Le recenti tensioni ai confini con la Cina hanno costretto lo Stato Maggiore indiano a valutare lo stato delle proprie forze aeree ed ha portato all’accelerazione dei programmi di acquisizione dei Mig-29 Fulcrum e Su-30 Flanker-c.
L’Aeronautica indiana è al centro di un profondo piano di ammodernamento a metà tra la volontà di acquisire prodotti nazionali e dalla necessità contingente di avere velivoli da impiegare in un ipotetico scontro con la Cina.
Le due posizioni sono all’opposto. I prodotti nazionali crescono con estrema lentezza e non esistono velivoli da combattimento indiani già pronti e rodati di “prima fascia”.
Il Covid-19 ha rallentato le consegne e l’addestramento di piloti e specialisti sui Dassault Rafale. Nuova Delhi ha infatti ordinato, dopo una lunghissima trattativa più volte interrotta, 36 Rafale di cui 8 da addestramento.
Il Tejas, come più volte abbiamo sottolineato, è lontano dall’essere una macchina matura per un ipotetico combattimento aereo. Alcuni limiti intrinsechi del velivolo difficilmente potranno essere superati nel corto-medio termine e solo la versione MK 2 potrebbe portare alla nascita di una piattaforma valida.
La Bhāratīya Vāyu Senā rimane dunque con una aliquota di velivoli da combattimento composta per la maggior parte da Su-30 (272 velivoli, 6 incidentati), MiG-29 (65 velivoli), Mirage 2000 (49 velivoli) e resistono ancora una sessantina di MiG-21. Per l’attacco al suolo sono disponibili circa 110 SEPECAT Jaguar ormai arrivati alla fine della loro vita operativa.
Gli indiani hanno impiegato in modo estensivo i Mirage 2000, più dei Sukhoi Su-30. L’aereo francese infatti è più adatto agli aeroporti posti alle alte quote che caratterizzano il confine con Cina e Pakistan ed è dotato di pod laser. I Sukhoi non hanno armamento aria-terra di precisione e non hanno le stesse prestazioni da aeroporti ad alta quota.
L’aeroporto di Kushok Bakula Rimpochee è la base dell’Aeronautica indiana per le operazioni nella zona himalaiana. Secondo l’esperto Tom Cooper i Su-30 riescono a decollare da Kushok con solo due missili aria-aria ed i dischi dei freni e le ruote devono essere cambiate dopo ogni sortita.
Questo è legato al fatto che per quanto il Su-30 sia una macchia valida è pesante (17.700 kg vuoto, 34.500 kg peso massimo). Per operazioni ad alta quota aerei come il MiG-29 (11.000 kg vuoto, 21.000 kg peso massimo) o il Mirage 2000 (7.500 kg vuoto, 17.500 kg peso massimo) hanno prestazioni migliori.
Mig-29 e Su-30
L’India si muove quindi in fretta per l’acquisizione di 33 aerei da Mosca principalmente per sostituire gli ormai vetusti MiG-21 che saranno ritirati nei prossimi cinque anni.
I MiG-29 indiani stanno andando incontro ad un profondo programma di ammodernamento ed estensione della vita operativa. L’acquisto diretto di 21 Fulcrum consentirebbe di disporre da subito di macchine già aggiornate.
L’ordine di 12 Sukhoi Su-30 permetterà non solo di rafforzare la difesa aerea ma l’azienda indiana Hindustan continuerà a produrre il caccia presso lo stabilimento di Nasik per i prossimi anni colmando la mancanza di ordini.
Anche i Flanker sono al centro di un programma di aggiornamento che è in corso di negoziazione con la HAL.
L’ordine, per un totale di 33 aerei, è stato valutato circa 780 milioni di dollari.
India vs Cina
Analizzando la situazione è lampante la differenza tra Cina ed India.
Pechino ha sviluppato ed ha per il futuro un programma di sviluppo che copre praticamente tutte le tecnologie per arrivare a velivoli di quinta generazione di produzione nazionale.
L’India è invece costretta ad acquistare dall’estero (Russia e Francia in questo caso) gli strumenti della propria difesa aerea. Il mirabolante Tejas si è dimostrato al di sotto delle aspettative e nemmeno entrato in servizio già si pensa alla produzione di una seconda versione che cambia radicalmente diversi paradigmi della prima.
I programmi di procurement di Nuova Delhi sono lunghi e dagli esiti incerti quanto per le aziende quanto per la stessa Aeronautica indiana. Il caso Rafale è emblematico ed è tutt’ora in corso la selezione del vincitore del “medium-fighter” che l’India intende acquistare in 114 unità (anche qui sono in corsa solo prodotti esteri). L’acquisto dei Su-30 sembra più legato ad una manovra industriale per le linee produttive locali piuttosto che un ragionamento tecnico-tattico.
Copertina: MOUNTAIN HOME AIR FORCE BASE, Idaho — An Indian Air Force SU-30K jet touches down at Mountain Home Air Force Base, along with seven others, to train with Airmen here July 17. This is the first time in history the Indian Air Force has been on American soil to train with US fighters. They will be taking advantage of Mountain Home’s vast air space and multiple ranges to better prepare their aircrews for future flying missions. (U.S. Air Force photo/ Airman 1st Class Ryan Crane) (Released by Staff Sgt. Brian Stives, 366th Fighter Wing Public Affairs Office)
Occhio alla foto del Mig 21, si tratta della variante rumena aggiornata con l’aiuto Israeliano, non del Bison indiano.
Grazie della precisazione!