Una coppia di velivoli Eurofighter del 4° Stormo Caccia dell’Aeronautica Militare sorvolerà, nel pomeriggio oggi domenica 30 ottobre, l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola in occasione delle Finali Mondiali del Ferrari Challenge.
Da circa 100 anni il cavallino rampante lega indissolubilmente la scuderia Ferrari e l’Aeronautica Militare, un connubio che fonda le sue radici storiche durante la prima guerra mondiale, con le gesta dell’Asso degli Assi dell’aviazione, il maggiore Francesco Baracca.
Proprio per questo, per celebrare questo speciale connubio, l’Aeronautica Militare ha voluto prendere parte a questa importante manifestazione sportiva con il sorvolo di due velivoli caccia che, proprio come lo SPAD S.XIII di Baracca, riportano sulla fusoliera il cavallino rampante, simbolo che ancora oggi caratterizza i reparti di volo della Forza Armata che quotidianamente assicurano la Difesa dello spazio aereo nazionale e della NATO.
In particolare si tratta di caccia intercettori Eurofighter appartenenti al 4° Stormo Caccia di Grosseto.
Ancora una volta il legame tra il mondo dei motori e l’Aeronautica Militare si rinnova. Motori e velocità, ma anche tecnologia, innovazione e soprattutto spirito di squadra, elementi cardine che accomunano i Reparti di volo dell’Aeronautica Militare e le scuderie del motor sport.
SCHEDA – La storia del Cavallino Rampante
Il cavallino rampante – di colore argenteo su campo rosso, rivolto a sinistra e con la coda abbassata – era lo stemma araldico del “Piemonte Reale Cavalleria”, uno dei più prestigiosi reparti dell’Esercito Italiano, presso il quale Francesco Baracca prestò servizio ad inizio del Novecento.
Di lì a poco, il giovane cavallerizzo volle diventare aviatore e fu proprio il suo amore per i cavalli che lo portò negli anni successivi a scegliere di adottare, sebbene con alcune varianti, lo stesso stemma quale simbolo per i suoi aeroplani. Il cavallino rampante nero apparve per la prima volta su di un aeroplano pilotato dall’asso a inizio 1917 e divenne definitivamente l’insegna applicata sulla fusoliera degli aerei da lui pilotati nell’ambito della neo-costituita 91ª Squadriglia.
Il 19 giugno 1918 Francesco Baracca non rientrò da un volo di guerra sul Montello e il suo corpo fu trovato solo alcuni giorni più tardi accanto ai resti bruciati dello SPAD su cui volava.
Da quel momento, furono i genitori dell’Asso a tenerne vivo il ricordo e fu un incontro – il 16 giugno 1923 durante il Circuito del Savio – tra il padre di Francesco Baracca, Enrico, e un giovane Enzo Ferrari (all’epoca al volante di un’Alfa Romeo) a preparare la strada a quello che diventerà un mito a livello mondiale.
A quell’incontro seguì quello tra la madre di Francesco e il costruttore modenese, al quale la contessa Paolina Biancoli donò il prezioso emblema accompagnandolo con queste parole: “Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna”.
“Conservo ancora la fotografia di Baracca, con la dedica dei genitori con cui mi affidano l’emblema” – scriveva Enzo Ferrari il 3 luglio 1985 allo storico lughese Giovanni Manzoni – “Il cavallino era ed è rimasto nero; io aggiunsi il fondo giallo canarino che è il colore di Modena”.
Il Cavallino Rampante tornò ad apparire come stemma della 91ª negli anni ’20, per ricevere poi una definitiva consacrazione quale insegna del 4º Stormo della Regia Aeronautica per volere di Amedeo d’Aosta che allora lo comandava. Lo stesso stemma fu inoltre impiegato per un periodo anche sulle moto Ducati, su richiesta dell’allora progettista Fabio Taglioni, originario di Lugo di Romagna. Il cavallino rampante vola tuttora sul timone di coda degli Eurofighter dell’Aeronautica Militare e, come noto, corre sulle auto di Maranello.
c’è da fare un distinguo, ancor prima della cavalleria piemontese era il simbolo della citta’ di Napoli e raffigurante il “cavallo napolitano” il cui simbolo é ancora oggi in auge ma passato alla provincia di Napoli. detto cavallo nei secoli passa ad essere il cavallo d’elezione dei nobili aristocratici comandanti sul campo, e cavallo principale della razza europea da cui poi furono fondate varie scuole tra cui la celebre scuola viennese, il cavallo napolitano dal pelo fulvo poi fu chiamato pomposamente “corsiero del sole” poiche’ l’unico a tenere testa ai stalloni arabi, con i quali in seguito ebbe anche una discendenza, visto il regalo del sultano turco ai regnanti borboni di cinque cavalli di quella razza, che fu portata alla reggia di carditello e venne fatta una nuova razza che un infausto savoia volle cancellata poiche’ preso dall’ invidia, ma alcuni di essi furono nascosti e durante l’ultimo secolo è stata ripristina la razza e la reggia di carditello, di cui alcuni esemplari sono montati per compiti ufficiali dai carabinieri, (quei cavalli possenti neri che si vedono alle parate), ps, sull argomento esistono parecchi libri in varie lingue e di ogni epoca, tra cui l’ultimo di Angelo Forgione.