dalle S.O.S., iniziatesi a formare in “via sperimentale” nel periodo settembre-dicembre 2015 da studi inerenti l’organizzazione e l’impiego avviati dall’Arma dei Carabinieri già nel 2014-2015, si costituiscono “ufficialmente” nell’aprile 2016 risultando già operative nell’estate dello stesso anno.
La preparazione di queste Unità avviene presso il Centro Addestramento della 2a Brigata Mobile Carabinieri.
(33) Le A.P.I. nascono, concettualmente, per rafforzare il “dispositivo antiterrorismo” dell’Arma dei Carabinieri in modo da rispondere con più concretezza e qualificazione alle “pericolose azioni di terrorismo internazionale” sul territorio nazionale alla luce delle minacce che con crescente frequenza si sono iniziate a verificare in Europa dopo l’attentato del 2001 alle Torri gemelle negli Stati Uniti. Fra questi accadimenti destabilizzanti si ricordano anche quelli di Parigi del 7 gennaio e 13 novembre 2015, quelli del 22 marzo 2016 a Bruxelles, quelli successivi di Nizza, Berlino, Londra e così via di seguito, continuare ne verrebbe fuori un lungo elenco.
Esistono 18 A.P.I. stanziali istituite in 18 città capoluoghi di provincia ed ogni A.P.I. è composta da nuclei di 9-14 uomini; queste, a scalare, trovano cooperazione fino alle unità del Nucleo Operativo Radiomobile (N.O.R.M.) dei locali Comandi Provinciali Carabinieri di riferimento.
Le A.P.I., in pratica, sono il prodotto risultante di una scelta razionale dell’Arma dei Carabinieri per poter gestire più capillarmente e in una prima immediatezza le risposte di prevenzione e contenimento alle funzioni di “operazioni speciali di polizia” e “antiterrorismo nazionale”.
(34) Costituite nel 2016, le S.O.S. sono attualmente 14 ed ogni “aliquota (S.O.S.)” è formata da 12-20 Carabinieri; esse vengono tratte dall’“Organizzazione mobile” dell’Arma ovvero dai Reggimenti Carabinieri e dai Battaglioni Mobili e sono dispiegabili in caso di necessità a rinforzo di qualunque Comando Provinciale dei Carabinieri per funzioni di “ordine e sicurezza pubblica, antiterrorismo nazionale”.
Approfondimento. – La differenza con le A.P.I. è che per le S.O.S. si decide l’impiego di volta in volta, a quale Comando Provinciale Carabinieri assegnarle a seconda delle esigenze, la richiesta è effettuata dai Comandi Legione Carabinieri al Comando Generale dei Carabinieri per il tramite della Divisione Unità Mobili; infatti, in base alla proporzione dell’evento si valuta per quanti giorni devono essere impiegate sul territorio di riferimento, terminato l’impiego rientrano nei ranghi dello specifico Battaglione Mobile del Reggimento Carabinieri (inquadrato nella 1a Brigata Mobile Carabinieri) che le ha fornite.
(35) Per i Reparti specifici “FOS” vedasi sempre la nota 14 dedicata ad una completa panoramica con l’elencazione sia delle “FS” e sia delle “FOS”.
(36) Sommaria elencazione, in una sequenza “diacronica-temporale”, delle varie denominazioni assunte dai “servizi informativi militari”: AISE dal 2007; SISMI Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare 1977 – 2007; SID Servizio Informazioni Difesa 1966 – 1977; SIFAR Servizio Informazioni Forze Armate 1949 – 1966; SIM Servizio Informazioni Militari 1925 – 1945 (integrato dai Servizi Informazioni “Aeronautica” e “Marina”) – SIS Servizio Informazioni Speciali 1944 – 1948, per il controspionaggio militare dal 1944 opera l’Ufficio “I – Informazioni” dello SMG Stato Maggiore Generale); SIE o SIRE Servizio Informazioni del Regio Esercito 1893 – 1918; Ufficio “I – Informazioni” dello Stato Maggiore del Regio Esercito 1863 – 1893 (o Ufficio “I”); Servizio Informazioni dell’Esercito del Regno di Sardegna 1859 – 1861.
(37) Sommaria elencazione, in una sequenza “diacronica-temporale”, delle varie denominazioni assunte dai “servizi informativi civili”: AISI dal 2007; SISDe Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Democratica 1977 – 2007; SScT Servizio di Sicurezza contro il Terrorismo 1976 – 1977; IGAT Ispettorato Generale per l’Azione contro il Terrorismo 1974 – 1976; UAR Ufficio Affari Riservati/DGPS Direzione Generale della Pubblica Sicurezza 1948 – 1974; DAGR Direzione Affari Generali e Riservati 1919 – 1943; UCI Ufficio Centrale di Investigazione 1915 – 1918; Ufficio Riservato (del Ministero dell’Interno) 1861 – 1914.
