Da oramai un po’ di tempo si sente parlare dell’intromissione della Cina in varie parti del mondo: dalla “One Belt One Road”[1] (ossia l’iniziativa strategica del gigante comunista asiatico di ricreare una nuova via della seta, in chiave XXI secolo) alla “Strings of Pearls”[2] (in questo caso invece, un’ipotesi geopolitica focalizzata su una rete di infrastrutture cinesi in ambito marittimo). I sinofili argomenterebbero dicendo che, la Cina sta semplicemente cercando il suo spazio d’azione, allo stesso modo di qualsivoglia attore presente nell’arena internazionale, dal passato al presente. D’altronde, fin qui neppure una piega, se non fosse che in questo caso non si stia parlando di idee e teorie varie, bensì di come la Cina si trovi sempre più vicina all’Europa ed all’Italia.
La Cina nel 2021
A parte lo scontato gioco di parole, la potenza cinese ha avuto modo negli anni di allungare le proprie mire espansionistiche, non più solo ai suoi paesi confinanti (ed alla sua relativa area d’influenza geografica), bensì, addirittura su altri continenti come l’Africa[3], ma anche l’Europa. Infatti, nonostante lo sconvolgimento dovuto alla pandemia di Covid19, per il momento la nazione, ad esserne uscita vincente, è stata proprio la Cina. Esatto; al momento la Cina risulta essere la nazione che ha “sconfitto” l’epidemia e che ha ripreso a crescere rapidamente in ambito economico. Sebbene queste affermazioni possano risultare folli, i dati macro-economici disponibili confermano questo trend in crescita.[4] Nonostante ciò, tornando al focus del titolo iniziale, ecco la nostra storia, che non ricorda quelle di lontane nazioni influenzate dal espansionismo cinese, bensì si colloca esattamente in una nazione che si trova a neanche 300 km di distanza dalla costa italiana: stiamo parlando della Repubblica del Montenegro.
Il Montenegro e la sua prima autostrada
Questa piccola nazione balcanica nel 2014 siglò un accordo con la Exim Bank, una banca cinese, per finanziare l’85% della realizzazione di un importante progetto di natura infrastrutturale: un’autostrada che sarebbe servita a rilanciare il paese. Purtroppo, a causa della situazione pandemica globale e di altri problemi di diversa natura, il Montenegro si è ritrovato con un conto salato da dover saldare con Pechino, vale a dire 1 miliardo di dollari. Tra l’altro, il colmo sta nel fatto che l’opera non è stata ancora interamente realizzata; infatti, dei 170 km totali previsti, solamente 40 km sono stati completati, costando l’iperbolica cifra di circa 20 milioni di euro al chilometro, il tutto realizzato neanche con ricorso alla manodopera locale, bensì con operai cinesi, “importati” dalla “China Road and Bridges Corporation”. Pertanto, si potrebbe pensare che oltre al danno, per il Montenegro si sia realizzata pure l’annessa beffa, visto che il costo esagerato dei pochi chilometri completati non ha permesso l’intera realizzazione dell’opera preventivata. Infatti, il Presidente del Montenegro, Milo Đukanović, era già stato avvisato dell’inadeguatezza del progetto, risultando difatti alquanto sproporzionato, ma, ciò nonostante, aveva deciso di proseguire, seguendo il suo istinto.
La trappola del debito cinese e la risposta europea
Come evidenziato, il Montenegro ora si ritrova a dover restituire un’ingente somma di denaro ad un Paese straniero, addirittura appartenente ad un altro continente. Preoccupante è rimarcare il fatto che, la Cina detenga un quarto del debito montenegrino. Infatti, nel caso in cui si determinasse l’insolvenza, i termini del contratto concederebbero a Pechino il diritto di accedere alla terra del paese debitore: uno scenario alquanto pericoloso, a voler essere riduttivi. Basti pensare al fatto che in qualità di Europei, ci troveremmo Pechino letteralmente in casa nostra.
Quale potrai mai essere stata la risposta europea?
Il Montenegro si è appellato all’Unione Europea, ma la secca risposta di Peter Stano, portavoce della politica dell’UE, ha messo subito in chiaro che non vi è la possibilità di ripagare debiti che gli stati partner assumono con terzi, affermando, peraltro in modo contraddittorio, che vi è preoccupazione per la stabilità socioeconomica e finanziaria per gli investimenti cinesi nell’area.
