Trascorse le fatidiche 96 ore che erano state preventivate dallo Stato Maggiore di Mosca per raggiungere gli obiettivi prefissati nelle operazioni contro l’Ucraina, la giornata di ieri è stata caratterizzata da un primo incontro tra le delegazioni di Mosca e di Kiev in Bielorussia in una località segreta e da pesanti bombardamenti operati dall’artiglieria e dai bombardieri pesanti russi.
Impostata la trattativa
Il primo incontro tra Russi ed Ucraini è durato cinque ore ed è servito per toccare tutti i nodi della controversia in atto tra Mosca e Kiev. Risulta interessante notare che la delegazione ucraina è stata trasferita a mezzo di un elicottero bielorusso che l’ha successivamente riportata indietro.

Altro dato interessante da sottolineare la mancata presenza annunciata tra i Russi di Roman Abramovich noto tycoon già proprietario del Chelsea, club di calcio inglese, nonché amico personale di Vladimir Putin.
Gli “oligarchi”, peraltro, hanno in più casi inviato messaggi pubblici con cui chiedono che la crisi sia risolta pacificamente in alcuni casi rivolgendosi direttamente al Presidente Putin, segno che le sanzioni fanno male e fanno paura ai multimiliardari che controllano i principali assets industriali, bancari ed economici del Paese.
Le delegazioni hanno concordato di rivedersi tra un paio di giorni dopo aver riferito ai rispettivi governi, avendo trovato punti comuni da cui partire per tentare di pervenire ad un accordo.
Pesanti bombardamenti terrestri ed aerei
Non sono mancati i pesanti bombardamenti nelle principali aree dove si registrano gli scontri più duri.
In questa fase sono entrati in azione i lanciarazzi pesanti multipli ed i bombardieri pesanti dell’aeronautica di Mosca.
Quest’ultimi hanno operato pesanti bombardamenti areali da alta quota, probabilmente per evitare i missili Stinger che hanno causato perdite sensibili a velivoli operanti a bassa quota.
Sono stati segnalati anche lanci di missili balistici a corto raggio Iskander che hanno colpito e distrutto depositi e centri di comando (almeno a stare a quanto affermato da Mosca).
Peraltro, è il secondo giorno che gli UAS TB2 ucraini sono entrati in azione colpendo pesantemente colonne di mezzi, concentrandosi su veicoli posti comando, autocisterne e sistemi di difesa antiaerea mobili; inoltre, è stato centrato anche un treno merci, formato da diversi carri cisterna, presumibilmente, con un carico di carburante. Quest’ultimo infatti si sta rivelando un fattore importante perché pare non essere presente in quantità sufficienti per alimentare le operazioni russe.
Sul piano internazionale
A livello internazionale, oltre la decisione della Finlandia di inviare aiuti militari all’Ucraina, si registra la posizione di Ankara che, sulla base del Trattato di Montreux ha deciso di chiudere lo Stretto dei Dardanelli al passaggio di navi militari da e per il Mar Nero, stante lo stato di guerra tra Ucraina e Russia.
Pertanto, la Turchia ha deciso formalmente di limitare i movimenti navali, sia pure non potendo impedire alle navi da guerra russe di tornare alla loro base registrata.
Sul piano economico
Giornata disastrosa per il rublo che è precipitato ai minimi storici con 106 rubli richiesti per ottenere un dollaro; venerdì il rapporto era di 83 ad 1 mentre all’inizio dell’anno, quando ancora non c’erano i sintomi dello scoppiare della guerra, il rapporto era di 75 ad 1.
Malissimo anche i titolari azionari delle principale imprese russe quotate; la Borsa di Mosca è rimasta chiusa per tutta la giornata nel tentativo non riuscito di arginare le perdite.
Crolli pesantissimi per i principali gruppi bancari e finanziari russi si sono registrati alla Borsa di Londra con perdite dei titoli azionari che variano dal 30% al 60% del valore di apertura delle contrattazioni.
Per far fronte alla crisi di liquidità il Governo di Mosca ha decretato d’urgenza l’obbligo per gli esportatori di cambiare in rubli almeno l’80% degli introiti ottenuti nelle transazioni vietando, al contempo, trasferimenti di valuta all’estero. Infine, la Banca Centrale Russa è stata costretta ad un pesante rialzo del tasso di interesse che passa dal 10,5% al 22%.