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Il ruolo dell’US Air Force nella “Crisi dei missili di Cuba”

E’ il Generale Power che parla. Vi sto parlando per ricordarvi la situazione che la nazione deve affrontare. Siamo in uno stato di elevata reattività per reagire a qualsiasi emergenza e penso che siamo pienamente preparati. Io mi aspetto che ognuno di voi mantenga una rigorosa sicurezza e calma durante questo periodo di tensione. I nostri piani sono ben preparati e saranno eseguiti senza problemi. Se ci dovessero essere domande su come applicare le istruzioni in situazioni diverse dal normale, usate il telefono per chiarire. Ricontrollate i vostri piani per le azioni future per assicurarvi che non ci siano errori o confusione. Io mi aspetto che voi eliminate tutto ciò che non è necessario e siate nella massima condizione di operatività. Se non siete sicuri su cosa fare in una situazione, e se il tempo lo permette, mettetevi in contatto con noi

Messaggio del Gen. Power, Comandante dello Strategic Air Command.

Cuba, in breve

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L’isola di Cuba ottenne l’indipendenza dalla Spagna dopo la guerra ispano-americana del 1898 diventando una specie di protettorato statunitense. Gli Stati Uniti fondarono nel corso dello stesso anno la base navale di Guantanamo. Nel giro di venti anni si susseguirono diversi colpi di stato che favorirono la salita al potere di persone appoggiate dagli Stati Uniti che nel paese avevano importanti interessi commerciali sopratutto nella produzione di zucchero. Nel dicembre 1958 Fidel Castro rovesciò Fulgencio Batista suscitando le veementi proteste di Washington che iniziò a isolare l’isola. Castro si avvicinò sempre di più all’Unione Sovietica ed in un tentativo di riprendere il controllo del paese il Presidente Kennedy approvò quella che è passata alla storia come la fallimentare invasione della Baia dei Porci. I rapporti tra i due paesi comunisti si rafforzarono sempre di più e l’Unione Sovietica decise di usare l’isola come base avanzata.

La Cuba di Castro divenne oggetto di sorveglianza fotografica per almeno sei mesi prima dell’ottobre 1962. Voli segreti di U-2 operati dalla Central Intelligence Agency registrarono la costruzione di edifici difensivi sull’isola inclusa la costruzione di un sito missilistico anti-aereo di chiaro layout “sovietico”

“Orecchie” elettroniche

Lo Strategic Air Command iniziò ad effettuare voli di ricognizione elettronica a giugno impiegando un GC-130 dalla base aerea di MacDill. Il nome dell’operazione era Quick Fox.

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RB-47 dello Strategic Air Command

L’impegno si fece più massiccio a partire da settembre con l’arrivo degli RB-47 del 55th Strategic Reconnaissance Wing. Inizialmente l’operazione, nome in codice Common Cause, prevedeva voli settimanali seguendo la rotte e le procedure civili. I ricognitori erano comunque autorizzati ad aprire il fuoco nel caso in cui un velivolo nemico mostrasse intenzioni bellicose. Il primo RB-47 decollò il 14 settembre da Forbes e rimase in volo per nove ore venendo rifornito da un KC-135. Lo Strategic Air Command variò da tre ad una le missioni giornaliere da effettuare fino alla fine della crisi.

Una altra responsabilità del 55th Wing era fornire le informazioni meteo ai voli degli U-2. La missione “Blue Ink” prevedeva il volo di uno o due RB-47K attorno a Cuba che trasmettevano via radio le condizioni meteo al SAC. Il meteo era un tassello fondamentale per la pianificazione dei voli di ricognizione ad alta quota. A ottobre vennero effettuate 18 missioni dalla durate media di 6 ore. L’unico incidente si ebbe l’11 novembre quando un R-47 si schiantò in decollo provocando la morte dell’equipaggio.

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Il motivo per il quale non era sicuro avvicinarsi al B/R-47 in coda: i due cannoncini da 20 mm

Situazioni potenzialmente pericolose riguardarono tutti gli R-47 che volavano attorno a Cuba nell’ultima parte di ottobre. I piloti riferirono di essere intercettati da caccia americani. Il SAC, che conosceva la necessità per i caccia di avvicinarsi per proseguire alla identificazione, avvertì che mettersi in coda poteva essere “disastroso” per il caccia. In una occasione, data l’oscurità della notte, l’identificazione dell’R-47 come velivolo amico avvenne solamente all’ultimo momento. Per rimediare, il Comandante dell’Atlantico (CINCLANT) chiese che tutti gli aerei impiegati in missioni di ricognizione attorno a Cuba (non sopra) mostrassero un segnale di identificazione IFF/SIF. Il problema venne risolto.

