Secondo un rapporto pubblicato dall’Istituto di ricerca ISEAS di Singapore, la Guerra in Ucraina potrebbe avere serie ripercussioni sulla vendita di equipaggiamento militare nel Sud-Est asiatico dove a prendere il posto di Mosca ci sarebbe appoggiata alla finestra la Cina.
Il Myanmar, unico paese del Sud-Est asiatico ad appoggiare pubblicamente l’invasione russa dell’Ucraina, ha già fatto trapelare preoccupazione su possibili ritardi ed interruzioni delle forniture militari in arrivo dalla Russia.
La Russia è storicamente il primo paese che esporta sistemi d’arma nel Sud-Est asiatico per un valore tra il 2000 ed il 2021 di quasi unidici militari di dollari mentre gli Stati Uniti si fermano a poco più di otto seguiti da Francia, Germania ed infine Cina.
I paesi che sono più legati a Mosca in questo campo sono il Vietnam, il Myanmar, la Malesia e l’Indonesia.
Negli ultimi sette anni la Russia è passata dagli 1,2 miliardi del 2014 ad appena 89 milioni del 2021 venendo superata su base annuale da Stati Uniti e Cina a pari merito con la Francia.
I motivi di questo tracollo vengono spiegati da Ian Storey dell’ISEAS che indentifica almeno quattro cause:
- Sanzioni internazionali a partire dal 2014 per l’annessione della Crimea e la rottura degli accordi commerciali con l’Ucraina che forniva componenti di primaria importanza come motori per navi, elicotteri ed aerei;
- Diversi paesi del Sud-Est asiatico hanno interrotto i programmi di ammodernamento mentre altri, come il Myanmar, hanno preferito rivolgersi alla Cina. I tentativi dei russi di entrare in mercati tradizionalmente statunitensi (Tailandia e Filippine) hanno avuto un successo limitato;
- Le sanzioni del CAATSA statunitense hanno un peso significativo anche se non applicate come nel caso della vendita di undici Su-35 all’Indonesia che è saltata in favore di velivoli statunitensi e francesi;
- L’industria della difesa russa deve fronteggiare una crescente concorrenza da parte di aziende americane ed europee ma anche cinesi e sud-coreane.
Ma cosa cosa potrebbe succedere in seguito all’invasione dell’Ucraina?
L’analista dell’ISEAS è piuttosto pessimista sulle prospettive future delle industrie della difesa russe nel Sud-Est asiatico.
Alcuni segnali ci sono già stati e sono abbastanza significativi: la maggior parte delle industrie russe della difesa, inclusa la statale Rosoboronexport, hanno rinunciato alla partecipazione alla 17^ Edizione del Defence Services Asia Exhibition di Kuala Lumpur ed all’Asian Defense and Security (ADAS) a Manila.
Quelli citati prima sono due importanti fiere del settore che si sono tenute tra fine marzo e metà aprile e che lo scorso anno avevano visto la presenza di circa diciotto industrie russe.
A pesare non sono solo le sanzioni ma anche il danno di immagine che lo scontro con l’Ucraina ha generato nei confronti dell’armamento di produzione russa. Le foto di molti mezzi, aerei ed elicotteri russi distrutti dagli ucraini non possono aver fatto una impressione positiva verso quei paesi asiatici che hanno recentemente acquistato sistemi d’arma simili se non addirittura i medesimi.
La posizione del dragone
La Cina vede la Guerra in Ucraina come la strada più rapida per arrivare a dettare le condizioni a Mosca.
Secondo Storey il supporto chiesto dalla Russia in termini economici e militari al Governo cinese permetterà a Pechino di esercitare una certa influenza sul Cremlino.
La Russia ha nel Vietnam un solido alleato dal punto di vista dell’export di armi ma Hanoi non è proprio nelle grazie cinesi a causa dei noti problemi di rivendicazioni territoriali.
Nel quadro più generale le aziende cinesi possono prendere maggiore piede offrendosi come fornitori di sistemi d’arma completi ma anche di ricambistica nel caso in cui la Russia non fosse in grado di fornire l’adeguato livello di assistenza.