Da Mosca giunge la notizia che il nuovo Governo siriano avrebbe rescisso l’accordo con la Russia firmato nel 2019, che aveva esteso la locazione del porto di Tartus a favore della Marina russa per 49 anni, che doveva terminare nel 2068.

La mossa sembra che sia partita dalle autorità locali di Tartus ed avvallata dal nuovo Governo che si è insediato a Damasco il cui Ministero dell’Informazione ha confermato l’operazione.
Sarebbe stata la Direzione generale del porto di Tartus ad aver rescisso il contratto di investimento con una società russa intimandole di abbandonare immediatamente il porto.
L’accordo ormai saltato prevedeva che i Russi avrebbero ampliato il porto per scopi commerciali e per gestire le esportazioni, inclusi i fosfati; da parte loro i Russi pagavano parzialmente la locazione con l’invio di forniture di grano; quest’ultime con l’avvenuto collasso del regime di Assad si sono interrotte e, ironia della Storia, sono state sostituite da quelle ucraine.
Dopo giorni di estenuanti trattative è stato autorizzato l’approdo delle navi mercantili russe che formano il cd. “Syrian Ferry” per completare lo sgombero dei materiali ed equipaggiamenti che i Russi avevano posizionato in diverse basi in Siria; la prima ad entrare a Tartus è stata la MV Sparta II, mentre la MV Sparta è ancora segnalata fuori dalla rada.
Secondo quanto emerge da fonti siriane il porto di Tartus rientrerà nella piena ed esclusiva disponibilità di Damasco che lo impiegherà per rilanciare l’economia disastrata dopo anni di sanguinosa guerra civile; è interessante notare che il nuovo Governo siriano abbia imposto veti alle importazioni provenienti da Russia, Iran ed Israele (anche se con quest’ultimo ha aperto più di un canale di dialogo).
Per Mosca la perdita delle basi navali Tartus e di Latakia rappresenta un duro colpo, non avendo più un polo logistico-operativo nel Mediterraneo orientale.
Con la caduta del regime di Bashar Al-Assad la Russia ha iniziato ad inviare in Libia parte degli equipaggiamenti che erano dislocati in Siria, principalmente per via aerea, stante l’impossibilità finora al impiego delle navi da carico.
A fronte di un certo potenziamento delle difese antiaeree delle basi aeree in Cirenaica già osservato via satellite, bisognerà capire se le autorità di Bengasi e Tobruk saranno disponibili a concedere qualcosa di più del semplice diritto di approdo alla Marina Russa nelle basi navali già appartenute alla Marina del collassato regime di Muammar al-Qaddafi.