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Il 31° Stormo oggi

Intervista a cura di Valentina Busiello

IL 31° STORMO “Carmelo Raiti”  dell’Aeronautica Militare.Compiti e missione al servizio della Collettività nazionale

L’Aeronautica Militare è la Forza Armata deputata ad assicurare, senza soluzione di continuità, la difesa dello spazio aereo nazionale. Tuttavia, vi sono molti altri compiti quotidianamente affidati all’Arma Azzurra.

Tra i tanti che potremmo elencare, oggi desideriamo concentrarci sul trasporto aereo di Stato e sui trasporti sanitari d’urgenza e per ragioni di carattere umanitario. Entrambi i compiti costituiscono il “core business” del 31° Stormo, Reparto Operativo dell’Aeronautica Militare con sede a Roma – Ciampino.

Abbiamo avuto l’opportunità ed il piacere di incontrare il suo Comandante, il Colonnello pilota Gianmattia Somma.

Buongiorno Colonnello Somma. Ci potrebbe innanzitutto illustrare i compiti e la missione assegnata al 31° Stormo?

“Il 31° Stormo è uno dei Reparti operativi dell’Aeronautica Militare. Esso è posto alle dipendenze del Comando Forze Mobilità e Supporto, il quale fa capo al proprio sovraordinato Alto Comando: il Comando Squadra Aerea.

Il compito affidato al Reparto e, quindi, al personale che vi opera, è duplice: garantire il trasporto per fini istituzionali delle Alte Cariche dello Stato e, al contempo, assicurare, senza soluzione di continuità, la capacità di trasporto sanitario urgente di pazienti in imminente pericolo di vita, traumatizzati gravi, equipe mediche e organi per trapianti.

È importante sottolineare che proprio questa attività di concorso nella salvaguardia della salute dei nostri concittadini è estremamente delicata e complessa. Essa è, infatti, svolta di concerto con molteplici attori: operatori del Sistema Sanitario Nazionale, ospedali, Prefetture, altre articolazioni della Forza Armata, fino ad arrivare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un’attività che richiede, quindi, sinergia nel attuare una grande azione di coordinamento, peraltro da svolgersi in tempi brevissimi, attese le condizioni spesso critiche dei pazienti che ci troviamo a dover imbarcare sui velivoli del Reparto”.

Uno Stormo, dunque, che sembra non fermarsi mai. È così?

“Si, posso affermare, anche con un pizzico di orgoglio, che si tratta di un Reparto sempre in movimento, animato da professionisti addestrati a portare a compimento missioni così importanti, spesso con scarso preavviso, e in qualsiasi condizione ambientale e meteorologica”.

Ci potrebbe a questo punto illustrare un po’ le origini del 31° Stormo?

“Le origini del Reparto sono strettamente legate alla storia delle Crociere Atlantiche ed al idroscalo di Orbetello. Parliamo di imprese pionieristiche per l’epoca: aviatori che, armati principalmente del proprio coraggio e di un forte spirito d’intraprendenza, solcarono più volte, e peraltro su mezzi che oggi definiremmo “primordiali”, l’oceano Atlantico, raggiungendo le coste degli Stati Uniti e del Sud-America ed entrando di diritto nella storia dell’aviazione, non solo militare. Durante il Secondo Conflitto mondiale il Reparto trovò poi anche impiego con compiti di bombardamento marittimo.

Tuttavia, fu con la scelta repubblicana e la nascita dell’Aeronautica Militare che le sembianze del Reparto cominciarono lentamente ad assumere quelle che conosciamo noi oggi. Ossia uno Stormo che, dopo numerosi trasferimenti, rimodulazioni strutturali e ricollocazioni, a partire dagli anni ’70 ha avuto in dotazione velivoli sempre più moderni e all’avanguardia per soddisfare le missioni ed i compiti di cui abbiamo parlato”.

Quindi oggi come si struttura il Reparto?

“Nel complesso il 31° Stormo, almeno da un punto di vista organico-funzionale, ha le sembianze classiche di un tipico Reparto operativo dell’Aeronautica Militare. Al suo interno troviamo, infatti, due Gruppi volo, il 93° e il 306°, dove “vivono” quelle figure professionali a cui, in ultima istanza, sono assegnate le missioni di volo. Mi riferisco ai piloti, ai direttori di carico e agli assistenti di volo che costituiscono gli equipaggi dei velivoli del “31esimo”.

Troviamo poi il Centro Addestramento Equipaggi, il cui compito, come suggerisce il nome, è quello di curare l’addestramento e la formazione avanzata del personale di volo.

