E’ prevista per questa settimana, in occasione dell’evento AUSA 2023 organizzato dall’US Army e dalle principali imprese statunitensi operanti nel settore, la presentazione da parte di General Dynamics Land Systems della versione X del carro armato Abrams.
La proposta di General Dynamics Land Systems nasce come una sorta di “ponte tecnologico” o dimostratore di tecnologia tra le versioni più recenti del M1 Abrams ed il prossimo carro armato che l’US Army metterà in campo in futuro, adottando parte delle tecnologie già progettate e sviluppate nell’ambito dei programmi di ricerca dell’Esercito Statunitense.
La nuova versione si caratterizza per l’adozione di nuove soluzioni che la differenziano profondamente dalla versione “legacy” M1A2 SEPv 3, attualmente in corso di distribuzione ai reparti carristi dell’US Army in attesa dell’ulteriore aggiornamento SEPv 4 di prossima introduzione.
La differenza più importante è costituita dalla riduzione del equipaggio da quattro a tre uomini con l’adozione di un sistema di caricamento automatico del cannone principale all’interno di una torre “disabitata” e controllata dall’interno dello scafo.
Pertanto, la squadra di tre uomini di equipaggio opererà completamente all’interno del vano da combattimento inserito nello scafo facendo ricorso a sistemi di osservazione diurna, notturna e termici nonché sensori di ultima generazione per la guida e condotta in battaglia del nuovo carro armato.
In pratica, GDLS con l’Abrams X affronta le stesse problematiche in cui si sono imbattuti i Russi con il carro armato T-14 Armata, gli Israeliani nell’ambito del programma Carmel teso allo sviluppo di una nuova piattaforma da combattimento ed ai Franco-Tedeschi che hanno iniziato lo sviluppo del MGCS, volto a realizzare un nuovo carro armato/piattaforma multiruolo in grado di sostituire i Leopard 2, Leclerc e gli IFV.
L’armamento principale è costituito dal nuovo cannone X360 da 120 mm, progettato e messo a punto dai laboratori dell’US Army, in grado di sparare munizionamento di nuova generazione MRM (Mid-Range Munitions), AMP (Advanced Multi-Purpose), ed AKE (Advanced Kinetic Energy).
Tale cannone da 120/48 mm fa ricorso a tecnologia chimica elettro-magnetica ed è stato studiato dall’US Army per assicurare una maggiore potenza di fuoco, per sopportare un maggiore cadenza di tiro e per migliorare la sicurezza del personale a bordo.
Altra evidente innovazione è l’adozione di una Remote Weapon Station sul cielo della torretta che fa ricorso ad un cannone/mitragliera calibro 30×113 mm per ingaggiare bersagli secondari e probabilmente anche UAV/UAS che, alla luce delle recenti esperienze belliche, sono considerati minacce primarie alla sopravvivenza dei carri armati sul campo di battaglia.
Quest’ultimo aspetto è molto sentito dall’US Army che ha sviluppato e messo a punto, ora in produzione, un sistema di comando e controllo della condotta della battaglia integrato che permette a tutti i mezzi ed alle unità appiedate di scambiare dati, immagini e comunicazioni in tempo reale per ottimizzare l’impiego delle risorse disponibili per far fronte alle varie tipologie di minacce.
L’Abrams X adotterà il sistema di protezione attiva Trophy per contrastare missili e proiettili in arrivo e come propulsore farà ricorso ad un motore ibrido/elettrico Advanced Combat Engine (ACE) sviluppato congiuntamente dall’US Army e da Cummins che ha l’obiettivo di mantenere le alte prestazioni tipiche dell’Abrams ma abbattendo almeno del 50% gli attuali consumi, il vero “Tallone d’Achille” del M1.
All’ACE sarà interconnessa la nuova SAPA Advanced Combat Transmission (ACT) sviluppata per operare con il nuovo motore ibrido/elettrico.
Nella versione presentata all’AUSA si stima che il peso del Abrams X si attesti attorno alle 65 tonnellate, circa dieci tonnellate in meno rispetto al M1A2 SEPv3; la diminuzione del peso è uno degli obiettivi prefissati dal US Army per il carro armato di nuova generazione. Al momento il dimostratore ha un peso di circa 50 tonnellate perché è presentato privo di corazze.
Foto General Dynamics Land Systems
Meno male che l’esercito italiano sta ammodernando gli Ariete con nuovi motori, altrimenti chissà dove saremmo!