L’Aeronautica Militare festeggia meritatamente il traguardo tagliato delle ben 50.000 ore di volo della linea MQ-1 e 9 Predator/Reaper di General Atomics.
Gli inizi
L’acquisto degli MQ-9A Predator risale al 2003 con i tecnici ed i primi piloti inviati negli Stati Uniti per conoscere, addestrarsi ed ottenere le qualifiche necessarie nel 2004.
Per questa impresa “rivoluzionaria”, considerato che si doveva creare una nuova specialità, quella degli Aeromobili Pilotati da Remoto, fu prescelto il personale del 28° Gruppo.
Scelta migliore non poteva essere presa perché il 28° Gruppo rapidamente apprese e mutuò dall’USAF, già operatrice da anni di Predator, le tattiche e le filosofie operative di questi velivoli.
Di MQ-1 Predator furono acquistati inizialmente sei esemplari di cui uno perso in addestramento. Successivamente, sono stati acquistati ulteriori due esemplari MQ-1C+ ad autonomia maggiorata che hanno reintegrato la linea.
Il battesimo del fuoco
Il battesimo del fuoco per la nuova specialità è stato pressoché immediato, considerato che il 28° Gruppo, appena un anno dopo la presa in carico del velivolo, è stato schierato operativamente in Iraq.
Qui, nell’ambito dell’Operazione “Antica Babilonia” ha iniziato a “macinare” ore di volo in missioni ISTAR a favore del nostro contingente ivi schierato e della Coalizione Internazionale ivi operante.
A partire dal rischieramento in Iraq sono aumentate le Operazioni Fuori dai Confini Nazionali (OFCN); assetti Predator con le coccarde tricolori hanno iniziato a volare incessantemente sopra i cieli del martoriato e complesso Afghanistan a caccia di informazioni su insorgenti di Al Qaeida e Talebani, sempre pronti a mandare in crisi il dispositivo militare occidentale in supporto al traballante Governo di Kabul.
A caccia di pirati
Molto importante e significativo è stato lo schieramento dei nostri Predator nella lontana Gibuti a supporto della missione internazionale anti pirateria nelle acque del Corno d’Africa. Infatti, a seguito del collasso della Somalia si è sviluppato un crescente fenomeno criminale, ormai endemico, che vede i “pirati” (per buona parte somali e yemeniti) attaccare le navi mercantili per chiedere corposi riscatti alle compagnie di navigazioni internazionali. A tale crescente fenomeno i principali Paesi occidentali ma anche Asiatici hanno risposto mettendo in “mare” dispositivi aeronavali sempre più complessi e potenti al fine di ripristinare e far osservare la libertà di navigazione. In tale quadro i Predator italiani si sono rivelati preziosi perché grazie all’ampia autonomia potevano coprire vaste zone di Oceano Indiano e Mar Rosso.
L’inferno del IS
L’area del Medio Oriente rimane cruciale per gli interessi italiani ed occidentali per cui, a seguito del collasso del governo sunnita di Baghdad e l’ascesa al potere di un governo a matrice sciita, l’Iraq è stato attraversato da una micidiale guerra interna a cui si sono rapidamente aggiunte Al Qaeida e le diramazioni dello Stato Islamico. Pertanto, l’Aeronautica Militare nell’ambito della lotta contro l’IS sempre più potente e ramificato in Iraq ha inviato i suoi Predator in Kuwait dove è presente un’importante base dell’Arma Azzurra.
Le “Primavere Arabe” e lo sconvolgimento della Libia
Ma anche nel Mediterraneo, a seguito delle cosiddette ” Primavere Arabe”, la situazione divenne caldissima, con l’Egitto alle prese con la successione forzata di Mubarak, poi Siria, infine, la Libia. Qui, a seguito della violenta repressione voluta dall’allora leader libico Gheddafi in Cirenaica, si scatenò una vera e propria guerra che portò alla morte del Colonnello ed alla caduta del suo regime.
Arrivano i Reaper
Nell’ambito della missione Unified Protector i Predator ormai affiancati dai più potenti Reaper volarono in missioni ISTAR sui cieli libici.
Di questi MQ-9B Reaper ne sono stati acquistati sei esemplari di cui due possono essere armati grazie all’autorizzazione data dagli Stati Uniti, una capacità, peraltro, al momento non sfruttata.
Tale attività continua tutt’ora perché la Libia è ben lungi dallo stabilizzarsi ed è in atto una lunga guerra tra la fazioni che fa a capo al leader riconosciuto internazionalmente Al Sarray e il Maresciallo Haftar a cui fa capo grossomodo la Cirenaica ed alcune “sacche” in Tripolitania e nella regione del Fezzan. Recentemente, uno dei Reaper dell’Aeronautica Militare è andato perduto, ufficialmente, per problemi tecnici, mentre svolgeva una missione di sorveglianza lungo le coste libiche.
Il 32° Stormo gioiello tecnologico dell’Aeronautica Militare
Peraltro, l’Aeronautica Militare, ormai pienamente padrona della tecnologia APR e conscia dell’importanza crescente del mezzo, assetto strategico rivelatosi indispensabile in conflitti asimmetrici, ha ampliato la propria struttura dedicata agli UAV. Infatti, nel corso del 2017 ha provveduto a riattivare il 61° Gruppo Volo, concentrandovi i Predator, mentre il 32° Gruppo di Amendola (Foggia) oltre la capacità operativa espressa con i Reaper funge anche da OCU (Operational Conversion Unit) per i nuovi piloti di Predator e Reaper nonché anche per piloti e tecnici della Reale Aeronautica dei Paesi Bassi. Tutto questo anche grazie alla capacità dell’Aeronautica Militare di poter guidare dall’Italia le missioni dei suoi assetti APR MALE (Medium Altitude-Long Endurance), capacità acquisita sin dall’inizio che l’ha proiettata nel pieno possesso della tecnologia APR.
Il 32° Stormo di Amendola rappresenta la punta di diamante dell’Aeronautica Militare con F-35A Joint Strike Fighter e MQ-9B Reaper, fornendo alla Difesa italiana e a livello NATO, nonché UE, fondamentali capacità operative ISTAR (e di attacco per la componente Lightning II).
Foto Aeronautica Militare