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YB-58

Il 30 ottobre un YB-58 equipaggiato con sistemi ELINT effettuò la sua unica missione di ricognizione elettronica attorno a Cuba. La missione venne eseguita su ordine dello Stato Maggiore dell’U.S. Air Force. L’Air Force System Command fornì l’aereo, la General Dynamics l’equipaggio e il SAC pianificò la missione.

Inizia l’avventura degli U-2

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Come scritto precedentemente, gli U-2 della CIA volavano sopra Cuba dall’autunno del 1962. Le fotografie confermarono la presenza di pattugliatori missilistici, missili terra-aria, siti di lancio di missili a corto raggio e caccia Mig-21. Questi preparativi su larga scala sembravano confermare lo sforzo sovietico di consolidare la propria posizione dell’emisfero occidentale. Seppur ci fossero notizie della costruzione di siti di lancio per missili balistici sull’isola i voli della CIA non erano in grado di confermarlo.

A ottobre il Dipartimento della Difesa iniziò trasferire la responsabilità per i voli di ricognizione su Cuba dalla CIA ai militari. Il 4 ottobre iniziò quindi l’Operazione “Brass Knob”.

Per preparare i voli il SAC inviò due piloti esperti di U-2 al 4080th Strategic Wing per ricevere la qualifica sul nuovo U-2F. La versione -F, rispetto alla -A, aveva un motore più potente e la possibilità di rifornimento in volo.

Il 12 ottobre il Generale Power atterrò a Washington dove si riunì con il Segretario per l’Air Force. Al centro della discussione la richiesta da parte del Segretario di eseguire missioni di ricognizione aerea su Cuba. Il Generale assicurò che la prima missione sarebbe partita domenica, 14 ottobre 1962.

Il Lochkeed U-2 del Maggiore Heyser venne preparato con la “fotocamera B” e due sistemi ELINT (1 e 3).

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Fotocamera “B” installata sugli U-2

Decollò alle 23:30 (PST) dall’aeroporto di Edwards e passò sopra l’Arizona, il Nuovo Messico e il Texas. Dopo aver raggiunto il Golfo del Messico continuò verso sud-est passando sopra il canale dello Yucatan. A circa 112 chilometri dall’Isola della Gioventù Heyser virò verso sinistra e accese le fotocamere. Costeggiò la costa della provincia di Pinar del Río e passò sopra i rilievi montuosi della Sierra de los Órganos. Successivamente virò verso nord-est per atterrare all’aeroporto di McCoy alle 11:30 EST dopo quasi sette ore di volo.

Missioni del 5-7 e del 14 ottobre di Heyser

La pellicola fotografica venne immediatamente scaricata dall’U-2 e trasportata personalmente a Washington dal Direttore dell’Intelligence del SAC per procedere all’interpretazione. Oltre quella di Heyser, tra il 14 ed il 15 ottobre, vennero effettuate altre due missioni di ricognizione.

Le prove erano inconfutabili. Le fotografie di Heyser evidenziarono tre siti di lancio per missili balistici a medio raggio (MRBM) vicino San Cristobal. In un sito erano presenti quattro lanciatori mentre negli altri due i lavori di posizionamento erano ancora in corso. Il 15 ottobre vennero identificati due siti per il lancio di missili IRBM (Intermediate Range Ballistic Missile) con quattro lanciatori. Lo stesso giorno venne scoperto anche un sito di lancio per missili da crociera nelle vicinanze di Santa Cruz e alcuni Il-28 “Beagle” inscatolati presso l’aeroporto di San Julian.

La notte del 15 ottobre la notizia delle presenza dei missili arrivò al Segretario della Difesa McNamara, al Segretario di Stato Dean Rusk ed ad altri alti funzionari dello Stato. Il giorno seguente, Kennedy, ordinò una ricognizione fotografica più approfondita e si astenne dall’approvare una azione militare.

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Il 17 ottobre vennero organizzate sei missioni per fotografare l’intera isola. Il tempo meteorologico si rivelò ottimo, l’80% di Cuba era sgombro da copertura nuvolosa. Le fotografie sottolinearono la gravità della situazione: vennero identificati altri due siti di lancio per missili MRBM e presso l’aeroporto di Santa Clara si contarono 39 Mig-21 e 20 Mig-15. Gli Il-28 iniziarono ad essere riassemblati all’aeroporto di San Julian.

Il giorno seguente gli U-2 si alzarono nuovamente in volo e scoprirono il terzo sito di lancio per missili IRBM e il sesto di MRBM.

Il JCS dichiarò l’ingresso delle forze armate statunitensi in DEFCON 3 a partire dalle ore 23:00 Z del 22 ottobre. A partire dalle ore 14:00 Z del 24 ottobre si passò a DEFCON 2, il più alto grado mai raggiunto.

