Nonostante il burrascoso epilogo della vicenda relativa alla gigantesca commessa andata in fumo per i sottomarini classe Attack. con annessa grave crisi diplomatica tra Parigi e Canberra nonché tra la capitale francese e la capitale statunitense accusata di aver lavorato per far saltare il contratto, crisi conclusa con il pagamento di una sorta di forte penale da parte dell’Australia, la Francia potrebbe riprovarci.
La clamorosa indiscrezione è stata resa nota da un influente componente dell’Assemblea Nazionale, membro della Commissione Difesa, secondo il quale, dopo tutto, la Francia potrebbe costruire ancora i sottomarini per l’Australia.
Tale incredibile novità scaturirebbe da una serie di concause; come è noto, in Australia il precedente Governo Morrison, al culmine di un crescente scontro con la Francia e con Naval Group, decise di rompere il contratto per la costruzione di ben dodici sottomarini convenzionali classe Attack, derivati dai Suffren a propulsione nucleare in allestimento per la Marine Nationale, additando insuperabili problemi dovuti ad aumenti dei costi fuori controllo, ritardi nella progettazione complessiva e di dettaglio dei sottomarini, ostacoli e lentezze da parte francese nel trasferimento delle necessarie tecnologie per permettere la realizzazione in loco dei battelli.
Unitamente a queste cause, il Governo Morrison aveva segretamente negoziato accordi di collaborazione militare con il Regno Unito il cui Premier allora era Boris Johnson e con gli Stati Uniti guidati dal Presidente Biden. Tali accordi, noti come AUKUS e successivamente resi di pubblico dominio, prevedono (o prevedevano) che l’Australia si doti di sottomarini a propulsione nucleare giudicati più adatti per le operazioni della RAN nell’immenso bacino del Indo-Pacifico.
Da parte australiana si era convinti della possibilità di ottenere l’agognata tecnologia nucleare da parte statunitense o, in seconda battuta, da parte del Regno Unito.
Peraltro, la “luna di miele” tra Canberra e Washington per gli SSN è durata poco, quando si è capito che i cantieri navali statunitensi non sarebbero in grado di realizzare i battelli nei tempi richiesti dagli Australiani perché impegnati a pieno ritmo ad allestire nuovi SSN e SSBN per conto dell’US Navy.
Neanche l’ipotesi di cedere uno-due battelli della classe Virginia dei lotti meno recenti sembra aver avuto seguito, perché da parte statunitense sono stati avanzati dubbi sulla capacità della RAN di poter gestire e supportare localmente mezzi così complicati non avendo mai avuto la Marina Australiana nelle sue fila un battello a propulsione nucleare.
Non sembra aver avuto successo nemmeno l’ipotesi britannica a causa dei costi per “australianizzare” gli Astute né quella di “fondere” i Virginia con gli Astute, creando un battello su misura per gli australiani, ipotesi a dir poco ardita che sembra tramontata sul nascere.
In tutto questo, in Australia si è assistito al cambio di maggioranza parlamentare e del Governo, ora guidato dal Premier Albanese del partito laburista. Il nuovo governo ha confermato buona parte dei programmi lanciati dal precedente esecutivo ma ha sottoposto a revisione alcuni programmi ancora in fase iniziale, come quello relativo ai sottomarini.
Conscio dell’allungamento dei tempi, il nuovo Ministro della Difesa, sulla scia del precedente titolare del dicastero, ha deciso di procedere con un sostanziale nuovo ammodernamento dei sottomarini classe Collins per allungarne la vita operativa.
In attesa di conoscere le decisioni della Difesa Australiana in merito ai sottomarini, da Parigi si è mandato il messaggio a Canberra di essere disponibili a ri-parlare della questione, perché la Francia ha la capacità, il know-how e il materiale di alta qualità per far fronte alle richieste australiane.
Peraltro, un punto fermo della questione si potrà avere solo nel marzo del 2023, allorquando saranno resi noti dal Ministero della Difesa i risultati della revisione del programma dei nuovi sottomarini e se questi saranno ancora a propulsione nucleare o si tornerà alla configurazione elettrica-diesel, con sistemi di propulsione indipendenti dall’aria (AIP) di ultima generazione ad alto rendimento.
Foto ed immagini Naval Group, General Dynamics Electric Boat Public Affairs, BAE Systems e Marine Nationale