Iniziano ad emergere i primi dettagli sull’incendio che ha colpito la nave da sbarco anfibio USS Bonhomme Richard dell’US Navy presso il porto di San Diego.
L’unità, dal costo di quasi 2 miliardi di dollari, era ormeggiata alla Base Navale di San Diego per una serie di lavori di manutenzione e adeguamento di ponte di volo, sistemi informatici e logistica per supportare l’imbarco degli F-35B.
Fuoco a bordo!
Gli incendi rappresentano un pericolo molto concreto a bordo delle navi. Stringenti norme di sicurezza e avanzati sistemi di controllo dei danni permettono all’equipaggio di intervenire in tempo reale nelle aree interessate con l’obiettivo di limitare il più possibile l’estensione dei danni.
Sulle FREMM ad esempio, il sistema di Controllo del Danno prodotto dall’azienda italiana Martec, ha sorpreso gli stessi americani durante una visita di tre giorni su nave Alpino negli Stati Uniti. Si tratta di sistemi che devono assicurare un’affidabilità massima in ogni condizione. Sono, de facto, l’ancora di salvezza della nave quando ci sono problemi seri.
Sulla USS Bonhomme Richard il sistema antincendio impiega anche il bromotrifluorometano più noto come Halon 1301. Si tratta di un gas particolarmente efficace nella protezione di aree critiche dato il suo alto potere estinguente. Il gas, sviluppato dall’U.S. Army e dalla DuPont nel 1954, già ad una concentrazione del 6% interrompe le reazioni radicaliche della combustione. La fine delle Halon è da rintracciare nel protocollo di Montréal dove è stato classificato come dannoso per lo strato di ozono.
Versione ufficiale
Il contrammiraglio Philip Sobeck, Comandante dell’Expeditionary Strike Group 3, ha dichiarato alla stampa che il sistema antincendio ad Halon non era operativo.
L’incendio, secondo quanto affermato da Sobeck, sembrerebbe essersi sviluppato nel deposito veicoli inferiore per poi allargarsi alla sovrastruttura ed infine a prua sviluppando temperature fino a 1.000 gradi.
Le cause di una così rapida propagazione, secondo il Capitano Earle Yerger ex comandante della USS Bataan (LHD-5), possono essere rintracciate anche in altri due fattori.
Quando la nave è in cantiere diverse moltitudini di cavi attraversano porte e compartimenti rendendo particolarmente difficile isolare gli ambienti oggetto dell’incendio. Senza considerare la presenza di materiale necessario per i lavori e molto infiammabile come cartone, plastica, carta, etc.
Il secondo fattore riguarda invece il personale a bordo. Al momento dello scoppio dell’incendio vi erano a bordo 160 persone tra militari e personale civile. In mare, con equipaggio completo, sempre secondo l’opinione di Yerger, le fiamme sarebbero state controllate in meno di un’ora.
Preoccupazioni
Nelle operazioni di spegnimento sono impiegati oltre 400 pompieri e nelle zone più “calde” è necessaria una rotazione ogni 15 minuti.
A bordo della USS Bonhomme Richard ci sono attualmente 3.785.411 litri di carburante. Sono due i ponti che separano il carburante dall’incendio. Per ora il pericolo non è imminente.
La nave da assalto anfibio ha chiaramente iniziato a sbandare a causa dell’acqua impiegata per lo spegnimento delle fiamme. Solo gli elicotteri della Navy hanno già scaricato 415 cestelli d’acqua.
Le possibilità di salvare la USS Bonhomme Richard (LHD-6) sono ridotte al lumicino malgrado le dichiarazioni ufficiali. Con già 26 anni sulle spalle sarebbe praticamente richiesta una ricostruzione ex novo. Il calore sviluppato dall’incendio ha intaccato l’acciaio e l’alluminio che conseguentemente hanno perso le proprietà fisiche originali.