Il Presidente Kennedy ed i suoi consiglieri decisero che la prima azione da prendere sarebbe stata quella di fermare l’arrivo di materiale sull’isola. Il 21 ottobre sia il Dipartimento di Stato che quello della Difesa concordarono sulla necessità di costituire un perimetro di quarantena attorno a Cuba. Il Presidente annunciò la sua politica nella giornata del 22 ottobre. L’embargo divenne operativo a partire dal 24 ottobre.

Il tempo meteorologico iniziò a progressivamente a peggiorare e molte missioni pianificate dovettero essere annullate.

L’ultimo volo del Maggiore Anderson…e non solo

La copertura del motore dell’U-2 pilotato da Rudolf Anderson abbattuto sopra Cuba

La mattina del 27 ottobre il Maggiore Rudolf Anderson decollò dalla base di McCoy per effettuare la sua sesta missione su Cuba dal 15 ottobre. Il volo, effettuato in assoluto silenzio radio, si concluse in modo diverso rispetto alle cinque missioni precedenti. Inizialmente si pensò che l’aereo fosse precipitato dopo aver finito il carburante. L’U.S Navy e l’Air Force iniziarono le operazioni di ricerca non trovando alcuna traccia dell’U-2. Il Maggiore Anderson era un veterano dell’U-2 che sapeva bene i rischi della sua professione. Presumibilmente un missile sovietico esplose vicino al suo aereo. I detriti bucarono la fusoliera e la sua tuta pressurizzata provocando una rapidissima decompressione. Anderson morì quasi immediatamente e il velivolo, ormai senza controllo, si schiantò da qualche parte nell’area di Banes-Antilla.

La perdita del Maggiore Anderson è la prima nonché unica vittima “diretta” della crisi cubana. Il 4 novembre grazie all’intermediazione delle Nazioni Uniti e la Svizzera con Cuba il suo corpo fece ritorno negli Stati Uniti. Due giorni dopo venne seppellito, con onori militari, a Greenville, Sud Carolina.

Rotta (in senso anti-orario, da destra a sinistra) dell’U-2 di Charles Maultsby

Nello stesso giorno un altro U-2, pilotato da Charles Maultsby, e decollato dalla Alaska violò, per un errore di navigazione, lo spazio aereo russo. I sovietici fecero decollare immediatamente dei Mig per intercettalo e inseguirlo. Il pilota dell’U-2 grazie all’aiuto dai radar riuscì a tornare verso l’Alaska con la scorta di due F-102A armati con missili nucleari aria-aria GAR-11 Falcon. Terminato ormai il carburante atterrò in una pista innevata, salvandosi.

Immediatamente dopo la conferma della perdita del Maggiore il JCS ordinò di cessare i voli di U-2. Gli americani iniziarono a domandarsi perché una azione ostile nei confronti dell’U-2 non venne rilevata dai radar. Solamente i radar di scoperta dell’altezza potevano individuare l’U-2 ed erano impiegati per altri compiti, presumibilmente la scoperta di eventuali lanci di missili balistici da Cuba.

Il JCS ordinò quindi di predisporre misure di protezione durante i voli degli U-2. Il SAC decise quindi di affiancare alla rotta dei ricognitori un R-47 ELINT. Il più possibile vicino ma non a meno di 50 miglia nautiche dalla più vicina postazione SAM. Il CINCLANT avrebbe inviato un aereo per monitorare lo stato delle difese aeree cubana al passaggio dell’U-2 usando anche i radar delle navi.

Ripresa dei voli

Il permesso a riprendere le operazioni degli U-2 venne dato solamente alla fine di ottobre ma delle cinque missioni previste per il primo novembre nessuna venne approvata dal Pentagono.

Intanto la crisi prese una nuova piega. Dopo una serie di negoziazioni Kruscev acconsentì nel rimuovere da Cuba i missili e di riportarli in Unione Sovietica.

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Fotografia del 1° novembre, ritiro dei missili

I voli della missione Brass Knob continuarono per tutto novembre. Vennero effettuate 71 missioni per un totale di 356 ore di volo. Lo scopo era monitorare la “ritirata” dei SAM, dei missili balistici e degli aerei sovietici presenti nell’isola. Il 10 novembre tutte i sei siti MRBM ed i tre IRBM erano stato smantellati. Altre foto confermarono che i 42 MRBM presenti a Cuba erano stati imbarcati e portati via. Nessun missile IRBM venne mai “scoperto” sull’isola poiché presumibilmente si trovavano a bordo di una nave respinta dal blocco navale statunitense.

