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Le industrie italiane della Difesa in Turchia

Nei giorni successivi all’attacco nel nord della Siria diversi paesi della comunità internazionale hanno messo sul tavolo lo stop alla forniture militari alla Turchia.

Nel 2018 il Parlamento italiano ha autorizzato esportazioni materiali d’armamento per 362,3 milioni di euro, mettendo Ankara al terzo posto in classifica, superata solo da Pakistan e Qatar. La Turchia rimane comunque il primo paese NATO verso il quale il nostro paese esporta armamenti.

Nel 2018, le importazioni dalla Turchia all’Italia sono valse lo 0,52% dei 497 milioni di euro autorizzati.

Scendendo nello specifico le oltre 70 autorizzazioni sono ripartite in:

  • 2 per armi o sistemi d’arma di calibro superiore a 12,7 mm
  • 3 per munizioni
  • 4 per bombe, siluri,razzi, missili ed accessori
  • 10 per aeromobili
  • 11 per apparecchiature elettroniche
  • 13 per corazzature o equipaggiamenti di protezione e costruzioni
  • 15 per apparecchiature per la visione di immagini
  • 16 per pezzi forgiati, fusi e semilavorati
  • 18 per apparecchiature e tecnologia per la produzione
  • 21 per software
  • 22 per tecnologie per lo sviluppo, produzione o utilizzazione

Nel 2018 la Turchia era ancora all’interno del Programma JSF e certe autorizzazioni si possono ricollegare a tale contesto.

Dei 362,3 milioni di euro di autorizzazioni la Turchia ha effettivamente acquistato materiali d’armamento per 181 milioni di dollari.

Leonardo

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Leonardo è presente in Turchia con una delegazione permanente ad Ankara e la Selex ES Elektronik Tukey a Golbasi .

Tra i progetti più importanti per l’azienda italiana figurano:

  • il T129 Atak costruito sulla base dell’AW129 Mangusta
  • il programma spaziale Göktürk di osservazione della terra (con Telespazio e Thales Alenia Space)
  • il VTMS per il controllo dei traffici marittimi nelle acque territoriali turche
  • l’ATR-72 MELTEM III ordinato in 3 esemplari
  • la modernizzazione del sistema di traffico aereo nazionale tramite la SMART – Systematic Modernisation of ATM Resources Turkey con più di 20 radar a controllo remoto
  • la fornitura di radar della difesa aerea 3D come il RAT-31D ed il radar di avvicinamento SPN720 da installare a bordo delle navi
  • la fornitura, tra passato e presente, di oltre 30 OTO 76/62 Compatto, 35 40/70 e 6 MFCS da 30mm.

Vitroviset

Nel paese troviamo anche la Vitroviset, azienda acquistata nel gennaio 2019 da Leonardo ai danni di Fincantieri, e specializzata nel settore delle tecnologie militari e civili per informazione, comunicazione e logistica.

In Turchia lavora a stretto contatto con la Roketsan, una delle più importanti aziende della difesa in Turchia, specializzata nella produzione di missili. Secondo quanto affermato dall’allora Direttore della Vitroviset Turchia, l’azienda italiana ha fornito alla Rocketsan un sistema di acquisizione dati digitale, due shelter C2 e altro materiale per il poligono di Karapinar e la consulenza per il Programma Nazionale Spaziale (segmento di terra). Vitrociset è impiegata nella maggior parte dei progetti di Leonardo in Turchia.

Fincantieri

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Il gruppo triestino ha fornito il design della classe di pattugliatori DOST della Guardia Costiera turca nei primi anni 2000. La costruzione, avvenuta completamente in loco, ha visto la consegna di cinque unità.

I progetti della classe DOST sono derivati da quelli della classe Sirio. Sono state le prime unità della CG turca a poter impiegare elicotteri.

Fincantieri ha partecipato a diversi programmi tra cui quello per la costruzione dell’LHD Anadolu, senza però vincere.

Beretta

L’azienda con sede a Gardone Val Trompia a partire dal 2000 tramite una partnership ha acquisito la fabbrica turca Vursan Silah Sanayi rinominandola poi con il nome di una società del gruppo, la Stoeger Weapon Industry. Dal 2005 l’azienda ha avuto la possibilità di costruire su licenza la pistola Beretta 8000 Cougar utilizzando le attrezzature dall’azienda italiana. L’azienda si occupa inoltre di gestire la commercializzazione nel paese dei prodotti del Gruppo Beretta.

Conclusioni

E’ chiaro che affianco alle sopra elencate aziende major ci sono altre piccole/medie imprese italiane che operano in Turchia o sono collegate all’indotto delle grandi industrie.

Il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sta valutando lo stop alle armi non solo per i contratti futuri ma anche per quelli in essere. E’ una situazione molto delicata che può andare ad incidere sulle aziende stesse se lo stop dovesse essere assoluto e immediato.

In una sorta di domino le aziende italiane potrebbero essere escluse anche da programmi di natura civile come ritorsione per il “ban“.

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