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Due alti funzionari del Dipartimento della Difesa, specializzati nella protezione di tecnologie militari critiche, hanno affermato che nazioni straniere “rubano” ogni anno miliardi di dollari di tecnologie statunitensi. L’effetto negativo, oltre che economico, riguarda anche l’erosione delle capacità militari degli Stati Uniti nel contesto internazionale.

Quattro anni fa una nazione straniera, non specificata, ha rubato tecnologie militari “hackerando” il computer di una azienda americana. Come conseguenza di questo attacco, nel 2018, il Dipartimento della Difesa ha predisposto una Task Force con il compito di indagare eventuali intrusioni e proteggere le informazioni tecnologiche sensibili.

Nello specifico la Task Force si occupa di:

  • proteggere l’industria della Difesa
  • proteggere gli ambienti di ricerca e sviluppo incluse università, accademie e laboratori
  • usare le autorità esistenti come il controllo delle esportazioni e la Commissione sui Foreign Investment per tenere le tecnologie statunitensi lontano dagli avversari

Uno dei compiti più gravosi per la Task Force è identificare con esattezza quali tecnologie siano più importanti da proteggere e che di conseguenza sono più appetibili per le potenze straniere.

Nasce quindi la “Protecting Critical Technology Task Force”, voluta dall’ex Segretario della Difesa James Mattis, che non riguarda solamente l’ambito cibernetico ma tutto quello che può rappresentare una minaccia per la Sicurezza Nazionale.

Metodi legali e non

La tecnologia americana può finire nelle mani di altre nazioni in maniera legale o illegale. Infiltrazione in reti protette o hacking sono solo un metodo per acquisire tecnologie. Ma può anche avvenire quando una azienda statunitense viene acquistata da un industria straniera che trasferisce a se tutto il know how.

Un altro pericolo è rappresentato dagli studenti e professori selezionati delle Università che partecipano a ricerche finanziate dal Dipartimento della Difesa. Il Dipartimento ha infatti scoperto che in alcuni casi studenti o membri delle facoltà hanno passato informazioni a governi stranieri. Molte volte il Dipartimento non è in grado di stabilire chi sia la “spia”.

Il lavoro della Task Force

Generale Thomas E. Murphy a capo della “Protecting Critical Technology Task Force”

La Task Force si pone come obiettivo anche quello di aumentare la consapevolezza del problema all’interno della Comunità e di creare una cultura in cui la sicurezza tecnologia sia equivalente ad “allacciarsi la cintura quando si sale in macchina”.

Inoltre è necessario iniziare a valutare con attenzione le capacità dei dirigenti e delle aziende della Difesa di tenere le tecnologie lontano dagli “occhi” degli avversari.

Alti standard di sicurezza informatica sono un altro tassello importante. Le grandi aziende hanno di solito maggiore attenzione verso la cybersecurity mentre piccole e medie aziende possono non permettersi avanzati sistemi di sicurezza. La big company devono quindi sapere come i loro subcontractor lavorano, come proteggono i dati e che dipendenti hanno.

Con questo concetto in mente l’Acquisition and Sustainment Office del Dipartimento della Difesa ha ideato un certificato che attesta il livello di maturità della sicurezza informatica di una azienda. Il rating potrebbe essere condizionante per poter accedere a certi programmi critici della Difesa.

Nella maggior parte delle competizioni, c’è un vincitore ed un perdente. Io so quale è il nostro il nostro obiettivo. Siamo in lotta ogni giorno con i nostri avversari strategici nei campus delle Università, nei nostri affari, nel cyberspazio. Il premio è il vantaggio tecnologico militare. Abbiamo bisogno che tutti in questo settore si rafforzino e abbiano una convinzione condivisa della minaccia e un senso di urgenza nel correggere il percorso che stiamo percorrendo

Generale Thomas E. Murphy

La cifra “monstre”

Secondo il Memorandum del 24 ottobre 2018 che costituisce ufficialmente la “Protecting Critical Technology Task Force” l’apparato industriale degli Stati Uniti perderebbe ogni anno oltre 600 miliardi di dollari a causa del furto o dell’esproprio di tecnologie.

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