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In Australia continua il dibattito sulle fregate classe Hunter

In Australia il programma delle fregate classe Hunter del valore di 45 miliardi di dollari australiani continua a non trovare pace, tra studi richiesti o meno dal Governo, interventi del CEO del cantiere e dibattito politico sempre molto acceso sul tema.

Il rapporto ASPI

In particolare, si registra la pubblicazione del rapporto dell’Australian Strategic Policy Institute (Aspi) che sostiene la necessità di rivedere il programma delle fregate classe Hunter, rinunciando di tre unità il numero delle nove navi programmate, perché sarebbero troppo orientate a compiti antisommergibili piuttosto che alla difesa antiaerea ed antimissile giudicate prioritarie.

Lo studio del ASPI sostiene che la flotta di superficie della RAN come d oggi disegnata per il prossimo futuro sarebbe troppo sbilanciata e non in grado di assicurare la difesa antimissile ed antiaerea e, pertanto, suggerisce di sostituire tre delle nove Hunter programmate con una nuova classe di fregate multiruolo in grado di portare un maggior numero di VLS od aumentando i cacciatorpediniere Hobart in linea con la RAN ovviamente in una versione aggiornata.

Secondo l’ASPI il nodo principale da affrontare è la consistenza dell’attuale linea da combattimento di superficie che è oggi costituita da tre cacciatorpediniere classe Hobart e da otto fregate multiruolo classe Anzac; il rapporto suggerisce di ampliare la flotta portandola a 16-20 unità principali per far fronte alle nuove complesse esigenze nell’area del Indo-Pacifico, aumentando i VLS attualmente disponibili.

La Critical Defence Strategic Review e l’intervento del Australian National Audit Office

In questo quadro il Governo di Canberra ha ricevuto un rapporto commissionato per la revisione critica della consistenza della flotta; peraltro, da parte della compagine guidata dal premier Anthony Albanese non filtrano anticipazioni in merito, anche se da fonti parlamentari si afferma che sia altamente probabile che le conclusioni del rapporto in questione suggeriscano una riduzione del numero delle fregate classe Hunter da allestire.

A ciò bisogna aggiungere l’intervento del Australian National Audit Office (ANAO) che, oltre a criticare pesantemente l’operato del precedente Governo Morrison per aver scelto un progetto solo sulla carta con troppi rischi tecnologici (Type 26 adattata alle esigenze della RAN), sostiene che il programma allo stato attuale sforerà sicuramente i 45 miliardi di di dollari australiani fissati nel relativo budget, indicando al Governo in carica la necessità di prendere gli opportuni provvedimenti per ovviare ai problemi segnalati.

La “difesa di punto” di BAE Systems Australia

Infine, in attesa di ulteriori novità che di certo non mancheranno, c’è da segnalare l’intervento di Craig Lockhart CEO di BAE Systems Australia, capo commessa del programma Hunter, che sostiene fermamente l’iniziativa, sostenendo che la relativa attività sta facendo progressi forti e tangibili e che i suggerimenti per passare alla costruzione all’Estero di una nave diversa dalla Hunter non forniranno prima la capacità dell’Australia di produrre navi complesse.

Il CEO di BAE Systems Australia sostiene che non ci sono navi da guerra “pronte all’uso” disponibili pronte per l’acquisto da parte dell’Australia e sottolinea che l’Hunter può ospitare più di 96 celle missilistiche a lancio verticale (VLS), se richiesto.

Immagine @BAE Systems Australia

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