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Il futuro delle Forze Speciali dell’Esercito Italiano

Nel documento “IL CONCETTO OPERATIVO DELL’ESERCITO ITALIANO 2020-2035” rilasciato dallo Stato Maggiore Esercito – III Reparto Pianificazione Generale come tutte le componenti che formano la Forza Armata è passato in rassegna il presente nonché il futuro del comparto Forze Speciali.

La situazione attuale

Come è noto, attualmente, l’Esercito Italiano ha organizzato il COMFOSE o Comando delle Forze Speciali dell’Esercito  a livello Brigata, responsabile di garantire la necessaria unitarietà all’addestramento, all’approntamento, allo sviluppo procedurale nonché all’acquisizione dei materiali per il comparto Forze Speciali.

Nell’ambito del COMFOSE rientrano;

  • il 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin”composto da personale specificatamente selezionato e formato, particolarmente addestrato ed equipaggiato per condurre l’intero spettro dei compiti tipici delle “Operazioni Speciali” e, specificatamente, designato e qualificato per condurre talune attività di rilevanza strategica nazionale;
  • 185° Reggimento Paracadutisti Ricognizione e Acquisizioni Obiettivi (RAO) “Folgore” unità con “vocazione” spiccatamente Intelligence specializzata nelle Azioni Dirette che prevedono l’ingaggio di obiettivi “a distanza” (ovvero con modalità “stand-off”) sfruttando l’armamento in dotazione e tutte le piattaforme di fuoco terrestri, aeree e navali, infiltrando Distaccamenti Operativi equipaggiati e addestrati per operare “oltre le linee nemiche”, a grande distanza dalle forze amiche ed in completo isolamento tattico;
  • 4° reggimento alpini paracadutisti (“Ranger”)  coniuga le capacità tipiche della specialità da montagna (alpini) e delle aviotruppe (paracadutisti), ed è l’unica unità di Forze Speciali dell’Esercito specificatamente designata e qualificata per condurre operazioni in ambiente montano e artico;
  • 28° reggimento “Pavia” l’unica unità delle Forze Armate che si occupa di “Comunicazioni Operative” con personale specializzato in grado di operare all’Estero nei diversi scenari operativi favorendo il dialogo con le popolazioni locali;  
Esercito Italiano ar Twitter: “Swift Response '15 4°Alpini #Paracadutisti  #Ranger Raid a neutralizzare elementi ostili #Esercitoitaliano #sicurezza  http://t.co/ht4HCEZKlA”

A queste unità, direttamente dipendenti dal COMFOSE si aggiunge il 3° REOS o Reggimento Elicotteri per Operazioni Speciali “Aldebaran” che opera a favore dei reparti sopra menzionati ed in grado di far fronte alle odierne esigenze operative non convenzionali. 

Peraltro, la componente FS dell’Esercito interagisce sempre di più con le omologhe unità speciali dell’Aeronautica Militare, della Marina Militare nonché dell’Arma dei Carabinieri, tramite il Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali (COFS) costituito il 1° dicembre 2004 ed alle dipendenze del Capo di SMD

Le missioni all’Estero che si sono susseguite ininterrottamente dagli anni ottanta in poi del passato secolo hanno contribuito a creare una vera e propria mentalità “joint” tra le componenti speciali delle FF.AA. che si sono trovate ad operare, fianco a fianco, anche a migliaia di chilometri di distanza dalle basi italiane, in contesti difficilissimi e con condizioni climatiche estreme.

Cosa prevede “IL CONCETTO OPERATIVO DELL’ESERCITO ITALIANO 2020-2035”

Il predetto documento riconosce che la capacità delle Forze Speciali si sta evolvendo in un’ottica di integrazione interforze e, sempre più, verso la cooperazione e la collaborazione inter-agenzia.