Vi è, inoltre, l’Ufficio Operazioni, che può essere definito come il cuore pulsante del Reparto, perché è quell’articolazione deputata alla ricezione, elaborazione e assegnazione ai Gruppi volo delle missioni di volo. Questo ufficio dispone, inoltre, di un’articolazione, chiamata Base Operations Center, presidiata h24/365 giorni l’anno.

Tra i suoi molteplici compiti vi è quello di seguire l’esecuzione dell’attività di volo pianificata e, all’occorrenza, adoperarsi per mettere in campo in tempi brevissimi tutti quei coordinamenti necessari ad effettuare voli di trasporto sanitario urgente.

La vera differenza che troviamo al interno del 31° Stormo, se vogliamo raffrontarci con altri Reparti operativi, sta piuttosto nella composizione della sua flotta. Il Reparto, infatti, al fine di poter assolvere a missioni così complesse, diverse e con tempistiche ristrette, che possono peraltro vederci volare finanche dall’altra parte del globo, dispone di una linea volo estremamente eterogenea. All’interno dello Stormo troviamo infatti velivoli ad ala rotante, ossia elicotteri e mi riferisco ai Leonardo VH139 (Vip Helicopter) e UH139 (Utility Helicopter) come ad ala fissa, ossia Airbus 319CJ e Dassault Falcon, nelle versioni 50, 900EX e 900 EASy II. In sostanza, l’eterogeneità della flotta è intrinseca al DNA del Reparto ed è necessaria per far fronte alle svariate esigenze, in alcuni casi da assicurare anche con tempistiche molto ridotte/strette. In particolar modo il trasporto sanitario urgente ha la necessità spesso di dover essere assicurato con assetti veloci e affidabili per ridurre i tempi di trasferimento ed aumentare le speranze di salvezza; in tale ottica il mezzo aereo è molto spesso necessario ed utile a garantire la vita. Una flotta così variegata, come potrà ben immaginare, in virtù dei compiti assegnati, ha la necessità di esprimere costantemente un altissimo livello di efficienza ed affidabilità.

Per tale motivo la “Flotta di Stato” è puntualmente affidata alle cure del Servizio Efficienza Aeromobili del Reparto che, insieme alle varie ditte (Leonardo, Airbus, Dassault), gestisce le scadenze manutentive, la disponibilità di parti di ricambio e, più in generale, la manutenzione ordinaria e straordinaria dei velivoli in dotazione.

Raggiungere questo traguardo, ossia l’unicità del servizio di manutenzione su una flotta così eterogenea, ha richiesto il conseguimento di un altissimo livello di standardizzazione. Il tutto è anche assicurato nel pieno rispetto delle normative militari e civili di settore, in pieno accordo anche a quelle europee ed internazionali (anche relativamente al rispetto dell’aeronavigabilità e del controllo qualità nelle attività di manutenzione). 

In generale, nel intento di darle una misura dello sforzo profuso negli anni dal 31° Stormo e dalla struttura che le ho appena descritto, pensi che quest’anno i soli velivoli Falcon hanno superato il traguardo delle 150.000 ore di volo complessive, molte delle quali effettuate per offrire soccorso a connazionali in imminente pericolo di vita (molto spesso si tratta di bambini appena nati!). Un traguardo direi significativo, che è stato possibile raggiungere solo grazie ad una missione chiara e condivisa, in cui tutto il personale negli anni si è sempre riconosciuto”.

Uno Stormo sui generis, quindi, in cui assumo che anche il personale faccia, spesso, la differenza. Cosa vuol dire per lei, allora, esserne al Comando? Ha individuato una particolare formula per motivare il suo personale?

“Ritengo che comandare il 31° Stormo sia innanzitutto un privilegio nonché motivo di grande orgoglio. Ancorché il Reparto non svolga un ruolo da protagonista in scenari a prevalente carattere militare, esso è però costantemente esposto, e peraltro in primissima linea, in contesti che sono in stretto contatto con la popolazione civile, con altre istituzioni dello Stato e, più in generale, dell’intero Sistema-Paese. Questo legame così forte e importante non lo percepisco solo io in qualità di Comandante (alla stregua di quanto può rappresentare il ruolo di dirigente/responsabile dell’ente, se vogliamo una sorta di amministratore delegato) bensì è apprezzabile da tutti coloro che concorrono all’esecuzione dell’attività di volo: piloti, personale di bordo, manutentori, personale di supporto (amministrativo, infermeria, etc…).

A tutti è indistintamente chiara la missione assegnata e la sua importanza. E, aggiungo, essa è talmente chiara e cristallina, che in tutta sincerità spesso ho l’impressione di non avere alcuna necessità di dover motivare il personale alle mie dipendenze. Le donne e gli uomini di questo Reparto sono tutti egualmente coscienti di cosa c’è in ballo ogniqualvolta un equipaggio viene chiamato ad andare in volo. E, come tale, anche tutte quelle attività che precedono o concorrono all’attività di volo operativo, come ad esempio l’addestramento e l’aggiornamento professionale, vengono per lo stesso motivo affrontate da tutti con la massima professionalità, competenza, passione e abnegazione”.

