Nonostante che dal 1991, all’epoca dalla separazione dell’Eritrea, l’Etiopia sia priva di sbocchi al mare, Addis Abeba ha deciso la ricostruzione di una Marina Militare. Al momento è attiva solo una piccola marina mercantile battente bandiera etiope che si appoggia a vari porti della regione.
L’Etiopia ha una popolazione di oltre 100 milioni di abitanti e, dopo anni difficilissimi di crisi economica e carestia, ha una delle economie in più rapida crescita economica al mondo nonché dell’Africa, anche se non mancano forti distonie.
La nuova Marina etiope avrà sede a Gibuti e la sede del comando navale sarà installata a Bahir Dar.
Durante il suo ultimo viaggio compiuta a Gibuti nell’ottobre 2019, la questione della base navale è stata discussa da Abiy Ahmed, il Primo Ministro etiope con Ismail Omar Guelleh, presidente di Gibuti.
La prima visita ufficiale di Abiy Ahmed è stata a Gibuti quando i paesi hanno concordato lo scambio di quote di imprese in entrambi i paesi e che l’Etiopia avrebbe preso quote nei porti di Gibuti e avrebbe sviluppato un nuovo porto.
Già una delegazione etiope aveva visitato Obock, una piccola città costiera situata sulla costa settentrionale del Golfo di Tadjoura a Gibuti, per valutare l’idoneità dell’area a ricevere la costruzione di un porto gestito dall’Etiopia.
Peraltro, non è ancora confermato se la base navale sarà stabilita intorno alla città di Gibuti come altre basi o lontano dalla capitale.
Tra i due Paesi esistono collegamenti stradale e ferroviario, quest’ultimo costruito e gestito da imprese cinesi; infatti, Gibuti è collegata con l’Etiopia da due autostrade che collegano Afar e la regione somala nonché la moderna linea ferroviaria elettrica lunga circa 750 km con il principale porto di scalo per l’Etiopia. Gibuti ha già nel suo territorio infrastrutture militari delle principali potenze mondiali tra cui Stati Uniti, Cina, Francia, Gran Bretagna, Italia, Giappone, essendo diventato da una modesta ex colonia francese, un vero hub strategico per le operazioni nel Corno d’Africa, Mar Rosso, Golfo di Aden e Oceano Indiano.
Il ruolo della Francia
La Francia sta aiutando l’Etiopia a ricostruire la forza navale con parte del personale destinato a costituire la componente navale in fase di addestramento presso gli enti di formazione della Marine Nationale.
Attualmente, la marina in formazione dell’Etiopia si appoggia presso la struttura che la sede centrale della Metal and Engineering Corporation (MetEC) in Mexico Square, separatamente dal Ministero della Difesa.
Il comando navale in Etiopia avrà sede a Bahir Dar, capitale della regione di Amhara. Il generale di brigata Kindu Gezu, sta guidando il processo di ricostruzione della componente navale militare etiope.
Durante la recente visita di Abiy Ahmed a Parigi sono circolate foto di una “lista della spesa” che sarebbe stata presentata dal Primo Ministro Etiope al Presidente Macron tra cui 12 aerei da combattimento Rafale, 18 elicotteri Airbus, due velivoli da trasporto militari Airbus, 10 droni da combattimento senza pilota, sistema di jamming elettronico e, perfino, 30 missili M51 in grado di colpire un bersaglio a 6000 chilometri. Tutto questo sarebbe acquistato con 4 miliardi di euro finanziati a lungo termine dalla Francia (per il momento in via ipotetica anche perché la vendita dei sistemi missilistici M51 sembra improbabile).
1.000 ufficiali dell’Esercito inviati in Russia per l’addestramento
Il generale di brigata Kindu Gezu, che sta guidando il processo di ricostruzione della forza navale etiopica, è stato promosso al grado di primo comandante in capo della Marina. Era uno dei 25 colonnelli dell’esercito promossi al grado di generale di brigata nel 2016.
Circa 1.000 ufficiali dell’esercito selezionati da diverse divisioni sono stati inviati in Russia per l’addestramento navale, affiancando i primi elementi in corso di addestramento in Francia.
Con la Russia i rapporti sono antichi; infatti, risalgono ai tempi di Menghistu Hailé Mariàm che dal 1977 al 1991 impose una dittatura di stampo sovietico al Paese.
Nel 1991 la Marina Etiope era costituita in gran parte da unità costruite in Unione Sovietica con 3.500 uomini e 26 unità navali di vario tipo.
Si annoveravano due fregate classe Petya (F-1616 e F-1617), quattro motocannoniere missilisticheclasse Osa, vari pattugliatori e motosiluranti,
Con l’indipendenza dell’Eritrea le unità etiopi cercarono rifugio tra Yemen e Gibuti, ma dallo Yemen dopo qualche tempo furono espulse.
Queste unità furono in parte incorporate nella Marina di Gibuti, a parziale compensazione del pagamento dei diritti di ormeggio ed alcune rivendute all’Eritrea.