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La nuova portaerei britannica Prince of Wales imbarca…acqua

Un nuovo imbarazzante caso di “inondazione” delle nuove portaerei classe Queen Elizabeth affligge la Royal Navy.

La stampa britannica supportata da un sostanziale rifiuto della Royal Navy a commentare l’episodio che sa di conferma, ha riportato un nuovo serio caso di problemi di tenuta della nuova Prince of Wales.

La nuova portaerei non è ancora entrata ufficialmente in linea; secondo il cronoprogramma entrerà in servizio nel 2023 ma, dopo una serie di prove in mare è stata costretta a tornare a Portsmouth, la base operativa delle due portaerei britanniche, per le necessarie verifiche.

Le illazioni riportati dalla stampa, non smentite dalla Royal Navy, riportano casi di gravi di tenuta tra cui uno, parecchio pesante avvenuto nel mese di ottobre, durante il quale una notevole massa di acqua marina si sarebbe riversata nella sale macchine, andando a danneggiare tutta una serie di apparati elettrici non protetti, tra cui il sistema antincendio andato fuori uso. Ovviamente, un inconveniente del genere costringe la Royal Navy a sottoporre la nave ai lavori che si presumono abbastanza lunghi (si parla di almeno sei mesi) ed anche costosi (si prevedono alcuni milioni di sterline) considerato che dovranno essere eseguiti lavori strutturali e con ogni probabilità ricostruire una quantità enorme di cavi compromessi.

La stampa britannica riporta un profondo senso di frustrazione per quanto avvenuto da parte di alti esponenti della Royal Navy anche perché la Prince of Wales avrebbe dovuto partire alla volta degli Stati Uniti a gennaio per qualificarsi all’impiego degli F-35B. Al momento, si parla di lavori che fermeranno la nave almeno fino a maggio, per cui la traversata del Atlantico sarà posticipata.

La questione della tenuta non è nuova per le nuove portaerei britanniche. Infatti, anche la Queen Elizabeth è stata protagonista di un caso simile, sia pur di dimensioni ridotte, con “appena” duecento litri d’acqua marina imbarcati l’ora a causa di fessurazioni.

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