Tratto dall’articolo “No, Drones Haven’t Made Tanks Obsolete” pubblicato da Robert Bateman su Foreign Policy il 18 ottobre 2020
Le dichiarazioni eccessivamente gonfiate di entrambe le parti, Azerbaigian e Armenia, nel recente riacceso conflitto nella regione del Nagorno-Karabakh hanno causato un’ondata di nuove affermazioni sulla morte del carro armato. Il campo di battaglia dei social media è dibattuto tra le due parti.
Affermazioni sbalorditive, se fossero vere: l’Armenia dichiara che le forze da lei sostenute hanno distrutto carri armati nel numero pari ad una divisione, mentre l’Azerbaigian asserisce una distruzione di mezzi analoghi, molto superiore.

Entrambe le parti hanno sistematicamente distribuito foto e video digitali a supporto delle loro affermazioni sul numero di veicoli corazzati avversari distrutti in battaglia. Se così fosse, questo porterebbe ad una conclusione: i carri armati ed altri veicoli corazzati/blindati, non hanno futuro, perché sono delle trappole mortali costose su un moderno campo di battaglia dominato da droni economici.
Ma i combattimenti nella regione del Nagorno-Karabakh non offrono alcuna prova della morte imminente del carro armato. Anzi, riportano al centro della discussione tre elementi fondamentali che determinano il vincitore ed il vinto sul campo di battaglia: l’addestramento, il terreno e la tattica, inoltre mettono alla luce un errore di base: il falso presupposto che la nuova tecnologia, in particolare l’ascesa dei veicoli aerei senza pilota, possa trionfare sulla vecchia tecnologia del mezzo corazzato.
Entrambe le forze contrapposte affermano di aver distrutto un numero enorme di mezzi corazzati e meccanizzati usando i droni. Non c’è bisogno di guardare troppo in profondità per rendersi conto che i comunicati stampa di entrambe le parti sono decisamente gonfiati al limite del ridicolo. Ciascuna parte afferma di aver “distrutto” circa 130 veicoli corazzati (armeni) e 137 (azeri) solo nei primi 10 giorni dell’attuale conflitto. Un semplice controllo sulle forze prima del conflitto, dimostra che queste affermazioni sono sovradimensionate, poiché l’Azerbaigian[1] annoverava circa 600 carri armati contro i circa 500 dell’Armenia[2], e quanti di loro realmente operativi?
Le presunte prove video mostrano anche un altro aspetto, non tutti questi successi derivano dalla tecnologia di fascia alta (droni), alcuni video mostrano chiaramente che i carri armati sono distrutti dalle mine terrestri anticarro, una tecnologia che ha più di 100 anni, mentre altri sono colpiti da munizioni indeterminate.

Sì, droni e piccole munizioni guidate stanno annoverando veicoli distrutti, ma contro quale qualità di forze?
Questo fenomeno non è nuovo. “Gli storici non militari parlano spesso di come sia stata l’ascesa della polvere da sparo a portare alla fine del cavaliere a cavallo nell’Europa occidentale. La realtà era che fu l’ascesa della fanteria di massa, disciplinata e armata di picche come l’Eidgenossen svizzero e in seguito i Landsknecht tedeschi che condannarono il cavaliere a cavallo a partire dal 1200. I cavalieri a cavallo e in armatura, un tempo i re del campo di battaglia, non furono degradati e smontati da una nuova tecnologia ma da una delle più antiche. Le formazioni di fanteria coese e risolute sono un’idea che risale almeno ai Greci a partire da 2.000 anni prima (falange macedone). La formazione, non la tecnologia, era la forza dominante”.
Questo è estremamente visibile sul campo di battaglia del Nagorno-Karabakh. I video presentati, da entrambe le parti, dimostrano che nessuno dei due contendenti sembra avere una compreso che il costo del sistema d’arma sia una frazione del valore dell’addestramento delle persone che lo usano con competenza. Entrambe le parti hanno una tecnologia simile, con i russi che forniscono persino i loro migliori carri armati T-90S all’Azerbaigian. Ma nessuno dei due sembra aver afferrato l’idea che anche il carro armato più high-tech sia solo una quantità di rottami metallici se non si dispone di un equipaggio addestrato e disciplinato. Fare una parata con carri armati nuovi e luccicanti è una cosa, essere in grado di usarli, con competenza, sul campo di battaglia è un altra.

In un video dopo l’altro, vediamo veicoli corazzati ammassati in gruppi stretti come se fossero in parata e non in combattimento, non stanno manovrando in formazione ampie e profonde come le condizioni in combattimento vorrebbero. Allo stesso modo, i veicoli visti in posizioni di combattimento statiche sono quasi universalmente senza alcun serio tentativo di mimetizzazione, senza alcuna predisposizione per un allarme, senza un minimo di copertura data dalle procedure di autodifesa contraerei, sono lì, fermi ed inerti fino ai loro ultimi secondi.
Quando si tratta di terreno, le montagne aride del Nagorno-Karabakh non sono un buon “terreno per dei carri armati” come concorderebbero molti carristi. Il terreno è essiccato, senza occultamento sotto forma di vegetazione e vincolante per la manovra. Ciò rende i carri armati, in particolare quelli che operano senza fanteria particolarmente vulnerabili. Il terreno può essere superato, ma ciò richiede una forza disciplinata che si sia preparata specificamente per operare in quella zona.
La tecnologia ed il terreno possono essere superati con la tattica. Una forza militare professionale, con un’area definita di minaccia o preoccupazione, sviluppa risposte molto esplicite al terreno e alla minaccia che crede di dover affrontare. Quindi, addestrano e, soprattutto, equipaggiano le loro forze per ovviare ai limiti che possono affrontare (come il terreno aperto senza ovvio occultamento) o sfruttare i loro potenziali vantaggi. Ma in quasi tutti i video mostrati, sia dall’Armenia che dall’Azerbaigian, le forze avversarie si comportano come dilettanti, ammassati, non usano tattiche combinate (carro armato-fanteria-IFV), non adottano tecniche di autodifesa contraerei lasciandosi vulnerabili agli attacchi aerei. L’autodifesa contraerei, l’artiglieria contraerea e la difesa aerea (MANPAD e SAM) sono una componente cruciale per una forza terrestre, in particola rese priva o quasi, di una significativa superiorità aerea propria. I droni in questo conflitto non sono esattamente velivoli stealth o quelli che lanciano munizioni da 50.000 piedi in su. Possono essere abbattuti, in modo relativamente semplice, con l’attrezzatura e l’addestramento giusti.
[1] https://armedforces.eu/Azerbaijan
[2] https://armedforces.eu/Armenia