Ieri, il Primo Ministro israeliano Bennett accompagnato dal ministro dell’edilizia e delle costruzioni Ze’ev Elkin si è recato a Mosca dove ha incontrato il Presidente Putin.
Scopo della missione, ovviamente, la guerra in corso tra Russia ed Ucraina, con un tentativo di mediazione da parte israeliana tra Russi ed Ucraini e le trattative sul nucleare iraniano.
L’incontro tra Bennett e Putin è durato tre ore ed era stato sollecitato dal Presidente ucraino Zelensky; un primo tentativo di mediazione israeliano era stato rifiutato nei giorni precedenti dalla Russia ma ieri, evidentemente, la situazione è cambiata.
La presenza di Elkin era dovuta al fatto che è nato a Kharkiv in Ucraina ed ha agito da traduttore tra Bennett e Putin.
Israele era stato sollecitato dal Presidente Zelensky perché ha ottimi rapporti con la Russia e con l’Ucraina, anche per la presenza consistente in entrambi i Paesi in conflitto di vaste comunità ebraiche. Non è da escludere che la sollecitazione alla mediazione sia giunta anche da parte degli oligarchi russi, diversi dei quali sono di origine e religione ebraica e sono in stretti rapporti con il Presidente Putin.
Ovviamente, Tel Aviv si era coordinata in precedenza con Washington e Berlino, stante l’importanza della missione, ed anche Parigi e Londra erano state informate. Israele ha avvertito anche la Turchia della missione.
Al termine del incontro il Premier Bennett è ripartito questa volta per la Germania dove ha incontrato il Cancelliere Scholz per un’ora, non prima di avere un colloquio telefonico con Zelensky per aggiornarlo della missione.
E’ importante notare almeno due elementi; 1) Bennett è il primo leader occidentale o comunque di un Paese democratico ad aver incontrato il Presidente Russo da quando è iniziata la guerra; 2) la missione diplomatica è avvenuta di sabato, giornata sacra per gli ebrei; Bennett ed Elkin sono entrambi osservanti il Sabbath e per averlo “violato” significa che la situazione lo richiedeva.
A livello internazionale si registra il perdurare del no alla richiesta del Presidente Zelensky di istituire di una No Fly Zone da parte della NATO per non aggravare i rapporti già tesi con la Russia che la considererebbe un atto di guerra. La Cina e gli stessi Stati Uniti invitano a non peggiorare la crisi con mosse che possono “gettare benzina di fuoco” con Pechino che sollecita le parti alla trattativa.
Dal fonte, giungono notizie che la fragile tregua istituita per creare corridori umanitari non abbia retto più di tanti; ieri, l’Aviazione Russa ha intensificato gli attacchi ma sono state registrate numerose perdite di aerei, elicotteri ed uav, una decina in totale, la maggior parte dei quali attribuibili all’impiego di missili MANPADS ucraini. Sul fronte terrestre si evidenzia una situazione di sostanziale stallo, con attacchi ucraini concentrati sulle linee di rifornimento russe.