(38) In questa maniera si svincolerebbero pure i due Plotoni di “rinforzo” del 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” forniti sin dall’anno 1996 al G.I.S., in modo tale da poterli destinare ad altri impieghi operativi.
(39) Normalmente i militari del G.I.S. che vengono trasferiti dopo aver svolto i loro anni di servizio previsti nell’Unità speciale, nel riconoscimento dell’alta e qualificata preparazione, se non ricorrono altre esigenze e particolarità, si preferisce assegnarli in forza a Reparti operativi come Reggimenti e Battaglioni Mobili Carabinieri che, a secondo dei loro “ruoli organici” di appartenenza, può svolgere funzioni sia di personale “Istruttore” sia di “Comandante di minore unità”.
(40) Il Centro Formazione Carabinieri Incursori (CeFCI) interno di qualificazione potrebbe nascere per trasformazione/elevazione dell’attuale Sezione Addestrativa Assaltatori del G.I.S. e posto in relazione sia con il Centro Addestrativo della 2a Brigata Mobile Carabinieri, la Scuola Carabinieri di Perfezionamento al Tiro di Roma, il Centro Carabinieri Addestramento Alpino (C.C.A.A.) di Selva di Val Gardena (BZ), il Centro Carabinieri Subacquei (C.C.S.) di Genova sia in collegamento, per le stesse finalità, con gli altri Centri formativi delle Forze Armate, specialmente dell’Esercito come il CAPAR Centro Addestramento di Paracadutismo (già SMIPAR Scuola Militare di Paracadutismo) di Pisa, il Centro Addestramento Alpino (Ce. Add. Alp. o CAA, già SMALP Scuola Militare Alpina) di Aosta, il Centro di Eccellenza C-IED di Roma (derivante dalla SCUG Scuola del Genio, dal CESAE Centro Specialisti Armamento dell’Esercito e dalla SAA Sezione Artificieri e Antisabotaggio della SCUTRAMAT), invece, per quanto riguarda l’Arma azzurra il 17° Stormo Incursori (già RIAM Reparto Incursori Aeronautica Militare) di Cerveteri (Roma) e per la Marina Militare il COMSUBIN Comando Raggruppamento Subacquei e Incursori “Teseo Tesei” di Portovenere (SP) e la Brigata “San Marco” di Brindisi.
Inoltre, il CeFCI, quale unico “centro addestrativo per i Carabinieri Incursori”, potrebbe assolvere attraverso la Sezione Tecnica “RSS” che ho previsto, anche alle funzioni di sperimentazione di armi e di alcuni equipaggiamenti e materiali utilizzati in ambito delle operazioni speciali, come giubbetti antiproiettili, gilet tattici, visiere protettive, elmetti/caschi tattici, tessuti antistrappo delle tute da combattimento, calzature speciali, attrezzature, ecc., quindi, svolgere anche funzioni di consulenza con aziende specializzate della Difesa produttrici di tali articoli e manifatture.
(41) Questo specifico Nucleo sarebbe incaricato di gestire tutto il “complesso infrastrutturale e dotazionale del Ce.FCI” che comprenderebbe: il Poligono di tiro in galleria; le aule didattiche; i “sistemi di simulazione” tipo il “FATS-SAT Fire Arms Training System – Small Arms Trainer”, il “VBS Virtual Battle Space”, il “MILES Multiple Integrated Laser Engagement System”; il CAGSM Circuito di Addestramento Ginnico Sportivo Militare; la palestra; la torre di arrampicata; ecc.
(42) Considerando, come contemplato in ambito militare nel c.d. “stress management”, che il personale militare, per tipologia di compiti, incarichi/mansioni e ambiente operativo è, rispetto ad altre professioni, più esposto ad una serie di disagi e criticità, a tal riguardo si pensi agli impieghi nelle operazioni “fuori area”, nelle “operazioni speciali” e in altri interventi operativi dove le condizioni psicoemotive sono esponenzialmente accentuate.
Lo stress, infatti, essendo un processo di transazione complesso fra individuo, circostanze e ambiente, è un fattore che in ambito operativo diventa per il militare un’insidia in quanto può indurlo ad una diminuzione delle condizioni psico-fisiche abbassandone le sue capacità di efficienza e reazione, producendo effetti evidenti sulla concentrazione, sulla memoria, sull’apparato muscolo-scheletrico che potrebbe essere soggetto a tensioni involontarie e questo in particolari contesti d’impiego non è assolutamente permissibile, poiché potrebbero vacillare gli scopi della missione e, quindi, le prerogative generali di “difesa e sicurezza”.
