Negli Stati Uniti il destino del caccia di sesta generazione dell’Air Force, denominato Next Generation Air Dominance (NGAD), sarà deciso dalla prossima amministrazione Trump.
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Infatti, l’Air Force ha messo in pausa il processo di selezione per la piattaforma NGAD al fine di riesaminare il concetto di progettazione, per adattarsi alle minacce previste, al budget ed alla tecnologia.
Nel corso di quest’anno sono emerse diverse criticità, dai costi fuori controllo, a ritardi tecnologici imprevisti che hanno portato l’USAF a frenare bruscamente un programma che sembrava destinato a tutt’altro percorso di sviluppo e di immissione in linea.
Come è risaputo il NGAD è destinato a sostituire l’F-22 Raptor e dovrebbe essere il fulcro della famiglia di sistemi di nuova generazione che l’Air Force intende schierare entro breve tempo per continuare a mantenere la supremazia aerea.
Peraltro, nonostante che diverse tecnologie connesse al programma pare siano state effettivamente sottoposte a prove e portate in volo da un dimostratore di tecnologie, il tutto nel massimo segreto per non concedere vantaggi ai possibili avversari, su altri fronti si sono registrati preoccupanti ritardi.
Oltre ai problemi di natura tecnica, l’USAF, ma soprattutto il Pentagono, è seriamente preoccupata dai costi che si sono innalzati vertiginosamente, replicando su scala peggiore quello che avvenne per i Raptor, la cui produzione fu bloccata per gli eccessivi costi unitari e per la mancanza di una minaccia che ne giustificasse il dispiegamento nei numeri originariamente previsti.
Allo stato attuale le proposte sul campo sono due presentate, rispettivamente, da Lockheed Martin e Boeing, curiosamente partner nel programma F-22 Raptor.
L’USAF, da parte sua non è esente da colpe, perché ha tentennato sulla decisione di dare vita alla versione pilotata dal Intelligenza Artificiale a discapito di quella con pilota umano, salvo poi ricredersi, sulla possibilità di impiegare armi laser ad alta potenza, tecnologia ancora in fase sperimentale e sulla tipologia di motori da adottare.
Ora, l’USAF passerà la questione al nuovo esecutivo guidato dal Presidente Trump che dovrà provvedere a nominare il nuovo Segretario alla Difesa ed il nuovo Sotto Segretario alla Aeronautica che avranno il compito di valutare il da farsi, tenendo presente che sembra abbastanza inconcepibile che l’USAF non abbia un velivolo di 6a generazione nel medio periodo superiore a qualsiasi velivolo di “pari classe” alleato od “ostile”.
In questa situazione di stallo tendente al pessimismo sul futuro del NGAD o meglio di questo NGAD, paradossalmente potrebbe essere la US Navy a schierare per prima tra le Forze Armate statunitensi un caccia di 6a generazione, poiché ha adottato una visione molto pragmatica della questione, ponendo chiari vincoli ai costruttori che partecipano alla gara di costi unitari che non possono superare determinati tetti e di tecnologie, che dovranno essere già mature e disponibili in larga parte per evitare “salti nel buio” e limitare le spese.
Immagine credit @AFRL-USAF