Il Governo di Washington avrebbe convinto il proprietario delle quattro petroliere che trasportavano benzina iraniana a modificare la loro rotta ed a trasferire il carico in custodia americana.
Alla clamorosa svolta si è giunti dopo una serie di dichiarazioni più o meno “pepate” di tutte le parti in causa (Venezuela, Iran, Stati Uniti, armatori).
Infatti, il Dipartimento della Giustizia di Washington minacciava il sequestro della benzina trasportata a bordo delle quattro petroliere che, dopo la prima effettivamente giunta in Venezuela, avevano fatto rotta verso il Paese sudamericano.
La richiesta di sequestro è stata avanzata sulla base del sospetto che il mittente sia persona legata ai Guardiani della Rivoluzione Islamica o Pasdaran, la cui organizzazione è in cima alla lista dei soggetti nemici o ostili agli Stati Uniti e colpita da pesanti sanzioni.
Anche tutti i soggetti che in qualche modo abbiano contatti diretti od indiretti con l’IRGC sono colpiti da pesanti sanzioni.
Lo stesso Venezuela è sottoposto a ferree sanzioni a causa del Governo Maduro considerato indesiderato da Washington a causa della grave crisi sociale, istituzionale, alimentare ed economica che ha colpito il Paese.
Le navi sono state identificate come Bella, Bering, Pandi e Luna, tutte registrate presso una compagnia di bandiera con sede negli Stati Uniti ma gestite operativamente da una società che ha sede in Grecia, presso il Pireo.
Tali navi trasportano circa 1 milione di barile di benzina, bene praticamente introvabile in Venezuela, situazione incredibile, dato che il Paese è tra i principali produttori al mondo di olio greggio. Le attività di raffinazione nel Paese sono state praticamente bloccate a causa delle sanzioni statunitensi e degli altri Paesi che hanno aderito alle sanzioni di Washington per favorire il cambio politico a Caracas.
L’armatore di due delle quattro petroliere ha deciso di non voler sfidare la richiesta di sequestro del carico e delle navi per cui, nonostante, ci fossero fondati dubbi sull’eseguibilità della misura, considerato che le petroliere non sono transitate in acque statunitensi.
Pertanto, ha aderito alla richiesta di trasferire il carico su navi non specificate per la successiva consegna alle autorità di Washington; questa svolta evita all’armatore il sequestro della navi ed il trattenimento degli equipaggi.
La mossa non è piaciuta agli Iraniani che hanno provveduto a sequestrare nel Golfo di Oman la petroliera Wila che ha diversi legami con l’armatore delle quattro petroliere oggetto del contenzioso.