Dal media australiano ABC è filtrata la clamorosa indiscrezione; l’Australia sarebbe pronta a cancellare il gigantesco contratto di 31 mld di euro (50 mld di dollari australiani) siglato a marzo 2019 con Naval Group per la costruzione di 12 sottomarini classe Attack.
Le rivelazioni sarebberro contenute in un nuovo rapporto del revisore generale dei conti che conferma anche che il programma è in corso con nove mesi di ritardo e che la Difesa non è in grado di dimostrare come i 396 milioni di dollari spesi finora siano stati “pienamente efficaci”.
Secondo il rapporto, nel 2018 il gruppo consultivo selezionato dal governo federale ha consigliata alla Difesa di “considerare alternative al piano attuale”, quando i negoziati su un contratto chiave sembravano fallire.
Il Commonwealth of Australia e Naval Group, scelti per costruire i futuri sottomarini australiani, erano in prima fila per l’accordo di partenariato strategico, che avrebbe fornito un quadro per il progetto complesso e costoso.
Secondo i revisori, la Difesa ha iniziato a esaminare se potesse prolungare la vita degli attuali sottomarini di classe Collins e “il tempo che ciò consentirebbe di sviluppare una nuova strategia di acquisizione per il futuro sottomarino, se necessario”.
Le preoccupazioni sono così grandi che il consiglio avrebbe chiesto alla Difesa di considerare “se i rischi del programma hanno superato i benefici del procedere” e si è chiesto se fosse ancora nell’interesse nazionale proseguire il progetto.
Nel rapporto, la Difesa ha espresso una “crescente preoccupazione per una serie di questioni”, che “rappresentano un rischio per il programma del futuro sottomarino”.
Questo contratto è per valore il più importante siglato dall’Australia per la Difesa. Il battello d’attacco previsto per la RAN è la versione australiana del sottomarino Barracuda a propulsione convenzionale derivata dal sottomarino nucleare da attacco SNA (SSN) Suffren, attualmente in allestimento per la Marine Nationale.
I sottomarini di classe Attack dislocheranno 4.500 tonnellate in emersione, misurano 97 metri di lunghezza, hanno la propulsione pump-jet, un’autonomia di 18.000 miglia nautiche, una velocità massima di oltre 20 nodi, possono stare in mare sino a 80 giorni con un equipaggio di 60 uomini, incrementabile per missioni speciali.