Israele è sprofondato nel caos con migliaia di persone in piazza, mobilitazione dei sindacati, dimissioni in massa di diplomatici e militari che hanno deciso di astenersi dal servizio.

La situazione è letteralmente precitata poche ore dopo l’annuncio del Premier Benjamin Netanyahu di aver licenziato il Ministro della Difesa Yoav Gallant, reo di aver richiesto al Governo di sospendere la pianificata riforma della giustizia, questione che sta letteralmente dilaniando il Paese.
La notizia del “siluramento” del Ministro Gallant ha scatenato un putiferio ai vertici militari, con alti gradi e gradi inferiori che hanno esplicitamente dichiarato di volersi astenere dal servizio, aggravando già la situazione tesa con i riservisti che si rifiutano di tornare ai reparti.
La situazione è considerata gravissima anche dagli Stati Uniti, considerato che il sistema di difesa di Israele gioca tutto sui riservisti e sulla fortissima coesione tra civili e militari, tanto da far dichiarare pubblicamente alla Amministrazione Biden di nutrire forti dubbi e perplessità sulla operatività in queste ore delle IDF (le Forze Armate Israeliane).
Lo stesso Direttore Generale della Difesa, il Generale Eyal Zamir, in missione negli Stati Uniti ha bruscamente interrotto visite ed incontri e sta rientrando precipitosamente in Israele.
Da più parti, compreso il Presidente della Repubblica Isaac Herzog e dal ex Primo Ministro Naftali Bennettsi invita il Premier a non proseguire nella riforma giudiziaria perché si sta creando un pericoloso scollamento all’interno di Israele.
In particolare, il Presidente della Repubblica Herzog ha invitato Netanyahu a fermarsi e la Knesset a riprendere il controllo della situazione per il bene della Nazione.
Le proteste nascono dal progetto di riforma giudiziaria intrapreso dal Premier Netanyahu che vuole limitare i poteri della Corte Suprema sul Parlamento ed orientarne la nomina riformando i meccanismi di selezione dei giudici.
La riforma è invisa anche a parte dei membri del Likud, il partito di Netanyahu, perché è considerata una sorta di vendetta privata a seguito delle vicende giudiziarie che da diversi anni vedono l’attuale Premier imputato di diversi reati.
Ovviamente, la Knesset, l’Assemblea Legislativa di Israele, è sotto pressione perché il Likud vede pericolosamente erodersi il consenso ottenuto alle ultime elezioni e di rapporti con parte dei Partiti di coalizione sono divenuti tesissimi.
Le ultime notizie, da confermare, raccontano di un Netanyahu ormai pronto a bloccare la riforma.