Dal 2014, sotto la spinta di SMD, il comparto FS dell’Esercito ha conosciuto decisi miglioramenti grazie all’approvazione dell’Esigenza OperativaPotenziamento della capacità Operazioni Speciali dell’Esercito”. Grazie a questa EO è stato possibile procedere all’acquisto di materiali, equipaggiamenti, armamenti e munizionamento, permettendo al comparto di poter sostituire il materiale logorato da quasi un decennio di attività ininterrotta.

Sempre in ambito interforze, sull’esempio di esperienza positive estere, si è deciso di dar vita alla Unità Cinofila per Operazione Speciali, per sviluppare una componente cinofila dedicata alle OS, basata su unità di attacco, per un’esigenza complessiva di 15 binomi. I primi cinque binomi conseguiranno la IOC o Capacità Operativa Iniziale entro la fine del corrente anno, e, a regime, tale unità interforze supporterà le altre Forze Speciali nella condotta di Operazioni Speciali.

L'Acquisitore Obiettivi - Esercito Italiano

Per migliorare l’addestramento interforze è stato deciso di creare un Polo Addestrativo per le Operazioni Speciali, che avrà sede a Livorno. Grazie alla sua posizione baricentrica rispetto le basi delle varie Unità di Forze Speciale delle FF.AA., il Polo, sotto il profilo addestrativo, potrà fornirà poligoni, aree addestrative e zone di lancio e, al tempo stesso, sviluppare capacità operative delle Forze Speciali.

Inoltre, è istituito il Reparto Supporti alle Operazioni Speciali, posto alle dirette dipendenze del COMFOSE, per il sostegno logistico e supporto tecnico, rendendolo autonomo allorquando chiamato a svolgere la funzione di mounting.

Il prossimo futuro

Il documento per il prossimo futuro indica, nell’ottica di riduzione delle tempistiche di intervento e della maggiore efficienza, la necessità di acquistare mezzi e materiali che garantiscano elevate capacità di proiezione, mobilità ed autonomia.

Particolare enfasi è indicata dal documento relativamente la componente Rotary Wing dedicata al comparto Operazioni Speciali. Infatti, l’Esercito richiede a tale componente un aumento del raggio d’azione, a parità delle capacità di trasporto, ricorrendo alla capacità di rifornimento in volo, nonché un deciso miglioramento delle capacità C2 in termini di relais voce, video, dati e jamming per il supporto delle unità operative sul terreno.

Inoltre l’impiego di Unmanned Ground, Air and Submarine System (UGS e USuS), consentirà di migliorare le attuali capacità di sorveglianza e acquisizione obiettivi, supporto di fuoco e trasporto materiali e di acquisirne nuove soprattutto con riferimento al delicato settore del signal intelligence.

Peraltro, il documento prefigura, accanto alle modalità di impiego tradizionale, per le unità di FS, in virtù delle collaborazioni con le agenzie di sicurezza nazionali, l’impiego sempre più richiesto in piccoli nuclei isolati e occulti, per azioni sotto copertura. Pertanto, gli operatori dovranno addestrarsi ad operare autonomamente sotto copertura in isolamento, potenziare le capacità linguistiche nonché interagire con la popolazione locale; in poche parole, dovranno confondersi nel contesto locale senza suscitare attenzione.

Infine, il documento non manca di segnalare novità o, quantomeno, interesse per il settore Cyber anche per la Forze Speciali dell’Esercito. Infatti, il documento pone l’attenzione su due aspetti, a) acquisire intelligence su High Value Target e High Value Personnel, determinando l’attività e la dislocazione, nonché confermando l’identificazione a premessa dell’ingaggio (es. Positive Identification attraverso la sorveglianza delle attività sui Social o attraverso l’uso di sistemi di riconoscimento biometrici) e b) sviluppare capacità “cyber/digital forensic”, consistenti nel acquisire tecniche e procedure, nel corso di azioni dirette, per individuare possibili fonti di informazione da archivi digitali, estrapolandone le informazioni in modo sicuro e sistematico, con trasferimento e trasporto per la successiva analisi e sfruttamento.

Fonte e Foto Esercito Italiano

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