L’accordo raggiunto tra il Regno Unito e l’Unione Europea ha messo nero su bianco diverse questioni di assoluta importanza tra cui l’impegno di Londra in alcuni programmi spaziali del Vecchio Continente.
In virtù di questo accordo l’Inghilterra potrà continuare a partecipare e finanziare il programma Copernicus, usufruendo dei servizi e prodotti associati, come una qualsiasi altra nazione europea.
Nello specifico Londra non avrà limitazioni per il Copernicus Security Service che impiega i dati dei satelliti della costellazione per fornire sorveglianza marittima.
Malgrado la Brexit l’Inghilterra continua ad avere il proprio posto all’interno dell’European Space Agency ed è tutto nell’interesse di Bruxelles che continui a rimanerci anche solo per questioni prettamente finanziarie.
Copernicus è frutto della collaborazione tra UE ed ESA con entrambi i soggetti finanziatori ma il problema arriva con Galileo che è finanziato completamente dall’UE.
La possibilità per gli inglesi di continuare anche in altri programmi è quella di impiegare aziende private.
Il sistema di navigazione europeo non è coperto dall’accordo sulla Brexit e già nel corso del 2019 Londra ha iniziato a guardarsi attorno per cercare una soluzione.
Il servizio più importante di Galileo è il Public Regulated Service (PRS) che fornisce un segnale criptato e resistente a jamming e spoofing ad utenti come la Difesa, le Forze di Polizia o alle Protezioni Civili.
Il suo uso è strettamente riservato ai paesi appartenenti all’Unione Europea e Washington avrebbe addirittura richiesto l’oscuramento del segnale sopra gli Stati Uniti per questioni di sicurezza.
Il 9 agosto il Regno Unito ha affermato che non userà il PRS nel post-Brexit e consequentemente alcune industrie inglesi sono state escluse dal programma.
Le opzioni non sono molte: cercare una alleanza con gli Stati Uniti oppure guardare ai membri del “Five Eyes”
Immagine di copertina: Telespazio