I sovietici continuarono però a assemblare i bombardieri Il-28. Dopo un ulteriore negoziazione il leader sovietico acconsentì anche al ritiro dei bombardieri. Kennedy tolse quindi il blocco navale.

Con la conferma di Kruscev i voli sopra Cuba vennero ridotti a non più di due per giorno e solo su obiettivi selezionati mentre la copertura completa dell’isola venne limitata ad una volta al mese.

Gli U-2 si dimostrarono molto flessibili e affidabili. Tra il 14 ottobre ed il 30 novembre vennero effettuate oltre 91 sortite (non contando l’abbattimento di Anderson) per quasi 403 ore di volo. Solamente due missioni vennero abortite. Si registrarono cinque malfunzionamenti alle fotocamere (tre volte la versione B e due la C) e due ai sistemi ELINT.

La ricognizione aerea del SAC e del TAC creò una inusuale domanda per grandi quantità di pellicola fotografica. Escludendo i voli del 14 e 15 novembre gli U-2 registrarono 88,2 km di pellicola durante 82 voli fino al 24 novembre.

Dal 23 ottobre gli RF-8 della U.S. Navy accompagnarono le missioni di ricognizione degli U-2 volando a bassa quota. Tre giorni più tardi si aggiunsero anche gli RF-101 del TAC. I voli a bassa quota terminarono dopo un summit diplomatico tra il 30 ed il 31 ottobre ad Havana del Segretario Generale dell’ONU U Thant.

Blue Banner e Baby Bonnet

Con l’imposizione della quarantena a partire dalle ore 14:00 GMT del 24 ottobre una diverse navi statunitensi si posizionarono per bloccare qualsiasi nave in arrivo a Cuba. L’ammiraglio Robert L. Dennison, comandante della flotta dell’atlantico (CINCLANT), chiese all’Air Force aiuto per la localizzazione e l’identificazione delle navi.

Il Generale LeMay offrì subito l’assistenza dall’Air Force e il CINCLANT gli assegnò una specifica area da sorvegliare. Era necessario fornire il nome e la posizione di ogni nave mercantile. Il nome in codice dell’operazione era Blue Banner. Vennero impiegati B-47 e rifornitori KC-97.

Gli aerei, una volta individuate la navi, scendevano a 5.000 piedi e procedevano all’identificazione del mercantile scattando anche delle fotografie. Le informazioni venivano trasmesse al comando del SAC che le girava poi alla Navy.

Il mercantile Grozny ripreso dall’alto

Il 26 ottobre la Navy richiese una missione speciale sul mercantile sovietico Grozny. Partì quindi la missione Baby Bonnet composta da cinque R-47. I ricognitori, seppur fossero a conoscenza dell’ultima posizione conosciuta della nave, non riuscirono a trovarla. La mattina seguente tre R-47 si alzarono nuovamente in volo per cerca la Gorzny. Uno degli R-47 ebbe problemi in decollo e precipitò.

Dopo circa un ora di volo l’R-47 pilotato dal Capitano Joseph Carney localizzò il mercantile. Dopo averlo identificato scese di quota e iniziò a fotografarlo e rimase in zona fino a quando un cacciatorpediniere della Navy non raggiunse l’area. Il giorno seguente navi militari tallonarono il mercantile rimanendo fuori dalla sua vista. La nave tentò di forzare il blocco navale ma venne respinta.

Terminata Baby Bonnet le missioni di pattugliamento marittimo terminarono e il SAC tenne in allerta per un mese due R-47 e due KC-97 nel caso in cui il CINCLANT dovesse richiedere una nuova missione.

I bombardieri partono

Il 16 ottobre, due giorni dopo la prova della presenza di installazioni missilistiche sovietiche a Cuba, il Generale Power si incontrò con il Joint Chief of Staff. Raccomandò di aumentare immediatamente la prontezza delle forze del SAC attraverso tre vie: passare a DEFCON 2, iniziare a disperdere i B-47 e iniziare l’allerta aerea. Tutte e tre le proposte vennero approvate. Il SAC iniziò a rimuovere i propri bombardieri da tre basi in Florida esposte alla minaccia cubana. L’evacuazione si rese necessaria anche dal fatto che le basi si saturarono di unità di altre forze militari durante le prime fasi delle operazioni di contingenza.

I piani di evacuazione, nome in codice “Riders Up”, vennero preparati tra il 12 ed il 16 ottobre per poi essere approvati da Power il giorno seguente. Erano state previste due eventualità: la prima, nome in codice “Gay Crowd”, prevedeva che le forze in stato di allerta rimanessero in Florida mentre la seconda, “Crisp Bacon”, disponeva l’evacuazione di tutte i velivoli del SAC.