Dietro questa affermazione vi è molto da analizzare, a partire dal fatto che, ancora una volta, l’Unione Europea ha condannato l’azione del Montenegro, senza trovare una soluzione[5]. Cosa significa nel dettaglio? Innanzitutto, che l’UE sia un gigante in ambito economico, ma un nano a livello politico.[6] Come mai? Beh, semplicemente per il fatto che si sta regalando una nazione importante a livello europeo e mediterraneo ad un Paese straniero, con cui l’Europa (per non tacere degli Stati Uniti) ha rapporti piuttosto contrastanti.[7]
Le prospettive future
Il futuro risulta alquanto oscuro. Nonostante il Premier cinese Xi Jinping abbia chiamato il Presidente montenegrino, allungando i tempi per la restituzione del debito, ciò non deve assolutamente tranquillizzare. Infatti, come affermato prima, sapere che un attore come quello sinico, possa stanziarsi su un territorio europeo non è una questione che si digerisce facilmente, ma pensare alle potenziali possibili conseguenze rischia realmente di far perdere il sonno. Sarà il fatto che quando si parla di Pechino[8], le dinamiche che circondano le sue azioni, son sempre poco chiare agli occhi occidentali; nel caso montenegrino in estrema ipotesi si rischia di avere una sorte di “stato vassallo” cinese dinnanzi alla penisola italiana, prospettiva che risulta essere alquanto allarmante anche in chiave NATO, dato che il piccolo Paese balcanico è entrato a far parte dell’Alleanza Nord Atlantica nel 2017.
Pertanto, la situazione debitoria montenegrina con la Cina è una questione geopolitica di rilevanza internazionale, che dovrebbe preoccupare altamente sia il nostro Paese, che l’Unione Europea. Gli stessi rapporti con la NATO rischiano di essere rivisti nell’ipotesi in cui il Montenegro sia costretto a cedere quote di sovranità alla Cina. Del resto, le recenti elezioni del settembre 2020 nel Paese balcanico hanno decretato la vittoria di un governo filo russo e filo serbo; questa “svolta”, ovviamente, non permette di migliorare i rapporti con gli Stati Uniti e l’Europa, restringendo i margini di salvataggio occidentali del Montenegro dalle mire cinesi.
Quali altre mosse potrebbero materializzarsi?
Pensando e preparandosi al peggio, considerando il fatto che la terra montenegrina potrebbe essere sfruttata da Pechino, non sarebbe impossibile l’idea della creazione ed installazione di una base militare cinese, magari proprio dinnanzi l’Italia. D’altronde, il presupposto iniziale potrebbe essere quello di creare un porto commerciale, volto a favorire i traffici economici con Pechino. E’ un film già visto a Gibuti dove, all’iniziale presenza commerciale nella gestione della ferrovia che collega il piccolo Paese del Corno d’Africa all’Asmara e con il potenziamento o costruzione di un nuovo terminal container, si è affiancata presto la componente militare che ha creato e potenziato una delle principali basi straniere nel Paese o come è successo per le Isole Spratly, letteralmente militarizzate, al fine di ribadire concretamente la volontà di Pechino di considerare il Mar Cinese meridionale come la propria esclusiva “piscina” di casa.
Conclusioni
La questione dell’esposizione finanziaria di Podgorica con Pechino è potenzialmente esplosiva per tutte le ragioni sopra esposte. Per frenare una “deriva” cinese nei Balcani, sarebbe opportuno che l’Unione Europea cambi posizione e valuti l’ipotesi di un “intervento di salvataggio” del Montenegro. Da questo piano non potrà essere esclusa Washington i cui rapporti con la Cina sono sempre estremamente tesi anche a causa della “paternità” del covid19 e che ha, o dovrebbe avere, tutto l’interesse a tenere lontana Pechino dal Mediterraneo e dall’Europa, sempre tenendo presente l’appartenenza del Montenegro alla NATO, situazione quest’ultima che dovrebbe spingere gli Stati Uniti ad intervenire per risolvere la questione.
Note
[1] https://en.wikipedia.org/wiki/Belt_and_Road_Initiative
[2] https://en.wikipedia.org/wiki/String_of_Pearls_(Indian_Ocean)
[3] https://thediplomat.com/2021/05/agency-bargaining-power-and-african-leadership-visits-to-china/
[4] https://www.wsj.com/articles/chinas-2020-growth-shows-it-gaining-ground-on-u-s-economy-11610967016
[5] https://www.euronews.com/2021/05/07/the-billion-dollar-motorway-leading-montenegro-to-nowhere
[6] https://ecfr.eu/article/the-eus-montenegro-dilemma/
[7] https://www.ilpost.it/2021/04/14/unione-europea-debiti-montenegro-cina/
[8] https://chinaobservers.eu/why-the-eu-must-deal-with-montenegros-chinese-debt/