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U.S. Marine Capt Jacob Slaughter with Marine Fighter Attack Squadron (VMFA) 211 launches an F-35B Lightning II on the flight deck of HMS Queen Elizabeth in the Mediterranean Sea on November 21, 2021. VMFA-211, the United Kingdom's 617 Squadron, the Italian Air Force and Italian Navy conducted cross-deck operations between Queen Elizabeth and ITS Cavour, improving the carrier’s interoperability. This was the fourth-cross deck operation VMFA-211 has conducted during Carrier Strike Group 21 and the first utilizing a foreign ship as an intermediate refueling point.

Il Primo Lord del Mare potrebbe ritirarsi dalla corsa per il vertice della Difesa UK

Il 9 gennaio 2025, il sito Navy Lookout ha pubblicato un articolo intitolato “First Sea Lord will not run from the challenge of fixing the Royal Navy”, in risposta a un articolo del Times che suggeriva l’intenzione dell’Ammiraglio Sir Ben Key, Primo Lord del Mare, di non candidarsi per la posizione di Capo di Stato Maggiore della Difesa (Chief of Defence Staff).

Navy Lookout ha chiarito che l’Ammiraglio Key non ha intenzione di dimettersi e che il suo mandato, iniziato nel novembre 2021, è previsto concludersi quest’anno.

Nonostante le difficoltà derivanti da decisioni prese oltre un decennio fa, l’Ammiraglio Key rimane impegnato a rafforzare la Royal Navy.

Tra i candidati figurano il Generale Gwyn Jenkin, Comandante Generale dei Royal Marines, il Generale Sir Jim Hockenhull, capo del Comando Strategico, l’Air Chief Marshal Sir Richard Knighton, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, il Generale di Divisione Rob Magowan, vice CDS, il Generale Roly Walker, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, e il Generale Sharon Nesmith, Vice Capo di Stato Maggiore della Difesa.

Navy Lookout ha sottolineato che la nomina del Capo di Stato Maggiore è una decisione politica presa dal Primo Ministro, basata su una lista di candidati potenziali.

Inoltre, ha evidenziato che, in caso di mancato finanziamento adeguato della Revisione della Difesa da parte del Governo, potrebbe emergere la necessità di una presa di posizione collettiva da parte dei vertici delle Forze Armate.

La Royal Navy, un tempo simbolo della potenza marittima britannica, sta affrontando una serie di sfide significative che ne compromettono l’efficacia operativa e la capacità di risposta alle esigenze di difesa del Regno Unito.

Riduzione della Flotta e Carenza di Personale

Recentemente, il Segretario alla Difesa John Healy ha annunciato la dismissione di cinque navi da guerra come misura di contenimento dei costi.

Questa decisione aggrava una situazione già critica, caratterizzata da una flotta ridotta e da una cronica carenza di personale.

La difficoltà nel reclutamento e la perdita di ufficiali e sottufficiali specializzati verso il settore civile hanno costretto la Royal Navy a ridistribuire il personale esistente per mantenere operative le unità navali.

Problemi Tecnici e Operativi

Le principali unità della flotta, come le portaerei HMS Queen Elizabeth e HMS Prince of Wales, hanno subito guasti tecnici significativi.

Ad esempio, la HMS Prince of Wales ha riportato un guasto meccanico durante la sua prima missione, evidenziando problemi strutturali e di manutenzione che limitano la prontezza operativa della flotta.

Problemi hanno avuto anche i cacciatorpediniere Type 45 o classe Daring e le restanti fregate multiruolo Type 23 sono super sfruttate insieme ai pattugliatori oceanici classe River impegnati per mostrare bandiera in ogni mare del mondo.

Sottomarini Nucleari Inattivi

Un’altra preoccupazione riguarda la operatività della flotta di sottomarini nucleari d’attacco (SSN).

Per un periodo di 47 giorni, la Royal Navy non ha avuto alcun SSN operativo in mare, compromettendo la capacità di deterrenza e sorveglianza sottomarina del Regno Unito.

Capacità anfibie praticamente annullate

Le fondamentali capacità di proiezione anfibia sono state messe in discussione con l’avvenuto ritiro delle due uniche LPD della flotta, Albion e Bulwark, a causa dei costi di gestione e della difficoltà a reperire gli uomini per gli equipaggi particolarmente numerosi.

Con il ritiro di queste due unità, in precedenza anticipato da quello dell’unica portaelicotteri la Ocean, ora in servizio con la Marinha do Brasil, i Royal Marines, al di fuori di poche LSD classe Bay, peraltro impiegate per altri compiti, non hanno unità anfibie da cui operare, salvo servirsi delle due portaerei classe Queen Elizabeth laddove impiegate per questo ruolo o sulla “tuttofare” Argus, se non appoggiarsi ad unità di Marine amiche, come l’US Navy, Koninklijke Marine, Marine Nationale e Royal Australian Navy.

Capacità della flotta ausiliaria pesantemente intaccata

Anche la fondamentale Royal Fleet Auxiliary (RFA) non vive i suoi giorni migliori, a causa del forte ridimensionamento in atto a seguito del ritiro dalla linea di diverse unità di supporto logistico le cui sostitute non si vedono o tardano ad arrivare.

Anche sulla RFA si è abbattuta l’ascia dei tagli draconiani per motivi di costi troppi elevati di navi anziane di sempre più difficile mantenimento e problemi per gli equipaggi, in parte formati da marinai civili che non si riesce a reperire perché gli stipendi assicurati dalle compagnie mercantili sono decisamente più alti rispetto a quelli pagati dalla Royal Navy, senza contare disagi, lunghi periodi in mare e “pericoli”.

Sfide Future e Necessità di Riforme

La combinazione di tagli al bilancio, carenza di personale qualificato e problemi tecnici solleva interrogativi sulla capacità della Royal Navy di adempiere ai propri compiti istituzionali.

Pertanto, è essenziale un impegno concreto da parte del Governo britannico per affrontare queste sfide, garantendo investimenti adeguati e una strategia di lungo termine per ripristinare l’efficacia e l’efficienza della Royal Navy oggi offuscata, stante l’interesse di Londra ad essere costantemente presente nei principali bacini del mondo e a voler continuare ad interpretare il ruolo di Potenza globale.

Foto credit @Royal Navy

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