Il SAC disperse gli aerei ad uno ad uno. Al 21 ottobre 33 bombardieri (26 B-47E, 5 B-52D e 2 B-52H) e 7 rifornitori (7 KC-135) raggiunsero gli aeroporti a cui erano destinati.

Il 22 ottobre il General Power ordinò di evacuare anche le forze in stato di allerta. L’unica unità del SAC a rimanere in Florida fu la 4135th Strategic Wing (dotata di B-52) presso l’aeroporto di Eglin.

Potenziamento di Chrome Dome

Operazione “Chrome Dome”

Sabato 20 ottobre, due giorni dopo il discorso alla Nazione di Kennedy, il Generale Power ordinò di iniziare a pianificare le azioni per raggiungere un livello di prontezza mai raggiunto prima. L’allerta coinvolse due B-52, eccetto per la versione -H, per ognuno dei 33 gruppi di volo e il mantenimento di una aliquota di KC-135 sufficiente a supportare il volo dei bombardieri.

Il 22 ottobre il JCS ordinò al SAC di iniziare l’allerta in volo di 1/8 della flotta di bombardieri strategici. Il SAC, che era impegnato nell’Operazione “Chrome Dome”, iniziò la transizione verso un maggiore stato di allerta. L’operazione prevedeva il decollo di 12 B-52 su 4 rotte a sud, 6 a nord e 2 attorno alla base di Thule. Per supportare l’operazione erano presenti KC-135 in Spagna, Alaska e nel nord-est degli Stati Uniti. Dalla Spagna veniva effettuato un doppio rifornimento per i bombardieri della rotta sud, dal nord-est degli USA per le rotte nord e dall’Alaska sempre per le rotte nord e anche per quelli attorno a Thule.

Per andare incontro alle richieste del JCS venne deciso di espandere l’Operazione. Il numero di rifornitori venne incrementato: in Spagna da 6 a 38, in Alaska da 6 a 10 mentre negli USA da 6 a 13. Per mantenere un livello di 1/8 decollavano giornalmente 66 B-52 (28 sulla rotta nord, 36 a sud e 2 a Thule). A partire dal 5 novembre il numero aumentò a 75.

Data la stringente necessità di bombardieri in volo il SAC ordinò ai piloti dei B-52 di rimanere in volo anche nel caso uno di avaria ad uno dei motori o se si fosse accesa la spia di bassa pressione dell’olio a uno o più motori. Inoltre venne autorizzata la gestione completamente manuale delle operazioni di rifornimento.

L’armamento standard per la missioni di allerta in volo era composto da quattro bombe nucleari Mark 28 o da due Mark 15/39.

Il potenziamento a 1/8 finì al cessare della condizione DEFCON 2 alle 06:00 Z del 21 novembre. Durante il periodo tra il 22 ottobre ed il 21 novembre i B-52 decollarono 2.088 volte totalizzando un totale di 47.168 ore di volo.

Contemporaneamente al potenziamento di Chrome Dome il JCS ordinò al SAC di “disperdere” la flotta dei B-47 sul territorio nazionale. Un totale di 183 B-47 venne dispiegato in 32 differenti aeroporti, sia civili che militari. Per la sorveglianza e la manutenzione dei B-47 sparsi sul territorio nazionale parteciparono unità dell’Air Force Reserve, non senza problemi.

Gli ICBM si preparano

Due ICBM Atlas pronti al lancio ed il sorvolo di un B-52

Il 19 ottobre il SAC aveva 112 ICBM in stato di allerta: 77 Atlas D,E,F e 35 Titan I. Il 22 ottobre il numerò salì a 132 (91 Atlas e 41 Titan). I comandi ordinarono alle unità di mettere in stato di allerta il maggior numero di missili inclusi quelli impiegati in ORT (Operational Readiness Training).

Una delle problematiche maggiori accorse tra il 20 ed il 25 ottobre fu la disponibilità di ossigeno liquido che era necessario per il lancio degli Atlas e dei Titan. I missili in ORT erano caricati con nitrogeno liquido che doveva essere scaricato per poi inserire l’ossigeno liquido. La procedura aveva una durata di circa 72 ore ma non c’era abbastanza ossigeno liquido per mettere in servizio tutti gli ICBM. Il 21 ottobre iniziarono delle operazioni segrete per fornire il quantitativo di ossigeno liquido necessario che però avrebbero richiesto ben 12 giorni. Per accorciare i tempi venne approvato un secondo piano segreto, dalla durata di tre giorni, che prevedeva di coinvolgere tutti gli impianti industriali degli Stati Uniti (governativi e privati) per produrre la quantità di ossigeno liquido richiesta. Il 25 ottobre il problema si risolse in senso positivo. Da quel momento in poi venne ordinato di non usare il nitrogeno liquido al posto dell’ossigeno liquido per i missili in ORT.