Una realtà lavorativa che sembrerebbe non poter prescindere dal gioco di squadra.

“Assolutamente. Posso garantirle che è spesso l’unica via per arrivare alla meta. Non è pensabile che una singola persona possa assolvere a missioni così complesse in autonomo. È necessario un gruppo di persone, direi meglio di professionisti, che animati da uno scopo comune e condiviso, si adoperino per raggiungere il proprio obiettivo. Per comprendere meglio tutto questo, partirei con l’analizzare la nostra flotta. Essa è composta interamente da velivoli ed elicotteri operati da un equipaggio. Quindi, la prima squadra che dobbiamo costituire è proprio quella dell’equipaggio e farlo, come visto, è compito dei Gruppi Volo. L’equipaggio è il primo nucleo che si costituisce ed è fondamentale che cooperi al meglio. Ciò avviene senza nessun particolare input perché le donne e gli uomini del 31° Stormo conoscono chiaramente i loro compiti e quanto sia importante il loro contributo.

Salendo di livello, la squadra si amplia inglobando i colleghi della manutenzione e dell’Ufficio Operazioni. Personale che, ancorché non partecipi direttamente all’attività di volo, riveste ruoli cruciali ed essenziali. Anche loro, glielo assicuro, hanno perfettamente chiara l’importanza della missione che velivoli ed equipaggi sono chiamati a svolgere. Nei trasporti sanitari urgenti l’equipaggio interagisce e collabora poi con il personale medico e para-medico. Parliamo quindi di professionalità sia interne che esterne alla Forza Armata, e che in quest’ultimo caso quindi non rivestono lo status di militare. Il senso di umana urgenza che anima però questi trasporti porta tutti, militari e non, a collaborare in piena sinergia, operando ognuno al interno del proprio ambito professionale e rispettando la professionalità altrui.

Questi esempi che le ho fatto spero aiutino a chiarire come, non solo serva il gioco di squadra, ma che in realtà esso è proprio il fulcro attorno a cui ruota tutta la nostra attività. Allargando il nostro orizzonte, le garantisco che l’Aeronautica Militare fa un enorme sforzo, in ambito formativo, nel insegnare sin da subito ai propri uomini e alle proprie donne quanto sia fondamentale cooperare e collaborare per raggiungere uno scopo comune e condiviso. Credo che i frutti di questi sforzi siano essenziali non solo per i Comandanti dei Reparti operativi ma anche, e oserei dire soprattutto, per i connazionali in difficoltà o che per qualsiasi motivo salgano a bordo (molto spesso barellati, intubati e in condizioni di altissimo rischio) dei velivoli del 31° Stormo”.

Soffermandoci proprio sul tema dei trasporti sanitari d’urgenza: cosa prova un pilota nel salvare vite umane?

“Innanzitutto è giusto specificare che noi, non essendo personale medico, esprimiamo un concorso in una più ampia azione di soccorso. Non siamo noi che salviamo materialmente le vite ma il personale medico del nostro Sistema Sanitario nazionale. Sicuramente, ed è giusto specificarlo, riusciamo ad esprimere un contributo significativo, molto spesso determinante col mezzo aereo, che nella stragrande maggioranza delle volte fa la differenza tra la vita e la morte. Consci di questo, è chiaro che ogni volo con a bordo persone che lottano per la propria vita porti con sé emozioni forti che investono l’intero equipaggio, non solo i piloti. Molti voli sono particolarmente “duri”, ti mettono alla prova, soprattutto dal punto di vista emotivo.

Ci capita spesso di imbarcare bambini appena nati, in strutture sanitarie in cui non sono disponibili cure  avanzate o capacità di terapia intensiva neonatale. Ed eccoci correre per trasportarli in poche ore verso i poli specializzati, come l’ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Roma, il “Gaslini” di Genova, il “Meyer” di Firenze, il “Santobono-Pausilipon” di Napoli e altri ancora. In questi voli molto spesso la madre non è presente a bordo perché ancora in recupero dal parto avvenuto poche ore prima. Se si è fortunati c’è il padre, che si trova “improvvisamente” imbarcato su un velivolo dell’Aeronautica Militare per accompagnare quel bimbo o bimba tanto atteso/a alla massima velocità verso un centro ospedaliero altamente specializzato. Momenti estremamente concitati, insomma, in cui è importate che gli assistenti di volo tengano i nervi saldi e sappiano anche offrire conforto. Altre volte capita di imbarcare pazienti che versano in condizioni disperate, vittime di traumi particolarmente gravi. Altre ancora pazienti che necessitano di cure ultra- specifiche per malattie estremamente rare o gravi.

