La Fuerza Aérea Argentina dal 29 novembre 2015 è alla ricerca di un sostituto dei Mirage III/V/Dagger/Finger che servirono a partire dal 1972.

Infatti, nella predetta data si è chiusa l’era del elegante caccia ad ala a delta francese nelle sue diverse varianti (compresi i Nesher israeliani ribattezzati Dagger) impiegate dalla FAA.
La guerra delle Falkland
Buona parte di questi velivoli (con l’esclusione dei Finger apparsi dopo) unitamente agli A-4 Skyhawk, nonché agli Skyhawk e Super Étendard dell’Aviación Naval operanti da terra, a causa dei problemi tecnici dell’unica portaerei argentina disponibile, la Venticinque de Maio, sostennero le operazioni belliche sui cieli delle Falkland contro la RAF, Royal Navy ed Army.

I Mirage III-EA portarono a termini 56 missioni, lamentando la perdita di due velivoli ed un pilota. Molto più consistente fu l’impiego dei Dagger che portarono pesanti attacchi alle navi britanniche nel corso di 115 missioni. Ma altrettanto pesante fu il conto delle perdite con 11 velivoli e 5 piloti non rientrati vivi alle basi.
Il programma Finger e i Mirage VA Mara
Subito dopo la guerra delle Falkland i Dagger superstiti furono sottoposti ad un programma di aggiornamento dei sistemi elettronici di navigazione, attacco e sorveglianza, dando vita ai Finger I/II/III.

Per rimpiazzare le pesanti perdite subite dai Mirage III-EA e Dagger, la FAA ricevette nelle fasi conclusive del conflitto da parte del Perù un lotto di Mirage 5P, successivamente, sottoposti ad aggiornamento e denominati VA Mara.
La situazione attuale
Da queste note si comprende l’importanza che ha avuto per la FAA il Mirage, una parte essenziale del sistema di difesa aerea argentina. Infatti, partecipava alla protezione del cuore del Governo e dell’area metropolitana di Buenos Aires.

Con un limite di volo di oltre 20 mila metri di altezza e una velocità di 2.400 chilometri all’ora, la radiazione del Mirage ha comportato la perdita secca e senza sostiuzione di un caccia di prima linea con l’impossibilità materiale per la FAA di coprire e difendere il grande spazio aereo nazionale.
Tanto meno la FAA è in grado di assicurare assistenza ai voli commerciali che volano a 11.000 metri di quota e con velocità superiori a 900 km/h in quanto non ci sono velivoli in grado di raggiungere tale quota operativa.
Le possibili soluzioni
Tutte le possibili soluzioni prospettate dalla FAA si sono sempre scontrate con un duplice problema: la mancanza di risorse e la permanenza del embargo britannico.
Il primo problema ha tagliato sul nascere le speranze argentine di acquistare materiale moderno perché esorbitante le disastrate casse di Buenos Aires, non potendo sostenere un pesante esborso per l’acquisto ed il sostegno logistico e manutentivo di un caccia moderno ad alte prestazioni.
L’altro problema, l’embargo britannico, si riflette anche sul mercato del usato, perché alcuni velivoli potenzialmente interessanti per gli Argentini hanno componentistica britannica e perciò indisponibili.
La tenue speranza Mirage 2000
Recentemente, è riaffiorata una ventilata cessione di Mirage 2000 dismessi dal Armée de l’Air e sostituiti dai moderni Rafale, quantomeno, per ricostruire uno Squadrone di volo da porre a difesa della capitale.

Ma la lunga vicenda dei cinque Super Étendard SEM, surplus francese, ceduti alla Argentina con estrema fatica per trovare un’adeguata soluzione finanziaria (circa 14 milioni di dollari), rende estremamente difficile che l’ipotesi Mirage 2000 possa diventare concreta.
Da notare che negli anni scorsi non è andata nemmeno a buon fine l’ipotesi di acquistare i vecchi Mirage F1C che, alla fine, sono passati di mano ad una società privata che fornisce servizi di addestramento avanzato.
Washington defilata
C’è da dire che Washington fin qui si è mostrata contraria a cedere a Buenos Aires vecchi F-16 Falcon largamente disponibili nei depositi statunitensi, probabilmente, per non rinfocolare le aspirazioni argentine mai spentesi sulle Falkland.

Gli Stati Uniti, infatti, si sono limitati ad autorizzare il programma di modernizzazione dei superstiti A-4AR, dotati del radar APG-66, lo stesso dei primi Falcon. Questi velivoli sono ridotti ormai a pochissimi esemplari non più di 3 a novembre 2019 e si cerca di rimetterne di condizione di volo altri tra quelli accantonati per carenza di parti di ricambio.
Una ventilata ipotesi sud coreana
La FAA, a corto di alternative credibili, ha mostrato interesse per il KAI T-50, un velivolo d’addestramento avanzato nonché cacciabombardiere leggero, moderatamente supersonico.

Tale velivolo è frutto della cooperazione tra la sud coreana KAI e Lockheed Martin. Nella versione addestramento il prezzo d’acquisto si aggira attorno ai 20 milioni di dollari; nella versione intermedia addestratore/caccia leggero è prezzato attorno i 25 milioni di dollari; ovviamente, sale nella versione caccia bombardiere leggero FA-50 (circa 30 milioni di dollari).
Questo velivolo ha ottenuto un discreto successo di vendita, oltre il mercato casalingo, in Indonesia, Thailandia, Filippine ed Iraq.
I problemi per gli argentini sono finanziari, per il supporto logistico e perché vorrebbero comunque ottenere una quota di lavoro per la propria industria nazionale.
M-346
Anche il velivolo di Leonardo è oggetto di attenzione argentina sia per le prestazioni della macchina, sia per le possibili ricadute industriali.
Infatti, Roma e Buenos Aires sono legate da ottime relazioni e le FAA hanno beneficiato in questi anni di cessioni di materiale aeronautico in surplus o fuori linea delle nostre Forze Armate.

Peraltro, lo M-346 nella versione addestratore ha un costo unitario attorno ai 20 milioni di dollari. Anche il 346 è offerto nella versione intermedia trainer avanzato/caccia leggero ed in quella cacciabombardiere leggero.
Dopo i successi italiano ed israeliano, il velivolo si è affermato a Singapore e Polonia nonché recentemente in Azerbaijan e Turkmenistan. Tra l’altro la cooperazione tra Leonardo ed Elbit sta fornendo al velivolo crescenti e credibili capacità di combattimento ogni tempo e di ricognizione tattica.
E’ evidente che una possibile commessa italiana dovrebbe tener conto delle difficoltà finanziarie e delle esigenze industriali argentine quantomeno a livello di supporto logistico dei velivoli.
Il Pampa III

Al momento, l’unico velivolo moderno in dotazione alla FAA, peraltro, in numeri ridotti, 12 esemplari, è lo FMA IA-AT 63 Pampa costato circa sei milioni di dollari cadauno.

Allo stato attuale, la FAA ha ordinato 6 esemplari dello AT-63 Pampa III che è la versione più avanzata del Pampa, al cui standard, l’Aeronautica di Buenos Aires spera di poter portare anche gli 11 esemplari della prima serie entrati in servizio tra il 1984 e 1995 non portati al livello Pampa II.