Il 22 ottobre il SAC ed l’Air Force System Command unirono nel forze nell’Emergency Combat Capability. Il numero massimo di missili in stato di allerta venne raggiunto alle 14:00 Z del 3 novembre: 186 ICBM pronti al lancio, inclusi i nuovissimi Minuteman.

Dato che la crisi di Cuba cadde proprio in un periodo nel quale diversi ICBM venivano installati, erano in manutenzione oppure venivano aggiornati, moltissimi lavoratori delle aziende rimasero nei siti di lancio senza possibilità di intervenire (circa 465 tecnici) prolungando i lavori e aumentando i costi delle lavorazioni.

Durante la Crisi di Cuba i Minuteman vennero messi in stato di allerta per la loro prima volta. Il 27 ottobre i primi due SM-80 Minuteman I entrarono in stato di allerta presso la base di Malmstrom, Montana. Notare che i Minuteman non avevano ancora passato il controllo post-consegna della Boeing creando non poco scompiglio per questioni di sicurezza.

Piani di Contingenza e Guerra nucleare

Nell’autunno del 1962 il piano “base” statunitense per una azione armata contro Cuba prevedeva il dispiegamento di forze aviotrasportate e anfibie per conquistare l’isola. Il Tactical Air Command formulò un piano per distruggere la crescente aeronautica cubana in un giorno utilizzando solamente armi convenzionali. Erano richiesti attacchi su 212 aeroporti e installazioni difensive con napalm, bombe e razzi. Per assicurare l’effetto sorpresa gli aerei sarebbero decollati dalla loro “home base” piuttosto che decollare in massa dalla Florida.

Con l’evolversi della situazione l’Air Force preparò diverse missioni convenzionali e non nel caso in cui la diplomazia avesse dovuto fallire

L’ “Operazione Raincoat” prevedeva un attacco aereo contro i siti missilistici sovietici a Cuba.

A S-48, cioè 48 ore prima dell’attacco, sarebbe stata inviata, tramite l’ambasciatore del Brasile, una lettera a Castro.

Nel caso in cui la costruzione dei siti missilistici non venisse fermata a S-12 il governo americano avrebbe informato i governi di Inghilterra, Francia e Germania Ovest dell’operazione e il Dipartimento della Difesa avrebbe inviato ai comandi l’ordine di attacco.

A S-6 la Casa Bianca avrebbe notificato il governo italiano e quello turco della possibilità che l’Unione Sovietica avrebbe potuto attaccare i siti missilistici Jupiter nei due paesi: mantenere la calma.

All’ora S gli aerei avrebbero iniziato le operazioni contro i siti MRBM e IRBM seguiti subito dopo da ricognizione a bassa quota. Solamente dopo il Presidente avrebbe telefonato a Dobrynin, ambasciatore russo a Washington.

S+14, al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, i rappresentanti degli Stati Uniti si sarebbero appellati all’Articolo 54

Il Consiglio di Sicurezza deve essere tenuto, in ogni momento, pienamente informato dell’azione intrapresa o progettata in base ad accordi regionali o da parte di organizzazioni regionali per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.

Articolo 54 della Carta dell’ONU

L’Operazione “Hot Plate” prevedeva l’attacco al suolo degli Il-28 negli aeroporti di San Julian e Holguin. La forza di attacco sarebbe stata composta da 16 F-100 e 8 F-104.

L’Air Force propose di inserire le basi militari di Cuba nella lista degli obiettivi del Single Integrated Operational Plan, il piano di attacco nucleare degli Stati Uniti.

Uomini e mezzi verso la Florida

Tra il 19 ed il 21 ottobre le forze del Tactical Air Command iniziarono a dispiegarsi nelle basi aeree della Florida 623 aerei: 511 caccia-bombardieri, 72 ricognitori e 40 rifornitori. Al vertice del TAC c’era il Gen. Walter C. Sweeney che ricopriva anche il ruolo di Comandante in Capo delle Forze Aeree dell’Atlantico (CINCAFLANT). Sweeney dopo aver ricevuto le dovute informazioni dal Segretario McNamara e dallo Stato Maggiore tornò al suo quartier generale presso la base aerea di Langley per preparare le sue unità contro Cuba.

Il Military Air Transport Service (MATS) iniziò a mobilitare uomini e materiale verso le basi del sud-est degli Stati Uniti mentre si preparava ad eseguire operazioni con truppe aviotrasportate. Allo stesso tempo la rete di allerta e le difese aeree dell’area vennero rinforzate per un possibile attacco proveniente da Cuba.