Sono tutte situazioni che ti fanno riflettere sulla fragilità della nostra esistenza, ma anche sull’importanza del nostro lavoro. Lavoro che non comincia come per tanti alle 08.00 del mattino e si mette in pausa nel fine settimana ma che, per molti di noi, ha avuto inizio a 18 anni con una selezione durissima, a cui è seguito un addestramento ulteriormente selettivo, e che non si è più fermato. Ci siamo sempre!

D’altronde quella del volo militare è una realtà lavorativo-professionale che richiede inevitabilmente enormi sacrifici e rinunce. E proprio in virtù di ciò, le garantisco che qualsiasi pilota, operatore di bordo o assistente di volo di questo Reparto è estremamente orgoglioso del fatto di poter offrire all’intera collettività, in modo così diretto, il frutto di un percorso così arduo e selettivo come è quello dell’addestramento al volo militare”.

Un’ultima domanda Comandante: nel suo precedente incarico ha rivestito il ruolo di “Capo Ufficio Pubblica Informazione e relazioni con i media giornalistici” dell’Aeronautica Militare. Forte di questa esperienza, ci può dire cosa è per lei la comunicazione e che importanza riveste oggi nel campo militare?

“Credo che la comunicazione sia un qualcosa di irrinunciabile nel mondo moderno. Questo a prescindere dalla volontà o meno di volerlo fare. È importante oggi saper fare ma anche saper far conoscere quello che si fa. Ciò risulta particolarmente importante e spesso costituisce motivo di successo o sconfitta. Con i social la differenza tra una storia e una fake news spesso è sottile e dobbiamo stare attenti a non dare per scontato nulla! La comunicazione deve essere precisa, puntuale e tempestiva, devono essere disponibili tutti gli elementi utili a fornire la giusta chiave di lettura. Sicuramente nel caso di una Forza Armata, come ad esempio l’Aeronautica Militare, la comunicazione deve necessariamente sposarsi con gli obiettivi e con il ruolo istituzionale richiesto.

In generale è fondamentale che, al interno di un’organizzazione complessa, la leadership definisca gli obiettivi di comunicazione con chiarezza ed in maniera coerente con i suoi compiti istituzionali, in relazione alla sua mission e alla sua “vision“, per valorizzare gli obiettivi strategici che l’Organizzazione stessa vuole perseguire. E in tal senso l’Aeronautica Militare questo lo fa da anni. Si guardi, a titolo d’esempio, alla strategia comunicativa concepita e realizzata per celebrare il Centenario della Costituzione dell’Aeronautica. Parliamo di grandi eventi, differenti per tipologia, per audience, programmati dalla Forza Armata nel intero anno solare, sia in Italia che all’Estero. Un’attività dettagliata e pianificata con lungimiranza, con l’obiettivo di far conoscere tradizioni, valori, storia, competenze al servizio del Paese e con la voglia di coinvolgere i giovani. Solo con la passione che ci contraddistingue possiamo continuare ad essere rilevanti, determinanti e utili a livello globale.

In sostanza, sicuramente il mondo militare ci ha messo anni, se non decenni, ad aprirsi al grande pubblico. Oggi, però, le Forze Armate presidiano i social, organizzano conferenze stampa, invitano i rappresentanti dei media a molti eventi, aprono le basi al pubblico per farsi conoscere e per farsi apprezzare. Stiamo sicuramente attraversando un momento di cambiamento significativo.

Sulla scorta di tutto questo, se vogliamo chiederci che valore ha oggi la comunicazione, specie in campo militare, le lascio uno spunto di riflessione: il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha in questi giorni nominato il nuovo Capo di Stato Maggiore della US Navy. Si tratta dell’Ammiraglio Lisa Franchetti, prima donna a ricoprire questo incarico e peraltro di origini italo-americane. Al netto dei suoi infiniti titoli e meriti, frutto di una lunga carriera operativa, svolta anche in zone di conflitto, e che le sono valsi sicuramente la nomina per un incarico così prestigioso, credo che in questo momento storico non sia da sottovalutare il fatto che l’Ammiraglio abbia conseguito una laurea in giornalismo. Questo per non parlare di esponenti del mondo politico con trascorsi di rilievo nel ambito del giornalismo e con le stellette in Aeronautica Militare”.

Si Ringrazia il Capitano Daniele Inguglia ed il Quinto Reparto Ufficio Pubblica Informazione Aeronautica Militare.

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