A sei mesi dal diniego tedesco alla vendita di motori per i nuovi sottomarini di costruzione cinese, la Marina di Bangkok non ha sciolto ancora i nodi relativi ad una soluzione alternativa.

La Marina Thailandese, sulla base di un contratto del valore di 22 miliardi di baht, pari a 104,2 milioni di dollari, nel 2017, ha acquistato due sottomarini S26T dalla Cina; Pechino, peraltro, ne ha “regalato” un altro a Bangkok.
Questi battelli dovrebbero dislocare 3.600 tonnellate, avere una lunghezza di 78 metri nonché larghezza di 9 metri e potersi immergere fino a 400 metri di profondità.
Gli S26T sono equipaggiati con un sistema di propulsione AIP (Air Independent Propulsion) di tipo “Stirling”, messo a punto dal “711 Research Institute-CSHGC”, grazie al quale sarebbero in grado di operare fino a 21 giorni in immersione senza emergere, e con motori diesel CHD620 sempre di fabbricazione cinese.
Qui nasce il problema, perché la Thailandia non era per nulla convinta di scegliere la soluzione cinese e, pertanto, si era rivolta alla Germania per ottenere i motori diesel MTU396 ad alte prestazioni. Peraltro, le lunghissime trattative tra Bangkok e Berlino non hanno avuto esito positivo perché le probabilità e possibilità che una tecnologia così importante finisse in qualche modo a disposizione dell’industria cinese, hanno spinto infine la controparte tedesca ad esprimere un diniego alla cessione, oltre che per evidenti ragioni di protezionismo a favore della cantieristica germanica.
C’è da dire che anche da parte cinese si è sollevata perplessità ed obiezione perché i battelli S26, la versione da esportazione dei sottomarini 039A/041 Yuan in servizio con la Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione, non hanno mai montato detti motori di fabbricazione tedesca.
Attualmente, nonostante l’avvenuto invio in Cina del personale thailandese destinato all’addestramento per l’impiego dei nuovi battelli, il programma di costruzione dei sottomarini S26T versa in grave ritardo, pur essendo avvenuto il taglio della lamiera del primo battello nel settembre del 2018, tanto che non si può escludere l’ipotesi estrema che la Difesa Thailandese possa anche decidere di risolvere il contratto, pur mantenendo la Marina il requisito per tre sottomarini diesel-elettrici ad alte prestazioni quale condizione necessaria per il potenziamento della operatività della flotta.