La parte difficile fu reperire tutto il necessario per la forza di attacco: a partire dalle munizioni da 20mm fino ai serbatoi ausiliari di combustibile. Vennero quindi inviate richieste a tutti i depositi e comandi dispiegati in tutto il mondo. Il MATS aveva la responsabilità di trasportare tutto il materiale verso la Florida. Il 17 ottobre al Generale Truman Landon, Comandante in Capo dell’US. Air Force Europe, venne ordinato di trasportare via MATS un milione di pounds di munizioni ed equipaggiamento. Al 19 ottobre i gruppi di volo avevano ricevuto circa 7.000 tonnellate di carico, parte del quale proveniente dalle Filippine e dalla Turchia.

Durante la crisi il Tactical Air Command iniziò a pianificare i velivoli necessari per le truppe aviotrasportate: 143 aerei dal Tactical Air Command, 257 dal MATS e 234 dall’Air Force Reserve.

Oltre a rimanere in allerta per possibili azioni contro Cuba, le unità tattiche al di fuori degli Stati Uniti erano pronte a fronteggiare possibili mosse sovietiche in risposta all’imposizione dell’embargo su Cuba. Il 25 ottobre vennero caricate armi nucleari su 37 aerei in quick reaction alert in Europa e Turchia.

Difesa aerea

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RC-121 dell’U.S. Air Force

Quando i siti di lancio sovietici vennero scoperti, il 14 ottobre, c’erano solamente pochi intercettori dispiegati nel sud-est degli Stati Uniti: sei RC-121, versione AEW basata sul Lochkeed Constellation, erano basati a McCoy, quattro intercettori presso base aerea di Homestead, due dalla base aerea di Tyndall e otto della U.S. Navy dalla base Key West.

Il 19 ottobre il SAC assicurò al JCS ed al Comandante in Capo del Continental Air Defense Command che avrebbe fornito le strutture necessarie a incrementare la difesa aerea della Florida Military Emergency Zone. Nel corso dello stesso giorno il Generale Power ordinò l’esecuzione del piano di evacuazione “Riders Up”

Il 22 ottobre l’Air Defense Command (ADC) incrementò il numero di intercettori a 82 ed inviò ulteriori sei RC-121. Gli intercettori avevano la possibilità di essere armati con armi nucleari.

Anche l’Air National Guard (ANG) e l’Air Force Reserve contribuirono allo sforzo difensivo. A Porto Rico e Hawaii i gruppi di intercettori dell’ANG incrementarono la propria reattività. Nel resto degli Stati Uniti invece i riservisti presero il posto delle unità dell’ADC dispiegate in Florida come misura precauzionale.

Radar…e radar

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Radar AN/FPS-35 di Thomasville

I 6 RC-121 in rinforzo facevano aumentare la capacità statunitense di rilevare i velivoli nemici ma l’ADC non aveva alcun radar che potesse segnalare in anticipo un attacco missilistico da Cuba. Per risolvere il problema venne deciso di mettere “in servizio” tre radar: un radar da tracciamento satelliti a Laredo, Texas, un radar da ricerca a Thomasville, Alabama ed un radar impiagato per progetti di ricerca e sviluppo a Moorestown, New Jersey. Questa “copertura” contro i missili balistici divenne operativa a partire dal 27 ottobre. Tre giorni dopo, iniziarono non pochi problemi: il radar di Thomasville rilevò tre oggetti che il NORAD scoprì non essere missili, quello di Moorestown rilevò un oggetto che era in realtà parte di una esercitazione e verso la mezzanotte quello di Laredo identificò un oggetto che poi il radar di Moorestown stabilì essere un satellite. Di fatto, nulla su cui riporre fiducia.

Solamente in un secondo momento le Forze americane riuscirono a impiegare i radar in modo corretto.

Trasporto aereo

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Fairchild C-123 nel 1961

Per assistere il TAC ed il MATS il Presidente ordinò l’attivazione di unità di trasporto dell’Air Force Reserve. Il TAC poté quindi avere a disposizione ulteriori 392 C-119 e 27 C-123. Altri riservisti vennero assegnati al MATS come equipaggi di volo per trasportare uomini e materiale e assicurare il servizio di SAR (Search and Rescue) al largo delle coste della Florida.

Nella prima metà di ottobre il MATS addestrò 228 equipaggi ad eseguire lanci di materiale notturni mentre volavano in formazione. Tale capacità era richiesta per poter eseguire il piano di invasione.

Tra il 18 ed il 31 ottobre il MATS trasportò 5.568 tonnellate di carico e 4.148 uomini, di cui 3.600 marine, verso Guantanamo.

