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A South Korean soldier and an American soldier converse after a parachute jump conducted during exercise Team Spirit '89.

L’equilibrismo di Seoul tra Washington e Pechino

La Corea del Sud è il settimo esportatore mondiale di merci e il nono importatore (Organizzazione mondiale del commercio, 2020). Nel 2019 il commercio rappresentava quasi il 76,7% del suo PIL (Banca mondiale, 2020). Il paese è ben integrato nel commercio internazionale e nella finanza e di conseguenza vulnerabile alle influenze esterne, in particolare dalla Cina, che è il suo principale partner commerciale (25,1% delle esportazioni totali), seguita da Stati Uniti (13,6%), Vietnam (8,9%) etc..

Attualmente, secondo alcuni analisti, la Corea del Sud starebbe sostenendo un’intricata azione di equilibrio diplomatico, in un momento in cui gli Stati Uniti spingono per serrare i ranghi con gli alleati e una Cina intenta a precludere ogni possibilità di allontanamento di Seoul dalla sua orbita geopolitica.

Stati Uniti e Cina sono in disaccordo su una serie di questioni, dal commercio ai diritti umani in Tibet, da Hong Kong alla situazione nella regione cinese dello Xinjiang occidentale, così come su Taiwan, sull’assertività della Cina nel Mar Cinese Meridionale e sulla pandemia di coronavirus. La Cina è stata anche accusata di lassismo nell’applicazione delle sanzioni delle Nazioni Unite volte a frenare il programma nucleare della Corea del Nord.

Il mese scorso, il presidente americano Biden, aveva definito la Cina l’unico concorrente potenzialmente in grado di combinare il suo potere economico, militare e tecnologico per lanciare una sfida a un sistema internazionale stabile e aperto.

Il 2 aprile scorso, il consigliere per la sicurezza nazionale di Biden, Jake Sullivan, ha ospitato, presso l’Accademia navale degli Stati Uniti ad Annapolis nel Maryland, il segretario generale del Segretariato per la sicurezza nazionale del Giappone Shigeru Kitamura e il direttore dell’Ufficio per la sicurezza nazionale della Repubblica di Corea  Suh Hoon per discutere sul partenariato a tre, le politiche di Washington e questioni di interesse comune, inclusa la sicurezza dell’Indo Pacifico. I consiglieri per la sicurezza nazionale hanno condiviso le loro preoccupazioni sui programmi nucleari e balistici della Corea del Nord e hanno ribadito il loro impegno ad affrontare e risolvere questi problemi attraverso una cooperazione trilaterale concertata verso la denuclearizzazione.

Mentre solo un giorno dopo (il 3 aprile scorso) il ministro degli Esteri della Corea del Sud ha incontrato la sua controparte cinese a Xiamen città meridionale della Cina. Nella sua dichiarazione di apertura, il ministro degli esteri cinese, Wang Yi, ha detto che la Cina e la Corea del Sud “ricercheranno un processo per una risoluzione politica della questione della penisola coreana”, come parte del perseguimento delle politiche per la pace permanente in un momento in cui persiste lo stallo nucleare tra Corea del Nord e Washington.

Nel corso dell’incontro, i diplomatici avrebbero anche accettato di premere per una visita in Corea del Sud del presidente cinese Xi Jinping, una volta stabilizzata la pandemia di coronavirus, riconoscendo la necessità di una cooperazione a tre vie con il Giappone auspicando per un vertice trilaterale tra i paesi.

Nonostante alcune speculazioni che i colloqui (del 2 aprile negli Stati Uniti e del 3 aprile in Cina) siano stati programmati sulla base di accurati calcoli geostrategici di Washington e Pechino, in una conferenza stampa, il ministro degli Esteri di Seoul, Chung ha detto che sono stati organizzati nella stessa settimana “per coincidenza”. “(Il tempismo) non è stata una decisione che abbiamo preso intenzionalmente. È stata una coincidenza”.

Song Sang-ho ha riportato sull’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap, che l’accresciuta competizione tra le maggiori potenze ha portato a crescenti appelli alla “chiarezza strategica” della Corea del Sud su questioni geopolitiche chiave, poiché Seoul è stata apparentemente ambivalente sulle questioni. Ma molti analisti sostengono che ci sarebbe più da perdere che da guadagnare se Seoul prendesse una posizione.

Il ministro degli esteri sudcoreano, alla domanda sulla sfida politica posta dalla concorrenza sino-statunitense, ha sottolineato la posizione “inequivocabile” e “ferma” di Seoul che, sulla base della solida alleanza con gli Stati Uniti, la Corea del Sud cercherà di sviluppare “armoniosamente” le relazioni con la Cina. “Gli Stati Uniti e la Cina non sono affatto oggetto di scelta. Né gli Stati Uniti né la Cina hanno avanzato una simile richiesta“. Chung ha anche sottolineato che c’è ancora molto spazio per la cooperazione tra le due maggiori potenze.

Seoul è sicuramente preoccupata per il crescente potere politico e militare della Cina e silenziosamente intraprende azioni importanti come continuare ad aumentare la spesa per la difesa e ad ammodernare le forze armate.

Nel 2021, la Corea del Sud ha stanziato circa 52,84 trilioni di won (circa 48 miliardi di dollari) per la difesa nazionale. Si tratta di un aumento di oltre due trilioni di won, un aumento del 5,4 per cento rispetto all’assegnazione nel 2020 (50,15 trilioni di won coreani). Il bilancio della difesa ha continuato ad aumentare nel corso degli anni.

In ogni caso, qualora la situazione peggiorasse tra Cina e USA e si arrivasse a un punto molto vicino al conflitto, per Seoul sarebbe molto difficile mantenere l’equilibrio diplomatico poiché Stati Uniti e Corea del Sud sono alleati ai sensi del Trattato di mutua difesa del 1953.

Immagine di copertina: A South Korean soldier and an American soldier converse after a parachute jump conducted during exercise Team Spirit ’89

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