Ecco perché è importante tenere sotto controllo e attenzionare questo fattore fenomenologico attuando tutti i processi preventivi in ambito di Reparto, lavorando sulla c.d. “resilienza” del militare, favorendo la capacità di recupero individuale dopo un periodo di rilevante stress operativo, trasformando tale trascorso certamente in una significativa e produttiva esperienza, ma, contemporaneamente, riservare flessibilità e diversificazione nelle attività da svolgere successivamente ad esso, per consentire un tempestivo ristabilimento dell’equilibrio personale; a riguardo, si è dimostrato che le attività addestrative “post-periodo impiego operativo” sono un ottimo modo per scaricare le tensioni accumulate e un sano integratore per rafforzare le difese individuali “psicologiche e personologiche”, pertanto, risultanti di grande utilità ed efficacia come necessaria forma di prevenzione o di strategia per il fronteggiamento degli stressors (ovvero di ogni “causa/evento” generante o inducente una condizione o forma di stress) che possono ritrovarsi o ripresentarsi nelle loro più varie differenziazioni nei prossimi compiti operativi o azioni d’intervento in cui si è chiamati a rispondere.
Per questi motivi, sempre più si sta delineando per il “settore delle Forze Speciali, delle Forze per Operazioni Speciali e delle Forze di Supporto Operativo delle Operazioni Speciali” una branca dedicata della psicologia militare, la c.d. “psicologia e fisiologia combat ready (pronto al combattimento)” che studia anche le risposte comportamentali del militare in condizioni di grande stress generate dai contesti operativi e le metodologie per poterle affrontare.
Le metodologie di preparazione psicologica per potenziare le prestazioni operative individuali del militare consistono, in parte, nella stimolazione-attivazione delle c.d. “energie mentali” agendo sulla sfera psicoenergetica, tecniche derivanti in pratica dalle discipline delle “arti marziali”, tant’è è vero che quest’ultime rivestono una grande importanza nelle attività addestrative-formative delle Forze Speciali per il raggiungimento dei premianti risultati a livello “individuale” e di “reparto”.
“Nel profondo e significativo solco della storia militare i Reparti Speciali italiani per tradizioni, imprese, esperienze e conoscenze tattiche sono depositari di un’inestimabile valore operativo, rappresentante un singolare, esclusivo e irrinunciabile patrimonio che necessariamente va salvaguardato e potenziato”.
Tenente dei Granatieri Angelo TIBERI, anno 2022
Progetto grafico delle immagini di copertina e di testo ideato e realizzato dall’autore Tenente dei Granatieri (in cong.) Angelo TIBERI
Le didascalie, riportate a corredo, sotto le immagini di testo sono state redatte sempre dall’autore Tenente dei Granatieri (in cong.) Angelo TIBERI
L’immagine di copertina su uno sfondo bicromatico, ad effetto artistico, con i colori caratteristici dell’Arma, “rosso” (audacia, coraggio, sacrificio) e “blu” (fedeltà, giustizia, amor di Patria)” – interpretazione derivante dalle tonalità adottate nel 1832 nel “Regolamento per le divise degli Uffiziali e Bass’Uffiziali, Carabinieri ed Allievi” – riporta una composizione grafica con le seguenti simbologie araldiche e stemmologiche: al centro l’emblema del G.I.S., con posizione quasi angolare, in alto, a sinistra lo stemma araldico dell’Arma dei Carabinieri e a destra il distintivo della 2a Brigata Mobile Carabinieri, in basso, centrato, completa un nastrino tricolore in onore dell’Italia, nostra Patria, sormontato da una stella “a cinque punte”, simbolo militare.
LINKOGRAFIA TEMATICA degli altri lavori documentali e articoli dello stesso Autore riguardanti l’Arma dei Carabinieri e i Reparti del comparto “Forze Speciali” delle Forze Armate Italiane, già pubblicati in Ares Osservatorio Difesa:
– Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di L’Aquila Il primo anno di vita del 16° Nucleo del Comando Carabinieri TPC a difesa dell’arte e della cultura in Abruzzo e Molise di Angelo Tiberi pubblicato il 22 marzo 2022, link https://aresdifesa.it/nucleo-carabinieri-tutela-patrimonio-culturale-di-laquila/
– “ALDEBARAN” Il 3° Reggimento Elicotteri per Operazioni Speciali dell’Aviazione dell’Esercito La storia del prestigioso “Reparto di volo” dell’Esercito Italiano a Supporto delle Forze Speciali per la Difesa Nazionale e la sicurezza internazionale di Angelo Tiberi pubblicato l’11 ottobre 2021, link https://aresdifesa.it/24846-2/