Supporto tecnico e logistico

L’Air Force Systems Command, che stava eseguendo diversi lavori su siti missilistici del SAC al momento dello scoppio della crisi, si affrettò nel mettere in stato di allerta 20 lanciatori assicurando così una forza distruttiva di 71 megatoni. L’AFSC aiutò a migliorare il sistema di radar per individuare i missili balistici, installò sistemi di contromisure elettroniche sui B-52 e fornì assistenza tecnica a diversi comandi dell’Air Force.

L’Air Force Logistic Command, quando lo Stratregic Air Command passò a DEFCON 2, si affrettò a mettere in servizio 130 tra bombardieri e rifornitori e modificò 100 C-124 del MATS per lanciare cargo o uomini.

Secondo le stime, per lo sforzo bellico, l’Air Force avrebbe necessitato di 97.300.227 litri di carburante per jet, 82.832.383 litri di benzina per aerei e 1.044.773 litri di olio.

L’urgenza di assemblare forze nel sud-ovest degli Stati Uniti svelò la mancanza di munizioni ed equipaggiamento che, data la necessità, vennero prelevate da risorse già esistenti invece che attraverso un incremento della produzione. Per raggiungere le richieste dei piani di contingenza l’Air Force ordinò al MATS di trasportare 41 tonnellate di munizioni da 20mm dall’Europa a basi negli Stati Uniti. Ulteriori quantità vennero prelevate direttamente dalle linee produttive alla Florida. L’Air Force accettò una momentanea mancanza di munizionamento all’estero per consentire adeguate scorte per le operazioni cubane.

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F-105 dell’USAF, sulla sinistra un serbatoio supplementare

Inoltre c’era una mancanza di serbatoi supplementari da 450 galloni per gli F-105. Comunque, tenuto conto che la mancanza riguardava più i ricambi che non l’equipaggiamento di prima linea l’Air Force non ritenne necessario “sottrarli” all’USAFE.

Comunicazioni

Aircraft Photo of 51-224 / 0-10224 | Boeing C-97E Stratofreighter (367-4-29) | USA - Air Force | AirHistory.net
C-97E “Talking Bird”

In base all’esperienza avuta in Congo, l’Air Force inviò uno dei suoi “Talking Bird”, un C-97E modificato, per assicurare le comunicazioni radio durante l’ipotetico sbarco a Cuba collegando le forze d’attacco con i comandi negli Stati Uniti. Un secondo aereo era in allerta per supportare le operazioni.

L’Air Force Communications Service aveva il compito di controllare lo spazio aereo durante la crisi. A questo scopo installò sistemi per il controllo del traffico aereo e stazioni meteo su quattro aeroporti, un controllo di terra in un altro e un sistema TACAN (Tactical Air Navigation) in un altro ancora. Radio supplementari vennero inviate alle grandi basi per consentire un migliore controllo del traffico sulle piste e sui raccordi.

Il ruolo dell’Air Force

Durante la Crisi dei Missili i Comandi dell’U.S. Air Force operarono prevalentemente come “comandi logistici” dato che le proprie unità erano poste sotto la direzione del Joint Chief of Staff. Il ruolo dello Strategic Air Command si rivelò di primaria importanza nel fornire la forza necessaria a supportare le dichiarazioni del Presidente Kennedy di un attacco di rappresaglia contro l’Unione Sovietica.

L’equipaggiamento non scarseggiava bensì le unità soffrirono ritardi dovuti alla redistribuzione. Il materiale era immagazzinato dove non era richiesto, all’estero. I ritardi nel trasporto dimostrarono l’esigenza di dotarsi di una grande flotta di aerei da trasporto a reazione.

Durante la Crisi l’Air Force dispiegò quasi un terzo dei suo caccia tattici su poche basi, vulnerabili, in Florida. Questa concentrazione, oltre a esporre troppi aerei ad un possibile attacco a sorpresa, saturò le strutture manutentive mettendo sotto una gigantesca mole di lavoro gli specialisti. Il Directorate of Operations suggerì di investire fondi per usare più basi e per alleviare il lavoro sugli uomini e le strutture manutentive.

L’Air Force si sforzò oltre ogni limite per fornire il numero di aerei ed equipaggi necessari. Solamente 14 caccia tattici negli Stati Uniti non erano assegnati alla forza di attacco contro Cuba. Il MATS sperimentò una mancanza di aerei per trasferire il materiale richiesto dall’Esercito. Se si fosse verificata un altra situazione di emergenza nel mondo non ci sarebbero stati abbastanza uomini o aerei per affrontarla.

Nota: per rendere l'articolo il più possibile attinente alla realtà i nomi originali non sono stati tradotti 
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